Il Fuoco del Rinnovamento
Era ebbro.
Provava una gioia
estatica, obnubilante, mentre si aggirava nel buio denso di quella
notte estiva, così calda, così lunga.
Si muoveva senza
sforzo, sospinto dalla brezza lieve che agitava le foglie d'intorno,
mentre il rintocco lontano di una chiesa di campagna, probabilmente
vuota, certamente spoglia, annunciava la mezzanotte.
Alla luce fioca della
luna nuova, a tratti offuscata da nubi fugacemente dispettose,
fluttuava con grazia, non visto e quasi mai udito.
Come avviluppato in un
sogno troppo vivido, spingeva lo sguardo innanzi, ai lecci
gentili, ai frassini e ai grandi faggi.
Felci alte fino a due
metri lo affiancavano e l'aria era pregna dell'aroma dolciastro di una
fitta fioritura di prugnoli, sempre in ritardo sugli altri fiori. Qua e
là il terreno era tempestato dal giallo acceso delle
acetoselle, e d'improvviso gli sovvenne il loro sapore pungente.
A questo punto si
permise un sogghigno.
Come un lampo, lo
travolsero i ricordi beati della sera appena trascorsa, i volti ignari
delle sue vittime. Qualcuno persino rideva quando lui gli si era
avventato contro e quella risata era rimasta nell'aria per tutto il
tempo che gli era servito per nutrirsi, colonna sonora grottesca e
insolita.
Perché lu
preferiva il silenzio durante i pasti.
Ma quegli umani,
troppo rozzi e turbolenti, sembravano incapaci di apprezzare la
bellezza maestosa del perfetto silenzio.
Sicché si
era dovuto accontentare delle loro stolte risate, delle loro stridule
grida, delle loro fastidiose chiacchiere mentre beveva il loro sangue.
E ne aveva bevuto
quanto mai prima d'ora. Ne aveva bevuto fino a saziarsene e poi anche
di più.
Li aveva prosciugati
ed era questo il pensiero osceno che lo spingeva a sogghignare.
D'un tratto, giunto
sotto il portico di una modesta casetta in legno, s'avvide di una
strana, immensa luce. Quella luce lo chiamava con insistenza ed in un
attimo era riuscita a placare la sua sete e a spazzare via tutti i
raccapriccianti ricordi di prima.
Se ne sentiva attratto
in un modo del tutto nuovo, che non aveva nulla a che fare con
l'attrazione di una vena pulsante sotto la pelle umana.
Quasi in estasi,
capì di essere sulla soglia di una nuova vita: forse era
questo che doveva succedere. Avvertiva, prepotente e incontenibile, un
nuovo significato emergere: se si fosse avvicinato, se avesse
attraversato la luce, quella benigna grande luce, si sarebbe redento e
salvato. Forse, dopotutto, anche lui aveva un'anima.
E quando ormai era talmente vicino che il calore irradiato quasi lo
soffocava, in quell'attimo di gloria, si pentì di tutti i
suoi peccati, del sangue vigliaccamente rubato agli altri e del dolore
loro causato. Fu come percorso da una scarica di energia buona,
luminescente e potente, che lo epurò nel profondo e lo
innalzò fino ai picchi elevati di una sovrumana, candida
eternità.
Se ne andò
con una risata.
Ecco gli ultimi
istanti di una zanzara.
Note:
Quello che ho capito quest'estate? Che odio le zanzare che prima si
fanno arrostire dalle lampadine e poi volteggiano in aria fino a fare
un tuffo nel tuo bicchiere. Bleah.
Nella mia beata ignoranza, non sapevo che le zanzare che pungono - e
quindi succhiano il sangue alla gente spensieratamente impegnata in
altre attività - sono solo le femmine. La zanzara della
storia, avrete notato, è maschio. La contraddizione mi
è stata fatta notare da Charme, ma
confido che chiuderete un occhio (o anche due) sull'errore. Vero? Con
l'occhio che vi rimane aperto, magari potreste leggere gli altri
racconti.
Non saranno tutti racconti comici, saranno tutti racconti estivi. Ma ho
deciso di inaugurare con il mio genere preferito questa raccolta.
Volete dirmi che ne pensate? Lasciatemi una recensione!
A presto!
WS
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