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Caro Potter,
dì la verità, non ti aspettavi una mia lettera, vero?
Come vedi trovo sempre il modo per sorprenderti.
Quanto mi piacerebbe poter vedere la tua faccia in questo
momento: la curiosità sarà lampante sul tuo viso, i tuoi occhi diffidenti
studieranno ogni minima parola di questa missiva per capire se è l’ennesima
trappola, le tue labbra serie saranno premute l’una contro l’altra timorose di
ciò che io posso averti scritto.
Sei sorpreso? Lo sono anch’io… Fino a pochi mesi fa non mi ero
mai reso conto di quanto ci fossimo studiati in sei soli anni di scuola. Parlo
al plurale perché so che anche tu stai immaginando il sottoscritto mentre ti
scrive queste sue ultime parole seduto su in piccolo scoglio sospeso sul mare,
accarezzato dagli ultimi raggi di una calda e soleggiata giornata.
Sei ancora più perplesso, vero?
"Queste sue ultime parole… "?
Sì, non ho scritto male.
La mia vita sta per finire. No, no, non un attacco da parte di
Mangiamorte vogliosi di vendetta per il mio tradimento, e neppure qualche
sorpresina in formato Auror molto in voga negli ultimi mesi. Pensi che io sia
così sciocco e stolto da farmi beccare da incompetenti come quelli
sopraccitati?
Appunto. Sono troppo intelligente e furbo per loro.
Ti starai chiedendo perché ti sto scrivendo. Perché voglio
uccidermi. Spero ti stia chiedendo anche perché proprio io devo uccidermi…
Risposta al primo quesito: scrivo a te perché possediamo la
stessa anima.
No, non sono impazzito, il che è strano visto ciò che i miei
occhi hanno osservato e cosa io stesso mi sono ritrovato a fare. Sei colpito,
vero? Non negarlo. Come ho scritto prima. In sei anni ci siamo studiati così
tanto per scontrarci che sappiamo più cose dell’altro che su noi stessi.
Ti ricordi nove mesi fa cosa accadde? Non ne sei completamente
sicuro… Penso io a darti la conferma: Sectumsempra.
Sembrano passati millenni da quel giorno, da quel bagno… Me la
ricordo la luce che animava i tuoi occhi: era la stessa che albergava nei miei.
Quel lampo veloce che non lascia scampo, quel brivido d’eccitazione che vedi
nello sgorgare del sangue, quel leggero stordimento che ti lascia appagato, quel
tempo all’improvviso bloccato, solo ed esclusivamente tuo.
E poi la mia pelle lacerata… Te lo ricordi tutto quel sangue?
Posso sentirlo ancora zampillare come una nuova sorgente fuori dal mio corpo, le
mie vene pulsare, il mio cuore battere pazzamente…
Se Piton non fosse intervenuto, sarebbe stata la mia fine
purtroppo.
Dico "purtroppo" perché prima non avrei capito.
Le ferite che il tuo incantesimo mi aveva inferto mi hanno
fatto capire la mia vulnerabilità, la mia ingenuità. Io, sempre così protetto,
sempre così sicuro di riuscire, per la prima volta fui fermato realmente.
Violentemente. E ho avuto paura. Ciò che stavo facendo, tutte quelle convinzioni
e presunzioni e comportamenti in cui fin da piccolo avevo imparato a credere e
ad emulare, mi stava portando alla morte certa. Anche il passare dalla tua
parte, però, mi avrebbe portato alla morte.
Mi dai del codardo?
Beh, io mi do invece del fortunato: posso scegliere se morire o
meno per mano di altri, senza orgoglio, senza giustizia, senza coraggio, oppure
se finire io, di mia volontà, diciotto anni solo esistiti e mai vissuti. A
differenza mia, tu non hai possibilità…
Ma si sa, da sempre la tua vita è stata una sfiga, non c’era da
aspettarsi altro per te, no?
Vedi, la mia vita è sempre stata impostata, regolata secondo
norme fisse, impiantata nel cervello, come una pianta carnivora che ha divorato
tutti i miei tentativi di ribellione.
Ho provato, riprovato e tentato, per poi sempre arrestarmi
prima, senza forze, sconfitto, abbattuto. Incatenato, proprio come te. Una
marionetta vuota.
Anche tu non riesci e non puoi tirarti indietro.
Ma c’è una piccola differenza: se muoio io il mondo può
continuare a battagliare. Se invece muori tu… beh, lasci tutti quanti nella
merda.
Sai, anche ora che sto per morire ho paura… Non so proprio
decidermi, vero?
In qualche modo sono possessivamente attaccato alla vita. Ma
per me la vita non è mai esistita. Quindi non potrei nemmeno volerla… sarebbe
l’unica cosa che mi è sempre mancata. Oltre forse alle emozioni…
L’unica soluzione è proprio il suicidio, mi sa. Chissà, magari
finirò dritto spedito nel girone di Lucifero, e allora sì che ci sarà da
divertirsi. La mia pelle delicata, già deturpata da un orrendo tatuaggio così
fuori moda, sarà rosa dalle fiamme dell’Inferno fra un po’, lo so. Per me non
c’è spazio per i redentori.
E voglio proprio salutare questo mondo del cazzo a cui io sono
comunque fottutamente affezionato scrivendoti!
L’ultima sfida! Me la concedi? Prima di far volare il gufo che
ti ha consegnato la lettera e cacciarmi giù da questo scoglio, fra le onde
chiassose e continue che mi fanno da sottofondo in questo momento.
Vinci.
Vinci la guerra, tira fuori il tuo potenziale magico, sguaina i
tuoi artigli e fai tremare il mondo, anche a costo della tua stessa vita.
Se ce la farai, ti sarai meritato davvero l’onore di avermi
avuto come nemico per tutto questo tempo. Altrimenti segui il mio esempio. Non
meriteresti di stare al mondo.
Con profondo odio e maturato rispetto,
Draco Malfoy
§ - §
"… Concludiamo la pagina di cronaca annunciando che è stato
ritrovato questa mattina il cadavere tumefatto di un giovane e sconosciuto
ragazzo biondo di circa vent’anni nei pressi della costa marsigliese. Non si sa
ancora se si tratti di omicidio o di un atto suicida, ma l’autopsia fornirà
presto i dettagli necessari per la comprensione del caso…"
§ - §
- Avada kedavra!
Due lampi di luce verde partono contemporaneamente dalle due
figure nere stagliate nell’oscurità di quel tramonto invernale, lassù, su quel
colle brullo e un po’ scosceso, tipico della campagna inglese.
La neve grigiastra, al passaggio del velocissimo lampo magico,
si tinge di un verde inquietante.
I due lampi però si scontrano, entrano in contatto e si
uniscono in una morsa infendibile per qualsiasi altra arte magica.
Le due figure finalmente alzano i loro volti e si osservano
spaventati e impauriti per questa reazione involuta delle loro maledizioni. Ma
il guizzo di vendetta in un paio d’occhi smeraldo è la fine di tutto.
Il punto di congiunzione tra le due maledizioni si deforma,
quasi come un piccolo peso di piombo che si scioglie per un improvviso soffio di
calore, e si ingigantisce, si modifica, fino ad assumere la forma di una punta,
simile a quella di una freccia, e, dapprima lentamente, come un treno che si
avvia per uscire dalla prigione di cemento della stazione, poi sempre più
veloce, sempre più veloce, come lo stesso treno che corre felice per la
brughiera dai colori del bronzo e delle pietre preziose più pure, si dirige
verso una delle ombre di corvo, la più alta.
Gli occhi dilatati dalla paura e dall’incertezza…
La freccia di potere magico trapassa il grande corvo da parte a
parte, senza vie di salvezza. Lo squarcio nato nel petto si illumina, e la
ferita si ingrandisce sempre più, fino a creare una grande crepa lungo tutto il
corpo. Il mantello che lo avvolge, come se fosse stato colpito da acido
corrosivo, evapora, mandando sibili e grida lancinanti, simili a latrati di
animali agonizzanti, mostrando finalmente la vera identità del grande corvo: un
uomo, troppo vecchio per pentirsi dei propri peccati e sconvolto nel cuore
dall’infantile paura di morire. La luce proveniente dallo squarcio avvolge
completamente l’uomo, circonda il cranio completamente calvo, stende un velo
sopra quegli occhi rossi colmi di agghiacciato terrore, entra dentro l’antro
della bocca spalancata dall’orrore della sconfitta, della SUA sconfitta.
Voldemort non si vede più, inghiottito ormai da quella luce
verde, sempre più compresso… finché con un boato assordante non esplode, proprio
come una stella, una stella nera, alla fine della sua vita.
L’onda d’urto che ne segue è molto potente, e Harry Potter,
l’altro corvo, quello più piccolo, ma in possesso di un’arma più potente
dell’odio, viene gettato all’indietro sul prato del colle ormai scurito dalla
notte.
Cade di schiena, rompendosi quel braccio già tagliato dalle
torture infieritegli da Voldemort, nel tentativo di ripararsi la testa
dall’impatto con la terra. Il boato lo investe in pieno, lo rovescia, e lo
lascia senza fiato appena tocca terra. Harry riesce a malapena ad alzare lo
sguardo verso il punto vuoto in cui prima c’era colui che lo aveva prescelto
come suo eterno rivale quella notte di diciassette anni fa, uccidendo i suoi
genitori, prima di crollare definitivamente esausto a terra. Sente le costole
spezzarsi, i suoi polmoni graffiarsi e tagliarsi. Il suo respiro inizia a sapere
di sangue. Nella sua semi-incoscienza riesce a sentire delle voci circondarlo,
delle ombre si prolungano grazie alla luce della luna lungo tutto il suo corpo,
ma nella sua testa è presente solo un messaggio.
"HO VINTO! HO VINTO! HO VINTO!".
Il battito del cuore pian piano si arresta, il respiro sempre
più faticoso, la bocca spaccata e aperta per rantolare; Harry però non sente
nulla, vede soltanto laggiù, sull’orlo della collina, una giovane figura di un
ragazzo dai capelli color della luna e dai due intensi occhi grigi, profondi e
strafottenti, completi di una piccola ombra di un vecchio ghigno, nato per una
lontana scommessa.
E Harry sorride.
Ehm ,come dire... ci sono andata giù abbastanza pesante,
per essere la mia prima fic di Harry Potter... Ho seguito solo il mio animo, e
visto che oggi era nero, disilluso e codardo, perchè non scrivere per
sfogarsi? Prima di lanciarmi qualche ingiuria e maledizione sul serio, ma
anche pomodori e uova marce, se li trovate a un prezzo decente, lasciatemi dire
che i personaggi, ahimè, non sono miei, ma da Sua Maestà Rowling (e sappiate che
se fossero miei, e REALI, soprattutto... lascio a voi l'immaginazione).
Chi se la sente dunque a lasciarmi un piccolo
commentino?
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