Amara malinconia
Autore:
mizucup (forum) hiccup (EFP)
Titolo:
Amara malinconia.
Generi: Triste.
Tipologia:
One-shot.
Avvertimenti:
What if
Rating: Verde.
Breve introduzione:
Per Priscilla Corvonero è giunta l’ora di
fronteggiare Salazar Serpeverde.
[...]
“ Sono qui da quasi un’ora “ dice lui,
scrollandosi qualche fiocco dagli abiti.
Due mani candide abbassano il cappuccio che rivela un volto altero
dalle gote leggermente arrossate dal freddo. Ciò che
colpisce, però, sono gli occhi: due pozzi blu scuri.
NdA: La
citazione all’inizio è tratta dalla canzone
“Enjoy the silence” dei Lacuna Coil.
Buona
lettura!
AMARA MALINCONIA
All I
ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm
***
I bambini ignorano le brusche parole dell’uomo, continuando
imperterriti a giocare con i loro bastoni: affondano e schivano pronti,
menano quelle pertiche come fossero spade dalle lame affilate e mortali.
I colpi schioccano crudi nell’aria pungente di quella
giornata invernale e s’accompagnano ai sbuffi spazientiti e
seccati dell’uomo che li osserva irritato da poco lontano.
Egli siede sopra un tronco caduco e, nonostante la neve sul terreno e i
leggeri fiocchi che cadono placidamente dalle nuvole, indossa solo un
lungo mantello nero; ha un volto estremamente pallido, le sopracciglia
pericolosamente corrugate e le sottili labbra serrate: è
questione di pochi sbuffi e pochi colpi di bastone prima che la mano
destra scivoli nella manica della cappa, ne estragga la bacchetta di
prugnolo e faccia scappare a gambe levate quei mocciosi.
Due sbuffi. Bastoni e risate.
Ed è proprio ciò che fa l’uomo.
Salazar schiocca la lingua soddisfatto nel vedere la fuga terrorizzata
dei bambini; non gli piacciono i bambini, non gli piaceva nemmeno suo
fratello. Troppo
infantili, troppo ingenui.
Un lieve scalpiccio lo costringe a voltarsi. Lungo il sentiero
s’inerpica una donna minuta incappucciata, ha il passo
leggero ma veloce, quasi furtivo.
“ Sono qui da quasi un’ora. “ dice lui,
scrollandosi qualche fiocco dagli abiti.
Due mani candide abbassano il cappuccio, rivelando un volto altero
dalle gote leggermente arrossate dal freddo. Ciò che
colpisce, però, sono gli occhi: due pozzi blu scuro.
Oblio.
Oblio e decisione.
“ Cos’avete intenzione di fare? ” chiede
lei, un sussurro appena percettibile ma vibrante di disappunto.
La giovane donna conosce bene il motivo di quel loro incontro.
Ha organizzato tutto lei stessa giorni prima, ha dovuto aggirare i suoi
due compagni e amici per riuscire ad uscire dal castello e dirigersi al
villaggio vicino. Lei e Salazar devono parlarsi - la questione non
può venire rimandata ulteriormente - e non possono certo
permettersi che Godric e Tosca presenzino o sappiano qualcosa sui loro
incontri, che siano questi passati o presenti.
“ Ve l’ho detto, Priscilla, intendo andarmene dalla
scuola. Desidero potere e discendenze pure nei miei studenti.
“
Tutto ciò sa da cose dette e ridette, ma una lieve fitta
coglie la donna comunque.
“ Non siate sciocco. Tutti gli studenti sono uguali tra loro
e hanno pari diritto di apprendere le arti magiche “ ribatte
Priscilla Corvonero con voce ferma.
“ I figli di maghi ne sono penalizzati; i nati babbani
apprendono lentamente e non sono degni di conoscere incantesimi e
sortilegi. Che tornino ad arare la terra come i loro genitori.
”
Priscilla scuote il capo indignata, e qualche capello sfugge dalla
rigida crocchia sulla nuca.
“ Pensate a ciò che dite Salazar. Noi, in quanto
insegnanti, non possiamo certo limitarci ad insegnare solamente ai
maghi dal sangue puro ed escludere tutti gli altri. Siamo i fondatori
della scuola, è il nostro compito. Tramandare le conoscenze,
questo siamo chiamati a fare. ”
“Sapete come la penso “
Salazar non ha la minima voglia di starsene lì a sentirsi
fare la paternale da quella donna. Priscilla ha gli occhi lucidi per la
concentrazione, per lo sforzo di trovare un’alternativa
plausibile.
E’ una donna acuta, Priscilla; proprio sotto quella cascata
di splendidi ricci cobalto, pulsa un’intelligenza unica,
immensa. Pensieri ammalianti che l’hanno incuriosito fin
dall’inizio, idee brillanti che l’hanno colpito.
Lo sguardo dell’uomo s’abbassa alle labbra rosee
che la strega morde inquieta e avverte un lieve calore
all’altezza dello stomaco; potrebbe vivere per quelle labbra,
vorrebbe saziarsi di quei due petali morbidi capaci di parole tanto
sagge quanto pungenti.
Salazar si maledice mentalmente. Quella creatura – seppur
bellissima – è un mero ostacolo nel suo cammino,
una volta superata Priscilla tutto prenderà forma,
l’intero progetto per la sua casata si avvererà.
“ Rimanete qui, al castello ” mormora lei
riconducendolo alla gelida realtà.
“ Ho progetti ambiziosi per i miei studenti, donna.
“
Le arriva un tono secco e calcolato come risposta: la sua decisione,
Salazar, l’ha presa tempo fa.
“ Non sarete voialtri a impedirmi di compiere ciò
che mi sono prefissato tempo addietro. Se tu, Tosca e Godric non
comprendete la realtà che i mezzosangue stiano intaccando la
purezza della magia, non abbiamo altro su cui discutere.”
“ Non ve ne potete andare. ”
“ Sarete voi a fermarmi, cara Priscilla? ”
Un ghigno sardonico gli sfiora le labbra sottili, incurvandole appena.
“ Voi, con le vostre parole ponderate e diplomatiche? Pensate
di indurmi a rimanere con voi usando quegli occhi e le vostre promesse,
forse? Siete una donna bella e intelligente, mia cara, ma siete
completamente assuefatta dal vostro cuore. ”
Un guizzo d’orgoglio lo coglie nel vedere
l’espressione decisa di Priscilla mutare in una maschera
d’indignazione e dolore.
“ Ditemi Salazar, cos’hanno significato per voi
tutti questi anni e questi mesi? Sono stata un semplice oggetto nelle
vostre mani? “
La strega non riesce a controllare la voce e ne risulta un
lamento ferito, simile al guaito di un’animale in gabbia.
“ Avete un cervello, usatelo. Io non ho mai cercato quel
futile sentimento chiamato amore, siete un’illusa, Priscilla
“ decreta freddandola con un’occhiata.
La donna vacilla appena, incapace di dir parola, indietreggia confusa e
si allontana velocemente.
*
“ Priscilla cara, gradite un infuso alla calendula? Gli elfi
mi hanno riferito la vostra mancata cena. “
Nonostante le parole della gentile Tosca le giungano ovattate oltre la
porta di quercia delle sue stanze, riesce in seguito a udire i passi
sconsolati dell’amica allontanarsi alla sua muta risposta.
Priscilla Corvonero siede alla sua scrivania, i gomiti puntati e il
volto rigato fra le mani. Ha pianto per ore lasciandosi, per una volta,
vincere dallo sconforto, dalla delusione.
Salazar se ne sarebbe andato che lei lo volesse o no.
Cos’avrebbe fatto lei,
ora?
Cos’avrebbero fatto loro?
La strega lascia scivolare una mano lungo il corpo fino a posarla sul
ventre leggermente rigonfio che le vesti non avrebbero nascosto
più fra qualche mese.
Lei e la sua
- la loro
- creatura sarebbero rimaste sole.
Abbandonate da poche parole.
Parole risonanti
d’amara malinconia.
***
Questa storia nacque circa
un anno fa per un concorso che, alla fin fine, non è andato
a buon fine e del quale non si è più saputo nulla.
L'ho ritrovata mettendo ordine tra le varie storie al computer e ho
pensato che dopotutto non era proprio da buttare ^^'' Anche
perchè io sono fermamente convinta che Helena Corvonero sia
figlia di Priscilla - O Cosetta come la vogliate chiamare - e di
Salazar Serpeverde.
E' quasi un
crack pairing. Quasi, perchè cerco ancora di convincermene
tuttora - già, sono senza speranze -
E poi Priscilla e Salazar insieme mi piacciono.
Bene, detto quseto spero vi sia piaciuta almeno un pochino :3
Prima di postarla l'ho riveduta e corretta, ma qualcosa potrebbe
essermi sfuggito, perciò se notate refusi o errori siete
liberi di farmelo notare :) A dir la verità siete liberi di
dirmi qualsiasi cosa, quindi...
Alla prossima,
hiccup
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