2002
2002. Mezzanotte e mezza.
Tuomas Holopainen si grattò stranito la nuca poi sospirò
pesantemente. Incrociò le braccia e tossicchiò nervoso, facendo ricadere gli
occhi azzurri a terra, sopra la cesta in vimini che aveva davanti ai piedi. La
piccola creatura che c'era al suo interno emise uno strano versetto divertito,
vedendo l' espressione confusa di Tuomas.
- Oh, che cazzo ci fai con la porta aperta? - esordì Marco Hietala, da dietro le sue spalle, facendogli fare un mezzo balzo - E' inverno e
siamo quattordici gradi sotto lo zero.... la vuoi chiudere quella
stramaledetta...? - le parole gli morirono in gola, alla vista di ciò su cui
Tuomas continuava a sospirare e guardare da quasi cinque minuti - Oddio... - fu
il suo unico commento, mentre il tastierista si chinava per prendere finalmente
fra le braccia il cesto.
- Come ci è finito qui? -
- Cosa cazzo lo chiedi a me? - sbottò Tuomas, scostando le
coperte da davanti il viso di un neonato che si passò le manine sugli occhi e li
guardò vago - Nevica e fa freddo! - esclamò Marco, alzando gli occhi al cielo,
nella direzione in cui scendevano i fiocchi di neve - Portalo dentro, non vedi
come trema? -
Tuomas si voltò verso di lui, scambiando uno sguardo confuso e
agitato con il bassista - Ma... se... chi l'ha lasciato qui è ancora in giro? -
chiese - Non dovremmo...? -
- So cosa stai pensando - il bassista iniziò a giocherellare
con una treccia della sua barba, assumendo uno sguardo serio che non gli si
addiceva per niente - Non possiamo andare a cercarla! Non sappiamo nemmeno chi
sia, cosa vuoi fare, andare in giro chiedendo a chiunque di chi sia questo
bambino? -
- Ehi - con i capelli spettinati, la matita sbavata e i
vestiti in disordine, fece la sua apparizione Tarja, con due enormi borse sotto
gli occhi - Abbiamo fatto baldoria fino adesso... mi ero appena addormentata in
sala! Cos'è successo? -
Marco sospirò e riprese in mano l'immancabile bicchierini di
Vodka, che svuotò in due sorsi, sotto lo sguardo poco convinto della singer -
Sto parlando con voi!! - esclamò lei. E, quando vide il cesto appoggiato accanto
al tastierista -momentaneamente assente per via dello scandaloso regalino
trovato fuori dalla porta- e al bassista -momentaneamente assente per via del
troppo alcool rigurgitato in tutta la serata-.
Lei scosse il capo, rendendosi conto che fino all' domani
Marco e Tuomas non sarebbero riusciti a formulare una frase di senso compiuto,
perciò decise di avvicinarsi, lentamente ma decisa, al cesto accanto ai due, che
si abbandonarono sul divano straziati. Appena Tarja vide il neonato fece un
semibalzo e trattenne a stento un urlo - Ma che diavolo... - Lo prese in braccio
tendendo gli avambracci distesi in avanti, così da averlo abbastanza lontano per
poterlo esaminare meglio. Alla fine se lo avvicinò al petto, facendogli
appoggiare la testa contro il seno - Cosa ci fa qui? - fu la sua unica domanda.
Tuomas sospirò - Hanno suonato al campanello e io sono andato
ad aprire... c'era un cesto con delle coperte e sotto c'era quel bambino -
- E se io non gli avessi dato la meravigliosa idea di
rientrare e di portare dentro il bambino, ora sarebbe ancora lì a fissarlo
pensando a chissà che - aggiunse di malavoglia il bassista, agitando per aria il
bicchiere ormai vuoto.
Tarja abbassò gli occhi azzurri sulla testa coperta dal
cappuccio azzurro del bambino e lo accarezzò dolcemente, iniziando a cullarlo -
Lo hanno abbandonato... - mormorò, più che altro parlando con se stessa, mentre
bassista e tastierista si scambiavano uno sguardo eloquente - Perché non ci
siamo arrivati? - domandò Marco a bassa voce.
- Sai - rispose Tuomas sussurrando e sporgendosi di più verso
l'amico - Dev'essere tutta la birra e la Vodka, parlando per te, che abbiamo
buttato giù -
- Giusto - ribatté Marco - Ma allora perché Tarja ci è
arrivata subito? -
Il moro si scostò bruscamente da lui e lo guardò perplesso,
facendo scuotere i capelli scuri - Forse perché il suo l'istinto materno ha
vinto sul suo enorme ego... -
- Smettetela, ubriaconi! - sbottò lei - Dobbiamo
trovare una soluzione! Questo piccolo avrà pur sempre una madre... e noi abbiamo
bisogno di materiale nuovo per il cd che dobbiamo incidere! -
Senza spiegazione Tuomas e Marco erano finiti nel mondo dei
sogni, per l'effetto dell'alcool, pensò lei, tirando un sospiro e tornando a
guardare il bambino - Allora dobbiamo sbrigarcela da soli... anzi, da sole -
disse, mentre le labbra si aprivano in sorriso leggendo il nome cucito nel
piccolo pigiamino che la piccola indossava.
- Così ti chiami Kaija, eh? -
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