L'assassino

di herm88
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Untitled

  Come sempre, i miei più sentiti ringraziamenti in calce a Suzako, che con inifinita pazienza Beta sempre tutto. Alla mia Sorellona preferita va un bacione e un ringraziamento specialissimo, perchè è sempre presente non soltanto per queste schifezze che scrivo, ma anche per tanto altro. Compresi i miei scleri mentali poco sopportabili.

Grazie Clà, davvero.

E ora vi lascio alla storia.

 

L'assassino

 

Silenzioso nella notte.

Furtivo nel suo cammino.

Prudente, ma non troppo.

Intelligente, senza ombra di dubbio.

Ha un obiettivo preciso, ed è determinato a raggiungerlo.

La determinazione acuisce la sua astuzia. Quando vogliamo realmente qualcosa, ci sforziamo in tutti i modi di farlo nel miglior modo possibile.

E' deciso, senza ripensamenti. Non è un codardo.

Un solo piccolo, insignificante particolare lo può condannare.

Il minimo rumore, la minima avventatezza, e tutto va a puttane.

Striscia nel buio, nascosto, misterioso.

Chi è? E soprattutto: cosa vuole fare? Qual'è il suo obiettivo?

Non lo sapremo mai.

Lui non si fida di nessuno. Escluso il suo istinto, qualcosa di simile a quello animalesco, ma più sottile e razionale.

Pensa, pianifica, e agisce.

Questo è l'assassino.



***


Un paio di mani ticchettano tranquille su una tastiera, in una casa qualunque, di un giorno qualunque, ora tarda.

Si fermano, sospese al di sopra dei grigi tasti, tre secondi dopo riprendono, sicure.

Pace, serenità, nessuna preoccupazione.

Una qualunque madre di una qualunque figlia sta scrivendo una mail piena di affetto, di amore, di nostalgia.

Sente la mancanza di una persona cara, sente la mancanza della sua voce, della sua presenza. La casa è vuota senza lei. E anche il suo cuore.

Scrive. Cancella subito. Meglio non far sembrare di essere troppo preoccupati. Riscrive. Ora è perfetto.

Corregge velocemente, giusto per farle anche comprendere che sta prendendo familiarità con la tastiera, e non è più la vecchia madre mai al passo coi tempi! L'aveva sempre presa in giro per questa sua ignoranza in fatto di tecnologie, pensa con un sorriso.

Bene, terminata.

Trascina la freccetta del mouse su “invia”, neanche minimamente consapevole del pericolo che sta correndo.

E' felice. E questo basta.


***



Mmh. Cazzo.

Una persona alquanto prudente questa.

Finestre chiuse, antifurto bene in vista appena al di sotto della grondaia, porta ovviamente blindata, camino inaccessibile, simpatico e cuccioloso Rotweiller legato fuori.

Sarà un problema entrare.

Accendo una sigaretta, mi appoggio all'albero che ho appena scalato per controllare il tutto, e penso. Rimugino.

Forse oggi non è giornata. Potrei provare la prossima volta. In fondo, poco mi importa. Non andrà da nessuna parte, ho tutto il tempo di questo mondo.

C'è anche da dire che però mi prudono le mani in modo spiacevole.

Avevo anche il piano bene in mente!

E mi tocca rimandarlo.

No, no e poi no.

Mi scoccia farlo.

Analizzo ancora una volta le mie possibilità.

Un diversivo? Ok, è una donna un po' frivola, ma non penso proprio sia stupida.

Con il classico travestimento non abboccherebbe. Forse dovrei suonare, e poi ucciderla direttamente.

Ma non mi va: troppo facile.

Mentre butto la sigaretta ancora a metà sull'erba, e la pesto con un piede, noto qualcosa.

La finestrella della cantina.

Mi avvicino, e giro la piccola maniglia.

Perdinci! Si è aperta.

Oggi è il mio giorno fortunato. Meno fortunato per qualcun altro.



***



Una tranquillità quasi esasperante.

Il ticchettare dell'orologio a pendolo, quel caratteristico suono meccanico emanato dal computer, la televisione che a basso volume bombarda con notizie e programmi totalmente inutili, la musica che giunge ovattata da una casa vicina.

Segni caratteristici del fatto che la quiete regna sovrana.

Una figura femminile apre il frigo, prende una lattina di birra, richiude e va a stendersi sul divano.

L'ideale per rilassarsi, una bella serata estiva.

Quella sensazione che ti invade il petto di felicità.

Per quanto intensa e piacevole, durerà per poco.

Ma lei questo non lo può sapere.



***



Sgattaiolo velocemente giù dalla piccola apertura, atterrando sul pavimento polveroso.

Minchia, ma da quanto qualcuno non dà una pulita quaggiù?

Mi guardo intorno circospetto, gli occhi che lentamente si abituano alla mancanza di luce, mentre muovo qualche passo in direzione della presunta uscita di quella cantina.

Una vecchia bicicletta. Un gioco da tavolo abbandonato. Un letto pieghevole. Qualche scatola di mangime per gatti. Una lastra di vetro incrinata, che riflette malamente il mio profilo.

Oggetti.

Forse pieni di ricordi, forse mai utilizzati, forse senza significato.

Quando si vuole davvero distruggere una persona, bisogna farlo dall'interno.

Bisogna annullarla completamente. Toglierle il respiro, il diritto alla vita, la possibilità di muoversi è cosa alquanto futile se paragonata all'annullamento dei ricordi, o addirittura, della personalità.

Sarebbe bello poter uccidere l'essenza, l'anima, invece del solo corpo.

Ma io mi accontento.

Sangue, sono assetato di sangue.

Anche se servirà solo ad estinguere una minima parte della mia sete.

Desidero davvero uccidere. Questo fa l'assassino, questo pensa l'assassino.

E ora, compierò il mio dovere.

Trovo le scale che portano al piano superiore, uno spiraglio di luce fa capolino alla sommità di esse, sfuggito dalla porta socchiusa.

A passo felpato, salgo ogni scalino.

Sono fortunato, non scricchiolano.

Arrivo nel corridoio.

Che gusti kitsch questa signora. Quadri strani, soprammobili demodè, tappezzeria decisamente orribile.

Ma non è il momento di fare la parte dei critici d'arte.

Scivolo verso una stanza, le orecchie tese al minimo rumore, e finalmente... un segnale.

La televisione è accesa. Sento la voce del presentatore che dice le solite stronzate.

Probabilmente la mia vittima è di là.

La desidero.

Desidero sentirla urlare, disperarsi, chiedermi pietà solo con uno sguardo.

Dopotutto è difficile parlare con la lingua tagliata.



***



Crack.
Qualcosa si è spezzato.

Avete presente quando un qualcosa si rompe?

Si infrange.

Un osso dopo una caduta, un pezzo di legno in mano ad un bambino capriccioso, la corazza di uno scarafaggio sfondata dal piede, la punta della trivella che perfora il terreno.

La tranquillità si è spezzata, lasciando spazio ad una malcelata, costante e cieca paura.

Ogni tanto succede.

Siamo al sicuro nel nostro letto, nelle nostre case, con una persona cara.

Ma la paura ci divora.

Quel sesto senso di cui tanto parlano entra in azione.

Dobbiamo fare qualcosa.

Non sapendo cosa, poco a poco ci tranquillizziamo.

Ma il pericolo rimane, in agguato.

Ed è proprio...


***



...sono dietro di lei. Appena dietro.

É seduta sul divano.
Sono strisciato furtivamente, senza far rumore (benedetta moquette kitsch!) fino al averla in pugno, in mio potere.

La mia sete tra poco si estinguerà.

Estraggo la mia arma dalla tasca interna. Mi alzo in piedi, e mi godo il momento dell'attesa. Appena prima del compimento, appena prima del momento più importante, appena prima di realizzare il mio sogno.

Quasi dolcemente, calo il coltello appena sotto la carotide della donna, il sangue sgorga immediatamente.

Sì! sì! Questo volevo!

Lo pianto più a fondo, mentre un urlo strozzato sopraggiunge alle mie orecchie.

Tra pochi secondi sarà morta. Forse lo è già.

Ma non conosco la pietà.

Estraggo la lama dal collo e la immergo in quel corpo, in più punti, tantissimi punti.

Appena sotto il seno, sulla pancia, nella spalla.

Non sento altre urla.

Sì, è morta.

Esco dalla trance.


Solo gioia dentro me.

E quando sento il suono della sirena della polizia, appena fuori, capisco che non ho fatto una bella cosa.

Guardo la lama sporca di sangue, quasi indifferente, quasi perplesso.

La vita è un dilemma.

Così facile donarla, così facile toglierla.


Ma io mi sono divertito.

E rido.

Ricordatevi: questo è l'assassino.

 

FINE

Bè, questa One Shot si è, come tutte le altre, scritta da sè. Non ho altro da aggiungere se non, grazie a chi a letto e a chi recensirà.

Herm





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