"Il bene torna al bene",
diceva qualcuno. Fin da piccola, aveva sempre sentito ripetere quella
frase. Si era convinta che, da sola, regolasse le leggi del mondo,
immutabile e perfetta. Ma presto -fin troppo presto- le era toccato
ricredersi. Niente di ciò che aveva sentito dire valeva come
legge, e concetti come bene, male, amore e riconoscenza non facevano eccezione.
Lei aveva amato i
suoi genitori, come solo un bambino sa voler bene a chi lo circonda.
Loro avevano tentato di ucciderla, si vergognavano di lei.
Desolazione.
Il bene non tornava
al bene, dopotutto. Ma aveva solo pochi anni e per fortuna ancora non
poteva capirlo.
Aveva vagato senza
meta, sola con sé stessa e un cuore ancora acerbo, fino a
che qualcosa non era cambiato: lui. Aveva incontrato qualcuno come lei,
qualcuno che poteva comprendere come ci si sentisse ad essere
così diversa ed accettarla così
com'era, senza preferire per lei un aspetto differente. Charles era un
uomo buono, come ne esistevano pochi, e riusciva a guardare nel suo
cuore di bambina e poi di adolescente come fosse trasparente, un libro
aperto per lui che conosceva la chiave per decifrarne la scrittura.
Finalmente le era sembrato di aver trovato il suo posto nel mondo.
Speranza.
Le zuffe, gli
abbracci, i giochi e le confidenze si erano protratti fino a che non
erano diventati degli adulti a tutti gli effetti. Lo aveva seguito
durante i suoi studi in Inghilterra; gli era rimasta vicina come una
sorella, un'amica, la persona che più lo capiva e
condivideva una parte del suo cuore... ed era stato in quel momento,
forse, che un qualcosa di più si era fatto strada in lei.
Non si può
pretendere di condividere una parte del proprio cuore senza restarne
coinvolti: sarebbe come pensare di lasciar cadere un fiammifero su un
foglio senza vederlo bruciare tutto poco dopo. Senza che se ne rendesse
conto, aveva iniziato a guardare Charles con occhi diversi, non
più solo quelli di una sorella, avvertendo una fitta di
gelosia quando lo vedeva flirtare con le ragazze incontrate al bar. Per
quanto avesse deciso di non darci peso la sensazione restava, ma le
bastava un sorriso di lui, la parola giusta al momento giusto, per far
tornare le cose come prima.
Sapeva che il suo
amore per lui non sarebbe stato ricambiato nel modo che avrebbe
desiderato, che per Charles era e sarebbe rimasta la bambina smarrita
che si era intrufolata nella sua cucina anni prima... ma in qualche
modo le stava bene così. Finchè l'uno avesse
avuto l'altra, le loro vite avrebbero continuato a scorrere in armonia,
come era sempre andata fino ad allora.
La sorte
però ci aveva messo lo zampino. Aveva deciso di far
incrociare le loro vite con quelle di Erik Lensherr, un uomo dagli
occhi tristi e dal passato ancora oscuro, che portava in sé
il seme della vendetta e sapeva bene come far partecipi gli altri di
quanto pensasse e provasse. Charles aveva provato a sondare il suo
cuore come faceva con tutti gli altri, ma non ci era riuscito: le
radici di quel seme si erano introdotte troppo in profondità
nella sua anima, tanto da risultare impossibili da estirpare.
Per quanto Charles la
conoscesse, non aveva potuto far nulla per evitare che quel seme si
impiantasse anche dentro di lei. Aveva iniziato a ripensare alle poche
parole che aveva scambiato con Erik, confrontando i suoi pensieri con
quelli dell'amico, il desiderio di rivincita e di dominio sugli umani
contro un tentativo di pace e di integrazione. Chi aveva ragione e chi
torto?
Confusione.
Era bastato poco, ad
orientare la sua mente incerta. Poche parole e un bacio, che solo dopo
si sarebbero rivelati tremendamente sbagliati, ma che in quel momento
le erano sembrati quasi un segno. Forse Charles, nella sua
volontà di non leggere mai i suoi pensieri, si era perso
qualcosa che avrebbe dovuto sapere, perlomeno per fermarla.
Difficilmente sarebbe riuscito a fare qualcosa, non di fronte alla
determinazione della quale si era fatta scudo al momento di voltargli
le spalle e seguire Erik - anzi, Magneto - nel suo viaggio.
"Hai mai
guardato una tigre pensando di doverla coprire?"
Per lei che cercava
da lungo tempo una conferma alla sua ricerca d'identità,
l'apprezzamento di lui era una sorta di balsamo: non solo Charles,
allora, sapeva guardare al suo vero essere, senza alcuna maschera. Erik
l'aveva colpita dove nessuno era riuscito ad arrivare, dove anche Hank,
per quanto avesse cercato di stabilire un contatto, aveva fallito: alla
fine le aveva presentato la realtà per quello che era,
ribadendole che nessuno l'avrebbe mai accettata, né amata
nella sua vera forma.
Lui di certo no. Per
Charles era solo una sorellina. Ma per Erik?
Si era illusa che le
cose sarebbero state diverse da quel momento in poi, senza rendersi
conto che, per quanto cercasse di percorrere con fierezza la strada che
si era scelta, l'atteggiamento di Magneto nei suoi confronti era tutto
tranne che amorevole e probabilmente non lo era mai stato. Non che
gliene fosse importato molto; l'amore era l'ultimo dei sentimenti che
le servivano e di certo non le sarebbe servito a nulla neppure in
futuro. Gli anni erano trascorsi, anche se non sulla sua pelle, il suo
ideale l'aveva sostenuta, gli scontri si erano susseguiti e allo stesso
modo si erano risolti, tutto sembrava scorrere nella
normalità. Sembrava, appunto.
Disillusione.
Era bastato un bacio
per cambiare la prima parte della sua vita, e un semplice sguardo allo
stesso modo aveva tagliato i legami con quella vita che aveva vissuto
fino a quel momento. Si era costruita da sola una lunga serie di
illusioni nelle quali si era avvolta come in un bozzolo, convinta di
poter vivere in una realtà nata dalla proiezione della sua
volontà, finchè questa non le si era rivoltata
contro, come uno schiaffo alla parte più vulnerabile del suo
io. Magneto se n'era andato, le aveva voltato le spalle dopo che lei lo
aveva salvato. Aveva bisogno di altre conferme?
Il bene non tornava
al bene, dunque. Era solo uno stupido proverbio al quale non credere,
una frase fatta che suonava vuota e priva di senso come un involucro a
cui mancasse l'interno. Niente poteva salvarla, ora che era sola, nuda
e priva della sua vera identità, quella stessa
identità che aveva disprezzato per anni e che ora le era
stata strappata con tanta, troppa facilità, solo per un
gesto che doveva riportare del bene a chi gliene aveva fatto (forse) in
passato.
Ma la vita non
seguiva mai regole precise. E la sua infanzia e adolescenza ne erano
state una prova fin troppo evidente.
Appoggiò
la testa contro la grata di metallo che le mordeva la pelle,
rannicchiandosi ancora di più in posizione fetale, quasi a
voler ridurre il suo corpo al minimo per nascondersi dal mondo esterno.
Charles le aveva
fatto tante promesse, e altrettante ne aveva infrante. Per quanto
potesse averle promesso, però, che una volta accettata la
sua vera sé stessa non l'avrebbe mai perduta, aveva
clamorosamente fallito. Su tutta la linea.
Chiuse gli occhi,
sconfitta, e tese la mano alla bambina dagli occhi sgranati che abitava
ancora nella sua mente e che la cercava, la paura e l'insicurezza
dipinte sul viso infantile. Non temere, sembrò dirle, qui
dentro ci siamo solo tu e io. E
finchè Raven Darkholme sarà Mystica, tu rimarrai
assieme a me.
Vendetta.
Per quanto le
riuscisse difficile in quella situazione, riuscì a piegare
le labbra in un ghigno di rivalsa.
Il bene poteva
generare solo del male, i cuori potevano essere spezzati e mai tornare
integri, ma un'anima non era così semplice da distruggere.
Soprattutto la sua, indurita da anni e anni di prove e delusioni.
Sii
felice, bambina. Raven Darkholme non ti lascerà mai sola.
Anzi,
Mystica.
Alzò la
testa per concedersi una risata, talmente fragorosa da stupirsene lei
stessa.
La
sua vendetta era appena cominciata.
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Commento
dell'autrice:
Riflettere, scribacchiare e riprendere in mano gli appunti
scritti precedentemente mentre si è in vacanza e
contemporaneamente si tenta di studiare porta a questi risultati.
Era da un sacco di tempo che desideravo dedicare una shot al POV di
Mystica - personaggio che adoro, sia in X-Men che nel prequel L'Inizio
- e finalmente, dopo aver riguardato sia il terzo capitolo della saga
che, appunto, il prequel, ho raccolto un numero di idee sufficienti. Mi
premeva di dare la mia versione del rapporto tra Raven e Charles
(sempre teso tra l'amicizia e l'amore, almeno da parte di lei) e di
quello tra lei ed Erik, dccisamente diverso, almeno da quanto appare in
Conflitto Finale... come al solito, il terrore dell'OOC è
sempre in agguato, e spero di non esserci caduta D:
Il titolo è una citazione da "A Little Piece of Heaven"
degli Avenged Sevenfold, mi piaceva come frase e ho pensato che avrebbe
potuto suonare come un'ipotetica "confessione" di una Raven adulta a
Charles o ad Erik. Lascio a voi l'interpretazione!
Ovviamente la storia si basa unicamente sui film, in particolare il
prequel e il terzo dellla saga, ovvero X-Men Conflitto Finale.
Un grazie infinito a TsunadeShirahime
per aver letto le bozze, corretto il correggibile (?) e,
come al solito, per avermi aiutata e sopportata/supportata mentre
idioteggiavo e prendevo appunti durante la visione di X-Men L'Inizio...
e a tutti gli amici che mi spronano a continuare a scrivere con il loro
incoraggiamento, sempre prezioso. :3
E grazie anticipatamente ai lettori che leggeranno, e a chi mi
farà sapere la sua con un commento o una critica, che sono
sempre benaccette!
Nat