Era in camera. Le sue ciocche color castano le cadevano sulla faccia e
lei le spostava superficialmente. Era tutto così diverso.
Sentiva dei passi fuori dalla sua camera. Era successo davvero. I passi
erano più potenti. Erano morte delle persone. Ora i passi
non si sentivano più. E lei aveva ferito Marta. Un sospiro
si sentiva da fuori la porta. E lei l'aveva spinta.
-E questo sarebbe il ringraziamento?Un coltello nel braccio?.
Era ormai sera e il suo braccio era ritornato come prima ma una piccola
cicatrice ricordava a Marta quello che era successo.
Sarebbe stato difficile da dimenticare anche se lei avesse voluto, il
dolore era stato improvviso e forte e non poteva di certo scordarsi
dell'espressione di Sarah.
Stessa cosa Sarah. Non poteva dimenticare che aveva piantato un
coltello nell braccio della sua "alleata". Ma neanche della spinta
della sua "alleata".
-Allora?Ti ho chiesto se ti pare una cosa normale aver messo un
coltello nel mio braccio?- chiese furiosa Marta.
-Sei tu che mi hai colpito alle spalle!- gridò in tutta
risposta dall'altra parte della stanza.
-Scherzi vero?-chiese Marta facendo una faccia stranita.
-No!-esclamò Sarah.
-Non...
-Credi che abbia davvero bisogno di te?Dei tuoi occhi color cioccolato,
viola-nero e i tuoi capelli biondi?Delle tue stupide conosconze o della
tua compagnia?Sai che ti dico?NO, No e NO!- Sarah si alzò e
le urlò da vicino la porta.
-Cosa?Io non ho...- per la seconda volta Marta non riuscì a
finire la frase perchè Sarah la interruppe di nuovo.
-Posso fare a meno di te perchè sei la persona peggiore che
abbia mai conosciuto- sbraitò Sarah da dietro la porta con
la rabbia a mille.
-Invece non è così!- disse Marta riuscendo
finalmente a concludere una frase. -Hai bisogno di me per restare viva-
Marta appoggiò le mani alla porta come per rassegnarsi a un
qualcosa.
-Vorrei solo morire adesso...-sussurò Sarah con un filo di
voce. Era con la testa appoggiata alla porta. Erano divise da una porta
eppure la tensione (dal corridoio, fino alla stanza) si poteva tagliare
con il coltello.
Le lacrime uscirono velocemente e Sarah poggiò le mani per
terra per poi cadere sulle ginocchia.
-Succederà presto... e spero di farlo io!- gridò
Marta accecata dall'ira.
Voleva tornare a casa.
Volevano tornare a casa.
Sarah aprì la porta e tirò fuori il coltellino
ormai tanto famoso tra le due ragazze.
-Fallo...ORA!- esclamò Sarah con ancora le lacrime che
rigavano il suo tenero viso.
Marta si ritrovò senza parole.
Mise le mani dietro la schiena e poco dopo Sarah si ritrovò
davanti un coltellino identico al suo.
-Uccidimi prima che lo possa fare veramente. Non voglio uccidere
qualcuno, che sia un ragazzo qualsiasi o...tu- qualche lacrima
uscì anche a Marta che ora aveva posizionato il coltellino
dalla parte di Sarah, in modo che poteva colpirla in qualsiasi momento.
Il coltellino di Marta sul suo stomaco, e il coltello di Sarah anche,
solo che il bersaglio era il suo di stomaco.
Si guardarono negli occhi in cerca di una risposta. A quale domanda?
Loro lo sapevano. Solo loro sapevano cosa dovevano fare. Marta e Sarah
chiusero gli occhi all'unisolo. Pensavano di sapere cosa stava per
succedere. Ne erano certe. Peccato che si sbagliavano. Nessuna delle
due sapeva cosa stava per accadere.
Fu in un attimo. Del liquido caldo colava da una ferita profonda allo
stomaco.
Niente era perfetto. Non esisteva la perfezione.
Ora o mai più pensavano le due ragazze.
Ma era già successo quello che NON doveva capitare.
Gli occhi delle due alleate ricordavano molto una cosa.
Il dolore era terribile, quel campo era terribile, e cosa
più importante di tutte... essere un angelo era terribile.
Loro l'avevano capito troppo tardi, e il loro sangue scorreva verso
l'ignoto, verso un luogo dove erano pronte ad andare.
Sì, troppo tardi.
Davvero troppo tardi per fare la scelta giusta.
Troppo tardi per diventare... l'angelo perfetto, troppo tardi per
essere sè stessi, troppo tardi per continuare a vivere
normalmente.
O semplicemente, troppo tardi per vivere...
|