Thor dark world
Premessa: Questa
storia è un crossover scontato: il mondo reale che incontra
il mondo della finzione.
Fandoms: Attori|Cast The
Avengers; Film|Thor
Personaggi: Tom
Hiddleston, Chris Hemsworth, Loki
Note:
1.Per mie ragioni
personali (odio spoilerarmi i film un anno prima
che escano) non conosco molti dettagli di Thor 2, per cui a
parte il titolo e il nome del registra (Alan Taylor, per la cronaca),
tutto ciò che ne seguirà sarà frutto
della mia fantasia.
2. Le riprese si
stanno effettuando a Londra, ma per motivi di trama le ho magicamente
trasferire in Norvegia. Terra patria dei nostri due Dèi.
3. Ci
sarà del buon caro bromance ambiguo fra
i nostri due attori (Hiddlesworth
è sempre cosa buona e giusta) e qualche accenno slashoso
Chris/Loki e Tom/Loki.
4. Questo
è un capitolo pilota.
Se avrà successo e sarà gradito, si
trasformerà in una long-fic vera e propria, altrimenti
resterà una one-shot altamente contorta.
5. Ignorare
la nota 4.
Disclaimer:
Gli avvenimenti narrati in questa storia sono pura invenzione. Mr.
Hiddleston e Mr. Hemsworth non mi appartengono, né hanno mai
fatto o detto nulla di quanto riportato. Scritta senza scopo di lucro,
se non per allietare le mie
vostre fantasie fangirlose.
Buona
lettura
kiss kiss
Chiara
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Loki:
The Bright World [1]
Nel
momento esatto in cui
aprì gli occhi, Loki capì di trovarsi in un luogo
diverso da Asgard. Solo qualche istante dopo si accorse di non avere
più il bavaglio meccanico né le mani legate.
Davanti a lui un paesaggio verde, una distesa piana di erba color
pastello e chiazze viola di fiori di campo. Un piccolo
bosco alla sua destra e
delle montagne rocciose in lontananza.
Si
mise in piedi alzando gli
occhi al cielo e dovette coprirsi con una mano per non essere accecato
dal bagliore del sole.
Il
tesseract non
c’era. Thor, non c’era.
Cercò
di non perdere la calma, benché l’idea che
quell’essere
avesse deciso di strapparlo alle cure del suo
nemico giurato per annegarlo nelle proprie, stesse prendendo
decisamente piede nella sua mente.
In fondo quelle minacce le ricordava
bene.
"Non esisteranno regni, o lune
deserte... né crepacci dove lui non verrà a
trovarti..."
Osservò
per
qualche altro istante il luogo in cui si trovava: la vegetazione
rigogliosa, il calore del sole che sentiva sulla pelle, i suoni
ovattati della fauna. Quel posto odorava di vita. Non era un artifizio
del suo oscuro mandante, era ben più reale. Si
guardò
ancora attorno convincendosi sempre più di quanto quel luogo
fosse familiare, fastidiosamente familiare. Era di certo su Midgard.
Forse quell’idiota di Thor aveva completamente fallito nel
suo
intento di riportarlo vittorioso al cospetto del grande
AllFather, e lui era rimasto su quell’insulso pianeta, ma in
un luogo
che
era molto diverso da New York.
Non riuscì a non sorridere. La fortuna questa volta era
decisamente dalla sua parte.
Il sorriso sulle sue labbra però durò poco,
giusto il
tempo necessario per rendersi conto di non riuscire a praticare alcuna
magia. Si guardò le mani incerto.
«Che succede?» sospirò piano riprovando
un
incantesimo
di trasporto. Ma nulla, le sue dita parevano solo frustare inutilmente
l’aria.
Una voce lo raggiunse alle orecchie e si voltò rapido per
ritrovarsi davanti quello che era senza ombra di dubbio un midgardiano.
«Si può sapere che ci fai qui?»
Aggrottò le
sopracciglia a quel tono così impertinente. Si
riguardò
la mano e la puntò contro l’umano, ma senza
riuscire a
ricavare nulla neanche quella volta. Quell’insulsa creatura
era
ancora in vita. «Tom che diavolo stai combinando qui? Ti devo
ricordare che
oggi non
hai scene?!»
Le parole che continuavano a venirgli rivolte
risultarono ancora una volta assurde alle regali orecchie del dio.
«TU, essere inferiore, come osi rivolgerti a me in una
così
insolente maniera?!» ringhiò stringendo un pugno.
Di
tutta risposta il piccolo umano, alto poco più di un metro e
sessanta, con chiari problemi di linea e di calvizie, scosse la testa
passandogli una mano davanti agli occhi, come per controllare che le
sue orbite oculari fossero funzionanti.
«Hiddleston, tutto bene? Sono Eric, il fonico, ti
ricordi?...
tsk... sempre in vena di scherzi tu.»
Il mancato re
assottigliò le iridi verdi per scrutare meglio quel
terrestre
che continuava a proferire parole che non avevano per lui alcun senso.
Ma gli furono concessi solo pochi attimi prima che un altro
umano, più alto e più giovane, venisse loro
incontro.
«Eric che stai facendo qui?! Alan ti vuole vedere... Oh Tom,
oggi devi
girare anche tu?» Il discorso che ne seguì dopo
fu
affrontato solo dai due uomini e Loki ne approfittò per
riprovare a farli evaporare come meritavano, vista la loro natura di
esseri inferiori.
Una, due, tre, quattro.
Niente.
Ormai stanco di tutti i tentativi falliti che stava collezionando
miseramente, pensò fosse meglio adottare una tattica
diversa.
Il padre degli dèi aveva di certo un ruolo in tutto
ciò.
Magari era già stato ad Asgard ed aveva ricevuto la sua
punizione
divina. Con
ogni probabilità quello stolto di Thor aveva
convinto il grande All-Father a relegarlo in quel luogo per
cercare di far appello alla sua umanità, e sperare in una
redenzione autoguidata. Stupido
asgardiano sentimentale.
Rialzò lo sguardo al cielo assolato appena prima di sentire
una mano cingergli il polso,
«Andiamo, togliti il costume Tom... Non dirò ad
Alan che
sei
qui, sai già che si infurierebbe.»
Rimase
esterrefatto da
quel inappropriato gesto, ma non fece nulla per porvi rimedio. Avrebbe
dovuto prima conoscere tutti i tasselli del gioco di Odino, per poter
elaborare il piano più consono da mettete in atto.
Seguì silente i due umani per qualche minuto in cui si
sentì rivolgere domande a cui non poté che dare
risposte
vaghe, considerando che non sapeva davvero di cosa stessero parlando.
«Tom, hai già fatto la tinta?! Meglio
così,
Kimberly avrà un lavoro in meno domani.»
Una cosa però era chiara, quei due continuavano a chiamarlo
Tom,
l’altro qualche volta aveva usato anche il nome Hiddleston.
Di tanto in tanto non riusciva a non buttare un occhio alle sue mani.
Senza i suoi poteri era ignobilmente alla mercé di quel
mondo
che tanto aveva bramato, che tanto ora odiava.
Continuarono a camminare per i campi finché Loki non scorse
un
gruppo indefinito di altri umani che armeggiavano attorno a delle
apparecchiature elettroniche. Sembravano luci artificiali e pannelli
che riflettevano il chiarore del sole.
«La tua roulotte non è ancora pronta, comunque
puoi usare
quella di Chris.»
Guardò l’uomo basso e
tondo
decidendo di seguirlo nuovamente. Qualsiasi cosa stesse succedendo, non
era di certo
da prendere sottogamba.
Il
luogo in cui
era stato condotto appariva esteriormente come una grossa scatola di
metallo con le
ruote, ma al suo interno aveva le fattezze di una tipica casa
terrestre. Piccola e decisamente troppo calda.
«Togliti
il
costume, così lo riporto a Ester.» Queste furono
le ultime parole che l’umano di nome Eric gli rivolse prima
di sparire dietro la porta e lasciarlo in completa solitudine.
Costume...
Gettò
uno sguardo in giro. C’era un letto, un divano e quella che
sembrava una cucina, molto
diversa da quella di Stark si
fermò a riflettere. Su una parete, una porta dava al bagno e
di fronte ad essa un lungo specchio verticale nel quale
fissò la sua immagine.
I suoi
vestiti
venivano chiamati costume, lui stesso veniva chiamato con un nome
diverso.
Sorrise
maligno
al suo riflesso iniziando a scogliere i nodi che legavano le sue vesti.
Non
aveva più
poteri, questo era vero, ma in compenso non aveva neanche
più un
nome macchiato a seguirlo, non aveva più sul volto
l’immagine di colui che aveva invaso e quasi distrutto la
Terra.
Qualunque
piano
avesse ingegnato il padre degli dèi, per ora, stava solo
giocando a suo favore.
I suoi
abiti
furono poggiati con cura sulla pelle marrone del divano e il dio si
guardò attorno per vedere se c’era altro che
potesse indossare. Un armadio aperto in cui scorse abiti midgardiani
attirò la sua attenzione. Prese dei pantaloni
ritenendoli decisamente grandi per lui, ma si accorse presto che tutti
gli
abiti in quella cabina erano troppo larghi per la sua esile massa.
Scelse quelli che avrebbero avvolto al meglio le sue divine membra e li
indossò silente. Un paio di pantaloni neri ed una camicia
color avorio di cui dovette arrotolare le maniche, andarono a
sostituire le
sue solite vesti.
Ritornò
davanti al suo riflesso senza effettivamente guardarlo. La sua mente
vagò al giorno precedente, alla sua sconfitta e alla
vittoria
di quel gruppo di disadattati che si facevano chiamare in maniera tanto
altisonante. Tornò con il pensiero a quell’idiota
che continuava a definirlo un fratello.
“Nostro
padre....”
“Tuo,
padre”
Scosse
la testa e
sistemò meglio la manica sinistra. In quel attimo
udì dei suoni provenire dall’esterno e
puntò gli occhi alla porta. Fu costretto a sgranarli quando
la figura alta di Thor si affacciò da essa.
«Ohi
sei qui?! Allora Eric non mi stava prendendo in giro!»
Sentì
la rabbia montargli nelle fredde vene di fronte a quel sorriso. Al tono
assolutamente inappropriato delle sue parole.
«Dovevo
immaginarlo che saresti riapparso in fretta»
ringhiò scontrandosi con lo sguardo confuso
dell’altro.
«In
fretta?... Beh,
abbiamo
finito di girare poco fa.» Lo vide fare un gesto con la mano
ed avviarsi verso la cucina.
Il dio
lo
seguì con lo sguardo tenendosi a debita distanza.
A che razza di
gioco stava giocando quello stolto?
L'osservò
afferrare una bottiglia d’acqua e bere
avidamente prima di riposarla sul tavolo.
«Sono
stravolto...» Dopo quella mezza frase, per lo più
sospirata
pigramente, il biondo si lasciò scivolare sul divano.
Loki
rimase a
guardarlo in calcolato silenzio. I suoi capelli lunghi gli ricadevano
stancamente sul collo, la barba appena incolta copriva il suo
viso, che
avrebbe facilmente definito stanco. Solo in quel momento
però notò i suoi abiti.
Non
aveva la
solita armatura regale, quella che indossava quando lo aveva incatenato
e imbavagliato per riportarlo a casa,
ma
solo la parte inferiore di essa. Il suo torso era
coperto da una bianca maglia midgardiana senza maniche.
«Ehi,
tutto bene?» Rialzò gli occhi sul suo viso senza
nascondere
una smorfia infastidita.
«Secondo
te?» ribeccò aprendo le braccia con fare scenico.
L’altro gli rivolse nuovamente uno sguardo confuso prima che
il rumore delle nocche che sbattevano sulla porta risuonasse nella
stanza.
«Chris,
Alan
dice che domani non si gira prima del pomeriggio.» Sulla
soglia, un umano che Loki aveva intravisto nel gruppo quando era stato
condotto lì. Il colore della sua pelle era lo stesso di
Heimdall e i capelli erano coperti da un copricapo di tela con
una
visiera bianca. Riguardò Thor che continuava a comunicare
con l’uomo come se capisse di cosa stesse parlando. «Ah
Tom, ciao, non ti
avevo visto!» Ora era a lui che si stava rivolgendo con un
enorme
sorriso bianco stampato in faccia.
Dopo qualche attimo di torpore, Loki alzò la mano
scuotendola impercettibilmente, non senza un
velo di dubbio. Non sapeva se fosse la mossa giusta da
fare, si
limitò solo a quella singola azione che parve allargare
ulteriormente lo già strabordante sorriso
dell’altro.
Durante tutta la breve durata del loro discorso decise di rimanere in
silenzio ed ascoltare. Non riuscì a capire molto di
ciò
che dicevano, sentendo solo ripetere qualcosa come scene e girare. Le stesse
parole che ormai sentiva in continuazione dacché era giunto
lì.
I suoi ricordi prima di risvegliarsi in quella verde landa si fermavano
alla figura di Thor di fronte a lui, alla sua mano che stringeva il
tesseract, ai visi odiosi del resto di quella banda di
pseudo-vendicatori.
Poi il lampo e più nulla. Neanche il suo corpo pareva
soffrire
del tipico indolenzimento del viaggio. Quasi si fosse ridestato da un
semplice sonno ristoratore.
«Mi sembra l’idea migliore.» Fu
l’ultima
frase che
udì dalla voce profonda del principe asgardiano prima che
lui e
l’umano si salutassero. Quando la porta della roulotte si
chiuse
riportò lo sguardo alla nuca bionda.
«Adesso spiegami che sta succedendo!» Interrupe con
quell’ordine il suo mutismo, sentendosi decisamente
innervosire
dal sorriso insensato che Thor continuava a propinargli.
«Niente di che: Alan ha deciso di modificare alcune scene
all’ultimo minuto... Ma tranquillo, le tue sono rimaste
uguali.
Mio caro pignolo» lo sentì ridacchiare prima di
risedersi
sulla pelle marrone.
Pignolo? Caro? MIO?
«Ehi,
quella non è la mia camicia?»
Si
guardò d’istinto addosso per poi portare uno
sguardo
sconcertato all’altro. Cosa mai gli poteva importare di
quello
sciocco indumento terrestre?!
«E
con questo?» Scosse la testa con fare ovvio e vide
l’altro
fare lo stesso ma con un certo divertimento.
«Oh
nulla,
accomodati pure... Prenditi la mia roulette, la mia camicia, se vuoi ti
lascio anche la macchina. Contento?» La risata cristallina
così familiare e così lontana nella memoria,
riecheggiò nell’ambiente costringendo Loki ad un
nuovo silenzio.
C’era
qualcosa di diverso in Thor. Benché il suo viso e la sua
voce fossero le stesse, emanava un’ energia di tutt'altra
natura. Meno
regale, meno intimidatoria e quasi assurdamente, amichevole. Ma di
quell’amicizia non obbligata dal suo ruolo, dalla sua ottusa
convinzione di ritenerlo ancora un fratello, ma un qualcosa di
più semplice, di più umano.
«Che
fai
lì impalato?! Vieni a sederti!» Guardò
per qualche istante quelle iridi azzurre che brillavano di una luce
così
diversa da come ricordava e decise di seguire quell'implicito comando.
Scostò le sue vesti e si accomodò accanto a lui,
tenendo una dovuta distanza affinché i loro corpi nemici non
si sfiorassero. «Non
sapevo che
saresti arrivato oggi, ti aspettavamo domani...Comunque tanto meglio,
stasera andiamo a cena insieme. Ti va?» Quel sorriso gentile
si scontrava con la sua espressione fredda. Le sue parole continuavano
a non avere senso. Si obbligò a
tirare su le labbra per comodità, annuendo falsamente
motivato alla richiesta.
Quello stupido gioco di
Odino, avrebbe presto visto la sua fine.
Mentre
osservava
il suo viso, non riuscì a non rivivere nella sua testa
ancora
una volta gli eventi del giorno precedente. La loro battaglia, il
suo continuo e ostinato tentativo di riportarlo sulla retta via.
"È troppo
tardi per fermarlo"
"No, possiamo farlo... Insieme"
Magari
non era
accaduto il giorno prima, magari erano passate diverse lune, interi
anni... magari quel
Thor, non era neanche più lo stesso.
Nel
mentre delle
sue fantasiose riflessioni, l’altro aveva iniziato a
rigirarsi
fra le mani un oggetto che Loki aveva già visto. Era un
cellulare, ricordava che glielo aveva mostrato Barton.
Studiò
l’asgardiano che guardava preso il piccolo arnese terrestre,
tenendo la fronte corrucciata. Era l’espressione che usava
quando
stava soppesando qualcosa. Si ritrovò a sorridere amaro,
nell'
appurare quanto bene lo conoscesse e quanto invece l'altro,
così
poco sapesse dell’uomo che continuava a definire fratello.
Qualcuno
bussò nuovamente alla porta e il biondo si
apprestò a riaprire. Era ancora l’uomo basso di
prima, Eric.
«Sono
passato a
prendere il costume di Tom» sentenziò prima di
entrare e raccogliere le vesti del dio. Loki lo guardò fare
con un certo disappunto che scoprì non essere sfuggito al
principe asgardiano.
«Ehi,
stai
tranquillo, non te lo rovinano!» Rimase silente alla sua
risata mentre anche l’altro umano ridacchiava uscendo dalla
porta.
«Allora
ci
vediamo domani. Buona sera Chris... Tom.» Fece un gesto prima
che la porta fosse richiusa. In quel attimo Loki ritornò
alla conversazione avuta da Thor con l’umano di colore e a
quel nome che anche lui aveva pronunciato.
«Chris...»
sospirò appena ma vide il biondo voltarsi
a guardarlo.
«Dimmi.» Sbatté le palpebre qualche
attimo e
scosse
prontamente la testa con un sorriso prima che l’uomo di
fronte a
lui potesse farsi qualche domanda indubbiamente pericolosa.
«Nulla!» Si alzò dal divano andando
verso
la
cucina e
prese un bicchiere dove versò dell’acqua, facendo
cura ad
usare una bottiglia che non fosse stata contaminata dalla sua saliva.
Mandò giù un sorso di liquido sentendosi subito
rinfrancato dall’umida consistenza che gli scendeva in gola.
«Oggi sei proprio strano...» Rischiò di
mandarsi
di
traverso l’acqua a quelle parole. Posò poi il
bicchiere
sul ripiano e gli rivolse uno sguardo truce.
«Io? Lo strano sarei io?» Si puntò un
indice contro il
petto
rimanendo impassibile davanti al sorriso amichevole
dell’altro.
«Ho capito, hai avuto una giornata storta.» Il biondo si
alzò e
gli si avvicinò lesto. Un brivido corse lungo la spina
dorsale
di Loki quando il possente braccio di colui che avrebbe dovuto essere
Thor, gli cinse caldamente le spalle. «Siccome domattina non
giriamo, stasera possiamo anche
prendercela
comoda. Giusto Tom?»
Riuscì solo a scuotere il capo allibito.
«Come desideri... Chris.»
Benché la situazione non fosse delle più limpide,
Loki
pensò che era sempre stato un tipo scaltro e acuto, quindi
non
c’era gioco illusorio che Odino potesse attuare sperando di
uscirne da vincitore.
Era lui il dio degli inganni dopotutto, ed essere ingannato da
qualcun'altro, non rientrava decisamente nella sua natura.
[1]. barbaro tentativo di
omaggiare il titolo del sequel, Thor: The
Dark World
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