Vivere?
Gli
sguardi feriti
non guariscono tanto facilmente.
Le
mani graffiate riconoscono a stento la pressione di una carezza.
La
speranza di non riaprire gli occhi al mattino.
Poter
dormire molto tempo, da morti.
L’odore
del glicine
diventa quasi nauseabondo.
Il
tranquillo ronzare delle api è l’assedio
dell’anima.
Il
battito imperterrito.
Il
respiro instancabile.
Ballare
sulle note di un violino imperfetto,
sul ritmo del silenzio, negli
attimi senza voce fra due battiti.
Biascicare
“M’ama, non m’ama” spezzando le
spine di una rosa.
Perdere
il senno come si perdono le chiavi.
Pensare
di smettere di pensare.
Dipingere
una tela di grigio.
Vivere?
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