Un gelido risveglio
Di nuovo
quello stupido incubo.
Non
era la prima volta che gli capitava di sognarlo, ma questa volta era
più definito e angosciante. Due persone che correvano, come
se fossero inseguite, e una di queste aveva il volto di Roberta. Il
ricordo della sua ex-ragazza gli mandò un’onda di
fastidio. Milo si drizzò bruscamente dal letto, notando di
avere dormito vestito. Naturale... si era steso sul letto
credendo di riposarsi per pochi minuti, e invece si era addormentato,
per ore. L’orologio della camera segnava le venti meno un
quarto, quindi gli rimanevano circa dieci minuti per prendere
l’autobus, e raggiungere la palestra per la sua lezione di
karate. Non male.
E
poi, suo padre irruppe nella stanza. Si guardò attorno con
fare sospetto. - Beh, questo è il modo di mettere a posto?
Milo
lo guardò stancamente, cercando inutilmente di pettinarsi i
corti capelli neri. - Me lo avevi chiesto, forse?
-
Sì, - dichiarò lui seccato, - e anche di fare le
valigie.
-
Cosa?
-
Partiamo stasera, per andare da zia, no?
-
Non me l’avevi detto...
-
Sì che te l’ho detto!-urlò lui, - solo
che non mi ascolta nessuno in questa casa!
-
Io i bagagli li ho fatti... - affermò
un’altra voce maschile. Era Leo, fratello minore di Milo.
-
Tu non t’immischiare! - ribatté il ragazzo. In
quel momento odiava suo fratello, e il fatto che riuscisse sempre a
essere così ordinato, il suo esatto opposto.
-
Invece lo faccio! - disse lui di rimando.
-
Fatela finita! - urlò il padre, - Leo ha già
fatto le valigie, e non ha lasciato il porcile che hai provocato tu,
Milo.
Lui
sbuffò.
-
Cos’hai fatto fino ad adesso?
-
Ho dormito, va bene? - esclamò lui, sgarbatamente.
-
Non ti rivolgere a me con quel tono! - gridò il padre.
-
Fa male, addormentarsi di pomeriggio, non dovresti farlo, -
infierì il fratello con calma.
Anche
il fatto che Leo rimanesse sereno mentre lui era nervoso lo faceva
imbestialire.
-
Quello che faccio sono cazzi miei, tu cosa vuoi? - sbottò, e
notò che il colorito di suo padre si faceva sempre
più acceso.
-
Sì? Anche le crepe sul muro?- richiese lui, e con una mano
scostò le tende mostrando un’infossatura nella
parete, proprio sotto la finestra di Milo. Il ragazzo lo aveva
provocato involontariamente, spingendo la scrivania in avanti.
Il
padre sgranò le occhi, ma, stranamente, non alzò
la voce. Anzi, quando prese parola, il suo tono fu pacato, e freddo.
-
Bene. Direi che hai fatto più che abbastanza. - e detto
questo, sollevò la propria valigia.
-
Io non ti accompagnerò dalla zia. Verrai tu da solo.
-
Cosa?
-
Ormai sei abbastanza grande e autonomo, no? Ci raggiungerai quando ti
pare e come ti pare, a tue spese.
Il
giovane rifletté un attimo. La zia abitava in
un’altra città, a un paio d’ore rispetto
a casa loro, e finora l’aveva sempre raggiunta facendosi
accompagnare da qualcuno. Non aveva la minima idea di come compiere
quel viaggio da solo.
-Ti
arrangerai, - disse suo padre, come leggendogli nel pensiero, e se ne
andò seguito da Leo; questo gli rivolse una sorta di
sorrisetto divertito. Milo stava per compiere qualcosa di cui si
sarebbe pentito, quando improvvisamente udì lo scampanio
della chiesa situata vicino a casa sua. Le otto di sera. Rischiava di
perderlo. Agguantò il borsone da ginnastica e si
precipitò fuori di casa senza salutare.
Lo
aveva perso. Cavoli. L’autobus gli era scivolato accanto con
tutta la sua mole sonnacchiosa senza nemmeno vederlo. Milo diede un
calcio a un lampione. Non era la prima volta che gli capitava, e
stavolta era stata colpa della lite che aveva avuto. Da quando si era
lasciato con Roberta, in effetti, era sempre più nervoso e
teso, e tendeva a sfogarsi in improvvisi scatti di rabbia che in
seguito lo facevano sentire in colpa. Inoltre gli capitava sempre
più frequentemente di sentirsi stanco e apatico, e di
addormentarsi appunto nel pomeriggio. Per tenersi in moto si era
iscritto a un corso di arti marziali, ma anche questo le causava dei
fastidi. Era l’iscritto col grado più basso.
Questo, unito alla sua corporatura minuta tendeva a farlo sembrare
più debole, e si sentiva sottovalutato dai suoi compagni.
Queste ultime lezioni non le poteva proprio perdere; di lì a
un mese, infatti, si sarebbe svolto l’esame del passaggio di
cintura e doveva tenersi in allenamento. Doveva trovate un percorso per
raggiungere la palestra in un tempo decente.
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