After Dark- In Cina

di Gale
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Ho letto qualche mese fa After Dark, un libro dell'autore giapponese Murakami Haruki. È un libro che racconta come tante vite di persone che non si conoscevano, e come per un motivo o per un altro vengano in contatto, tutte in una notte. Mi ha colpito molto la storia dei due ragazzi Mari e Takahashi. Nel finale loro si salutano con la situazione che lei andrà in Cina per sei mesi a studiare e lui che le ha promesso di aspettarla e scriverle lunghissime lettere. Voglio scrivere dei sentimenti di Mari, nel periodo che è all'Università di Pechino. Grazie per chi leggerà la ff e doppio grazie a chi vorrà lasciare una recensione. Be' buona lettura.

P.s. Leggete il libro, vi assicurò che prende moltissimo!”

Gale.

 

 

AFTER DARK- IN CINA

 

MARI

 

Sono passati circa tre mesi da quando Mari è arrivata in Cina, per frequentare l'Università di Pechino. Ogni giorno studia parecchie ore, anche dopo la fine della scuola. Ma in Cina non è considerata una grande novità. Qui tutti gli studenti hanno ottimi voti e protendono il loro orario di studio. Per fortuna, Mari sapeva già il cinese e quindi si è messa subito al pari degli altri studenti. Si è fatta qualche amicizia con delle ragazze cinesi e altre giapponesi, ma ci parla poco, sia per timidezza sia perché vuole comunque avere il suo isolamento anche qui. Ha trovato una caffetteria della catena Denny's, la stessa che frequentava quotidianamente quand'era in Giappone. Questa normale caffetteria è l'unico posto in cui si sente...a casa. Passa maggior parte della sua giornata qui e come nell'altra caffetteria, legge ancora accanitamente i grossi libri che porta sempre con sé, ma adesso aha anche qualcos'altro da leggere. Le lettere di Takahashi. Le lunghissime lettere di Takahashi. Una volta alla settimana, il giovedì, le arriva puntualmente una sua lunga lettera, con scritto il resoconto di ogni settimana, il suo impegno dello studiare legge, dove passa le sue notti e le cause che va ad ascoltare in tribunale. Alla fine di ogni lettera, mette sempre un numero. Il numero dei giorni che mancano a Mari per tornare a casa. A Takahashi per rivederla. Mari si stupisce che quel ragazzo, conosciuto per caso, stia mantenendo la sua promessa di aspettarla e scriverle. Quando gliela aveva detto non ci credeva tanto. Ma ci sperava davvero. In una notte sapeva che aveva trovato qualcuno di speciale. Infondo quella notte era stata speciale. Aveva detto ai suoi genitori che andava a dormire da un'amica, conosciuto per caso quel ragazzo, era finita in un love hotel, aiutato una prostituta, fatto amicizia con la direttrice del love hotel e aspettato il primo treno della mattina con quel ragazzo. Mica capitano a tutti nottate come quella!

Era destino? Chi lo sa. Ora era certo solo che Takahashi era legato a lei, e lei era legata a lui. Non che ci fosse dell'amore tra loro ma si era creata un'attrazione. E le lunghissime ne erano la prova. Anche Mari non vedeva l'ora di tornare, per rivedere lui ma anche sua sorella. La bellissima Eri, che era ancora nel suo stato semicomatoso e dormiva costantemente. Voleva tornare per lei, per ricominciare da capo e ricreare il legale che prima scorreva tra le due sorelle.

Anche in questa lettera, Takahashi le chiedeva di rispondergli se voleva. Lei non rispondeva mai alle lettere, ma voleva farlo, solo non si decideva a scrivere. Non sapeva cosa scrivere veramente. Alza lo sguardo del foglio. Sono quasi le diciotto e la caffetteria è poco affollata. Gli unici clienti sono solo ragazzi della sua stessa Università, che come lei studiano fino a tardi. Mari fruga nella sua borsa. Ha portato un bloc notes nuovo. Lo apre, pagina bianchissima. Prende la sua biro nera, con il tappo tutto mangiucchiato e si blocca. Non sa proprio come rispondergli. Si guarda attorno spaesata. Perché non riesce a scrivergli? Alla sua famiglia, una lettera ogni tanto la manda, ma con lui è diverso. Lui la sta aspettando, ecco perché è così turbata. Non c'è stato mai nessuno ad aspettare lei. Mari. Neanche i suoi genitori la stanno veramente aspettando. Non è abituata a questo interessamento. Morde il tappo. Scrive la data sul foglio bianchissimo. Non va bene. Strappa via la pagina. Altro foglio bianchissimo. Data, questa volta va meglio e scrive sotto il nome del ragazzo. Si blocca. Appoggia la biro e beve il suo caffè, ormai freddo. Riprende l'ultima lettera di Takahashi e la rilegge. Si sofferma nella parte dove lui le chiede di rispondergli. Se voleva.

Vuoi rispondergli, Mari?” si chiede.

Si, voglio”. “Allora scrivi!” si esorta. Riprende la biro, morsica il tappo consumato e scrive una frase.

 

 

Perché mi aspetti così tanto? Io non riesco a capirlo.

Mari.

 

Prende la lettera, la piega e la infila nella busta. Scrive l'indirizzo di Takahashi e se la infila nella borsa. “Non è stato così difficile, no?” si domanda. Guarda l'orologio. Le diciotto e mezza. Si alza, mette i libri sparsi sul tavolo nella sua borsa, si infila il giubbotto per bene, il berretto viola dei Boston Red Sox, paga ed esce. Il freddo che attraversa la Cina, la investe con forza.

Attraversa in fretta un giardino semideserto, gira l'angolo e c'è una buca delle lettere. Si ferma davanti. Il freddo si fa più pungente alla sera. Deve fare in fretta. Infila la busta, con dita tremanti, sia per il freddo che per l'emozione. Lascia cadere la busta. “Oramai è fatta” pensa. Indietreggia, si gira e ripercorre la strada per andare nella sua camera del college. “Be', infondo mi manca”.





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