Easy to fall, easy to break.

di willbefearless
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Prologo
 

lately I’ve been waking up alone
The pain splatter tear drops on my shirt
I told you I’d let them go


-Hazel

Cercai stancamente di tenere gli occhi aperti, mettendomi a sedere in modo più composto ed osservando il quaderno di matematica, zeppo di quelli che per me adesso erano solo geroglifici.
"Tesoro, noi andiamo allora" la voce di mia madre, dolce ma allo stesso tempo preoccupata, mi risvegliò dal mio stato di catalessi. Sentii la sua mano sulla mia guancia, e chiusi gli occhi a quel tocco.
"Sì, siamo già in ritardo. Puoi prepararti qualcosa di veloce, oppure ci sono gli avanzi della cena di ieri." sopraggiunse mio padre, mentre entrambi  prendevano le giacche.
Sospirai rumorosamente, poi annuii abbastanza energicamente per quanto mi fosse permesso, per farmi vedere dai miei genitori.
"Comportati come si deve. Ti vogliamo bene, Hazel."
La porta sbattè violentemente, provocandomi una fitta allucinante alla tempia. Portai le mani chiuse a coppa sul viso,  e chiusi un attimo gli occhi. Non ne avevo parlato con i miei, ma dopo essere tornata dalla breve vacanza mi sentivo ancora più stanca, fiacca e, se possibile, meno atletica del solito.
Mi portai con passo leggero nello studio, e presi la mia amata chitarra, l'unica cosa che mi fossi mai azzardata a chiedere per il mio quindicesimo compleanno ai miei genitori.
Da un anno, lei era letteralmente la mia migliore amica. Lasciai scorrere le dita sulle corde, sentendomi felice, appagata come mai in quei lunghi mesi di monotonia estiva. Le note di "Give me love" riempirono la stanza, seguite poco dopo dalle parole, che fluivano veloci dalle mie labbra.

Maybe tonight I’ll call you
After my blood, turns into alcohol
No, I just wanna hold you

Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow



-Harry


Il quaderno era ancora li, bianco ed immacolato come sempre, ed i compiti delle vacanze erano stati trascurati.
Mi buttai di peso sul mio letto, facendo scricchiolare le assi invecchiate, e gettai uno sguardo veloce alla mia camera. Le pareti erano scolorite, le stesse di quando, a cinque anni, scelsi che quella sarebbe stata la mia camera. L'unica differenza da allora, era il letto, sostituito con uno più grande, ed il portatile che aveva trovato posto sulla mia scrivania ingombra.
Mentre pensavo ad una strategia per convincere i miei a farmi cambiare anche il resto della camera, una voce che sicuramente non apparteneva a nessuno della mia famiglia mi colpì. Era melodiosa, cantava le note du Give Me Love di Ed Sheeran. Nonostante la voce avesse un che di angelico alle mie orecchie, suonava triste, quasi malinconica.

" - Lascia la mia palla, lasciala ti ho detto! - stava piagnucolando una bambina, dondolando le treccine bionde. Il suo sguardo era posato sulle mani di Harry, che le aveva rubato la palla e aveva cominciato a spingerla per tutto il parco.
- Se la vuoi, vieni a prendertela Haz! - le urlò ridendo, facendosi inseguire dalla piccola, che ormai piangeva, un pò per l'affanno un pò per la sua povera pallina rosa.
- Sei un bambino cattivo, Harold. Con te non giocherò mai più, non mi rivedrai più. Addio - disse Hazle in tono melodrammatico, come facevano le persone nei film dei grandi. Si riappropriò della palla, e si allontanò. Harry credeva che stesse scherzando, erano migliori amici per la pelle da anni, ma lei non ricomparve. Quella fu l'ultima volta che Harry vide Hazel, la bambina dalle trecce bionde. "


Scossi la testa di colpo, cercando di fare ordine. Cos'era quello? Un flashback? Un ricordo? No di certo. Non ricordavo nessuna bimba del genere, ed un visetto così grazioso chiunque avrebbe faticato a dimenticarlo. Come aveva detto si chiamasse? Non ricordavo.
Avrei voluto saperne di più, chiedere ai miei genitori, ma non avrei ottenuto nulla: quando lavoravano erano entrambi intrattabili.
Intanto, la voce della ragazza aveva smesso di cantare, anche se la chitarra continuava a suonare una melodia triste.
Infilai velocemente le scarpe, presi la giacca ed uscii, seguendo solo quella melodia. Mi fermai davanti ad una villetta, abbastanza vicina alla mia: bianca, con una porta verde ed un bel numero dodici  inciso in pittura dorata. Presi un respiro, e bussai.
Nei cinque secondi che aspettai, la chitarra smise di suonare, e dei passi si affrettarono alla porta che si aprì di scatto. Nel momento esatto in cui la porta si era aperta, la mia bocca aveva fatto lo stesso, disegnando una ridicola 'O'.
La ragazza sulla veranda avrà avuto sedici anni; i capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle, aveva la carnagione chiara, grandi occhi azzurri e labbra rosee e delicate. Nonostante tutto, i suoi occhi esprimevano una tale malinconia, tristezza, che non riuscii a rimanere lì un attimo di più. Me ne scappai letteralmente, e sentii un "vaffanculo" mentre la porta si chiudeva.
Mi guardai indietro, ma di lei nessuna traccia. Cosa mi era successo?


Salve!
sappiate che sono nuova, e che l'omicidio è illegale(?) quindi,
posso solo scusarmi per questa cosa orribile. Nei prossimi migliorerà un pò, promesso.
La protagonista com'è di viso? Lo scoprirete appena caricherò il banner, intanto..
mi farebbe piacere, boh, una recensione anche per mandarmi a fanculo come fa Hazel con Harry, lol.
Non so che dire, quindi..grazie a chi è passato, a chi ha letto e a chi recensirà.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
xoxo, Alice.

 






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