Adesso, voglio solo te di izayoi007 (/viewuser.php?uid=15320)
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One-shot
ADESSO, VOGLIO SOLO TE
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Mia Ikumi e Reiko Yoshida; questa storia è stata scritta
senza alcuno scopo di lucro.
- P-pronto? - la sua voce, dall'altro capo del telefono, gli giunse
bassa e rotta dai singhiozzi, facendogli, ancora una volta, stringere
il cuore in una morsa d'acciaio.
- Ichigo...sono io...- le rispose, il tono basso e fermo, come al
solito: lui non era certo il tipo da lasciar trasparire una qualsiasi
sorta di emozione.
- Oh...!Shirogane-kun...sei tu! - mormorò lei; la sorpresa
nel sentirlo, traspariva abbondantemente.
- Sì...- secco e asciutto, monosillabico come pochi.
- D-dimmi, cosa posso fare per te?- il cambiamento fu immediato,
falsamente gentile e tranquillo, il suo tono di voce, era solo il
fantasma di ciò che lui ricordava come quello di cui si era
innamorato tanti anni prima.
- L'ha fatto di nuovo...vero? - diretto, semplice e conciso, forse non
avrebbe dovuto essere tanto duro, lei non lo meritava: aveva scelto
quella vita solo con il desiderio plausibile di essere veramente
felice, solo con la convinzione che con lui lo sarebbe stato, solamente
con la voglia di celebrare il proprio amore verso di lui con un il rito
sacro del matrimonio di tre anni prima.
Strinse i pugni a quel pensiero: diavolo, Ichigo alla fine lo aveva
davvero sposato, senza che lui potesse in alcun modo impedirlo, se
l'era lasciata sfuggire come la sabbia che ti scivola via dalle dita,
trasportata da un flebile alito di vento...
- N-no! I-io...ho solamente avuto una brutta giornata...-
sospirò, lei sapeva perfettamente che Ryou non era
così ingenuo...
Sapeva che non le avrebbe mai creduto...
Sapeva che lui sapeva...
- Dove sei? - da come glielo aveva chiesto, Ichigo capì
subito che non l'aveva bevuta.
Ormai tutti loro sapevano, tutti loro erano a conoscenza del suo
piccolo segreto, tutti i suoi amici le avevano consigliato di
lasciarlo, ma lei non aveva voluto, convinta sempre che lui sarebbe
cambiato, che sarebbe tornato ad essere il Masaya che aveva conosciuto
da ragazzina, il dolce, gentile, premurosa ragazzo d'oro della sua
prima ed ultima cotta.
Si lasciò sfuggire un altro singhiozzo, era sicura che il
biondo dall'altro capo del telefono l'avesse sentita: lui era stato
quello che si era arrabbiato di più, quando era venuto a
saperlo, quando aveva visto in che stato era.
- Shirogane-kun...ti assicuro che sto bene...non c'è
bisogn...-
- Dove sei?! - la sua voce si fece più insistente.
- A casa...- sussurrò afflitta.
- Lui c'è? - non che gli importasse sul serio,
però era meglio non avere troppi intoppi al momento.
- No, sono sola...-
- Ok, fra poco sono lì...- neanche il tempo di
controbattere, il telefono cominciò ad emettere il consueto
suono di chiamata "occupata".
Pigiò il tasto rosso del suo cellulare e dopo averlo fissato
per qualche istante, lo getto sul letto.
Anche se non avrebbe voluto che il ragazzo la vedesse ridotta in quello
stato, in fondo, era felice che lui la venisse a trovare, era davvero
contenta che Shirogane venissi lì per lei.
Da molto tempo ormai si era accorta che nonostante provasse qualcosa di
profondo verso Masaya, Shirogane occupava sempre un posto importante
nel suo cuore.
Ricordava ancora la sua reazione quando, era successo la prima
volta: lei era scappata al caffè, ritrovando tutte
le sue amiche e i due ragazzi americani.
Di sicuro non ne era stato entusiasta, e quando lei aveva affermato di
non volerlo lasciare, il biondo aveva sgranato gli occhi e guardandola
male, le aveva dato della stupida.
Quanto aveva ragione...era stata solo una povera sciocca sognatrice...
Ma Ryou non l'aveva comunque lasciata, aveva continuato a starle
accanto.
Lui eri lì, tutte le volte in cui aveva bisogno di conforto
e di una spalla su cui piangere...
Lui era lì, quando aveva avuto bisogno di cure...
Lui era lì, quando era talmente stanca e malata che non si
reggeva in piedi...
Lui era sempre lì...c'era sempre stato, ed era sicura che ci
sarebbe sempre stato anche in futuro.
Eccolo: ormai riusciva a scorgere la casa, anzi, la villa in cui lei e
Masaya erano andati a vivere in seguito al matrimonio.
Con rapidità, una volta davanti al cancello della grande
abitazione bianca, scese dalla moto e si levò il casco.
"Il lavoro di ministro dell'ambiente frutta parecchi soldi, a quanto
pare..."
Fu questo il primo pensiero del ragazzo, fermatosi un momento a
rimirare il luogo: quella era una delle ville più grandi e
ben curate della città.
Munita di un giardino-parco da favola, quella reggia era tutto
ciò che un uomo potesse desiderare.
Quello era l'esatto esempio di avidità e arroganza umana.
Simbolo della ricchezza, motivo di vanto e insensato paradosso della
vita di un ambientalista convinto. Lodato per le proprie idee
e convinzioni, Masaya era il prototipo di uomo, marito e padre
perfetto: ricco, bello ed intelligente. Amante incallito della natura,
faceva costruire una villa dalle mastodontiche dimensioni, proprio al
centro di una zona considerata protetta.
Sorrise di sbieco, consapevole di essere di molto superiore a lui:
certamente non era inferiore in quanto ad intelligenza e fattore
culturale, era tra gli uomini di successo più ricchi e
famosi del mondo e, di sicuro, il fascino e la bellezza non gli
mancavano...
A meno che, qualcuno possa ritenere di sgradevole aspetto uno che
probabilmente è il simbolo fisico della bellezza. Una strana
ed eccitante combinazione di un qualcosa di angelico e, allo stesso
tempo, lussurioso.
Un mix di sfacciataggine e serietà, calore e
freddezza...qualcosa di umanamente incomprensibile...
Riprese a camminare, dirigendosi a passo spedito e sicuro verso
l'entrata.
Venne accolto dal maggiordomo di fiducia della ragazza, l'unico che le
fosse di un qualche conforto, dentro quella prigione dorata, che lo
indirizzò verso la camera della ragazza.
Preferì proseguire da solo, non si fece scortare da lui.
Una volta arrivato davanti alla porta della camera di lei,
bussò delicatamente.
- Avanti! - la sua voce gli giunse ovattata dall'interno della stanza.
Quando fu dentro, la prima cosa che notò fu proprio lei:
vestita con una semplice camicia da notte di seta rosa, lunga fino a
metà coscia, sostenuta da un paio di sottilissime e bianche
bratelline, una delle quali era scivolata lungo l'esile spalla e
ricadeva mollemente sul suo braccio.
Se ne stava seduta scompostamente sullo stipite, piuttosto largo, della
grande finestra della camera da letto matrimoniale, lo sguardo
tristemente puntato al di fuori di quel mondo fittizio e spregevole che
la circondava.
I raggi solari forti e lucenti del mattino la illuminavano di nuova
luce, in contrasto con la sua figura stanca e sofferente.
La pelle nivea e liscia era percorsa alternativamente da piccole e
grandi escoriazioni, lividi, tagli e quant'altro.
Quando si voltò verso di lui, poté notare anche
un grosso livido sul suo bell'occhio destro: accidenti, com'era ridotta
stavolta!
Quel bastardo l'aveva rifatto, aveva osato toccare nuovamente la sua
Ichigo.
Lei gli sorrise, un sorriso dolce e tristissimo che riservava solo a
Shirogane.
- Ciao...- proferì solo, prima di alzarsi e
dirigersi verso di lui.
Senza che ne capisse il motivo, o avesse un qualsiasi modo di reagire,
lei gli portò le braccia al collo e quasi subito lo
baciò con passione.
- Ti ringrazio di essere venuto...- gli soffiò, a pochi
centimetri dalle labbra, rivelandogli un inconfondibile odore di alcool.
Ora era chiaro il motivo di quel gesto. Ed altrettanto, la presenza di
quelle bottiglie vuote, sotto la finestra che prima, poiché
nascoste nella penombra della lunga tenda bianca, non aveva notato.
- Sei ubriaca...- proferì schietto, staccandosi da lei.
Ichigo sorrise furba, per poi passare ad un una vera e propria risata
sguainata, con il capo reclinato all'indietro.
Si sentiva leggere, euforica come non mai, non sentiva il peso della
testa sulle spalle, nè i suoi pensieri, nè i
soliti problemi che l'affliggevano di continuo.
- Può darsi...- rispose, riavvicinandosi e percorrendogli
lentamente il petto con le dita - ...ma che importa...tanto a lui
importa solo che io me ne stia qui buona buona tutto il giorno e che
sia qui pronta, a sua disposizione, la sera, per la consueta trombata
notturna! - esclamò, allargando le braccia.
- Ora basta Ichigo! Dannazione, è ora che questa storia
finisca, non puoi andare avanti così, prima o poi ti
ammazzerà! - esclamò, prendendola per le spalle
e scuotendola leggermente.
Di nuovo un sorriso, uno di quei suoi sorrisi così dolci e
sereni.
Come stava bene in sua compagnia, si sentiva talmente bene che
dimenticava tutto il resto.
Era stranamente agitata e contenta quando sapeva che lui sarebbe andato
a trovarla e sentiva il cuore battergli furiosamente nel petto, ad ogni
suo sguardo, quasi fosse un tamburo impazzito.
- Ti preoccupi per me...- sussurrò, carezzandogli
delicatamente una ciocca di capelli biondi che gli si adagiava sul viso
-...come sei dolce...avrei dovuto sposare te...non lui...- concluse,
mentre il suo sorriso si trasformava in una smorfia sofferente.
Con uno scatto, corse nel bagno adiacente alla stanza.
Ryou era in grado di sentire il rumore dei conati di vomito che
emetteva.
Quando giunse in bagno, la trovò seduta per terra, davanti
al water, gli occhi chiusi, con il gomito appoggiato al bordo della
tavoletta mentre con la mano, tra i capelli rubino, si sorreggeva
stancamente il capo.
Le si avvicinò, inginocchiandosi davanti al lei le prese la
testa fra le mani.
- Basta...- le sussurrò -...tu vali molto di
più...- era serio, come non lo era mai stato con lei.
- Hai ragione, valgo quel tanto che basta in più, per
permettermi di essere la sua valvola di sfogo quando torna dal lavoro,
tanto da permettergli di picchiarmi fino a che non perdo i sensi....-
ribatté, mordendosi il labbro inferiore, mentre i suoi occhi
si riempivano di lacrime che lei cercava disperatamente di reprimere,
mentre il suo cuore cedeva ancora una volta allo sconforto
più nero.
- Diavolo Ichigo, sai perfettamente che intendo! Sei una persona
meravigliosa, hai preso persino la laurea in medicina! - Ryou ricordava
perfettamente la felicità della rossa, il giorno che era
entrata nel caffè, sventolando quel pezzo di carta stampata
che testimoniava il suo successo.
Peccato non avesse mai avuto modo di sfruttarla, Aoyama l'aveva
costretta a rinunciare al lavoro.
Ma ora lui la rivoleva, rivoleva quella ragazza piena di gioia e
vitalità di un tempo, rivoleva la donna di cui si era
innamorato.
Senza più dire parola, si alzò e sparì
all'interno della camera, ritornò poco dopo in mano una
lunga giacca nera.
Gliela mise in dosso e, nonostante le sue accese proteste, se la
caricò in spalla e uscì da quella villa.
Una volta fuori, la fece salire sulla moto e vi salì anche
lui, intimandole di reggersi, per poi partire a tutta
velocità.
Quando scesero, Ichigo si guardò attorno spaesata; non
conosceva quel posto, sembrava una clinica privata.
Il biondo la guidò fino all'entrata, dove vennero accolti da
un uomo anziano, piuttosto corpulento che sorrise al giovane,
salutandolo cordialmente; era evidente che quei due si conoscessero.
- Buon giorno, signorino Shirogane...posso fare qualcosa per lei? -
domandò gentilmente, guardandola incuriosito.
- No grazie, vorrei solo far fare un giro alla mia amica...-
spiegò vago
Il medico, perché non era altri che un dottore,
assentì con il capo e si fece da parte, lasciandoli passare.
Presero a vagare per i corridoi silenziosi di quel posto e Ichigo si
sentì stranamente a disagio.
- Shirogane-kun, mi spieghi dove mi stai portando? -
domandò, leggermente irritata, dal suo comportamento
misterioso, per di più si sentiva in imbarazzo, visto che
sotto quel sottile cappotto non aveva altri che una succinta camicia da
notte.
Lui non rispose ma si fermo d'innanzi a quella che doveva essere una
delle camere di un paziente.
- Quella è una ragazza che hanno portato qui quattro giorni
fa: è stata picchiata dal marito tornato ubriaco dal bar,
ora è in coma e i dottori sostengono che non ce la
farà...- spiegò celermente.
Ichigo scrutò la piccola figura stesa sul letto, ridotta in
condizioni pietose e tenuta in vita da un macchinario.
Improvvisamente si sentì in angoscia e desiderò
con tutto il cuore che lei si svegliasse, poiché era
ingiusto, poiché non doveva subire passivamente una sorte
che non si era scelta da sé, ma che qualcun altro aveva
scelto per lei.
Si stupì di ciò che stava pensando...
Lei la capiva, riusciva a comprendere il dolore che doveva aver provato
quella povera ragazza, ma nonostante provasse pena per lei, non
riusciva a ritrovarcisi in quella situazione.
Forse perché lei, la sua sorte, se l'era scelta da sola e la
subiva senza ribattere in alcun modo?
Ed allora....era per quello che quel ragionamento non lo faceva anche
per il suo caso?
Perché le sembrava di essere estranea a tutta quella
faccenda?
Le pareva di essere una spettatrice che segue inerme lo scorrere e gli
eventi della propria vita, come se seguissi un film alla tv.
Vide Shirogane riprendere il cammino, e lo seguì senza
fiatare.
Scesero al piano inferiore, in una zona completamente differente dalle
altre; li l'odore del disinfettante era più forte e deciso,
non vi era nessuno ed era un luogo incredibilmente cupo e tetro, in cui
faceva incredibilmente freddo.
Il biondo si diresse verso una stanza ed estrasse una cartelletta da un
archivio.
La studiò per qualche istante, dopodiché si
avvicinò ad una delle porticine che vi erano incastonate
nella parete di fronte, e che lei non aveva notato prima.
La aprì, tirando fuori una specie di barella su cui vi era
adagiato qualcosa, coperto da un lenzuolo.
- Avvicinati...- bisbigliò lui, accompagnando le sue parole
con un gesto della mano.
Titubante, Ichigo si avvicinò.
Quando fu sufficientemente vicino, l'americano sollevò il
lenzuolo, scoprendo ciò che nascondeva.
Non appena lo vide, la rossa sussultò e stava per mettersi a
gridare dal terrore, quando sentì la mano del biondo posarsi
sulla sua bocca.
- Miyuki Mazaua, trent'anni, sposata, tre figli, morta, squartata dal
marito perché si era rifiutata di andare a letto con lui...-
sentì il soffio caldo di lui sul collo mentre parlava.
Perché gli procurava un tale piacere?
Per quale motivo desiderava ardentemente che lui la baciasse, che
posasse le sue morbide labbra sulla pelle del suo corpo?
Nonostante quella situazione, di misto fra inspiegabile piacere e
orrore, di fronte a quella visione, decise di contrarsi su quello che
gli stava davanti: decisamente la spaventava di più quello
che si agitava nel suo animo, piuttosto che quella macabra visione.
Tornò a prestare attenzione a ciò che era posato
su quella barella e non riuscì a reagire, quella visione
l'aveva sconvolta; riusciva solo a starsene lì e a guardare,
con gli occhi sbarrati, il corpo martoriato di quella donna.
Per un momento, vide se stessa, lì, al posto di quella
donna, con la gola sgozzata, il petto squarciato e il resto di un
indefinibile ammasso di carne e budella.
Un brivido freddo le percorse la schiena e l'idea di ciò che
poteva accaderle, se non avesse cambiato vita, la fece vacillare.
-...Tu non vuoi finire così...vero Ichigo?! - un altro
sussurrò. Lei assentì, terrorizzata, con il capo.
-...Non vuoi fare la fine di questa donna...vero Ichigo?- altro assenso.
-...ed allora cosa aspetti? Non vuoi essere felice, non vuoi poter
vivere serenamente, con qualcuno che ti ami veramente accanto? - ancora
una volta la sua testa si mosse dall'altro verso il basso, con un
movimento lentissimo.
Finalmente capì, comprese cosa avrebbe dovuto fare e si
arrese all'evidenza: il suo Masaya non sarebbe più tornato
quello di un tempo.
Capì anche il motivo del perché non riusciva a
reagire: la paura.
Ma non la paura di quello che sarebbe potuto accaderle se lui si fosse
arrabbiato sul serio.
La paura di rimanere sola, di essere abbandonata e di non riuscire a
sopravvivere alla solitudine.
Ma ora, accanto a sé, aveva una persona speciale, qualcuno
che non l'avrebbe mai lasciata sola, qualcuno che le voleva davvero
bene...e che finalmente aveva capito non essere, per lei, solo quello
che aveva sempre considerato un buon amico...
Ryou la lasciò andare e lei si voltò a guardarlo,
con gli occhi pieni di lacrime.
- Mi aiuterai? - chiese flebilmente, guardandolo nei suoi di ghiaccio.
- Certo...- affermò sicuro, sorridendogli appena. Anche lei
sorrise, sorrise come non faceva da anni scaldandogli il cuore,
avvolgendolo in un caldo abbraccio amoroso.
Rimisero tutto a posto e lasciarono quel luogo di morte e tristezza.
Shirogane decise che non era il caso di riportarla a casa, si diresse
dunque verso il caffè, ben sapendo che Keiichiro non ci
sarebbe stato.
Ben presto giunse la sera e Ichigo, dopo essersi fatta una
doccia e cambiata con degli abiti di lui, si stava godendo, sul
terrazzino del secondo piano, il delicato e fresco venticello notturno
d'estate.
- Si sta bene questa sera...- nemmeno si voltò, sapeva bene
a chi appartenesse quella voce.
- Già...- confermò pacata, sorridendo ampiamente.
- Questa è la prima volta in tre anni che passo la notte
fuori da casa mia...- affermò, dopo qualche minuto di
silenzio.
- ...E non mi ricordo l'ultima volta che mi sono sentita
così bene...- continuò, voltandosi verso di lui
con una vera espressione felice.
Finalmente, ora che lo guardava, capiva il motivo della sua gioia ed
agitazione, ora che lo l'aveva davanti, comprendeva cosa fosse tutta
quell'agitazione nel suo cuore.
E finalmente si sentì pronta ad ammettere ciò che
provava.
- Ne sono contento...- ammise lui, con voce calma e bassa,
appoggiandosi alla ringhiera del balcone.
- Shirogane-kun...tu credi che troverò mai la
felicità...magari con qualcuno che possa amarmi sul serio? -
chiese, facendolo sobbalzare.
- Questo dipende da te...- rispose, alzando lo sguardo sulla luna piena
e tonda.
Si sentiva sereno, ora che lei era al suo fianco, al sicuro.
- Dipende da me? - gli fece eco la ragazza, guardandolo interrogativo.
- Certo, siamo noi che ci costruiamo il nostro futuro...con le nostre
azioni ed i nostri desideri...tu, adesso, cosa vorresti? -
domandò, volgendosi verso di lei.
Ichigo lo scrutò per qualche istante, arrossendo
impercettibilmente, gli sorrise avvicinandosi e dopo essersi messa in
punta di piedi, inaspettatamente lo baciò.
Fu un bacio delicato, casto e sincero.
Dopo un attimo di smarrimento, Ryou, sentendosi prendere da un'ondata
di felicità travolgente, rispose al bacio, approfondendolo,
con tutto il sentimento di cui era capace.
- Adesso, voglio solo te....- sorrise e si baciarono di nuovo.
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