Il pianista senza colori

di EsseTi
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Trailer on Youtubehttp://www.youtube.com/watch?v=PlHD9wiQsZM
Più che un trailer è una specie di "visione corporea" di quello che immagino per questa storia.
Per questo, la visione è consigliata solo dopo aver letto almeno i primi capitoli.


A chi ama.
A chi ha paura.
Ai miei vecchi insegnanti di clarinetto.
A tutti quelli che credono nella semplicità delle cose.


 

Il pianista senza colori
di EsseTi

  La musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio.

Victor HugoCanti del crepuscolo, 1835
 


http://www.youtube.com/watch?v=A14w6qz6hKg&feature=related

 

La musica era come una tela piena di colori.
Era il sole, l’arcobaleno, l’azzurro del cielo, il verde scuro del mare in tempesta, il rosso delle ciliegie, il verde delle chiome folte degli alberi, il marrone della terra.
La musica gli restituiva tutti i colori che la vita non aveva voluto dargli.
Dovevano essere belli come le note, forse di più. 
Dovevano far venire nello stomaco le farfalle, e far battere il cuore forte, come quando poggiava le mani sui tasti del pianoforte.

I tasti che suonava erano bianchi e neri, glielo aveva insegnato sua madre. Questi grandi, Dominik, sono bianchi. Questi piccoli sono neri, gli spiegava, poggiandogli le dita sul materiale freddo che conosceva tanto bene. Il bianco è bello, splende; è come quando tu mi abbracci e io ti bacio il naso. Ti sembra tutto bello dentro, ti fa sorridere. Anche il nero è bello, lo sai Dominik? E’ il colore che mi piace di più, perché puoi vederlo anche tu.
La mamma gli aveva spiegato tutti i colori.
Così l’azzurro era diventato l’odore pungente della pioggia d’estate, il giallo il calore del sole, il verde la sensazione fresca dell’acqua sulla pelle. A lui piaceva l’arancione; la mamma diceva sempre che era un po’ come il calore delle coperte d’inverno, quando fuori faceva freddo e si mettevano a dormire insieme.

La mamma i colori li vedeva, ma aveva imparato a mostrarli anche a lui.
Da quando aveva quattro anni e se ne andavano in giro per Praga, lei, ogni giorno,  gli mostrava il mondo: gli aveva spiegato com’erano fatte le macchine,
 i palazzi, le piazze. A otto anni aveva provato ad insegnargli ad andare in bicicletta, ma aveva smesso quando, all’ennesimo tentativo, era caduto, battendo la testa nel marciapiede. Aveva pianto tanto quando erano usciti dall’ospedale. Dominik le aveva chiesto se piangesse perché lui fosse diventato brutto, senza i capelli che gli avevano tagliato perché gli avevano cucito la testa. La mamma aveva riso, ma a casa aveva pianto ancora: non sopportava, capì anni dopo, che il suo bambino non avesse una vita come tutti gli altri, solo perché non ci vedeva.
P
oi era arrivato il pianoforte, la musica, e la musica aveva portato i colori.
Gli avevano insegnato le note, l’adagio, il notturno. Gli avevano insegnato Mozart, Chopin, Bach.
Nessuno, però, gli aveva insegnato di quanto fosse bello il calore di un bacio. 
Quello, doveva essere il rosso.












Note:
Nuova storia, diversissima da tutto il resto che ho scritto e che sto scrivendo.
Come avete letto dalla presentazione della storia, il protagonista è un ragazzo cieco dalla nascita, Dominik, che cerca i colori e la loro bellezza nella musica.
Non so da dove mi sia venuta esattamente l'idea, ma non ho resistito alla tentazione di mettere tutto su carta e dare vita a Dominik. Sarà un personaggio particolare, quasi fuori dal mondo.
Chissà, se a qualcuno piacerà e se qualcuno si fermerà a leggere, magari a recensire.
Io ci spero in qualche vostro parere.
Il primo capitolo lo posterò presto! ^_^
Esse

 

 





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