creation
Occhi negli occhi.
Viola acceso e iridi feline contro oro limpido e iridi
umane.
Giovane demone dai lunghi capelli color del grano maturo, mossi
come praterie scosse da lievi folate di vento, contro un giovane eretico dalla
chioma scura e forte come la terra battuta, ma anche ribelle e indomabile come
uno stallone purosangue libero dalla costrizione umana.
Giovane ragazza appartenente a una razza temuta dagli uomini
contro un giovane ragazzo unico, nato dalla congiunzione tra la terra e il
cielo.
Amore contro amore.
Lassù, su quella roccia appesa come per magia tra il vento
della bufera e l’acqua del fiume impetuoso, sotto quella pioggia battente e quei
rombi minacciosi, e assordanti e quei lampi accecanti e taglienti, per la prima
volta, sono per la prima volta uno di fronte all’altra, esprimono il loro vero
io, le loro reali paure, i loro più segreti desideri.
E vedono, percepiscono, s’accorgono, come la solitudine,
l’abbandono, la prigionia, e quelle piccole gocce stillate d’amore siano ciò che
li lega l’uno all’altra.
Non è l’odio che un guerriero prova di fronte al proprio
nemico.
Non è la spinta del voler superare un avversario.
Non sono neppure scelte di vita.
Semplicemente, occhi negli occhi, si guardano, vedono e leggono
le loro anime, le illuminano.
Si illuminano.
E richiudono il sogno di un avvenire.
Mentre lei sguaina gli artigli e le sue lacrime iniziano a
confondersi con la pioggia che picchia il suo bronzeo viso, lui richiama il suo
bastone rosso dagli estremi dello stesso colore dei suoi occhi, trattenendo a
malapena un tremito di dolore e disperazione.
Il braccio della ragazza straccia la carne del petto del
giovane, mentre il bastone le trafigge la carotide.
Lei cade all’indietro, portando appresso il corpo sempre più
tiepido del ragazzo.
Restano così, uno sopra l’altro, mentre una scura pozza rossa
si allarga sempre di più sotto di loro.
Il giovane riesce a alzare un po’ la testa, la vede ancora
negli occhi.
Si avvicina di più alle sue labbra.
Un bacio.
Dolce, come dolce è la timidezza e genuinità di un bambino.
Pieno, come pieno è il calore del sole mentre ti riscalda la
pelle.
Il primo.
L’ultimo.
Lui si abbandona totalmente sul corpo della giovane, e respira
per l’ultima volta il suo fresco profumo. E dorme per sempre.
Lei riesce a chinare la sua mano destra sulla testa del
giovane, una lieve e dolce carezza, e poi anche la sua mano si ferma. Cade nel
sonno più profondo anche lei, raggiungendo felice colui che da sempre
l’aspettava.
Mentre tutto attorno il mondo crollava, due corpi erano avvolti
nel silenzio.
La guerra è finalmente finita.
Demoni e umani sono di nuovo un unico popolo, e nonostante
esista ancora scetticismo, la strada da percorrere ora è in piano.
Il sole è alto nel cielo, ormai è mezzodì, e uno stormo di
rondini volteggia tra le alte fronde del piccolo bosco del tempio.
Nel cimitero, situato molto vicino al luogo di
culto, due lapidi bianche, candide e pure, come le anime dei corpi che esse
contenevano, spiccavano contro il verde e marrone degli alberi che le seguivano.
Dei fiori le coloravano, piccoli sprazzi di blu e rosso e giallo le sporcava
dalla loro limpidezza.
Due piccole foto ritraevano due giovani dal sorriso gentile,
due semplici ragazzi, due maturi innamorati.
Furbi occhi viola e solari occhi dorati.
Occhi negli occhi.
I personaggi non sono miei, purtroppo, ma
appartengono alla divina figura di Kazuya Minekura (anche perchè se fossero
miei, non li farei uscire di casa!).
Un piccolo piccolo piccolo commentino? Tanto per sapere se abbandonare la via
o proseguirla...
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