Domenica: felicità e lacrime

di Lisa_Yuri
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Era una tiepida domenica mattina. L'aria profumava di caffè e pane appena sfornato. Ovunque c'era la vita che si risvegliava, il buio era lentamente arretrato di fronte al dolce avanzare della luce che in quel momento abbracciava quella piccola cittadina. Il vento portava dolci melodie cantate dalle donne che preparavano la colazione, echi di risate di bambini che si rincorrevano nei giardini delle case, lievi fruscii delle fronde di Quercia.
Ma lontano da tutta quell'allegria, c'era una ragazza seduta tutta sola sulla scogliera, con i lunghi capelli scompigliati dalla brezza mattutina e guardava verso l'orizzonte con occhi spenti. Ad un tratto sentì un sapore salmastro in bocca, poco dopo un'altra lacrima le scivolò sulle labbra, seguita da tante altre che scavavano solchi indelebili sia sulle sue guance che nella sua anima. Lei non poteva partecipare a quella felicità, non più. Babù non sarebbe più riuscita a sorridere, non sorrideva ormai da tempo. Restava sempre isolata a fissare l’orizzonte. Non rideva alle battute di Flox, non prestava attenzione alle lezioni di zia Tomelilla, mangiava e dormiva raramente. Nemmeno i numerosi tentativi della sorella erano riusciti a smuoverla dalla sua tristezza e dal suo mutismo.
Solo una persona ci sarebbe riuscita, ma Jim era lontano ormai da tempo e nessuno sperava più nel suo ritorno. La speranza era andata via con lui lasciando la sua dolce Babù con un effimero ricordo del suo amore e con ferite incurabili che le straziavano l'anima.




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