srhrdn
Disclaimer
- che avrei dovuto
mettere all'inizio ma io sono alternativa (?): I
personaggi di questa fic - escludendo
quelli originali - appartengono a Satoshi Tajiri,
creatore della serie di videogiochi "Pokémon".
Gli OC appartengono
solo e soltanto agli autori che li hanno creati. Nelle note finali
chiarirò questo punto.
Fatti e personaggi
presenti in questa storia non sono reali e i riferimenti alla
realtà sono puramente casuali.
Questa storia
è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
d
Chapter 3: Cell. c
«Miss
Lucinda, potrebbe cortesemente uscire dalla toilette?»
La frase della
Governante
echeggiava nell'immenso e silente corridoio dal quale era stata
pronunciata. Sembrava, però, che la fanciulla non avesse
udito
quell'educata richiesta.
«Miss
Lucinda, non può continuare a nascondersi da se stessa. Deve
accettarsi per come è.»
Una cascata di lisci
capelli blu
sbucò dallo stipite della porta e, lentamente, il volto
della
ragazza si rivelò alla Cameriera.
«Cosa state
farneticando?» Lucinda la fissava confusa mentre, tramite il
piccolo spiraglio, si poteva scorgere, appoggiata sul lavabo, una
spazzola.
«Non... Non
vi state mascherando per
uscire domani?» In quel momento, si sentiva la donna di
servizio più stupida di Londra.
«No, sto pettinando
i miei capelli appena lavati per dormire, non ho intenzione di
nascondermi dietro una travestimento» il tono era leggermente
offeso e la ragazza, mentre pronunciava quelle parole,
gonfiò il
petto d'orgoglio per la sua bellezza.
E, in effetti, non
aveva tutti i torti.
La carnagione pallida,
degna di una
Aristocratica; la pelle morbida e vellutata; i lunghi e setosi capelli
blu che incorniciavano il suo viso dai lineamenti delicati, addolciti
dalle labbra rosee e illuminati da due grandi e profondi occhi blu
oltremare.
Se c'era una cosa di
cui Lucinda non aveva paura era di mostrarsi in tutta la sua bellezza,
anzi.
Lucinda non desiderava altro.
«Mi... Mi
perdoni, sono stata
eccessivamente impulsiva. Imparerò dal mio errore,
Miss»
la Governante chinò il capo, desolata.
La ragazza la
fissò con superbia, per poi chiuderle la porta in faccia.
«Proprio non
sopporto le
novelline» ringhiò alla sua immagine riflessa per
poi
sciogliere quel cipiglio che le increspava il viso e tornare ad
accarezzare i suoi capelli, intonando una dolce melodia.
«Così,
finalmente, anche lui cadrà
ai miei piedi.»
~
Gary sorrise
vittorioso mentre fissava la bellissima giovane che dormiva al suo
fianco – l'ennesima
giovane.
«Il grande
Oak non sbaglia
mai un colpo» si complimentò con se stesso per il
“premio” appena vinto: un'altra ragazza conquistata.
Le scostò
una ciocca di capelli dal viso: quella volta il trofeo era proprio carino.
I capelli castani le
cadevano
dolcemente sul volto e coprivano i suoi occhi chiusi e le sue guance
tinte di un rosa caramella; la bocca era leggermente aperta e si poteva
sentire il suo calmo e ritmato respiro; il suo corpo fiorente era
coperto dal leggero lenzuolo azzurro che lasciava scoperta solo una
lunga e candida gamba.
Il ragazzo si stava
quasi
dimenticando che la pepata fanciulla coi dolci codini di qualche ora
prima fosse la stessa che, in quel momento, era stesa sul suo letto.
I suoi codini si erano
sciolti come
il suo comportamento estremamente superbo non appena lui le aveva
rivolto la parola e l'aveva portata nelle sue camere.
Il castano fece per
alzarsi quando
un mugolio sfuggì dalle labbra rosse della ragazza e,
lentamente, le sue palpebre si alzarono e rivelarono due grandi iridi
color nocciola.
«Mh,
è già mattina?» brontolò lei
stropicciandosi gli occhi pigramente.
«No, Milady,
ma giunta l'ora che lei vada via, o il mio Tutore si
arrabbierà
sul serio» sussurrò con voce sensuale il ragazzo
all'orecchio stanco di lei.
La giovane si
portò a sedere con fatica, reggendo il lenzuolo per coprirsi
da occhi indiscreti – o
, più semplicemente, dal castano stesso.
«Io non
conosco ancora il vostro nome.»
Lei diede
semplicemente voce ai
suoi pensieri, ma questo sembrò urtare il ragazzo tanto da
farlo
sobbalzare: aveva passato veramente
qualche ora con una donna senza essersi rivelato? Un'azione veramente
poco cavalleresca.
«Io sono
conosciuto come Gary Oak, e lei?»
Si sentiva il Nobile
più
idiota del Regno: chiedere alla fine di una notte di fuoco il nome alla
compagna, la prima cosa da domandare.
«Mia nonna
ha deciso di
chiamarmi Kotone, perciò io sono Kotone Leaf» gli
sorrise
la ragazza, mostrando un'abbagliante dentatura.
L'ottimismo di Kotone
era veramente contagioso, tanto che al Conte sfuggì un
piccolo sorriso.
«Ma, un
momento, tu sei il famoso Gentleman
Gary Oak?» esplose lei mutando la sua
espressione da serena a sorpresa.
Il ragazzo si
gonfiò di orgoglio e mostrò un sorriso beffardo.
«Così
mi chiamano.»
Dapprima gli occhi di
Kotone si
illuminarono poi, così come il luccichio era arrivato, quel
bagliore si affievolì e comparve una sfumatura di malinconia
che
rattristì il suo volto.
«Quindi io,
da adesso, sono una delle tante “conquiste”, non
è così?»
Aveva pronunciato
quella frase con rassegnazione e gli occhi umidi; a quella vista Gary
si addolcì.
«No. Ti
assicuro che ci sarà sempre un piccolo spazio nel mio cuore
per uno splendore come te.»
Quante volte aveva
ripetuto quelle parole messe una dietro l'altra, senza credere
veramente nel loro significato?
Kotone
sembrò rasserenarsi
ma, anche se sorrideva, il ragazzo capì che non si era
veramente
rincuorata: forse doveva smettere di sottovalutare le ragazze con cui
aveva degli “incontri
ravvicinati”.
Le passò
una mano tra i capelli e subito dopo li scompigliò
birichinamente con un sorriso dipinto sulle labbra.
Si ripromise che
quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe illuso una ragazza in
quel modo.
Se lo ripromise per l'ennesima
volta.
~
Touya entrò
in camera sua
sbattendo la porta, dopo aver sentito la Sorella fare la stessa cosa;
ma, a differenza di Belle, Komor si voltò senza perdere il
suo
portamento e la sua espressione composta.
«Io... Io
non so più
cosa fare con lei» sospirò buttandosi sul letto e
svegliando l'Emboar che sonnecchiava lì vicino.
«Scommetto
che lei pensi che
io esista solo per rovinarle la vita» i suoi occhi iniziarono
ad
appannarsi. «Mi odia» concluse mentre una lacrima
minacciava di fuggire, cancellata prima che attraversasse la guancia.
«Meglio essere temuti e
rispettati che amati e oltraggiati»
lo rincuorò con tono estremamente distaccato il suo
Maggiordomo
mentre, con passo felpato, usciva dall'oscurità.
«Questo vale
per tutte le
persone eccetto che per tua sorella» commentò con
sarcasmo
il castano prendendo ad accarezzare il suo fedele e imponente amico.
«Può
darsi, intanto
l'etichetta imposta da sua madre prevede questo, perciò
siamo
impotenti, Signorino» concluse il Maggiordomo.
«Ma...
Komor!» si lamentò lui alzandosi a sedere.
«È
tutto quello che
sono tenuto a dirle, ora sono costretto a congedarla,
Signorino»
si inchinò il ventitreenne dai capelli neri sparendo oltre
la
porta.
Touya
continuò a fissare la
porta per un numero indefinito di secondi, tanto che il suo Emboar
emise più volte dei versi per farlo rinsavire.
Scosse la testa,
lasciandosi cadere all'indietro e facendosi abbracciare dalle lenzuola
profumate di pulito.
«Touko
non verrà mai a sapere quello che provo io e
continuerà a odiarmi, lo so.»
~
Il vento, quella sera,
era particolarmente freddo, e questo Penelope lo aveva capito.
La giovane si strinse
nel suo caldo
– e costoso – mantello nero, accoccolandosi sul
dondolo del
suo immenso giardino.
Quello prese a
cigolare, facendo così sbuffare la ragazza che
creò una piccola nuvola di condensa.
«Per quanto
ancora questo
glaciale Novembre disturberà i miei momenti di
solitudine?» borbottò lei, imbronciandosi.
Con grande
leziosaggine, un felino
di buona famiglia si avvicinò alla sua padrona, sedendole
accanto sul dondolo e facendolo scricchiolare ulteriormente.
«Persian!
Dov'è finita
la tua grazia?» lo rimbrottò lei, temendo che
quell'aggeggio infernale potesse veramente spezzarsi.
Il gatto
mugugnò qualcosa per poi acciambellarsi comodamente e
iniziare a farsi coccolare dalla sua padrona.
Lei roteò
gli occhi,
facendoli poi cadere su un gruppo di ragazzi che correva per le strade
deserte e silenti della periferia.
Certe volte
rimpiangeva la sua
piccola ma appartata villetta in centro, nella quale sarebbe volentieri
ritornata, lasciando immediatamente quella sontuosa villa al limite del
sobborgo.
Li scrutò
mentre quelli si
divertivano a scappare dal loro amico biondo che continuava a
minacciarli di spedirli in prigione, appoggiato da qualche verso del
suo Empoleon.
Incrociò lo
sguardo di uno
di loro, intrecciando i suoi occhi verdi con quelli nocciola del
ragazzo; per un attimo si sentì completamente svuotata, come se
quelle iridi avessero rivelato ogni suo segreto.
Il corvino
continuò a correre, facendo finta di niente, lasciandola
parecchio scossa.
Fissava quel biondino,
così
turbolento da svegliare tutte le persone che lo circondavano, mentre
sul suo volto comparve un sorrisetto di scherno.
Ridacchiò,
burlandosi della loro semplicità e libertà,
facendosi sfuggire però un singhiozzo.
Un singhiozzo di invidia.
Immediatamente, si
portò le mani alla bocca come per impedire agli altri
singulti di fuggire.
Il suo Persian
aprì una palpebra, miagolando qualche parola di rimprovero.
Lei
sospirò, irrigidendosi in una posa composta, come stabilito
dal “Protocollo”.
Riacquistò
il suo tono superbo, giustificando con parole acide quel piccolo segno
di debolezza.
«Non
ti preoccupare, Persian. La loro povertà mi fa solo
ridere.»
~
Barry fece correre per
l'ennesima
volta lo sguardo su e giù per le strade sterrate della
periferia, convinto di aver sentito qualcuno.
Ash, dal canto suo,
continuava a
giocherellare con il suo Pikachu come se niente fosse; il biondo,
allora, si alzò in piedi e affermò con fermezza:
«Ehi, fa'
silenzio. C'è qualcuno» accompagnò
quest'ordine con uno sguardo fiero.
«Mh?»
il corvino bofonchiò, terminando all'istante il suo momento
di svago.
Barry portò
un dito alla
bocca per dirgli di far silenzio mentre, con passo felpato e muto, si
avvicinava a due casse, impilate una sopra l'altra.
Con un balzo le
superò e,
sempre mantenendo quel tono orgoglioso, puntò il dito contro
gli
esseri che si nascondevano dietro gli scatoloni.
«Sapevo che
c'era
qualcun...» la sua voce altezzosa andò scemando,
realizzando che le due figure rannicchiate non erano altro che Empoleon
e Pikachu.
«...Naturalmente
sapevo che
erano loro.» si salvò all'ultimo voltandosi verso
Ash che,
però, guardava con confusione i due Pokémon
dietro il
biondo.
«Che
c'è?»
Il corvino
indicò con un
dito il suo Pikachu, beatamente rannicchiato tra le proprie braccia, e
l'Empoleon del biondo che stava guardando la scena esterrefatto.
Barry si
voltò tremante.
«Ma...
quindi... voi di chi sareste?»
Il piccolo Pikachu
piegò la testa di lato, non proferendo verso; il grosso
pinguino, invece, se la rise sotto i baffi.
Barry era sempre
più
confuso, tanto che continuava ad alternare la visuale dal suo
Pokémon a quello davanti a sé, per poi farla
scivolare
sul Pikachu del corvino che, nel frattempo, si stava avvicinando ai due
nuovi amici.
Chiese qualcosa al suo
sosia,
sfoggiando un bellissimo sorriso; il suo entusiasmo mise di buon umore
l'altro topino che squittì qualche parola con un tono
estremamente...
femminile?
Ash fissò
sconcertato i due Pokémon gialli scambiarsi pareri e
risposte, talvolta ridacchiando.
Pikachu fece per
tornare dal suo padrone – avendo scoperto ormai la
situazione
– quando un particolare lo bloccò: l'Empoleon che
continuava a ridacchiare balzò in aria, arrotolandosi su se
stesso e ricadendo a terra sotto forma di una piccola volpe grigio fumo
sghignazzante.
Barry ebbe appena il
tempo di
rendersi conto della situazione che un urlo squarciò la
calma e
fredda quiete di quella notte.
«ARRIVO!»
Una slanciata figura
si
buttò giù dal tetto di una casa, atterrando
perfettamente
in piedi; la piccola volpe si avvicinò alla sua padrona e le
saltò in groppa.
Barry e Ash, che si
era alzato, si ritrovarono a boccheggiare, sconvolti.
Nel frattempo,
un'altra figura si avvicinò a loro, poggiando le mani sui
fianchi.
«Aria,
quante volte ti devo dire che questa tua “entrata a
effetto” finirà per nuocerti?»
«Lo so,
Julia, ma è troppo divertente!» svicolò
la ramanzina allargando un gran sorriso sul volto.
I due ragazzi si
ripresero, riconoscendo le loro due amiche, e corsero verso quelle.
«Sapevo che
quella Pikachu era tua, Julia» chiarì con
fierezza il biondo, incrociando le braccia al petto.
«Oh
sì, Barry; ne sono
sicura» rise lei sarcasticamente, accogliendo poi in braccio
la
sua affettuosa compagna.
La piccola volpe
saltò in testa al bugiardo, scompigliandogli i capelli.
«Zorua!
Lasciami stare!» si lamentò lui cercando di
staccarsi il piccolo e dispettoso amico.
Gli altri tre risero,
divertiti dalla buffa scena.
«E
Drew?» chiese Aria,
convinta di aver sentito la voce del verdolino poco prima di effettuare
“l'imboscata”.
«Doveva
andare via; domani
sera ha una cena importante» gli fece il verso il biondo,
ricevendo uno scappellotto da Julia.
«Idiota»
commentò quella.
«Allora,
cosa vi va di fare ragazze?» si intromise Ash, esibendo uno
smagliante sorriso.
La castana
sbadigliò, seguita a ruota dal suo Zorua.
«Credo che
qualcuno abbia sonno» commentò la bruna con il
sorriso.
Aria rise imbarazzata,
grattandosi la testa.
«Beh, direi
che è tutto rimandato a domani» concluse Ash
salutando i suoi amici.
«A domani,
ragazze! Magari
riusciamo a riunire tutta la banda!» salutò con un
ampio
gesto della mano il biondo, mentre le due amiche si allontanavano
raggianti.
Dopo qualche minuto,
al corvino sorse un dubbio.
«Chissà
perché sono venute a trovarci. Siamo stati insieme poco
più di cinque minuti.»
Barry mosse la mano
vagamente, senza perdere il sorriso.
«Evidentemente
sono venute a salutarci; mancavo loro troppo.»
Poco distante, uno
Zorua stava correndo freneticamente verso la sua padrona mentre teneva
tra le zanne un cappello.
Aria
ghignò, seguita poi da Julia.
«Questo
Barry lo rivedrà tra un po' di tempo.»
~
Elizabeth
sospirò per l'ennesima volta, ripresa prontamente dalla
sorella.
«Beth! Hai
intenzione di
andare avanti così per molto? Devi rimanere concentrata se
vuoi
preparare un dolce commestibile!»
Il tono terribilmente
accusatorio
ferì la Hamm che, accusando il colpo, sussurrò un
«Mi dispiace» e riprese a mescolare l'impasto della
crema
frangipane.
Charlotte sapeva
essere veramente prepotente, talvolta.
In fondo, stavano
preparando una
semplice Bakewell Tart, niente di eccessivamente complicato, ma la
propensione della giovane nell'impegnarsi a fondo in ogni
attività era ormai nota.
In più a
complicare la
situazione era la tarda ora che ormai era giunta: preparare dolci
intorno alle undici di sera creava seriamente dei problemi di
concentrazione.
«Beth, vai a
prendere le mandorle» ordinò la castana alla
gemella che, sobbalzando, obbedì.
L'insegnate osservava
orgogliosa la scena: le sue allieve si rivelavano veramente esperte.
La preparazione della
torta
proseguiva e ormai era stata infilata nel forno; circa quaranta minuti
dopo era pronta per essere decorata, la parte preferita di Elizabeth.
«Lascio a te
questo delicato lavoro. Sono sfinita» si lamentò
Charlotte massaggiandosi le mani.
La gemella
annuì e
tirò fuori dallo scaffale lo zucchero a velo con il quale
ricoprì la parte superiore della torta, fino a farla quasi
brillare.
Aggiunse poi qualche
scaglia di
mandorla per completare l'opera: si occupava di quel lavoro con la
stessa dedizione che si ha quando ci si prende cura di un neonato.
La capacità delle due
gemelle di completarsi a vicenda è a dir poco strabiliante,
pensò la donna che osservava la scena.
«Cha, ho
finito!» annunciò piena di entusiasmo Elizabeth
mentre preparava tre piatti e tre forchette.
Charlotte la raggiunse
nel giro di
pochi secondi, affamata e curiosa come era; tagliarono tre fette,
porgendone una anche all'insegnante.
Cha portò
il dolce alla
bocca, assaporando il delizioso sapore dell'impasto alle mandorle e
gustandosi il sottile ma succoso velo della confettura di ciliegie.
L'insegnante si
complimentò con entrambe, facendo sorridere Charlotte e
imbarazzare Beth.
La prima, appena la
pasticcera fu
uscita dalla cucina, sbuffò sonoramente e si
lasciò
cadere sulla sedia, ricordandosi che quei compiti da Cameriera non
erano affatto per lei.
Elizabeth sorrise nel
vedere la sorella cambiare così d'umore solo per
arruffianarsi la maestra.
Charlotte
applaudì due volte, assumendo un tono serio e facendo
sbiancare la gemella.
«Bene,
la Governante è fuori, dunque... chi lava i
piatti?»
~
Vera si
stiracchiò allungando le braccia in aria e poggiando con
delicatezza la piuma nel calamaio.
«Signorina,
la cena è
servita» una Cameriera dai corti capelli castani tenuti
ordinati
da un cerchietto in pizzo era comparsa dalla porta.
Il suo comportamento
era composto e rigido, come ogni Governante che si rispetti.
«Sì,
arrivo subito,
Marina» sorrise la ragazza dagli occhi azzurri: erano anni
che le
due si conoscevano e, nonostante tutto, la dipendente continuava ad
avere, con lei, un atteggiamento lievemente distaccato.
Marina si
chinò elegantemente, socchiudendo la porta.
Vera
sospirò profondamente e
si lasciò cadere sul letto, disturbando il riposo della sua
Blaziken che mugugnò qualche verso di rimprovero.
Ridacchiò,
divertita.
«Scusami, ma
dobbiamo andare» la intimò teneramente.
La Pokémon
si rigirò su se stessa, decisa a voler dormire; la ragazza
sbuffò, intuendo la situazione.
«Ho capito.
Come al solito ti
porterò la cena in camera, Miss» la
schernì
rassegnata mentre quella annuiva.
Non appena
poggiò il palmo sulla maniglia della porta una grande
felicità la pervase.
D'altronde, i pasti erano l'unica scusa per uscire dalla sua
“cella”.
~ Angolo di Kikari.
Uiiiiii ~ ♪ *Gira
per casa urlando*
Finalmente sono
riuscita a inserire qualche Personaggio
Originale! :D
Come potete notare non
sono tutti, anche perché avrebbe significato o un capitolo eccessivamente lungo o meno
spazio per ogni OC, e mi sembrava ingiusto
degnare solo di qualche riga questi meravigliosi caratteri.
*-* #innamorata degli OC.
Beh, ne sono comparsi
un po', e posso assicurarvi che nel prossimo ci saranno tutti i restanti;
dopodiché la
storia comincerà a evolversi.
Ah, un piccolo
consiglio: tenete
d'occhio il famoso cappello di Barry perché, come avete
potuto constatare, è parecchio
ricorrente in questa storia. *Si complimenta con Aria e Julia
per l'idea di fregarglielo*
Okay, adesso ampliamo
i Disclaimer
iniziali. uù
Aria Mirror
appartiene a Yume Kourine
Julia Evans appartiene
a Juls_
Charlotte e Elizabeth Hamm
appartengono a Calciatrice_2000
Marina Miyazaki
appartiene a Gwen
Kurosawa
E, infine, Penelope Lennox appartiene
a una mia amica
che mi ha concesso di utilizzarla.
Sappiate
che non mi sono
dimenticata degli altri OC; anzi, il prossimo capitolo
è già pronto - beh, più o meno
- e sono già tutti entrati in scena. :3
Purtroppo dal 29
Agosto al... 9 Settembre (non lo so nemmeno io D:) sono in vacanza - vado in Corsicaaaa 8)
-, perciò probabilmente non aggiornerò prima di
quella data.
Mi
scuso con tutti gli autori che si aspettavano di vedere
il proprio OC in azione, davvero.
çuç
Comunque ora posso
affermare con sicurezza che il
termine per iscrivere il proprio OC è scaduto. Non
accetterò più nessun OC.
Bene. c:
Ringrazio tutte le
fantastiche persone che seguono/preferiscono e recensiscono
assiduamente questa folle idea. Vi
voglio bene ~ ♥
Ora vi lascio a una piccola
curiosità sul capitolo; ho deciso che ce ne
sarà una per ognuno. :3
Grazie ancora a tutti per la
pazienza, davvero.
çoç
~ Lecchan ♪
Curiosità
sul capitolo tre: la scena delle due gemelle intente a
preparare un tipico dolce inglese e uscita fuori dal nulla.
Probabilmente sono stata influenzata dall'Anime che ho finito da poco, Yumeiro
Pâtissière
che, come avrete capito, parla di tanti... tanti dolci!
|