Matbekah One Shot 3x14
What
if? Su Matt e Rebekah (MABEKAH) che riguarda la 3x14,
quando Kol attacca Matt. L'ho scritta qualche giorno dopo aver visto la
puntata, ma mi sentivo una pazza a shippare Matt e Rebekah, così
non l'ho pubblicata. Dato che mi piacciono sempre di più,
eccola qua!
POV REBEKAH
La festa era finita e mi aggiravo per l'immensa villa alla ricerca di
Matt. Avevo guardato in tutto il piano terra, e stavo salendo le scale
per continuare la mia ricerca al piano superiore. Volevo rivederlo
prima che tornasse a casa. Anche se era un semplice umano come tanti,
mi aveva colpito: la sua gentilezza, la sua galanteria, la sua
dolcezza, ma soprattutto i suoi occhi color cielo mi avevano incantata.
Mi sentivo ridicola: una vampira originaria cotta per un umano, pff. Ma
non potevo farci niente, quella sera mi aveva fatta ricredere nei suoi
confronti e mi aveva emozionata con piccoli semplici gesti, era
innegabile. Un sorriso affiorò sul mio viso ripensando al ballo
e alla passeggiata fuori, quando mi aveva dolcemente avvolta nella sua giacca anche se non avevo freddo essendo una vampira, ma un urlo di dolore mi fece tornare alla
realtà. Era Matt.
Corsi
a velocità vampiresca verso dove avevo percepito il suono, e
vidi Kol e Matt, nella balconata, uno di fronte all'altro, mentre mio
fratello stava letteralmente sbriciolando la mano di Matt. Mi fiondai
su mio fratello e stringendogli il collo lo sbattei contro il muro.
«Cosa diavolo ti salta in mente?! Ti avevo detto di lasciarlo stare!» gli urlai furiosa.
«Stavo solo facendo il mio dovere.» mi rispose strafottente.
«Sei
solo uno stronzo! Va' via!» ringhiai mentre lo lanciavo qualche
metro più in là, poi mi avvicinai cautamente a Matt.
«Scusa per mio fratello, è un idiota. Fa vedere.» gli sussurrai mortificata prendendogli la mano.
Sussultò appena gliela toccai e fece una smorfia di dolore.
«Credo sia rotta. Farò meglio ad andare in ospedale.» mi disse dolorante.
«No,
non è necessario. Lascia che ti aiuti io, è il minimo che
fossa fare per farmi perdonare.» gli dissi mordendomi poi il
polso.
«Oh, no no, lascia perdere.» mi disse lui disgustato arretrando.
Il mio viso lasciò trapelare il dispiacere e il senso di rifiuto che la sua reazione mi provocò.
Un mostro.
Era così che mi vedeva ovviamente.
Gli voltai le spalle e leccai le gocce di sangue che erano fuoriuscite dalla ferita già guarita.
«Cerca
Caroline, sicuramente ti potrà accompagnare all'ospedale.»
gli dissi rimanendo di spalle, con un pizzico di rabbia e gelosia verso
la sua ex.
Lo
sentì avanzare verso di me, e quando fu alle mie spalle mi disse
teneramente ma senza riuscire a trattenere il dolore: «Ci sei
già tu qui. Perché non guidi la mia macchina e mi
accompagni? Sarebbe un ottimo modo per farti perdonare.».
Mi voltai verso di lui, ritrovandomelo a pochi centimetri dal viso.
«Perché
io posso offrirti di meglio di una fastidiosa fasciatura da tenere per
settimane. Chiudi gli occhi e non te ne accorgerai nemmeno. Quando li
riaprirai la tua mano sarà come prima.» gli dissi
guardandolo negli occhi cercando di essere il più convincente
possibile.
Sembrò pensarci su, mentre guardava un po' me e un po' nel vuoto.
«Per
favore, lascia che ti aiuti nel modo migliore che posso.» gli
dissi, cercando finalmente di convincerlo. Ero io che dovevo rimediare
al danno di mio fratello. Ero io che avevo partorito quella stupida
idea. Come diavolo ero arrivata a pensare di ucciderlo solo per fare un dispetto a quell'odiosa Elena?! Mi sentivo davvero un mostro.
«Non
qui.» mi disse soltanto, e io feci un sospiro di sollievo. Si era convinto. Con la mano sana prese la mia, e
mi portò verso l'interno della villa. Lì si fermò e mi
fece capire di portarlo in un luogo appartato. Lo guidai per i
corridoi, fino ad arrivare davanti ad una porta. La aprii, lo feci
entrare e la richiusi a chiave dietro di me.
Lui
si guardava attorno, osservando il letto a baldacchino color panna, con
lussuose lenzuola rosate in seta pregiata, e i mobili coordinati al letto,
mentre io mi avvicinai all'antica scrivania, rimodernata per abbinarsi al resto, e presi il tagliacarte che
tenevo in uno dei piccoli cassetti posti sotto il piano di lavoro.
«Immagino sia camera tua.» mi disse con un sorriso.
«Facile dirlo sapendo che ho 4 fratelli.» gli risposi accennando una risata, poi lo guardai negli occhi.
«Sei pronto?» gli sussurrai avvicinando il tagliacarte al polso.
Lui prese la mia mano e la spostò avvicinandola al mio collo, sfiorandolo con il tagliacarte.
«Preferirei
così, se è possibile.» mi sussurrò,
guardandomi negli occhi in attesa di una risposta.
Annuii soltanto, e subito dopo lui chiuse gli occhi.
«Pronto.» annunciò, tenendo gli occhi chiusi, e io passai la lama del tagliacarte sul mio collo.
Gli
misi le mani intorno alla nuca e lo avvicinai delicatamente alla
ferita. Lui mi sfiorò il collo provocandomi un brivido, poi
strinse le labbra intorno alla ferita e iniziò a ingoiare il
liquido rosso, mentre a causa della vicinanza il suo buonissimo profumo mi inondava.
Si
staccò da me, con le labbra cosparse del mio sangue, e si
guardò incredulo la mano mentre riusciva a muovere tutte le dita.
Posai
le mani sulle sue guance, e mi avvicinai pian piano alle sue labbra.
Lui non oppose resistenza, per cui dischiusi le mie labbra sulle sue, e
lui ricambiò. Mi cinse i fianchi e io mi avvicinai volentieri a
lui, quando le nostre lingue s'incontrarono. Le mie mani si insinuarono
tra i suoi morbidi capelli dorati mentre le sue esploravano la mia
schiena, provocandomi piccoli brividi dovunque si posassero. Il mio
cuore saltellava gioioso dentro il mio petto, come poche volte durante
la mia esistenza. I nostri respiri divennero corti e affannati, mentre
i nostri corpi erano oramai intrecciati. Mi concentrai sul suo battito,
velocissimo e intenso, e mi sorpresi di non sentire il desiderio di
morderlo per cibarmene.
Il mio unico desiderio era piuttosto essere sua, sentirmi un'unica cosa con lui.
Sentivo
che aveva bisogno di riprendere fiato, infatti non resistette ancora
molto prima di staccarsi da me. Ci guardammo intensamente, fronte
contro fronte, e lui mi carezzò teneramente il viso.
«Direi che ti sei fatta perdonare nel migliore dei modi.» mi sussurrò affettuosamente.
Strofinai
il naso contro il suo, desiderosa di baciarlo ancora. “Mi farei
perdonare in eterno se tu lo volessi, mio fragile dolce Matt.”
«Mi
spiace, ma ora sarà meglio che vada. Grazie mille per...l'aiuto.»
mi sussurrò dolcemente abbracciandomi velocemente, facendo
scorrere una mano sui miei capelli.
«Resta qui stanotte.» lo implorai.
Lui sorrise, abbassando lo sguardo imbarazzato.
«Magari un'altra volta...» mi sussurrò con un sorriso pieno di speranza.
Annuii
e lo baciai un'ultima volta, prima di vederlo andarsene senza sapere
con certezza se in futuro avremmo condiviso altri momenti come quello.
«Buonanotte, Matt.» gli sussurrai dolcemente guardandolo negli occhi.
«Buonanotte,
Becky.» mi rispose teneramente carezzandomi i capelli, e se ne
andò, lanciandomi una languida occhiata prima di richiudere la
porta dietro di sé.
|