Cari lettori eccovi
a questo strampalato esperimento… è uscita un po’ per caso,
più per il bisogno di scrivere qualcosa di romantico. Non è
niente di particolare, ma la posto lo stesso…
Premetto che questa fic
è postata in contemporanea con la fic “Sei
la mia droga” anche se tra loro non vi sono
collegamenti di nessun genere sia chiaro… (diciamo che ho troppe fic arretrate da postare e allora ne approfitto :P)
Se avete voglia recensite fa sempre piacere
^^
Buona lettura.
Miss
Iceberg
Capitolo 1
L'inizio di una nuova vita
Lo vidi lì. Il mio
migliore amico, compagno di banco e di battute degli ultimi quattro anni,
seduto sul ciglio di quel marciapiede, che guarda l'asfalto, mentre le macchine
dei ragazzi dell'ultimo anno se ne vanno da quell'edificio.
Lo guardo e l'unica cosa che
riesco a fare è sedermi di fianco a lui. Lo sapevo, sapevo che lei aveva
intenzione di lasciarlo, la sera prima mi aveva telefonato e avevo parlato con
la sua, ormai ex, ragazza. Lui sospira e si guarda la mano insanguinata. Aveva
appena tirato un pugno al muro e io mi sentivo un verme.
Mi sentivo qualcosa di
disgustoso, perchè lo sapevo come sarebbe finita, sapevo che lei si
sarebbe comportata a quel modo. Come con tutti. E quella stessa mattina, a
lezione l'avevo visto stare male, soffrire, sentire che qualcosa non andava, e
mi aveva parlato, avevo scherzato con lui, ma non avevo avuto il coraggio di
dirgli nulla, non era compito mio.
Sospirò e alzò
la testa, un sorriso amaro era dipinto sulle sue labbra
mentre lo guardavo. Come avevo sempre fatto. Ma in cuore mio sapevo che
sarebbe stata la fine della nostra amicizia.
Anche se lui non lo diceva ad
alta voce sapevo che mi riteneva responsabile della sua sofferenza. Ero stata
io a fargliela conoscere e sicuramente lui stava pensando che se non fosse
stato per me non starebbe soffrendo a quel modo.
Una parte di me lo
odiò per questo. Non gli avevo detto di mettersi con lei, non l'avevo
obbligato a fare le scelte che aveva compiuto.
Ma non si può tornare
indietro.
Sospirai io, mi voltai a
fissare lo stop, mia madre sarebbe arrivata a prendermi a momenti.
Non riuscivo a dire nulla, la
gola mi si era seccata, ma non era il caldo di giugno a farmi sentire a quel
modo.
Lui finalmente si
voltò e cercò di sorridermi.
-Passerà- disse. -La cosa che mi fa imbestialire sai qual'è? Che mi stavo innamorando veramente di lei...-
Fu come se una lama mi
trafiggesse in quell'istante, ma la mia solita
maschera di perfezione prevalse. L'orgoglio dominò il mio istinto, come
aveva sempre fatto in quegli anni, facendomi arrivare ad essere una persona
inafferrabile. Sorrisi semplicemente, amaramente, e sospirai. -Capisco.-
Non riuscii a trovare altro
da dire. La macchina grigia di mia madre voltò l'angolo e mi sollevai
ripulendomi i pantaloni dalla polvere.
-Non ti dirò di farti
sentire... so che non è nel tuo stile... all'anno
prossimo allora...- parole fredde, quasi superficiali. Uscirono dalla mia
bocca. Erano il mio addio.
-Beh siamo sempre amici no?-
chiese lui ingenuamente, ma sapeva lui stesso di mentire.
-Certo!- gli strizzai
l'occhio e sferrai uno dei miei sorrisi falsi.
Salii in macchina e quel
giorno piansi, in silenzio. Mia madre rispettò per una volta i miei
sentimenti e rimase in silenzio, sapeva che c'era dell'altro
ma nessuno disse nulla.
***Tre anni dopo***
Da quel giorno, l'ultimo
giorno di quarta liceo, la nostra amicizia
finì.
Avevo infranto una delle
regole che mi ero imposta, innamorarmi del mio migliore amico.
Forse era anche per farmene
una ragione che avevo spinto una delle mie migliori amiche ad andare con lui.
In cambio
ottenni solo il disastro.
Dopo la maturità li
persi tutti e due.
Lui, lo sento ancora, ma come
si sentono i conoscenti, una volta ogni tanto, se si ricorda di me, allora mi
saluta.
So che si è fidanzato
ed è innamorato, e dopo due anni di distanza ero felice per lui,
nonostante un piccolo rimorso.
Lei, dopo aver conosciuto la
compagnia sbagliata, la persi. Ora non ci sentiamo più. Ha un ragazzo
anche lei, e ha voluto restare con delle persone con
le quali avevo litigato.
In due anni avevo visto gli
anni più felici della mia vita sfumare nel nulla, e ora, dopo diversi tentativi
e parecchie difficoltà ho ripreso le redini della mia vita.
Quella sera imprecai per
l'ennesima scenata che una ex compagna mi faceva.
La sua lamentela era sempre
la solita: "Non ti fai mai sentire"
In realtà se non mi
facevo sentire era per il semplice motivo che non era necessario sprecare soldi
nel telefono per sentirle elencare quanto le manco, quanto la vecchia scuola
facesse al caso mio e quanto, al contrario, quella nuova era
solo uno spreco di tempo. Poi avrebbe attaccato con le sue suppliche e
infine si sarebbe lamentata dei suoi genitori o della sua compagnia.
Ignorai totalmente la
finestra del pc che lampeggiava. Dopo di lei altre
due persone si stavano lamentando del fatto che fossi sparita nel
nulla per giorni.
Sospirai, a volte mi chiedo
se capiscono che anche se sembro infallibile e perfetta ho anche io i miei
problemi.
Quella settimana i miei
problemi erano un taglio di due centimetri che rischiava di farmi infezione e
due esami da dare entro la fine della settimana.
Poi ecco la chiamata sul
cellulare. Sbattei con forza la penna sulla scrivania e afferrai con rabbia il
dispositivo che portava a chiare lettere il nome "Marco".
Era l'ultimo pazzo
così convinto da poter pensare di riuscire ad incastrarmi.
-Pronto- il tono che usai era
più simile a quello di una persona che veniva
svegliata alle 6.00 del mattino da una chiamata inattesa.
-Che allegria! Allora
è sabato usciamo?- chiese allegro Marco dall'altro capo.
-Ma tu hai già finito
di studiare per l'esame?- chiesi acida, sapendo che essendo del mio stesso
corso aveva i miei stessi esami.
-Ovvio che no! Ma tanto si
passa lo stesso è inutile studiare!- disse allegro.
Semplicemente schiacciai il
pulsante rosso.
Non venite a dirmi che
è maleducato... non dopo la sesta volta in una settimana che me lo
ripeteva.
Tornai sul mio libro, ma non
passarono nemmeno dieci secondi che il cellulare s'illuminò ancora.
-Maledizione!- non risposi e
spensi tutto quanto sbattendo la testa sulle fotocopie cosparse per la camera.
Mi portai le mani nei capelli, solo allora mi accorsi che erano ancora bagnati.
Era luglio ed ero semplicemente esausta. Volevo solo che arrivasse agosto
così da poter sperare di avere un po' di pace.
Pio fu il turno della porta.
Quella sera i miei erano
usciti per una cena e mio fratello era dagli amici per il fine settimana, vista
così sembrerebbe il paradiso... ma il paradiso
per me evidentemente non esiste.
Aprii senza stupirmi di
trovarmi di fronte Marco.
Mi chiedevo perchè
insisteva tanto. Nessuno in 20 anni di vita aveva resistito tanto alle mie
battute acide e ai miei rifiuti. Senza dubbio il ragazzo più
determinato. Ma restava comunque un povero illuso.
-Devo studiare- due parole,
tono gelido e fermo.
-Ma smettila! Sei più
preparata tu del prof!- disse lui, guardandomi esasperato.
-Non è vero! Mi
mancano ancora 400 pagine e poi ho finito! Non intendo mollare ora! E
Lunedì c'è il primo esame!- strillai incrociando le braccia.
-Quanto ci metti a finirle?-
chiese lui scocciato.
-Tutta la sera- sorrisi acida
facendo per chiudere la porta.
-Ti faccio compagnia allora!-
si infilò in casa e mi sorrise angelico.
In quel momento capii che non
sarei mai riuscita a finire quel libro.