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Work's colleague
Entrai di corsa nell’ufficio, per recuperare la mia giacca e la borsa.
Ero già in un ritardo pazzesco: tra venti minuti mi sarei dovuta
trovare con Trent, il mio “fidanzato”, a cena da
O’Mallis, dall’altra parte della città.
Sì, in pratica questo era il suo modo per scusarsi.
Qualche settimana prima mi aveva tradita, con una mia ex compagna di college, che io non sopportavo.
All’inizio mi ero arrabbiata un sacco, poi, alla fine, dopo
avermi spiegato che era totalmente ubriaco, quando l’aveva fatto,
decisi che era meglio “dimenticare” tutta questa faccenda e
perdonarlo.
In fondo, diciamoci la verità: una come me, cosa poteva trovare
di meglio? Almeno Trent era un ragazzo simpatico, carino, dolce che mi
amava… Sì, bhe… almeno lo speravo.
Raggiunsi l’ascensore, premendo l’intera mano sul pulsante rosso al suo fianco.
Dai, ma quanto ci voleva per far salire ad un apparecchio elettronico otto piani?
Picchiettai il piede a terra, soffiandomi il fastidiosissimo ciuffo di capelli che si era posato sulla mia fronte.
Ad un certo punto, proprio quando le porte si aprirono, una mano mi fermò.
“Ehi, splendore” Mi voltai, irritata.
Era Duncan Il mio collega che si divertiva tantissimo a darmi il tormento… Che strano.
“Ora non ho tempo, devo scendere.” Dissi, acida.
Il moro fece una smorfia.
“Ehi, non si parla così ad un amico!” Rispose, seguendomi dentro l’ascensore.
Perfetto, mancava solo lui a fare aumentare il mio nervosismo.
Gli sorrisi, ironica.
“Infatti, ma tu non sei un mio amico, sei solo un grandissimo
rompipalle, e questo mi da il diritto di parlarti in tal modo!”
Allungai il dito, per premere il bottone con su scritto PT, Ma il mio compagno ci si mise davanti, letteralmente.
“Oh oh, qualcuno è di pessimo umore oggi.. Fammi indovinare, devi uscire con quel tipo, Rent, Kent…”
“TRENT..” Sibilai.
“.. Lui si chiama Trent! E ora, se non ti dispiace, ho solo
quindici minuti per arrivare dall’altra parte della città,
quindi… CAVATI DA Lì!” Gridai, sull’orlo di
una crisi isterica.
Duncan alzò gli occhio al cielo, spostandosi.
“Ok.. Stai calma” Scossi la testa, poi ciccai il bottone.
Sia io che il mio “amico”, restammo in silenzio per
svariati secondi, poi di colpo, la ciliegina sulla torta:
L’ascensore si bloccò.
Sobbalzammo, per l’urto, e a me caddero a terra il cellulare e la
cartellina che, ovviamente, era piena di foglietti di carta che si
sparsero per tutta la “cabina”.
Ansimai, fiondandomi a raccogliere la roba.
“Cazzo! Questa proprio non ci voleva..”
Tentai di comporre il numero del mio “fidanzato”, ma non c’era campo.
“NO! Non c’è neanche campo..”
Il mio respiro si faceva sempre più affannoso, e sentivo gli occhi che mi bruciavano.
Evidentemente, il ragazzo al mio fianco se n’era accorto.
“Gwen, tutto ok?” Domandò, avvicinandosi.
E lì, fra le braccia di Duncan, scoppiai a piangere, proprio come una mocciosetta di sei anni.
“No, non và per niente bene, Duncan; Stò
continuando ad uscire con il ragazzo che mi ha spezzato il cuore,
perché ho talmente poca stima di me stessa, che non riesco ad
immaginare nessun altro uomo che possa, e potrà mai, essere
interessato a me, Chris mi ha caricata di lavoro, e non ho idea
di quando troverò il tempo per farlo, in più sono
claustrofobica, e bloccata in questo posto!” Strillai: ormai ero
esplosa.
A quel punto, ero convinta che il moro si sarebbe allontanato e
infilato le cuffie dell’ipod, lasciandomi alla mia più
totale disperazione, invece mi abbracciò, accarezzandomi la
schiena.
“Allora, tanto per cominciare quel Trent è un coglione.
Non solo io non andrei a cena con lui, ma chiamerei un amico per
pestarlo a sangue..” Mi scappò una risatina.
“In secondo luogo…” Continuò, prendendo la
mia faccia fra le mani e fissandomi intensamente negli occhi.
“Devi guardare e concentrarti su qualcos’altro, ok? Respira
profondamente e vedrai che andrà tutto bene… Invece, per
il lavoro, non ti preoccupare; ti aiuterò io domani mattina,
appena rientrati in ufficio.”
Wow, non avevo mai notato quanto fossero belli ed intensi gli occhi di
Duncan.. Forse perché ero sempre stata occupata a cercare di
evitarlo.
“Ho già schiacciato il bottone del soccorso, tra pochi
minuti le porte si riapriranno.” Sussurrò, facendomi
sdraiare e portando la mia testa sulle sue gambe.
“Meglio?” Mi asciugai le ultime lacrime che stavano scendendo sulle guance, e annuii.
“Sì, grazie..”
“Figurati..”
Trascorsero dieci minuti, in cui restammo zitti, poi io intervenni.
“Non posso..”
“Cosa?”
“A proposito del discorso di prima.. Anche volendo, non posso
chiedere ad un amico di pestarlo perché pure loro, vedendo la
ragazza con cui mi ha tradita, gli darebbero ragione..” Ammisi.
Heather non era certo quella che si poteva definire la classica “cessa”.
Il ragazzo sorrise.
“Lo faccio io!”
“Eh?”
“Sì, lo prendo a pugni io! Tranquilla.. Non penso proprio
che quella tizia, chiunque sia, riesca ad essere più carina di
te..” Avvampai.
Quello.. Era forse un complimento?
Stava dicendo che ero Carina?
Tossii, agitata.
“Ti ringrazio, ma… Ecco.. Carina?” Ok, non mi era uscita tanto bene.
Duncan scoppiò a ridere.
“Sì… Ti trovo decisamente carina.”
Ora avevo la certezza che mi avesse fatto un complimento.
Mi alzai, di scatto, e lo osservai.
“Perché?”
“Come, scusa?”
“Perché mi trovi carina? Tu.. Tu a lavoro non fai altro
che tormentarmi, mi rompi sempre le scatole, ed ora.. “ Non
conclusi neanche la frase; ero troppo imbarazzata.
Il moro fece spallucce.
“Forse è il mio modo per dirti che, sì, ecco..” Non stava per dire quello che credevo, vero?
“Fai male ad avere così poca autostima, perché non
è affatto vero che NESSUN ragazzo potrebbe interessarsi a te; se
solo volessi, potresti trovartene mille, ti basterebbe schioccare le
dita.” Rimasi letteralmente a bocca aperta. No, ma allora…
Di colpo le porte si riaprirono, e la luce dell’ingresso ci illuminò.
Si era sbloccato!
Scattai in piedi e il mio cellulare squillò.
“Pronto?” Domandai, con la voce ancora un po’ rotta.
“Gwen, amore? Dove sei? Stò iniziando a preoccuparmi, sono
già le nove e quarantacinque!” Impossibile! Ero rimasta
chiusa con il mio collega nell’ascensore.. Per ben
mezz’ora?! Il tempo era volato..
Mi voltai verso Duncan, poi mi morsi il labbro inferiore.
“Io… Ero rimasta bloccata al lavoro, e..”
Poi ragionai: io non gli dovevo assolutamente nessuna spiegazione! Ridussi gli occhi ad una fessura e sibilai.
“Adesso arrivo…” Poi uscii di corsa dall’edificio.
***
“Ahah Gwen, ti giuro che sei fantastica! Dai, raccontamelo un’altra volta!”
“Ma è già la terza!”
“Ti prego!” Continuò ad insistere, il moro.
“Ok… Allora, uscita dal palazzo, ho preso il primo taxi
possibile e sono arrivata da “O’Mallis”, dove dovevo
incontrarmi con Trent. Non appena mi ha vista, lui mi è corso in
contro allargando le braccia, come per darmi un abbraccio, e io…
Gli ho tirato un pungo in piena faccia, dicendo…”
“ –Tra noi è finita! Se ti servono dei fazzolettini,
per asciugarti le lacrime, vai pure a cercare nel reggiseno della tua
troietta, idiota!-“ Concluse Duncan, al mio posto.
“.. Esatto” Mi abbracciò.
“Grande, davvero! Io non avrei saputo fare di meglio. Certo, se
non ammazzarlo di botte!” Ricambiai l’abbraccio, sorridendo.
Inutile dire che, dopo quella”scenata” al ristorante, ero andata a casa di Duncan.
Ci eravamo messi a parlare per due ore intere, bevendo birra e scherzando.
Stavo veramente bene con lui.
“Allora..” Intervenni io, ad un certo punto.
“Tornando al nostro discorso di prima…” Il mio compagno sorrise, malizioso.
“Sì?”
“Conosci qualcuno.. A cui piacerebbe uscire con me?”
Lo osservai, estremamente sensuale.
“Sì, uno sì… Ed è parecchio carino…”
“Sul serio? E chi sarebbe?” Mi informai, scuotendo la testa.
Duncan mi fece appoggiare il bicchiere che tenevo in mano, si avvicinò paurosamente a me, poi sussurrò, malizioso.
“Hai presente quello che ti rompe sempre al lavoro?”
E da quel giorno, vi assicuro, non mi sono più lamentata di lui... In nessun senso.
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