blackstar

di efamary
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Più scendevo, più sentivo riaffiorare i miei perduti sensi. Non ricordavo più come fosse essere umana, forse per il tempo passato dall’ultima volta , o forse per il rimpianto di quella vita che avevo abbandonato ormai da troppo tempo. Sentivo già il vento che per l’attrito mi graffiava la pelle, e il sangue stava ricominciando a colorare il mio corpo di un pallido rosa. Il ritmo del mio cuore riprendeva a suonare rombandomi in testa come un orologio, come a ricordarmi che quel momento sarebbe di nuovo finito e sarei ritornata alla triste e crudele vita di sempre. Le ali cominciavano a spegnersi e una luccicante polvere azzurra si spandeva dalle piume accompagnando il mio volo sempre più veloce . L’oscuro nero che dominava la mia vista lasciva spazio  al chiaro bagliore del sole , che mischiato a quell’intenso azzurro mi fece scendere lacrime di gioia e dolore:perché questo non poteva durare per sempre?  Vedevo da lontano i folti alberi del bosco di Kamiu e, quando cominciai a sentire freddo, capii che mancava poco.Chiusi gli occhi per non continuare a piangere mentre il fresco odore di erba affiorava sempre più alle mie narici .L’ultima cosa che ricordo è il graffiare dei rami alla mia pelle e freddo ghiacciato dell’acqua. Poi buio.

A svegliarmi fu l’acido e pungente odore del disinfettante e un’abbagliante luce chiara. Attorno me bianchi muri, bianchi infermieri,bianche luci:un ospedale. Ero avvolta in una larga vestaglia chiara e profonde ferite tagliavano il mio braccio destro. Ero di certo tornata in forma umana ma ancora non sapevo dove era la mia missione. Accanto a me una ragazza dai lunghi capelli neri dormiva profondamente e un dolce tramonto le illuminava il volto. Ma nessuna sensazione si manifestò e quindi di certo non era lei l’umana a cui mi avevano mandato. Il cigolio della porta della camera ruppe il silenzio e un infermiere in abito bianco si avvicinò a me. Aveva dei folti capelli castani e sembrava molto alto. Il cuore mi si fermò quando vidi i suoi occhi verdi troppo conosciuti e sentii il suo profumo che tanto avevo sognato.Inconsapevole di chi fossi realmente, mi aggiunse la dose di antibiotico e lasciò subito la stanza. Affondai la faccia nel cuscino e cominciai a piangere . Piansi fino a recuperare tutte le lascrime che non avevo potuto versare fino a quel giorno. Piansi perché mi avevano mandato dall’unica persona che avevo cercato di dimenticare da 245 anni 13 giorni 22 ore e 4 secondi. Piansi perché l’amavo ancora.





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