Quando la mantide prega la luna

di None to Blame
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Hai ignorato le tacite regole del buon senso, saltellando incurantemente sul confine della realtà.

Hai deciso di credere in quel che vedi quando serri le palpebre.

Una pelle pallida sotto i tuoi polpastrelli e riccioli corvini spalmati sul prato.

Effimeri dettagli, qualcosa che si collega all’onirico solo tramite la sua stessa essenza.
È per questo che decidi di galleggiare solo su quello che i tuoi sensi carpiscono.

Il calore di un cadavere su un materasso d’erba.

Un fiume allegro che ti illude, si prende gioco di te come il sapore fresco dell’alba d’estate.

Un fiore che ti sussurra un nome, una mano che ti carezza il ventre.

E la rugiada si aggrappa alle le sue ciglia scure, lacrime fulgide sputate da un albero.

Un sorriso gli si muove sul volto e qualche parola cade nel vuoto.
 

La razionalità ti picchietta il cranio – la volontà abbandona l’etereo.
 

Il tuo risveglio ti attende con la sua solita dose di sofferenza.
 
E quando il fiume ingoierà il tuo nome, ricordami di piangere in silenzio.












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