THE MUSIC BOX
by Chiiaroscuro
tradotta da CaskaLangley
A diciotto anni, Sora pensava di poter finalmente riposare. Avevano trascorso
la parte migliore di quell’anno e mezzo a casa, felici di provare -e riuscire- a
recuperare pezzi rassomiglianti alla vita che avevano un tempo; prima dei
Keyblade, dei castelli, degli Heartless. Riku era stato distante e scostante
all’inizio, ma un anno dopo era seduto sull’albero accanto a Kairi. Le loro dita
erano delicatamente intrecciate mentre Sora, appoggiandosi contro l’albero, li
osservava. Inclinò indietro la testa e rivolse loro un sorriso: "E’ perfetto".
Sotto quel confortante velo di calore, con il suono e il profumo dell’oceano,
entrambi non poterono fare altro che annuire.
--
Ansimando per riprendere il respiro, ignorando i richiami di Selphie, Kairi
si arrampicò sulla collina dove Tidus e Wakka stavano giocando a Blitzball,
finché non riuscì a vedere il luccichio di capelli argentei al loro albero.
Interruppe bruscamente la discussione che i due ragazzi stavano avendo, e
Sora preoccupato le posò una mano sulla spalla e le chiese che cosa non andasse,
per poi trovarsi la bottiglia davanti alla faccia.
Per un breve momento fu certo che il suo cuore si fosse fermato. Il sigillo
reale solitamente significava notizie che avrebbe preferito non dover ricevere.
La sua mano la afferrò contro la propria volontà, la stappò, e passòle dita sul
sigillo.
"Che cosa dice?" domandò Kairi ancora senza fiato, appoggiandosi contro la
sua spalla per leggere la lettera. Restando in silenzio, Riku fece lo stesso
sull’altro lato, e i loro occhi insieme scorsero attentamente la calligrafia
accurata e fluente.
Sora,
prima di tutto e soprattutto, mi dispiace infinitamente che il motivo per cui
ci ritroviamo a contattarti dopo tanto tempo debba essere una così terribile
notizia; credo di dover andare semplicemente al punto. Re Mickey, qualche giorno
fa, ci ha lasciati. Se per favore potessi venire al castello ti verrà spiegato
tutto con calma. In un paio di giorni, Donald e Goofy verranno a prenderti. La
principessa Kairi può venire con te, se lo desideri.
- Regina Minnie
Sora stava ancora fissando sconvolto la lettera quando sentì Riku ritrarsi
lentamente. In un secondo la lettera era per terra e Sora lo stava guardando,
serio: "Vieni anche tu."
"Hai letto la lettera, Sora, è indirizzata a te e-"
"Tu", dichiarò Sora, chiaro e preciso, "vieni. Con noi. Puoi dire quello che
vuoi, ma verrai. Non ce ne andremo lasciato indietro, Riku."
Kairi annuì prendendogli la mano: "Abbiamo promesso, ricordi?"
Riku annuì lentamente. In qualche modo, lo commuoveva che la loro amicizia
avesse avuto immediatamente il sopravvento persino su una morte, anche una
importante come quella del Re.
"Va bene."
--
Mentre schiacciava l’ultima maglietta in valigia, e si guardava attorno per
stabilire se non avesse bisogno di altro, Sora si era reso conto che fare le
valigie in silenzio era più dura di quanto non avesse immaginato.
Avevano deciso che non avrebbero perso tempo in lunghe discussioni con i loro
genitori in merito alla loro partenza; avrebbero lasciato un semplice biglietto,
altrimenti non avrebbero mai avuto il permesso di lasciare le loro stanze.
Siccome stava cercando una delle sue scarpe sotto il letto non fece
abbastanza attenzione al rumore di passi che salivano al piano superiore, ma si
accorse invece subito del rumore della porta che si apriva, e si alzò di scatto,
con gli occhi spalancati e la scarpa nascosta dietro la schiena.
"…stai…stai facendo le valige. Perché stai facendo le valige?" domandò
lentamente sua madre. I suoi occhi scorrevano sulla stanza ormai mezza vuota. "Sora,
cosa sta succedendo? Perché stai mettendo in valigia tutti i tuoi vestiti? Anche
le scarpe…"
Con la bocca che si muoveva senza emettere nessun suono, Sora cercava
nervosamente una valida risposta, mentre le dita ancora stringevano forte le sue
scarpe. Quando la donna vide il post-it attaccato alla mensola non esitò un
attimo ad andare a staccarlo. Sora poté solo buttare le scarpe in valigia,
mordendosi le labbra e cercando un modo qualsiasi per uscire da quella
situazione.
"Mamma, io…"
"Te ne stai andando" disse debolmente - il bigliettino cadde fluttuando sul
pavimento come un uccello morto. Sora si sentì torcere lo stomaco vedendo le
lacrime brillare negli occhi di sua madre, ma strinse ugualmente i manici di una
delle sue valigie.
"Volevi andartene senza dirci niente, volevi semplicemente…andartene? Di
nuovo?"
"Mamma, non ho scelta. Ho un dovere da compiere. Non ve l’ho detto perché non
posso spiegarvelo, e non possono nemmeno gli altri, non importa quanto ce lo
chiediate. Io…mi dispiace davvero tanto."
Fece qualche passo e la abbracciò senza forze. Non poté non notare quanto
fosse più alto di lei, ormai; perché non se ne era mai accorto, prima?
"Cercheremo di tornare."
Sua madre si aggrappò forte a lui, come se credesse che stringendolo
abbastanza sarebbe riuscita a trattenerlo, ma lo costrinse solamente a togliersi
gentilmente le sue mani di dosso e ad allontanarsi il più possibile.
"Mi dispiace tanto. Vorrei non dover partire…" – e non voleva davvero, perché
era felice, lì. Felice della vita tranquilla su quelle isole, felice di quella
vita che significava niente più battaglie, ad eccezione delle brevi risse con
gli altri ragazzi sulla spiaggia. Non avrebbe voluto lasciare ancora una volta
tutto quello, ma aveva delle responsabilità, e non poteva ignorarle.
"’bye" disse finalmente, perché nient’altro sembrava appropriato. Non ci
sarebbero stati ‘Tornerò, promesso!’ perché nessuno di loro poteva sapere
se sarebbe stata la verità.
L’anziana donna provò ad afferrarlo, dicendo appena il suo nome tremolante e
strozzato, ma lui scivolò via e scese al piano di sotto, desiderando di essere
sordo per poter ignorare i pianti disperati che invece sentiva così chiaramente.
Suo padre era mezzo addormentato sul divano, ovviamente inconsapevole del fatto
che sua moglie fosse in lacrime al piano di sopra, e si risvegliò appena per i
passi che come tuoni scendevano le scale.
"Sora? Esci?"
Sora si immobilizzò per mezzo secondo, ingoiò duramente e lanciò con un
grido: "Mi dispiace!"
Le valige erano pesanti, ma non poteva portare dietro meno roba, visto e
considerato che non aveva idea di quanto sarebbero stati via. Anni di fughe e
combattimenti l’avevano messo in forma, e questo, unito all’abilità nel correre
veloce, lo portò rapidamente alla spiaggia, dove Kairi stava già aspettando. Era
seduta su una delle sue valige, e si copriva gli occhi dalla luce del sole
calante.
"I miei genitori—mia madre" ansimò, guardandosi dietro le spalle come temendo
che lo avessero raggiunto "Mi hanno beccato. Potrebbero dirlo ai tuoi, o ai
genitori di Riku."
Kairi spalancò gli occhi e spostò la sua attenzione dallo stretto tragitto
tra i cespugli verso l’oceano. Sembrò più tranquilla, quando vide Riku arrivare
nello stesso momento in cui Sora disse con un sospiro di sollievo: "Riesco a
vedere la nave."
La Gummiship si librò per un momento sul mare. Riku si avvicinò a Sora, e
tutti e tre si protessero gli occhi dalla danza di sabbia che si sollevò quando
l’aeronave dai colori sgargianti atterrò, attutendo l’impatto sulle quattro
lunghe gambe metalliche. Il tempo per il portello di aprirsi e far uscire i due
occupanti, che Sora si scagliò ad abbracciare il capitano delle guardie e il
mago di corte più forte che poteva, ridendo quando Donald avanzò una mezza
protesta incerta mentre Goofy gli scompigliava i capelli.
"Dobbiamo partire subito" disse Donald dopo essersi staccato dal brunetto. Un
attimo dopo, quando si accorse della presenza di Kairi, si inchinò e Goofy lo
imitò goffamente -non era abituato a muoversi su quella sabbia sdrucciolevole. A
differenza di qualsiasi saluto formale avesse rivolto agli altri due, gli occhi
del papero si strinsero quando si accorse del ragazzo alto dai brillanti capelli
argentati.
"Abbiamo posto solo per due."
Tutti quanti guardarono l’enorme Gummiship. Goofy alzò una mano per dire
qualcosa, ma Sora era già scattato tra Riku e il papero: "Ci sono un sacco di
camere Donald, lo so benissimo. Sono stato su quella nave, vi ho aiutato a
costruirle" disse, la sua voce era tranquilla ma ben forte, affinché tutti
potessero sentirlo "Ci siamo fatti la promessa di non separarci mai più, e non
ho intenzione di non rispettarla solamente perché tu hai qualche problema con
lui. E’ tutto o niente."
Donald arruffò le penne ed emise un lamento seccato, ma si girò e fece a
tutti cenno di entrare nella Gummiship. Non ci misero molto a sistemarsi; Riku e
Kairi occuparono il retro. Il primo si era buttato a penzoloni su una delle
sedie vuote, mentre Kairi si tolse i sandali e si sedette con le gambe
incrociate, sorridendogli come se non ci fosse niente che non andasse, come se
non stessero lasciando le loro case ancora una volta. Incontrando i suoi caldi
occhi lilla, Riku sentì un sorriso esitante affacciarsi sulle sue labbra, che
crebbe quando Sora smise di parlare con i due animali e i motori cominciarono a
rombare di vita.
Mentre si passava una mano tra i capelli disordinati, Sora sobbalzò nel
sentire due piccole mani afferrare una delle sue cinture e trascinarlo dove
Kairi era seduta. "Facce felici" disse in un tono falsamente austero, ridendo
dolcemente quando Sora sospirò forte e le si sistemò con attenzione in grembo,
assicurandosi di non pesarle troppo addosso. Dandole un bacetto sulle labbra si
scompose e finì per schiacciarla troppo, sospirando rumorosamente.
"Ooh, Sora, scemo ciccione, vai a sederti su Riku!"
"Kairi, questo è così…" Sora si asciugò una finta lacrima e si alzò
risentito, poi andò dov’era seduto Riku. Anche se aveva scosso la testa
all’idea, Riku gli porse la mano e gli sorrise quando lui gli si sedette in
grembo e gli cinse il collo con le braccia. "Ha ragione" lo stuzzicò a voce
bassa "Stai diventando pesante, forse dovresti--"
"Piantatela di muovervi tanto là dietro!" starnazzò Donald, sgridando i tre
ragazzi "Mi farete schiantare la nave!"
Sora si sporse da dietro l’angolo, mentre una calda mano di Riku gli
tratteneva i fianchi per non farlo cadere "Sei il miglior pilota di Gummi Ship
che ci sia, Donald, lo so che non ci schianteremo."
Il frusciare arruffato delle penne e i versi soddisfatti fecero ruotare gli
occhi a Kairi, mentre Sora sorrise innocentemente, rilassandosi contro Riku.
La ragazza dai capelli rossi continuò a lungo a cambiare posizione,
appoggiando assonnata la testa contro il muro nella vana speranza di riuscire a
dormire un po’ prima di arrivare al castello.
Riku restava fermo e in silenzio, e Sora si limitava ad accarezzargli il
collo con le dita e a giocare con la zip della sua giacca bianca e gialla. "Ri,"
cominciò soffice, con la testa posata sulla sua spalla affinché nessun’altro
potesse sentire la loro conversazione, "Stai bene?"
Ecco. La domanda che avevano evitato di fare fino a quel momento. Sapevano
benissimo che Riku e il Re ne avevano passate molte insieme, e lui lo aveva
tratto in salvo dalla morsa dell’oscurità più di una volta.
"E’ difficile pensare che sia morto, sai?" disse Riku, tranquillo. Strinse
Sora in vita con entrambe le mani, mentre le dita gli accarezzavano un fianco.
"Non ci riesco…lui mi ha aiutato così tanto, e…"
Sora annuì, desiderando che ci fosse qualcosa da fare per rendere le cose
meno difficili, qualsiasi cosa, ma non poteva porre alcun riparo al tempo, né
alla morte. "Mi dispiace."
Riku non rispose subito; premette le labbra contro la sua nuca e si ritrovò a
mormorare "Sora…è morto perché l’oscurità gli ha divorato il cuore. Chi può dire
che la stessa cosa non--"
"Non lo permetterò" sussurrò lui con assoluta risolutezza, alzando la testa e
toccandogli una spalla "Riku, non lo permetterò. Non lo permetterò, non lo
permetterò, non lo permetterò, non lo--" le labbra premute gentilmente contro le
sue fermarono la cascata di parole. "Non lo permetterò, Riku."
Riku annuì ancora, silenziosamente. Non disse che la possibilità era comunque
concreta, e che non esistevano proteste a sufficienza per cambiare le cose.
--
Sora scese dalle gambe di Riku non appena cominciarono l’atterraggio e andò
nella parte anteriore della nave, da dove la vide fluttuare sopra l’insenatura
d’ancoraggio. Si stiracchiò, facendo scrocchiare tutta la schiena, premette il
bottone per far aprire il portello e oltre alle proprie prese una delle valigie
di Kairi, prima che lei potesse protestare. Donald e Goofy la seguirono, e il
primo sospirò quando la principessa colpì Sora con uno dei suoi bagagli per
punirlo di aver preso le sue cose quando sarebbe stata benissimo in grado di
farlo da sola.
Un attimo dopo Donald realizzò di essere più felice di quanto non avrebbe
immaginato; quei due avevano subito portato un po’ di colore nell’ombra di lutto
che avvolgeva il castello. Ma quell’altro…Donald aggrottò la fronte, ignorando
con qualche borbottio l’oscuro Keyblade Master. Non gli importava se il Re e
Sora si fidavano di lui; restava il fatto che avesse provato ad ammazzarli, e ci
voleva più di qualche parola per convincerlo che all’improvviso, nel giro di un
istante, non sarebbe stato pronto ad ucciderli tutti.
Il sole era già tramontato al Castello Disney, e le uniche luci provenivano
dalle torce brillanti che riflettevano il bianco polito dell’edificio; nemmeno
Chip e Dale sembravano più da quelle parti, a quell’ora. Quando entrarono nel
castello, tutti i presenti erano fermi e in silenzio, fatta eccezione per un
coniglio elegantemente vestito che si avvicinò a loro e li squadrò, muovendosi
velocemente e torcendo il naso. Solo la sua voce era controllata e rigorosa come
sarebbe dovuta essere: "Devo supporre che questi siano gli ospiti?"
"Ahyuck, questi sono Sora, Kairi e Riku" rispose Goofy sorridendo.
Gli occhi del coniglio erano rimasti aperti e tranquilli al suono dei primi
nomi famigliari, ma all’ultimo scivolarono bruscamente verso il basso, e
cominciò a sistemarsi il panciotto. "Perdonatemi Keyblade Master, Principessa…"
disse con una voce diventata improvvisamente umile "Non avevo realizzato chi voi
foste. Siete più che i benvenuti qui." i suoi occhi scivolarono sul ragazzo
accanto a loro, che restava stranamente quieto "E il vostro…ospite,
naturalmente."
Sora si sforzò di fare un sorriso, in imbarazzo. Non era ancora abituato al
rispetto che le persone gli usavano, da quando il suo nome era diventato
conosciuto ovunque. "Grazie" rispose, sperando che il suo tono di voce non
tradisse né la stanchezza, che improvvisamente sentiva, né l’insicurezza sul
comportamento da tenere.
"Sta venendo tardi" disse Donald incrociando le ali "E’ meglio se mostri loro
le stanze, gli spiegheremo tutto poi."
"Certamente" il coniglio fece un altro inchino, si girò e si fermò "Ma mi
avevano detto che sarebbero arrivati solo due ospiti…posso far preparare una
camera al piano più basso per--"
"Va bene, non c’è da preoccupasi per questo, Riku può stare in camera con me"
lo fermò velocemente Sora, ignorando gli sguardi stupidi e preoccupati che gli
vennero rivolti dai presenti. Il piano più basso era davvero il
piano più basso, e l’ultima cosa che voleva era che Riku dovesse ricevere quel
genere di trattamento, specialmente quando non lo meritava affatto. "E’ più
semplice per tutti" terminò.
Il coniglio sembrava vagamente contrariato, ma non poteva obiettare; annuì e
fece loro cenno di seguirlo.
Si cambiarono qualche buona notte, a cui Riku si limitò ad annuire, e
si sentì un pochino meglio quando Goofy gli sorrise -mentre ignorò le
occhiatacce che continuava a lanciargli Donald.
Nessuno dei tre poté trattenere il senso di sollievo nel vedere che le due
stanze erano una accanto all’altra, collegate dai bagni privati.
Con un un’ultima occhiata vagamente disapprovante, il coniglio li informò che
alle otto del mattino seguente avrebbero fatto colazione nella gran sala con la
Regina Minnie, e lì avrebbero avuto tutte le spiegazioni.
Kairi diede la buona notte ai due ragazzi, accettando un bacio e un abbraccio
da Sora, poi afferrò Riku per la vita prima che potesse seguirlo in camera. Gli
occhi azzurro-verdi stupiti incontrarono i suoi.
"Riku, devi crederci quando diciamo che non ti lasceremo, va bene?"
Se lo tirò vicino e lo abbracciò dolcemente. Lui ci mise un attimo a
ricambiare, ma quando lo fece Kairi si sentì subito sollevata. "Abbiamo
promesso."
Lui pensò che fosse buffo il modo in cui gli veniva facile lasciarsi
avvolgere dalla sua luce, e dal suo buon profumo di fiori. Poche parole erano
bastate a fargli credere che sarebbe andato tutto bene, finché avrebbe avuto
loro.
Riku annuì, stringendola un’ultima volta con quell’ombra di sorriso con cui
lei era cresciuta.
"Ci vediamo domani" disse, e prima che fossero nelle loro stanze aggiunse "E
Kai? Grazie."
Quando la ragazza lo guardò accomodante, lui si chiuse nella stanza sua e di
Sora, incapace di spingere via il fastidioso sospetto che in quel castello dalle
mura bianche, pieno di persone che gli erano ostili, qualcosa non sarebbe andato
per il verso giusto.
Sora aveva lanciato la sua valigia in un angolo, ed aveva cominciato ad
esplorare la stravagante stanza, accorgendosi così della porta che rendeva
comunicanti la loro stanza e quella di Kairi. Come avrebbe dovuto immaginare,
premendo la maniglia vide che era chiusa. Sbuffò un po’ ed evocò il Keyblade,
poi puntandolo verso la serratura la sentì subito scattare.
Aprì la porta e cominciò a spiare nella stanza di Kairi, e ghignò quando lei
lo vide.
"Keyblade" disse timidamente, aprendo e chiudendo la porta un po’ di volte
per sottolineare l’idea, "Scusa."
"Oh, bene. Lasciami cambiare e arrivo subito." Kairi andò sul letto e
organizzò rapidamente i vestiti che aveva tirato fuori. "Non vi preoccupano le
mie grazie?"
Sora sospirò e socchiuse la porta, affinché lei potesse avere un po’ di
privacy mentre si cambiava.
Tornato nella sua stanza, guardò le valigie e il letto, e decise che per
disfarle avrebbe potuto aspettare il giorno successivo, quando non sarebbe stato
così esausto. Calciò via le scarpe, si tolse la maglia e cominciò a slacciare le
cinture dei pantaloni, restando coi boxer e la canottiera bianca.
Kairi entrò un attimo dopo con addosso una delle maglie di Riku e un paio di
semplici pantaloncini. Si chiuse per metà la porta alle spalle e raggiunse il
letto, dove Sora era già sdraiato con entrambe le braccia sopra agli occhi.
"Stai occupando tutto il letto" fece notare lei, seccata, pizzicandogli un
fianco. Lui, emettendo un pigro lamento, si spostò dal centro e sentì il
materasso abbassarsi quando Kairi lo raggiunse.
Riku guardò il letto e spostò i suoi occhi sulla finestra, cercando di
ignorare le fastidiose voci che lo costringevano a pensare a tutte quelle cose
che potevano –e che sicuramente sarebbero- andate storte.
Poi rifiutò di pensarci oltre, ed andò da Sora e Kairi, che erano già
raggomitolati sotto le lenzuola, mezzi addormentati ed esausti. In un attimo si
tolse i vestiti non necessari e scivolò a letto insieme a loro. Posò un braccio
sulla vita sottile di Sora, e sospirò, quando il suo corpo caldo gli si premette
vicino. Le dita sottili di Kairi cercarono le sue e le strinsero, e finalmente
Riku si sentì a posto.
---
Minnie non era che l’ombra della gioiosa regina che Sora aveva incontrato la
prima volta, quando l’aveva aiutata a salvare il castello. Quella Minnie aveva
un aspetto posato e composto, visto quello che era successo, e non indossava il
suo vaporoso vestito rosa, ma un semplice abito nero con un nastro.
Avevano solo piluccato la colazione, finché Minnie non aveva sospirato
mestamente e aveva spostato gli occhi su quelli blu di Sora: "Ho una richiesta
da farti, Sora" guardò anche gli altri due "A tutti voi, per essere precisa.
"Come sapete, Mickey era sia il re di questo castello che un Keyblade Master,
altra cosa che gli recava molte responsabilità. Ha aiutato a mantenere l’ordine
e la pace in una moltitudine di mondi, combattendo l’oscurità finché non è stato
chiuso in Kingdom Hearts insieme a Riku. Gli Heartless bramavano il suo cuore, e
non potendo semplicemente impossessarsene, l’hanno infettato. L’Oscurità
gliel’ha divorato finché non è diventato troppo debole per andare avanti…"
Minnie fece una pausa; le dita armeggiavano col fazzoletto, con cui si asciugò
le lacrime dagli occhi. "Lui non ha mai avuto l’occasione di parlarti di…del
modo in cui si procede in questi casi, da che se ne abbia memoria."
"Dobbiamo venire a stare qui," sussurrò Sora, stringendo saldamente il suo
tovagliolo "O almeno, io devo farlo. Sono il primo Keyblade Master ed è mio
dovere far sì che questo posto rimanga al sicuro, vero?"
Non era una domanda, sapeva benissimo dove quella conversazione voleva andare
a parare e sapeva anche quale sarebbe stata la sua risposta. Fu in quel momento
che realizzò che avrebbe dovuto spezzare la promessa di cui avevano tanto
parlato -Riku e Kairi sarebbero tornati alle Isole, perché meritavano la vita
che insieme avevano cercato di riconquistare. Non poteva permettersi di portarla
loro via.
"Non devi rispondermi adesso, Sora" lo rassicurò Minnie, addirizzando le
spalle nel tentativo di riprendere il controllo su se stessa, "So bene che si
tratta di--"
Prima che potesse pensarci, parlò: "Lo farò. Ho già qui tutte le mie cose;
rimarrò. Voglio solo che riportiate a casa--"
"Chi?" domandarono Kairi e Riku nello stesso momento, entrambi guardando il
loro amico come se avesse perso la testa. "Non penserai davvero che ti
permetteremo di lasciarci, né che ti lasceremo indietro, vero? E’ tutto o
niente, Sora, ricordi?"
Sora deglutì duramente. Una parte di lui sarebbe stata felice di avere
compagnia, perché era un essere umano, e gli sarebbe piaciuto comportarsi in
modo egoistico, una volta tanto. Ma d’altra parte avrebbe voluto che esistesse
un modo per convincerli ad andarsene; non sarebbero stati felici in un castello
dove sarebbero stati costretti a vestirsi di tutto punto e a crescere troppo in
fretta. Loro appartenevano alla spiaggia, ai giochi, all’andare a dormire tardi.
Non dovevano stare seduti alle riunioni, e continuare a combattere per le loro
vite, giorno dopo giorno.
--
Vivere nel castello, dopo due settimane dal funerale di Mickey, stava
diventando in qualche modo normale. In mattinata Sora stava con qualcuno, di
solito un precettore, da cui imparava l’etichetta o qualcosa di ugualmente
noioso. Dopo di che poteva pranzare con i suoi amici, che nel frattempo si erano
tenuti occupati in altri modi, e poi doveva tornare al lavoro.
La sera finalmente tornava con Riku e Kairi nella loro camera, oppure
andavano entrambi in quella di lei.
Una sera in particolare era entrato trascinandosi a fatica, e aveva calciato
le sue scarpe in un angolo.
Kairi era seduta sul letto a leggere, appoggiata alla spalliera con le gambe
distese. Riku le era seduto accanto, e girava le pagine del proprio libro
guardandola tutte le volte che lei si metteva a ridere.
Nel momento in cui Sora era salito sul letto senza dire una parola, Kairi
buttò il libro sul pavimento e lo avvolse dolcemente tra le braccia, passando le
dita tra i capelli e cercando di capire che cosa non andasse. Riku aveva
appoggiato il libro sul comodino, e sul suo viso era dipinta la stessa domanda.
Si appoggiò sulle gambe di Kairi e prese ad accarezzare la guancia di Sora con
la punta delle dita, guardando lei, che continuava ad accarezzargli invece la
testa.
"Sora? Sora, che cos’è successo?" domandò Kairi. Doveva essere esausto, visti
gli sforzi che stava compiendo per adeguarsi alla situazione, e quell’idiota
testardo non diceva loro niente; era sempre lì a sorridere e a raccontare che
tutto andava perfettamente bene. Evidentemente, non era così.
"A quanto pare non è una buona notizia che un adolescente abbia ereditato il
posto di Mickey, anche se è il Keyblade master. I pettegolezzi stanno facendo il
giro dei mondi; parlano di essere governati da un cagnolino adorante innamorato
dell’ultimo cavaliere di Maleficent, o da una vittima di un suo incantesimo.
Credono che lui stia tenendo Kairi prigioniera sotto il mio naso e ci stia
manipolando entrambi." borbottò qualche accidenti, accoccolandosi più vicino ad
entrambi, al loro caldo conforto. "Ci sarà l’incoronazione ufficiale tre cinque
settimane. Verranno dei delegati da tutti i mondi per giudicare noi, me e tutto
il resto; non sono pronto per questo." prese un profondo respiro e si sorprese
quando Riku si alzò, per poi andare a sedersi sull’altro lato in modo da farlo
stare tra di loro.
"Che cosa si aspettano che faccia? Anche Donald e Goofy sembrano preoccupati,
perché sanno che tutti quanti stanno aspettando solo che fallisca, aspettano
solo che commetta un errore e…"
"Sora, non devi preoccuparti, ok?" gli assicurò Kairi, facendo incontrare i
loro sguardi. Gli occhi di lui, incerti e nervosi, la fecero sospirare
profondamente, e dovette cercare qualcosa da dire che potesse convincerlo, o
perlomeno rassicurarlo, che tutto sarebbe andato per il meglio. "Andrà tutto
bene; tu sei il prescelto del Keyblade. Non ti avrebbe scelto se non fossi stato
forte abbastanza, ricordi? Tu hai il cuore più forte di chiunque altro, sei
l’unico, e noi siamo qui per aiutarti qualsiasi cosa tu decida di fare."
"Ha ragione" si unì Riku, fiducioso; la sua voce era un mormorio
rassicurante. Mentre Sora era sdraiato lì, circondato dal tocco confortante e
dal profumo dei suoi migliori amici, cercò di allontanare dalla sua mente lo
scenario peggiore che potesse immaginare, e che stava velocemente diventando
quello più probabile.
--
Gli fecero sapere che l’incoronazione sarebbe durata tutto il giorno.
Sarebbe cominciata con l’arrivo degli ospiti, e col mostrare le stanze a
coloro che si sarebbero fermati per la notte. Gli inviti erano stati spediti in
tutti i mondi, quindi non c’era modo di sapere con sicurezza chi sarebbe e non
sarebbe venuto, e quasi tutte le stanze erano state preparate per ogni
evenienza.
Erano appena passati attraverso il lungo processo di vestizione dei nuovi
abiti; Sora pensava che i suoi soliti vestiti sarebbero andati benissimo, ma gli
era stato detto che se fosse diventato un reale avrebbe dovuto vestirsi di
conseguenza. Kairi e Riku, aveva detto Minnie con un leggero sorriso, avrebbero
sofferto dello stesso destino. Con questo si era guadagnata una breve risata dal
brunetto, che si era subito zittito quando il topo sistemò i suoi vestiti
dandogli piccoli colpetti sul fianco e dicendogli di stare fermo.
Riku e Kairi erano in camere simili. Il primo era in dritto in piedi, e il
suo viso era perfettamente inespressivo, affinché la tranquilla sarta-coniglio a
cui lo avevano affidato terminasse al più presto il suo lavoro. Ovviamente era
stata informata su chi lui fosse, lo si capiva dal modo timido e frettoloso con
cui gli sistemava i vestiti, dalla voce bassa, e dal fatto che non lasciasse mai
incontrare i loro occhi. In qualche modo, Riku non riusciva a prendersela con
lei; se lo aspettava, perché conosceva la sua reputazione e sapeva che cosa il
suo nome significasse, in quello e in tutti gli altri mondi. Almeno lei non era
stata brutale, come erano state altre persone, il che era una piccola
benedizione, ma avrebbe voluto con tutto se stesso che esistesse un modo per
provare che non avesse intenzione di attaccare nessuno.
Kairi fece un urletto quando un ago le punse la coscia, e rise leggermente
quando la sarta-gatto strillò e si profuse in scuse, fissando il pavimento. "E’
tutto a posto, davvero" assicurò la rossa, posando una mano sulla spalla del
gatto e sorridendo caldamente "Sembra che sarà un abito adorabile."
I brillanti occhi dorati della gatta si aprirono e un sorriso si dipinse sul
suo volto, mentre riprendeva a cucire insieme la seta argentea e quella lilla.
"Spero che la principessa lo troverà di suo gradimento"
"Oh, no." Kairi scosse la testa e si gelò quando realizzò come doveva essere
suonata la sua risposta. "Oh! No, intendo, è adorabile, ma non chiamarmi
principessa. Odio che tutti lo facciano, basta Kairi. Ma il vestito sembra
meraviglioso."
Il gatto annuì, offrendo alla ragazza un sorriso più caldo e confidenziale
"Kairi, allora?"
Annuendo, lei sollevò le braccia quando le venne chiesto di farlo, e sorrise
al soffitto pensando che forse le cose si sarebbero messe bene, in fin dei
conti.
Con la bocca secca, Sora esaminò attentamente Riku, esitando sul modo in cui
i vestiti lo avvolgevano e aderivano perfettamente ad ogni centimetro del suo
corpo. I colori scuri gli stavano perfettamente, il contrasto che si creava con
la pelle chiara e i capelli argentei lo faceva sembrare molto più che
bellissimo.
"Dio, Riku, sei…" si avvicinò e posò una mano sul suo petto, scivolando verso
il basso per stringerne i fianchi sottili. "Sì. Sei stupendo."
Riku fece una risata tranquilla e lo strinse a se, posando il mento contro
suoi capelli a punta.
"Anche tu. Il blu ti dona." Sospirò pesantemente, tra i ricci castani.
Era contento di poter restare a lungo così, ma si chiedeva se dovesse
parlargli delle voci che circolavano nel castello. C’era la possibilità che Sora
già lo sapesse, ma in caso contrario la domanda era come avrebbe reagito
scoprendolo. Sospirò, per quella che sembrava la centesima volta, quel giorno, e
capì che se Sora l’avesse scoperto in qualche altro modo ne sarebbe stato molto
più irritato che non sentendoselo dire da lui.
"Sai, mi hanno dato un nuovo nomignolo."
Il tono di voce quieto, quasi rassegnato, fece sbattere gli occhi a Sora, e
si tirò indietro abbastanza da poter vedere l’amico in faccia. "Oh, davvero?"
"Già" Riku passò le dita su e giù lungo la schiena di Sora, ascoltando i
soffici mormorii compiaciuti che gli uscivano dalle labbra. "Sono il tuo
cavaliere oscuro. Kairi è la tua principessa, e io sono stato battezzato tuo
cavaliere oscuro."
Irrigidendosi leggermente per il tono tranquillo e risentito, Sora lottò un
po’ per afferrare le guance di Riku con entrambe le mani e costringerlo a
guardarlo faccia a faccia. "Riku" scosse la testa, incontrando i suoi
imbronciati occhi blu-verdi "Non ascoltarli. Non ascoltare nessuno di loro, ok?
Non sono loro quelli che prendono le decisioni. E’ una mia scelta tenerti qui
e…"
Gli occhi di Riku si strinsero. Nelle sue parole aveva sentito, in modo
implicito, che lui non avesse alcun potere decisionale in merito al restare o
meno lì.
"Non prendertela troppo comoda con la tua posizione di Re, Sora" sbottò
arrabbiato, facendo per allontanarsi. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che
Sora pensasse di poter decidere se loro dovessero o meno stare lì. Si erano
scambiati una promessa, ma Sora non aveva il diritto di agire come se fosse
anche il loro Re, e non loro amico.
Sora per un momento sembrò spaventato, e corse mentalmente a quello che aveva
detto, poi scosse velocemente la testa: "No, Riku, non era questo che intendevo;
mi dispiace, dovevo…" si fermò e ricominciò "So di non essere il tuo padrone o
qualcosa del genere. Quello che cercavo di dirti che non mi importa
dell’opinione di nessuno sui miei amici. Cavaliere oscuro, Keyblade Master,
pagliaccio di corte, qualsiasi cosa, tu sei il mio migliore amico e lo
sarai sempre, non importa che cosa provi a dire qualsiasi pomposo nobile senza
nome."
Ancora in silenzio, Riku cercò di calmarsi, o i suoi già sufficientemente
caotici pensieri si sarebbero trasformati in un mal di testa. Aveva sempre
ammirato in Sora la capacità di vedere solamente il buono nelle persone, e il
suo modo di credere che ci fosse un lato positivo in ogni cosa, ma a quel punto
non poteva fare altro che pensare che fosse un ingenuo.
---
Proprio come aveva immaginato, c’erano centinaia di persone che giravano lì
attorno, porgendo condoglianze alla regina e contemporaneamente congratulandosi
con lui. Aveva fatto del suo meglio per incontrare almeno ogni gruppo di persone
disseminate per l’enorme entrata; non voleva pensare a cosa sarebbe successo se
non avesse fatto almeno un’apparizione -qualcuno avrebbe potuto prenderla per
un’offesa personale, e si trattava di un atro grattacapo di cui non aveva
assolutamente bisogno.
Kairi aveva gironzolato con lui in un primo tempo, prima di allontanarsi con
un gruppo di ragazze della sua età, tutte vestite in simili vestiti sfarzosi e
praticamente sommerse da gioielli scintillanti.
Da cavaliere qual’era stato battezzato, Riku seguiva attentamente Sora,
controllando i nobili e tenendo un occhio su di lui, che si muoveva in ogni zona
minimamente popolata. C’erano sguardi preoccupati e sussurri che lo
riguardavano, ma già se lo aspettava, così riusciva ad essere semplicemente
contento di guardare come il brunetto parlava con le persone, annuiva, e in
generale cercava di essere il più amichevole possibile.
Qualche momento dopo Sora si unì ad un altro gruppo di persone, e cominciò
un’altra discussione, che sembrava andare abbastanza bene.
Riku fece qualche altro passo, guardandosi attorno, finché non vide Kairi
annuire e sorridere cortesemente a qualcosa per cui le altre ragazze stavano
ridendo. Qualcuna di loro teneva bicchieri di drinks mezzi pieni in mano, e
qualcun’altra stava seduta in modo scomposto su una sedia. Spostò l’attenzione
su Sora, e sbatté gli occhi quando notò il sorriso forzato sul suo viso, come
l’accurata inespressività nei suoi occhi blu. Stava per raggiungerlo e vedere
che cosa non andasse, quando fu fermato da una rapida scossa di capo di Sora,
abbastanza da fargli capire che non voleva lui interferisse.
"Ma le voci, Sora," aveva detto un uomo alto, dai capelli castani vagamente
striati di grigio. Mentre quasi tutte le altre persone che Sora aveva incontrato
e che gli avevano parlato si erano rivolte a lui con formule di rispetto, come
"Master Sora" o "Keyblade Master", quell’uomo era stato schietto e franco, quasi
beffardo, nel modo in cui gli si era subito rivolto in modo amichevole "Sei
molto…giovane. E per quanto la morte del Re sia stata una grande e improvvisa
perdita, io davvero…scusami. Ma pensi di essere pienamente…in grado, di
ricoprire una così alta carica? Che tu abbia o meno salvato i mondi, resti
comunque un bambino. Un bambino che, se le voci non mi ingannano, passa il suo
tempo con…tutt’altro che desiderabili compagnie."
Arruffandosi dentro per le insinuazioni, Sora si costrinse a mantenere almeno
uno stretto sorriso sulle labbra, e un tono civile nella sua voce: "La assicuro,
Sir, che capisco che mi sia stata data una grande responsabilità." lasciò che il
suo sguardo toccasse ciascuna persona lì attorno per assicurarsi di essere stato
capito "Il Mago Donald, il Cavaliere Goofy, e sua Maestà la Regina Minnie mi
sono vicini. Ho anche il beneficio di due amici delle cui opinioni, proprio come
per le precedenti, mi fido con tutto il cuore."
L’uomo sorrise appena, colpendosi con un dito la testa: "Un’amabile risposta,
ma sembra tu abbia evaso la mia domanda" girò per un attimo la testa e i suoi
occhi si spostarono sul ragazzo dai capelli argentei e l’aria preoccupata "Forse
dovrei porla in un altro modo. Alcuni dei pettegolezzi che girano sono…credo si
possano definire tutt’altro che desiderabili, appunto."
Una donna bassa e robusta, con grossi gioielli ad ogni dito, s’intromise:
"Correggimi se sbaglio, ma non è la stessa persona che ha aiutato la strega
Maleficent nel suo tentativo di prendere il controllo di Kingdom Hearts?"
"Mi perdoni, Madam, ma per favore si ricordi che questo è successo in
passato, e le circostanze erano più difficili di quanto chiunque possa
immaginare. Eravamo tutti molto giovani, e io mi fido di Riku con ogni
centimetro del mio essere. Affiderei a lui la mia vita."
"Ammirevole, ma sciocco, credo" si aggiunse un altro uomo, appoggiato contro
uno dei tavoli, mentre faceva oscillare indulgente il suo drink.
"Ancora una volta hai evitato di rispondere alla mia domanda, Sora. E’ vero
che hai una relazione con il cavaliere? Un traditore? E la tua principessa, lei
sa di-"
Sora aveva la mascella serrata, il suo intero corpo era teso, mentre si
costringeva a non dire niente di cui più tardi si sarebbe pentito. "Sir, credo
davvero che la mia relazione con Kairi o Riku non debba essere oggetto di
discussione" offrì un leggero inchino a ciascuno di loro "Se volete scusarmi,
devo parlare con molte altre persone. Vi ringrazio per il vostro tempo."
Più veloce che poteva, senza dare l’impressione di stare fuggendo, Sora
attraversò la folla, grato di essersi perso nella massa. Il balcone era
compassionevolmente vuoto. Passò vicino un tavolo e prese un bicchiere di
semplice succo, prima di uscire all’aria fredda e chiudere gli occhi. Poteva
davvero farcela? Poteva affrontare tutte le domande e velarsi di sorrisi?
Poteva…
"Sora?"
Sussultando, Sora si girò e si rilassò quando vide che si trattava solo di
Riku e Kairi. Entrambi sembravano in ansia. "Hey" li salutò stancamente,
accettando un caldo abbraccio dalla testolina rossa e sorridendo, quando Riku
gli prese il bicchiere di succo e lo appoggiò sulla ringhiera, affinché non lo
rovesciasse.
"Come ve la state cavando, voi due?"
"Metà della ragazze pensa che noi tre ci intratteniamo in attività
sessuali ogni notte, e l’altra metà passa il tempo a ridacchiare per uno di
voi, chiedendo cose imbarazzanti e tubando su quanto sia fortunata a conoscervi"
Kairi sospirò e passò le dita sottili tra i suoi capelli mossi "Non avevo mai
realizzato che le nostre vite fossero così interessanti."
Riku rimaneva in silenzio, ma capì tutto nel momento in cui vide Sora
passarsi una mano tra i capelli e fare un forte sospiro seccato.
"E’ quasi il momento della tua incoronazione, lo sai. E’ quasi finita."
Kairi annuì, alzandosi sulle punte per premere un lieve bacio sulle labbra di
Sora.
"Ha ragione, Sora, è quasi finita. Io torno dentro, i miei piedi si stanno
congelando, qua fuori."
Dopo essersi guardato attorno per controllare che non ci fosse nessuno, Sora
sollevò appena la gonna di Kairi per scoprire i suoi piedi. Non indossava le
scarpe. Ridacchiando dolcemente, lei lo schiaffeggiò e finse di essersi offesa
per l’oltraggio alle sue virtù femminili.
"Prenderai freddo se resti qui fuori" Sora guardò in alto, indicando le sue
spalle nude "Ci vediamo dentro tra qualche minuto."
La rossa annuì, dirigendosi di nuovo verso le brillanti luci della festa. Si
fermò sulla porta e diede un’occhiata ai due ragazzi, attratta dalla vista di
Sora che arcuava leggermente la schiena, con le mani allacciate ai capelli
argentati di Riku. Quando un gemito leggero raggiunse le sue orecchie e colse un
accenno delle loro lingue, si girò e tornò alla festa, per essere sicura che
nessuno fosse lì attorno né volesse avvicinarsi al balcone.
---
Sora era teso, anche se lo si notava a malapena – nessuno dei presenti lo
aveva capito, ma Riku, ad un passo da lui, se ne era accorto. Nel momento in cui
gli venne messa la corona sulla testa ed evocò il Keyblade, con la sua fioca e
brillante luce dorata, Sora si girò verso la folla di persone senza nome e senza
viso e costrinse le sue labbra a sorridere, consapevole di essere ben lontano
dalla gioia che lo circondava.
Quasi un’ora più tardi, Sora era scivolato dalla porta alla sua camera da
letto, dove Kairi e Riku già lo aspettavano. Nessuno dei due sembrava molto
felice, e il brunetto sapeva di non poterli biasimare per questo; era stata una
lunga serata. "State bene?" domandò, togliendosi la corona dalla testa e
lanciandola sul letto senza pensarci due volte.
"Erano arpie" sospirò Kairi, incrociando le gambe "Io sono solo la
ragazzina della piccola isola che si atteggia vestendosi da nobile, lo sai? Sono
una vostra copertura, e al massimo servo a venire a letto con voi."
Sentendosi inspiegabilmente amareggiato, Riku prese la corona e cominciò a
giocarci assente, mentre ascoltava Sora lottare per uscire dai suoi nuovi
vestiti, borbottando accidenti sottovoce. Kairi era seduta su una delle sedie
imbottite nell’angolo, con le mani posate in grembo e le sue preoccupazioni
addosso come se fossero state un altro strato di vestiti. Senza maglietta, Sora
si girò e fece per prendere la corona, ma si spaventò quando Riku glielo impedì.
I suoi occhi erano impossibili da leggere.
"Ri, cosa stai facendo?"
Spostando lo sguardo dalla corona sui brillanti occhi blu di Sora, poi sui
propri vestiti neri, rise lentamente, sperando che l’ultimo breve anelito non si
fosse sentito. I suoi occhi passarono velocemente dai propri vestiti a quelli di
Kairi, poi sospirò forte, sorridendo a Sora in un modo che non aveva niente a
che fare con la gioia. Era piuttosto una piega beffarda, quella sulle sue
labbra.
"Ecco, Vostra Maestà" mormorò, posando la corona sulla testa di Sora, senza
preoccuparsi di risistemarla nella giusta posizione quando questa si inclinò su
un lato. "Il vostro Cavaliere Oscuro augura a voi e alla vostra compagna una
buona notte."
Sora emise un respiro spaventato e cercò di seguirlo, ma riuscì solo ad
allungare una mano, quando una sfera di energia lo respinse. Kairi si alzò in un
frusciare di seta, incerta su quale dei due ragazzi dovesse raggiungere -il
labbro inferiore era stretto tra i denti.
"Riku- Riku, aspetta!" - si girò di nuovo verso il ragazzo bruno e corse
dietro a Riku. I suoi piedi nudi sbattevano leggeri contro il marmo polito.
Vostra Maestà.
Ripeteva quelle parole più e più volte nella sua mente, ogni volta dette da
una persona diversa, anche se nessuna comunicava la stessa rabbia, e lo stesso
disprezzo che Riku aveva tentato invano di trattenere.
Tuttavia, quello era il destino del Keyblade Master - pensò con uno strozzato
singhiozzo di rabbia.
"Bastardo" singhiozzò, senza capire se stesse parlando con se stesso o con
Riku. Coi denti ancora stretti Sora prese la corona tra le mani e la lanciò
contro il muro più forte che poté.
Un attimo dopo era in ginocchio, e odiava il modo in cui si sentiva, così
vicino al pianto, come se ogni cosa, intorno a lui, fosse sul punto di crollare.
...and start to feel mortality surround me
I close my eyes and think that I have found me
But life inside the music box ain't easy
The malots hit the gears are always turning
And every one inside the mechanism
Is yearning to get out
Is yearning to get out
Is yearning to get out.
***
Note di traduzione
Finita >____<
Questa è la seconda fanfic che ho cominciato a tradurre, ma sono arrivata
infondo solo adesso. Non solo perché era più lunghetta delle altre, ma
soprattutto perché era scritta in modo…contorto @_ò Le frasi erano talmente
lunghe e piene e con tre o quattro soggetti alla volta, che a volte è stata
davvero un’impresa capire cosa stava succedendo, oppure si capiva ma era
impossibile ripeterlo in italiano (ma spesso anche in inglese, secondo me) XD
Quindi, mi sono riservata il diritto di prendermi qualche piccola libertà
nell’estirpare soggetti davvero davvero ridondanti (va bene la fedeltà, ma penso
che anche si tratta di una fanfic è pur sempre una traduzione letteraria e va
resa bene, altrimenti ve la googlavo e la appiccicavo così :o) e nel sistemare
alcune frasi arrampicate sui vetri.
Questi piccoli problemi non tolgono che "The music box" sia una storia a mio
parere adorabile *-*
Prima di tutto, c’è OT3 <3 E’ una RiSoKai del tutto priva di sensazionalismi,
amo il modo in cui si danno le coccole e i bacini a rotazione e a nessuno dei
tre sembri assolutamente strano XD Tenendo in considerazione uno sviluppo del
genere, credo che la resa del rapporto sia molto IC, non trovate?
In secondo luogo, è così originale che anche nel fandom internazionale
qualcuno ha detto che è originale, e nel fandom internazionale si è visto
davvero DI TUTTO XD Mi piace molto come mantiene la dolcezza e semplicità che è
lo spirito del gioco, ma senza sconfinare nell’OC rende alcune cose più amare, e
tristi. Una delle cose che mi ha colpita per prima è stata infatti la
separazione di Sora da sua madre, il modo in cui senza cattiveria lui finisce
comunque per trattarla con molta freddezza, come se in un certo senso non la
ritenesse degna di capire. Anche l’atteggiamento di Donald è cupo e
sicuramente diverso da quello mostrato nel momento in cui il gruppo si
ricongiunge a Riku in KH2, ma credo perfettamente plausibile con il suo
carattere scontroso e un po’ prevenuto. Anche il Castello Disney è ben dipinto
come un ambiente austero, ma senza strafare.
E poi il finale è tanto carino ;__; Povero Riku ;_;
Fra l’altro sulla "Paopu Promise" (la community di livejournal su Riku e
Sora, ovviamente in inglese:
http://community.livejournal.com/riku_x_sora) qualcuno aveva
postato tempo prima che pubblicassero questa storia, una fan art dove Riku con
un’espressione un po’ amareggiata metteva una corona in testa a Sora. La fanart
era bellissima (http://azmin.deviantart.com
dovrebbe essere il profilo) e o si tratta di una coincidenza strabiliante, o
probabilmente Chiiaroscuro si è ad essa ispirata. E ha fatto bene <3
Ecco fatto, una storia un po’ diversa da parecchie che leggerete su Kingdom
Hearts >.<
Spero sia stata piacevole, e spero anche che l’autrice scriva il seguito che
va da un po’ millantando tra i suoi progetti >.<
Un abbraccio, miei pargoli <3
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