Leave out all the rest
Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »
Questa fic è ispirata al prompt di slice 'Traditore, pioggia. Lieto fine' proposto per il paring Sasuke/Naruto.
Sei capace di dire cosa c’è nel mio cuore…
senza usare le parole?
Era una serata come tante a Konoha, come tante da quando la quarta
guerra che aveva investito le cinque terre ninja si era conclusa;
nonostante gli inevitabili strascichi di perdite e distruzione, si
avvertiva nell’aria la voglia di ricominciare, lasciarsi alle spalle il
passato e vivere il presente, nella tenue speranza che quel presente
potesse divenire un futuro, per quanto la parola futuro agli occhi di
un ninja restasse una foglia tremolante. C’era chi viveva
quell’atmosfera con il peso dell’esperienza sulle spalle, conscio che
non sarebbe stata l’ultima volta, che sarebbe arrivato di nuovo il
momento del dolore e della ripartenza; chi, invece, sulla scia della
giovane età, metteva davanti a tutto la voglia di non arrendersi e di
cambiare la realtà. Per Naruto e Sasuke, però, quella fase della loro
vita aveva un sapore in più, il sapore di una dolce scoperta, ma
l’Uchiha non l’avrebbe mai confessato a voce alta, per orgoglio o per
la semplice paura che un angolo di felicità svanisse ancora una volta.
Unico sintomo esterno di ciò che provava: il non riuscire a dirgli mai di no.
Così era stato trascinato anche quella sera in un locale di Konoha a
fare baldoria perché ce lo siamo meritati, stando alla versione dei
fatti fornita da Naruto, mentre a lui sembrava che quella reale dovesse
essere più che altro a strafogarsi e prendersi una sbronza perché
domani non ci sono missioni. Ma qualunque ne fosse la ragione, si
trovava seduto ad un tavolo davanti a bottiglie di sakè e porzioni di
Okonomiyaki, con Chouji che mangiava come se fossero trascorsi secoli
dall’ultima volta, imitato da Naruto che non aveva remore a
sproloquiare a bocca piena, rendendo incomprensibile metà del suo
discorso. Gli avrebbe volentieri intimato di tacere, o quanto meno di
ingoiare i pezzi di cibo prima di dire altre cavolate, se solo avesse
avuto qualche speranza di ottenere un risultato concreto e non
esclusivamente un’occhiata interrogativa accompagnata da un sorriso e
da un “rilassati Sasuke che siamo qui per divertirci” a cui non sarebbe
riuscito a replicare. Forse in tempi lontani, o almeno così apparivano
ai suoi occhi, gli sarebbe venuto naturale, di fronte ad una simile
eventualità, ricorrere ad una risposta seccata e andarsene via, ma non
in quel momento, non quando sentiva la confusione di quel dobe come
qualcosa di indispensabile, malgrado la sua consueta scarsa
sopportazione. Chi invece sosteneva la situazione con pazienza, senza
pensare affatto ad un possibile modo per mutarla, era Shikamaru, ormai
assuefatto ai comportamenti dei compagni; il jonin consumava con tutta
calma la propria porzione, fingendo di seguire il fiume di parole
emesse da Naruto, mentre posava qualche sguardo furtivo su Kiba seduto
al suo fianco, intento a lanciare pezzi di carne ad Akamaru e a
rispondere al jinchuriki.
“Naruto, la prossima volta, manda avanti Sasuke vestito da donna, così
spiazzi il nemico e riesci a batterlo velocemente”. Consigliò l’Inuzuka
con un ampio sorriso sulle labbra, dopo aver ascoltato il resoconto di
una delle ultime missioni portate a termine dall’amico.
Alla sua proposta ironica calarono alcuni istanti di silenzio, durante
i quali l’Uzumaki ingoiò un altro boccone e assunse una strana
espressione meditativa, che rivolse subito verso Sasuke; quest’ultimo,
disgustato all’immagine evocata da Kiba, si allarmò non appena incrociò
le iridi cerulee del compagno che lo fissavano serio: da un lato non
riusciva a credere che potesse prendere davvero in considerazione
quella che era chiaramente una battuta, dall’altro però era conscio di
potersi aspettare tutto da lui.
“Sarebbe un’idea”. Commentò infatti Naruto, rispondendo ai suoi dubbi.
“Che cavolo… ti viene in mente”. Biascicò sulla difensiva, le
sopracciglia aggrottate e uno sguardo per nulla rassicurante, che non
sortirono alcun risultato se non una improvvisa e rumorosa risata.
Perplesso e spiazzato dalla reazione del ninja biondo, rimase in
silenzio a fare i conti con l’irritazione, poi però chiuse gli occhi
reclinando leggermente il capo, sospirò e sussurrò un ‘baka’ con
evidente rassegnazione.
Dietro di loro, intanto, alcuni jonin assistevano alla scena con aria
critica, uno in particolare, che fin da quando erano giunti nel locale
li aveva osservati con disapprovazione, giudicando intollerabile
l’atmosfera allegra che circondava il gruppo di amici.
“Tsk!” Esclamò ad un certo punto con sguardo truce, rivolgendosi al
ninja seduto al suo fianco. “E’ assurdo che un traditore possa
divertirsi beatamente nel nostro stesso locale!” Commentò acido, con un
tono di voce sufficiente per essere udito.
La sua affermazione non cadde infatti nel vuoto, ma giunse nitida alle
orecchie dei diretti interessati, che avevano ripreso tranquillamente a
cenare; Sasuke si irrigidì e una smorfia di stizza gli comparve sul
viso, Naruto invece deglutì a difficoltà, stringendo con forza le
bacchette al punto da incrociarle e lasciare scivolare l’ultimo pezzo
di carne recuperato, poi si alzò con un espressione fortemente
contrariata sul viso. Prima che potesse però fiondarsi contro quei
ninja per difendere il compagno e sostenere le proprie ragioni, si
sentì afferrare un polso con una stretta decisa.
“Sta’ fermo!” Gli ordinò perentorio l’Uchiha, lo sguardo nascosto da
alcune ciocche scure. “Piuttosto che perderci tempo me ne vado io”.
Continuò secco dopo una breve pausa, poi si alzò a sua volta e si
allontanò dagli amici diretto all’uscita; Naruto, i pugni stretti per
l’amarezza, lo guardò andar via consapevole di non poter far nulla per
trattenerlo.
“Lascialo andare, avrà bisogno di stare un po’ da solo”. Suggerì
Shikamaru, ricalcando i pensieri che in quell’istante si affollavano
nella testa del jinchuriki.
Le nubi scure che affollavano il cielo rendevano più fitto il buio
della notte, squarciato solo da lampi improvvisi, e le vie del
villaggio, con qua e là i segni delle battaglie ancora troppo recenti,
accoglievano ormai quasi deserte quei chiari presagi di un temporale
imminente, illuminate appena dalla luce soffusa delle lanterne agitate
dal vento. Con quel tempo, la scelta più ragionevole era di rimanere a
casa oppure di ritornaci per chi era uscito prima che le condizioni
atmosferiche subissero quel mutamento improvviso. Per quanto riguardava
Sasuke, invece, ciò che lo spingeva a camminare lungo quelle strade era
il desiderio di muoversi, muoversi e spazzare via l’affollarsi di
sentimenti contrastanti che lo assaliva. Fin dal primo istante in cui
aveva deciso di rimanere a Konoha, gli era stato chiaro che non sarebbe
stato semplice, ma quella costatazione era stata risucchiata dal
susseguirsi frenetico degli avvenimenti; il ritorno al villaggio, il
lungo e difficile processo, a cui aveva partecipato in uno stato di
alienazione totale, come se non ne fosse coinvolto direttamente, la
sentenza finale e la ricerca di una sistemazione, tutto era accaduto
così in fretta che non aveva avuto il tempo di sperimentare a pieno le
conseguenze della sua scelta. Nonostante la riabilitazione pubblica,
agli occhi di tutti sarebbe rimasto sempre e comunque un traditore, al
di là di quanto tempo sarebbe trascorso, e fin a quel momento di tempo
ne era ancora trascorso davvero poco.
Il commento astioso del jonin incontrato nel locale risuonò nelle sue
orecchie, sferzante come la folata improvvisa di vento che gli gelò le
ossa, agitando con un turbine freddo rabbia, orgoglio e frustrazione.
Anche se il terribile vuoto della distruzione, provato per la prima
volta il giorno lontano in cui la sua infanzia era andata in frantumi e
rivissuto quando aveva visto Naruto piombare a terra con una ferita
quasi mortale, l’aveva spinto a supportare Konoha nella lotta finale
contro Madara Uchiha, non si sarebbe mai scrollato di dosso le sue
colpe. Solo due occhi azzurri e un sorriso contagioso erano riusciti a
trascinarlo nella fievole speranza di un nuovo inizio e il sovrapporsi
a quegli occhi e a quel sorriso di sentimenti negativi lo gettava in
una confusa inquietudine.
Accelerò il passo, i pugni stretti e un’espressione contratta sul viso,
andando incontro non più solo all’aria fredda, ma anche alle prime
gocce d’acqua. La pioggia venne giù lenta e rada, poi sempre più fitta
e violenta, come se volesse con la sua impetuosità rigenerante lavare
via il ricordo di sangue e dolore. Alcuni passanti, evidentemente
ancora lontani dalle loro abitazioni, cercarono un riparo in fretta e
furia sotto i cornicioni dei tetti o il vano di qualche portone; altri,
invece, iniziarono a correre per bagnarsi il meno possibile. Estraneo a
tutta quella futile agitazione, Sasuke proseguì dritto per la sua
strada senza batter ciglio, lasciando che i vestiti e i capelli si
infradiciassero man mano che avanzava. D’istinto, si chiese se un
giorno sarebbero state cancellate anche dal suo cuore le tracce
scarlatte di morte e desolazione, tracce che l’essere apostrofato come
traditore non poteva far altro che rinnovare ogni volta. Sulla scia di
quel pensiero, rivalutò il camminare sotto la pioggia battente e si
immerse nelle sensazioni che gli trasmetteva. Le gocce che
picchiettavano con insistenza contro il suo viso e il suo corpo erano
colpi freddi e pungenti, ma il loro scendere lento nell’incavo del
collo e lungo le braccia era a suo modo piacevole, e lo sarebbe stato
anche di più se davvero avesse potuto andare oltre la realtà fisica e
toccare come un balsamo il suo animo ferito.
Solo quando giunse finalmente a pochi passi dalla porta di casa si
fermò, in parte esausto per il ritmo serrato della sua andatura, ignaro
di quanto tempo fosse passato dalla sua fuga dal locale e dall’inizio
del temporale. Appoggiò la schiena contro la facciata dell’abitazione,
trovando parziale riparo grazie alla sporgenza del tetto, e chiuse gli
occhi con un movimento stanco, mentre avvertiva una insolita calma
farsi largo dentro di lui insieme ad una chiara certezza. Non gli
importava essere accettato, essere riaccolto nel villaggio a braccia
aperte, gli era sufficiente ricevere la più totale indifferenza, il
giusto necessario per nascondere in un angolo buio la parte triste del
passato e ricominciare. La voce familiare che lo chiamò, riportando la
sua attenzione sul mondo esterno, contribuì a dare alla volontà di
ricominciare una forma più solida. Fissò lo sguardo serio sulla figura
di Naruto, fermo in mezzo alla strada, così come sentiva ferma dentro
di sé la consapevolezza di avere davanti l’unica persona da cui volesse
comprensione.
Il jinchuuriki lo guardava con una luce di preoccupazione negli occhi
azzurri, la capigliatura domata dalla pioggia e il respiro corto, segno
che doveva aver corso fin lì. Avevano percorso due strade differenti
per raggiungere lo stesso posto, uno pressato dalla voglia di camminare
il più possibile, l’altro da quella di trovare presto l’amico e
accertarsi del suo stato d’animo, finendo così per rincontrarsi sotto
la rumorosa testimonianza di un temporale, ormai quasi del tutto
bagnati. Naruto rimase per qualche istante in attesa di una risposta,
poi, non ricevendola, si avvicinò all’Uchiha quanto bastò per allungare
il braccio sinistro e appoggiare con decisione la mano sulla sua
spalla. Schiuse le labbra con l’intenzione di dire qualcosa, ma l’altro
lo interruppe, afferrandogli il polso con un gesto tranquillo e
portandosi la sua mano sul petto fino a fermarla all’altezza del cuore.
In un primo momento, il genin biondo mostrò una palese sorpresa, poi
cercò di leggere negli occhi del compagno la spiegazione e si trovò di
fronte ad uno sguardo interrogativo. Ebbe a quel punto la chiara
sensazione di un capovolgimento improvviso; l’aveva cercato per sapere
come stesse e ora era lui a rivolgergli una tacita domanda. Sulla scia
del battito cardiaco appena percepibile sotto il suo palmo, un ricordo
non troppo lontano non tardò ad affiorare nella sua mente, legandolo a
Sasuke ben più a fondo del semplice e fugace contatto fisico. In quegli
istanti di stasi, scanditi solo dallo scrociare dell’acqua piovana, le
parole e le emozioni dell’ultima volta che si erano scontrati, prima
della battaglia finale contro Madara, li avvolsero in una atmosfera
inaspettatamente calda, perché liberate dal peso della rabbia e
dell’incertezza. I leggeri brividi di freddo, che correvano lungo i
loro corpi inutilmente riparati dai vestiti, sembrarono, invece, un
ricordo sbiadito.
Naruto scrutò le loro mani sovrapposte e pensò di conoscere alla
perfezione cosa ci fosse nel cuore dell’Uchiha in quel momento,
qualcosa che ancora una volta condividevano; il desiderio di seppellire
il dolore passato e guardare avanti verso un futuro sereno, lontano dal
giudizio degli altri. Tornò allora ad incrociare i suoi occhi scuri e
lesse la conferma dei propri pensieri nella luce di attesa e speranza
che essi racchiudevano.
Distese i lineamenti del viso in un’espressione tranquilla e rassicurante.
“Facciamo in modo che il resto non esista”. Disse con convinzione.
Di fronte al tono sicuro e leggero con cui furono pronunciate quelle
poche parole, Sasuke avvertì la calma che l’aveva colto poco prima
espandersi sempre di più nel suo animo, trasmettendogli una sensazione
indubbiamente piacevole; solo attraverso la voce di Naruto, ciò che la
sua mente si era limitata a concepire gli sembrava poter diventare
qualcosa di concreto. Ormai allentata la presa sul polso dell’amico,
lasciò scivolare la mano lungo il suo braccio fino al gomito, mentre
l’altro con un piccolo passo accorciava ancora di più le distanze tra
di loro, risalendo con la mano di nuovo libera di muoversi sulla spalla
dell’Uchiha e puntellandosi con l’altra al muro. Si fissarono per un
breve istante, un incontro cromatico di sguardi che fece
definitivamente dimenticare loro le gocce di pioggia che scivolavano
lente sui loro volti e quelle che ancora colpivano i loro corpi, poi
confusero i respiri e unirono le labbra in un bacio che relegava
lontano il resto del mondo.
Note dell'autrice
Ecco, ora mi nascondo dall'arrivo di pomodori u-u
E' in assoluto la prima sasunaru o narusasu, fate un po' voi, che
scrivo, quindi ic e contro ic di Sasuke mi ha leggermente uccisa, con
mille mila dubbi, spero che sia attendibile lo stesso. Data la mia
impossibilità di fare spoiler, per fortuna direi, l'ipotetico ritorno
di Sasuke al villaggio non tiene in considerazione alcuni avvenimenti
del manga e ovviamente presuppone un finale tutto a discrezione della
mia musa.
Detto ciò, spero che sia piaciuta a chi doveva piacere. Se mai scriverò
altro su di questi due, saranno solo felici e contenti (?) senza angst
nei paraggi o morirei davvero^^'
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