Note
iniziali:
questa è, a tutti gli effetti, la fanfiction di una
fanfiction. Anzi, di una serie di fanfiction: queste, di vannagio. Senza prima averle lette non
è che si capisca molto, e comunque leggetele che son
bellissime; a chi invece le conoscesse già, buona
lettura… spero di essere stata all’altezza!
SINDROME
-Sì,
mamma, adesso però ti saluto che devo scaricare i panni
dalla lavatrice… sì, ho capito… mamma,
onestamente, dei capelli di Peggy non me ne frega un cazzo. Ciao, eh?
Ciao.
Jade spense il
telefono sbuffando. Si chiese perché sua madre dovesse
sempre fare così. Non si accontentava di dirle “i
tuoi capelli sono opachi e sfibrati e hanno un colore che non si
può vedere”, no. Lei doveva rimarcare che invece
sua cugina Peggy era andata da quel nuovo coiffeur bravissimo, quello
da cui vanno tutte le ragazze più avanti della
città, e si era fatta fare un taglio molto moderno e molto
particolare con delle meches rosse e bionde che devi vedere come sta
bene. A Jade facevano schifo, le meches.
Però
in effetti i suoi capelli erano opachi. E sfibrati. E con le doppie
punte.
Oh, e
vaffanculo. Tanto a chi importa? Bruce di certo aveva troppe cose per
la testa (il 90 per cento delle quali erano seghe mentali, ma
tant’è) per preoccuparsi dei capelli sfibrati
della tizia che si portava a letto.
Anche
perché probabilmente era l’unica che gliela desse,
in questa arida terra desolata.
Non pensarci,
si disse, goditi il momento, prima o poi tutto finisce,
l’unica cosa certa della vita sono la morte e le tasse, ma tu
non pensarci, carpe diem. Và che utilità la
laurea in Social Studies: un motto colto per ogni occasione. Per il
resto, pura carta da culo.
Scarica
questa fottuta lavatrice e smettila di pensare, si disse.
Aprì
l’oblò, scaricando con rabbia in una cesta tutti
gli asciugamani rosa in dotazione ai dipendenti dello SHIELD. Ora
doveva solo metterli nell’asciugatrice e poi pensare alle
lenzuola… momento. Da quando in qua gli asciugamani in
dotazione erano
rosa?
Erano sempre stati bianchi. Quando li aveva messi dentro erano bianchi,
e poi di sicuro Thor non si sarebbe asciugato il petto da bronzo di
Riace e i bicipiti da David di Michelangelo (Social Studies, oh yeah!)
con un asciugamano rosa. Tony Stark sì, avrebbe detto che
nessun colore avrebbe potuto attentare alla sua prorompente
virilità, ma comunque…
Esaminò
il contenuto della cesta con un’orrenda sensazione nel petto.
Non poteva essere possibile, vero? No, dai, no. No.
E invece
sì.
Ben nascosta
in mezzo a un telo da doccia c’era una t-shirt rossa.
Di sicuro il
proprietario aveva appallottolato tutto assieme e l’aveva
messo nel cesto dei panni sporchi senza accorgersene. Oppure magari
l’aveva fatto apposta. No, non aveva senso, perché
fare un dispetto a lei, una stupida e brutta lavandaia? Magari
però era stata qualcuna che era gelosa del fatto che lei
avesse una relazione (ma era poi una relazione? Cioè,
trombavano, ma mica due che trombano vuol dire che hanno una relazione,
al giorno d’oggi) con Bruce Banner, quel figone di.
Il fatto che
la maglietta fosse da uomo non significava nulla. In una base di agenti
segreti cosa vuoi che sia prendere una maglietta da uomo e infilarla in
un telo? Ah, ma allora se vogliamo giocare giochiamo in due, si disse
Jade. Questa è una base segreta e io ho una sorta di
relazione con Bruce? Allora gli porto questa maglietta e me la faccio
analizzare, sarà pure rimasto incastrato del DNA da qualche
parte, ti inchiodo il culo, brutto/a stronzo/a!
Poi si
afflosciò su se stessa. Ma
che cazzate sto dicendo? Pensò. Le
venne da piangere.
Sempre
così. Si sentiva gonfia e le stava spuntando un brufolo sul
mento che le faceva un male cane, e inoltre aveva i capelli sfibrati,
le occhiaie e un tremendo colorito verde Hulk. Probabilmente al
successivo attacco alieno, nella confusione, qualcuno
l’avrebbe scambiata per un mostro e l’avrebbe fatta
fuori.
-Ti chiedo
scusa-, disse una voce femminile dietro di lei. Jade strillò
e lasciò cadere il telo e la t-shirt rossa.
Si
girò. E sarebbe stato molto meglio non averlo fatto.
Natasha
Romanoff, aka la Vedova Nera, aka la più bella figa che mai
abbia calcato questi fottuti pavimenti, le era arrivata alle spalle
senza fare il minimo rumore. Ora, o voleva assassinarla (cosa che Jade
non pensava perché in questo caso adesso sarebbe
lì a supplicare San Pietro di farla entrare, per piacere,
non era stata poi così cattiva) o la sua era deformazione
professionale.
-Oh, scusa, ti
ho spaventata.- Natasha la guardava con un mezzo sorriso sarcastico, il
sopracciglio disegnato da un maestro calligrafo leggermente alzato in
un’espressione di vago divertimento.
Se
non fossi Natasha Romanoff aka la Vedova eccetera eccetera ti
spaccherei la faccia.
-Si figuri.
Sono ancora giovane, le coronarie sono lì apposta. Desidera?
Notò
che Natasha aveva appoggiato al fianco una cesta di panni sporchi.
Gliela porse con un’espressione da gatto di Shrek, falsa come
Giuda ma tremendamente efficace. E lei era una donna etero.
-So che il
giorno del bucato è domani, solo che domani…
diciamo che non posso essere qui a portarle la cesta. È un
grosso problema se la lascio oggi?
Jade non
riuscì a trattenersi e sbuffò, prima che il suo
cervello le comunicasse che incazzarsi ogni volta con dei supereroi non
era una mossa molto intelligente. –Signora
Romanoff…
-Signorina. O
agente.- Sì,
certo.
-Signorina
agente Romanoff. La prassi è che il bucato si porta il
mercoledì, e se qualcuno non riesce può sempre
affidarlo a qualcun altro che lo porterà al posto suo il
mercoledì. Non siamo soli su questa base. Mica per lei,
guardi… è che se tutti iniziano a fare
così…
-Tony Stark fa
così. So benissimo che lui le porta il bucato quando gli
pare, in cambio di piccoli favori. Ora, questa lei la definisce prassi? No, perché
sa, noi in Grande Madre Russia la chiamiamo corruzione. Tuttavia,
chiudiamo un occhio tenendo presente che sa come si dice, una mano lava
l’altra. Dove appoggio il cesto?
Maledetta.
Puttana.
Certo che
anche tu, Jade, si disse. Metterti a rompere le palle a una che fa la
spia, l’assassina e chissà che altro. Fece un
cenno alla Vedova, che appoggiò il cesto della biancheria
con un sorrisetto e se ne andò sculettando. Anche
io ho due gambe e due chiappe. Perché il risultato
è così diverso? Si chiese Jade,
sbuffando.
Caricò
le lavatrici, cercando di pensare a cosa fare con quegli asciugamani
rosa.
Si
sentì brontolare lo stomaco. Di solito verso
quell’ora passava Bruce e le portava un hot-dog come piaceva
a lei, grasso e pieno di mostarda. Gli hot-dog la mettevano talmente di
buon umore (o era Bruce che passava a salutarla? Comunque aveva
l’hot-dog, è un dato di fatto) che poi lei
diventava spregiudicata e una volta avevano quasi rischiato di mettersi
a fare l’amore sopra una delle lavatrici.
Solo che quel
giorno Bruce non sarebbe passato. Era a non si sa che conferenza con
Tony Stark, le aveva detto che non poteva sottrarsi, ma
chissà se poi era vero. In fondo lo sapeva bene, Jade, con
chi si accompagnava Tony Stark. Oh, certo, adesso era fidanzatissimo,
ma tutte quelle amiche modelle le aveva lo stesso e insomma, sua mamma
diceva sempre che è facile rimanere vergine se non te la
chiede nessuno, il difficile è quando cominciano a
chiedertela in cento. Ossia, è facile tenersi la lavandaia
cessa fino a che è l’unica che ti si fila, Bruce
è pur sempre un uomo e anche ammettendo che non gli
piacessero le ragazze stupide (cosa non vera, dato che stava con lei
che era solo una stupida lavandaia con una stupida laurea inutile),
Jade era pronta a scommettere che di modelle intelligenti e colte ce ne
fossero più di quanto la gente immagini. E se
c’erano, Tony Stark le conosceva. E adesso erano con Bruce e
di sicuro gli sorridevano e lo facevano stare tranquillo e sereno.
Perché
c’era anche quello da considerare. Che lei aveva un carattere
di merda. Glielo diceva sempre sua madre, “per forza non
riesci a tenerti neanche un uomo, ma poveretti, cosa sono, dei martiri?
Guarda tua cugina, lei sorride sempre!”. Sua madre
dimenticava di aggiungere “ed elargisce pompini al primo
venuto con una certa facilità”, ma a parte il dato
di fatto della evidente zoccolaggine di Peggy, sul resto aveva ragione.
E Bruce non era un martire. Era un supereroe amico di un altro
supereroe con le amiche supermodelle. Cazzo. E lei da quando lo
conosceva non aveva praticamente fatto altro che insultarlo, quindi le
sarebbe anche stato bene che lui la lasciasse.
Non
ci pensare e fai il tuo lavoro.
Per un
po’ le lenzuola la distrassero. Poi però
arrivò alla conclusione che l’unica soluzione, con
gli asciugamani, era lavarli di nuovo con lo sbiancante: quindi
straordinari e nemmeno pagati, dato che l’errore era stato
suo. Avrebbe dovuto almeno controllare, gliel’avevano detto,
mi raccomando, controlla sempre, perdi un minuto e ti eviti un sacco di
casini, ma lei no, si annoiava a controllare gli asciugamani.
“Sei una tragedia, Jade, a nessun uomo può piacere
una tragedia come te!”. Piantala,
mamma,
pensò.
L’orologio
aveva passato le sei da un pezzo quando finalmente Jade finì
con gli asciugamani. Aveva una fame da lupi e nessuna voglia di andarsi
a prendere da mangiare. Voleva solo andare a piangere sotto la doccia e
vedere un film con talmente tanti spari ed esplosioni da risultare
comico. E poi sarebbe andata a prendere da mangiare e avrebbe trovato
solo le schifezze precotte da mettere in microonde e si sarebbe
pentita, e avrebbe ripiegato sui nachos con sopra il formaggio fuso che
la faceva solo ingrassare, ma chi se ne frega, tanto era già
brutta di suo, poteva anche completare l’opera e diventare un
cesso completo.
Stava
rimuginando questi pensieri quando vide venirle incontro Bruce, con
ancora il cappotto addosso.
-Jade! Ti
cercavo, non eri nella tua stanza e pensavo potessi essere in
mensa…
-Certo: se non
sono in stanza sono a mangiare, bella considerazione che hai di
me… che ci fai qui?
-Tony voleva
portarci tutti a una festa in un locale alla moda, così sono
venuto via. Mi innervosisce tutta quella gente che mi sbatte addosso, e
non mi sembrava il caso di innervosirmi troppo.
-Oh, a Hulk
non piacciono i fighetti che gli sbattono addosso?
-No, in
realtà a Hulk piacciono. È quello il problema.
Jade, cos’hai? Mi sembri… ehm…
-Particolarmente
cessa, è questo che stai per dire?
-No! No,
volevo dire… nervosa?
Lei voleva
ribattere qualcosa di tagliente, ma le veniva quasi da piangere. Era
una tragedia.
-Credo di
avere bisogno di coccole.
Jade gli aveva
raccontato per filo e per segno il dramma degli asciugamani rosa,
mentre lui la teneva tra le braccia, accoccolato sul suo lettone.
-Stupidi
asciugamani-, commentò sistemandosi gli occhiali.
-Stupida io,
dovevo controllare… Invece tu?
-Ah, fino alla
conferenza tutto bene, c’erano degli scienziati che hanno
presentato risultati molto interessanti, e Tony quando parla di lavoro
e non di stupidaggini è davvero geniale. Il buffet era
ottimo e la compagnia stimolante. Poi, io pensavo che la sera ci fosse
una cena con i suddetti scienziati, e invece no. Appena ho sentito Tony
dire “e adesso basta con questi vecchi baborgi, vamos a
bailar!” sono fuggito più veloce di Flash.
-E Tony te
l’ha lasciato fare?
-Ha cercato di
convincermi alludendo al privè e alla boccia di sciampo da
sciabolare. Non ce l’ha fatta.
-E alle fighe
nude, scommetto.
Lui sorrise,
aggiustandosi ancora gli occhialini. –No, Jade, quello no.
Penso che in fondo Tony sia meglio di quello che appare: sa che ci sei
tu, e ci rispetta. Senti, invece, ehm… dovrei chiederti un
consiglio, posso?
-Dimmi.
-Ti ricordi
l’… ah-ehm… l’invito al
matrimonio di Betty, la mia ex?
Jade si
irrigidì. Si sciolse dall’abbraccio, sentendo
nell’aria la disgrazia come quelli che fiutano
l’arrivo dei cicloni.
-Mi ricordo.
-Ecco, secondo
te… dovrei andarci?
Bruce al
matrimonio di Betty. La sua ex. La sua ex scienziata strafiga, per
essere precisi.
La scena si
snodò dietro agli occhi di Jade con la precisione di una
pellicola cinematografica.
Betty
è sull’altare, bellissima nel suo abito bianco, di
fianco a un tizio che adesso lei non è che ricordasse
benissimo, ma tanto è solo una comparsa. Il prete pronuncia
la fatidica frase “se qualcuno è contrario a
questo matrimonio, parli ora o taccia per sempre”. Bruce fa
un passo in avanti e parla, bellissimo anche lui nel suo completo
antracite e con i suoi occhialetti. Ha un’espressione
risoluta e innamorata.
“Ti
ho sempre amato, Betty. So che anche tu mi ami. Non sposare lui, sposa
me, fuggiamo insieme!”
Lei
lo guarda, gli occhi le brillano, due lacrime solcano gli zigomi alti
(perché ha pure gli zigomi alti, quella lì, mica
come lei che li ha normali) e cadono a terra. Primo piano sulle lacrime
luminose che cadono a terra.
“Bruce…
quanto ho sperato che lo dicessi… anche io ti ho sempre
amato!”
Gli
corre incontro al rallentatore, le lacrime sono una scia luminosa
dietro di lei. Si baciano, la telecamera li riprende girandogli
intorno, poi si guardano negli occhi e fuggono via, fuori dalla chiesa,
mano nella mano verso il domani.
“Oh,
sai la bella novità? Ho anche scoperto che possiamo
scopare!”, esclama lui, mentre scompaiono
all’orizzonte.
-Certo. Il
matrimonio di Betty. Ottima idea, Bruce, se ci tieni tanto vai pure,
sia mai che ti impedisca di andare al matrimonio della tua
ex…
-Ah…
Jade… non è che ci tenga, in realtà.
Non ho… ecco… questa voglia matta di rivederla.
Solo che mi chiedevo se non sarebbe stato scortese non andarci. Solo
questo.
Certo che non
aveva voglia di rivederla. Vedere la sua ex che sposava un altro,
pensare che avrebbe potuto esserci lui al suo posto…
-E allora non
andarci. Se pensi che vederla sposata a un altro spezzerà il
tuo fragile cuoricino stai a casa.
Fosse
per me, libererei Hulk e gli farei spaccare tutto, roba che alla fine
la chiesa la portano via con scopa e paletta e la gente con i
cucchiaini e le buste di plastica, pensò.
-Jade…-
Bruce si aggiustò gli occhialini sul naso e
intrecciò le mani. Parlò senza guardarla in
faccia, fissandosi ostinatamente i piedi. -Betty è una donna
di cui sono stato innamorato e con la quale è andata
malissimo. Magari per colpa mia, non so, non ha più
importanza. Le auguro tutta la felicità del mondo, ma non
capisco che senso abbia andare al suo matrimonio. Lei mi ha invitato
per farmi capire che non ce l’ha con me e io ci andrei per
farle capire che non ce l’ho con lei. Passerei una giornata
noiosissima in un posto in cui non conosco nessuno, senza contare che
rischierei di innervosirmi perché insomma, è
facile innervosirsi se ci si annoia, lo sai, no? E tutto per cosa? Per
delle convenzioni che potrei risolvere con una telefonata in cui le
faccio le congratulazioni e le dico che sono felice per lei. Non sapevo
cosa fare e volevo un consiglio, mi spiace di averti fatta arrabbiare.
Non avrei dovuto coinvolgerti, stai vedendo cose che non esistono e non
so come convincerti…
Lei lo
abbracciò di slancio.
-Scusami.
Scusami, scusami, sono una stupida cretina e ho esagerato e invece di
essere contenta che tu sia qui ti ho solo aggredito…
dovresti diventare Hulk e spaccarmi la faccia, avresti ragione, e
invece…
-Non lo dire
nemmeno per scherzo, Jade!
-Scusa. Non
andarci al matrimonio, falle un bel regalo e telefonale e magari valla
a trovare da solo, se vuoi- (glielo
sto dicendo sul serio?) –ma non
c’è bisogno che tu ci vada. Non ce
n’è motivo.
Lui le
affondò le mani tra i capelli. Profumavano di shampoo.
-Non
andrò a trovarla. Basterà una telefonata.
-Non lo fare
per me, non ce n’è bisogno, lo so che non
è che io conti più di tanto…
Bruce la
fissò sbattendo le palpebre.
-Come?
-Niente,
lascia stare. Dicevo, fai quello che…
-Jade, posso
sapere cosa ti prende? Io non so come comportarmi con te, non so come
fare a farti capire…
-Scusami.-
Jade si sciolse dal suo abbraccio e gli diede le spalle.
–Credo sia la sindrome premestruale-, borbottò.
Lui
scoppiò a ridere come un matto. –E adesso posso
sapere che cazzo ridi?-, strillò lei.
-Rido
perché è vero, mi avevi avvisato! E io non ci
avevo proprio pensato! Jade, non mentivi, sei davvero peggio
di… ehm… dell’Altro!
-Ma…
ti ricordavi di questa cazzata?
-Mi ricordo di
tutte le cazzate che mi dici, Jade. E anche delle cose serie, e di
quelle così così. Tanto per farti capire quanto
tu non
conti per
me.
Lei lo
abbracciò di nuovo e scoppiò in singhiozzi.
Maledetta
sindrome,
si disse.
Note: Storia scritta in un momento
di sindrome perché avesse una funzione catartica, e
pubblicata il mese dopo per il medesimo motivo. Pensate che le
paranoie, le depressioni e gli sbalzi d’umore di Jade siano
eccessivi? Beati voi, avete tutta la mia invidia.
Ringrazio vannagio che mi ha suggerito la cura e
i personaggi, permettendomi di usare la sua Jade, e mi ha pure betato e
sopportato. E mia madre, autrice di tutte le frasi messe in bocca alla
madre di Jade. Comprese quelle sulla cugina; ebbene, ho una cugina con
cui Madre fa confronti di continuo, ma assicuro che suddetta cugina
è una bravissima ragazza ed è anche molto
simpatica, anzi, è una delle mie cugine preferite. Tranne
quando Madre fa i confronti, ovvio.
Grazie a tutti coloro
che passeranno di qui, anche se so che la storia fa schifo e io sono
una cessa e questo si trasmette persino nel font stesso della storia e
nessuno mi ama e… ok, la finisco!
Un bacio a tutti!
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