Autore: Ss904
(Sophrosouneh)
Fandom:
Angel Sanctuary
Personaggi: Barbero,
Lucifero (accenni), Michael (accenni).
Set: Stati
d’animo
Prompt: Malinconia
Storia partecipante alla Challenge
Think Angst di Simph8 e Vogue91
La corsa della
Sposa infelice.
Non era da lei starsene
seduta in un angolo nel più completo
silenzio.
O
meglio, per la precisione, da quando si era risvegliata a
quella nuova ed elettrizzante prospettiva di vita, non era mai riuscita
a
sedare quel fuoco che pareva divorarla ogni volta che tentava di
fermarsi a
pensare.
Per questo la sua anima sbraitava, urlava e correva. Come se ci
fosse un mostro nascosto nell’ombra e pronto ad avvincerla;
come se, scappando,
il dolore si attenuasse.
Per questo, per secoli, aveva evitato come la peste anche solo
l’idea del riposo.
Questo perché aveva la sicura ed innata consapevolezza che,
se
si fosse fermata, sarebbe stato molto più doloroso.
Perché l’arrestare la sua
cosa forsennata l’avrebbe indotta a riconsiderare tutto
ciò che aveva intorno e
che si era lasciata alle spalle. Ma Barbero sapeva che la
realtà dei fatti era
troppo crudele da accettare. Per questo tentava in ogni modo possibile
di
ignorarla, di andare avanti senza curarsi di niente e nessuno, neppure
degli
occhi del suo consorte che ormai la ripudiavano.
Una
fitta lancinante la percorse da capo a piedi, trapassando
ogni terminazione nervosa.
Da
quando aveva deciso di prendersi una pausa per riflettere
aveva provato più dolore che in tutta la sua intera
esistenza di demone.
Il colpo appena incassato le aveva provocato un dolore ancora
mai provato, tale che le parve che entrambe le gambe le ardessero vive.
Sapeva
che ormai era questione di tempo, ma percepire quella strana sensazione
era al
contempo doloroso e nostalgico.
Aveva sempre provato una certa malcelata attenzione per
quell’elemento tanto distruttivo, eppure mai lo aveva sentito
così vicino come
in quel momento. Forse qualcosa di lui
le era rimasto dentro, dopo la mortale ferita infertale al petto.
Eppure
quell’angelo fulvo pareva tanto un ricordo lontano. Possibile
che le sue fiamme
potessero raggiungerla a distanza di così tanti secoli?
Ironico
quanto fossero simili quei due fratelli. Nelle loro
prime notti assieme, la scintilla che poteva leggere negli occhi del Re
dell’Inferno era la stessa che animava lo sguardo di Michael
prima di una
battaglia. E in quei momenti non poteva che sorridere, pur sapendo di
non essere il reale oggetto di quel desiderio.
Non aveva mai meritato più che comandi e rimproveri.
Era
una regina fantoccio, non adatta a portare una corona.
Poiché
un’altra, fin da bambina, era nata per sedere su di un
trono. Fosse un seggio in rovina o il talamo al centro stesso
dell’Inferno. Lei
non era mai stata, neppure lontanamente, alla
sua altezza, e, allo stesso modo, tutte
le successive demoni che avevano accompagnato suo marito.
Perché
ormai era di dominio pubblico il fatto che nessuno dei
figli di Lucifero fosse nato dalla loro unione.
I più forti demoni dell’inferno, suoi figli
legittimi, in
realtà li avevano partoriti demoni di infimo rango, con cui
suo marito si era
dilettato, stanco della sua sconcertante monotonia.
Dopo pochi anni di matrimonio l’aveva ripudiata tanto
spietatamente.
E
con quel secondo colpo anche le braccia parvero disintegrarsi
nella morsa delle fiamme scarlatte della consapevolezza.
Barbero
odiava quei momenti in cui tutta la sua ira finiva
inevitabilmente per mischiarsi a una profonda malinconia.
In
un moto di stizza si sollevò da terra, il tempo dei
rimpianti era finito.
Passandosi le dita tra i folti boccoli li ravvivò, pronta
all’ennesima riunione con gli altri Satana.
Se c’era una cosa che il demone aveva capito da quei momenti
in
cui aveva tentato di acquietare il suo spirito, era di non essere fatta
per
assaporare la consapevolezza delle cose.
La disperazione la tormentava.
Il silenzio le straziava le orecchie.
Le sembrava di udire in continuazione risate di scherno e di
scorgere occhiate accondiscendenti.
Meglio
tornare a correre, così il fuoco non avrebbe più
potuto
raggiungerla.
E avrebbe gridato al mondo la sua Furia, così da squarciare
il
silenzio opprimente.
Così
avrebbe continuato per la sua strada, senza curarsi di
niente e nessuno.
Il passato era solo un ricordo, il presente sarebbe trascorso
alla velocità di un lampo, e la realtà non
avrebbe potuto toccarla se lei si
fosse estraniata totalmente dal mondo.
Nel mondo reale avrebbe solo potuto sedere su di un trono di
spine e fiamme.
Ma nella sua splendida utopia non esisteva niente di tutto
ciò,
e lei non aveva mai perso la sua corona.
Era
una corsa continua quella della prima sfortunata Sposa
dell’Inferno.
Una inutile ed eterna fuga dalla consapevolezza e dal dolore.
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