Non
so davvero che scrivere,essendo ancora il primo capitolo. Spero solo
vi piaccia e spero che mi scriviate le vostre impressioni..belle o
brutte che siano. Benvenuti nella mia storia e..buona lettura!
Capitolo
1.
“Sono
incinta.”
“No.
Non può essere! Dimmi che menti..non puoi rovinarmi la
vita!”
$$
Segreti.
Che
cosa sono in realtà i segreti? Se cerchiamo questa parola
sul
dizionario troviamo: Il segreto è un'informazione
che non
deve
essere rivelata.
Bene,sono
d'accordo..ma mi chiedo perché molte persone ignorino questo
messaggio,per la gente i segreti sono cose di dominio pubblico,e non
va bene..perché è così che si comincia
a non dire più niente a
nessuno e lasciarci qualcosa dentro..anche se quel qualcosa fa male.
Ed
è quello che succede a me.
Vorrei dire alle mie amiche
tutto quello che mi passa per la testa,tutto quello che succede a
casa dopo il divorzio dei miei..vorrei poter dire tutto senza che il
giorno dopo ci siano dei cartelloni su tutta la mia vita in giro per
la scuola. Esattamente..voci di corridoio,l'odioso corridoio..dove
tutto e tutti vengono allo scoperto. Siamo sicuri che quella
sia
una scuola?
E' da qui che comincia tutto..da
oggi.
Lunedì,giorno in cui appena
sveglia ti siedi sul letto e pensi “Vale davvero la pena
alzarsi da
questo paradiso per andare all'inferno?” la risposta
è ovvia,ma
siamo tutti costretti a scegliere quella sbagliata
cioè..“si”.
E così,distrutta,mi alzai dal
letto.
Pavimento ghiacciato,cosa poteva
esserci di meglio? Piedini caldi caldi,e pavimento freddo..una
sensazione piacevole si estese in tutte le mie gambe,facendomi
così
rabbrividire..tanto da scuotere le spalle.
Mi preparai,come se ne avessi
davvero voglia..ultimo anno in quella meravigliosa scuola
delle scuole,la più grande in quel
quartiere..purtroppo.
Tutti i ragazzi e ragazze particolarmente montati,erano in quella
specie di carcere. Ragazzi che non avevano intenzione di fare
qualcosa nella vita,e ragazze la cui tragedia più grande era
quella
di non trovare l'ultima borsa con il costo più alto in vista.
Non che non mi piacessero le
borse,solo non capivo perché una specie di sacco con della
pelle
sopra possa costare così tanto.
“Cosa
dirai a tutti? Appena ti
chiederanno che hai fatto in questi dieci mesi?” chiese mia
mamma,con il suo solito sguardo gelido. Un mese i più per
ritornare
come prima.
“Trasferimento
a causa del tuo
lavoro,lo so già.” dissi io,abbassando lo sguardo.
Non mi aveva mai veramente
perdonato,e come biasimarla? Un giorno mentre sei a casa tranquilla e
beata ti ritrovi tua figlia che ti dice,a brucia pelo.. “Ehi
mamma..sono incinta!”
“Bene.”
E continuò a
mangiare i suoi cereali,leggendo il suo solito giornale.
“Mamma..”
sospirai io. Non
volevo vederla così distante,non volevo che lei fosse delusa
e
soprattutto non volevo sbagliare ancora.
“Senti
Jenna. Se ti vuoi
scusare allora risparmiati..l'hai già fatto troppe
volte.”
E sospirando delusa,mi diressi
verso l'uscita.
Una ventata di aria calda mi
investì,maledicendo i miei capelli lunghi e neri
che,inevitabilmente,si attaccavano alla pelle ancora troppo sudata.
Odiavo andare a scuola con quel
caldo. I vestiti ti si appiccicavano e non potevi fare niente se non
sventolarti col quaderno..fino a quando l'insegnante non ti
beccava,ovvio. Perché a quel punto l'unica cosa che potevi
fare era
pregare forze superiori affinché facessero arrivare un po'
di aria
fredda.
Sull'autobus poi,la situazione
era incontrollabile..tutti ammassati senza un filo d'aria. Appena
entrai c'era solo odore di sudore e qualche altra sostanza che mi
avrebbe bucato i polmoni da li a poco.
“Ehi
stronzetta..ma che fine
hai fatto?” disse Sara,migliore amica da una vita.
“Sara!”
dissi di
rimando,abbracciandola. “Mi dispiace..mi dispiace
tanto!”
“Sei
sparita per quasi un
anno..come mai? Capisco che sei stata costretta dal lavoro di tua
mamma,ma una telefonata sarebbe stata gradita.”
disse,slegando
l'abbraccio.
“Non
sapevo che dirti..sono
scappata con la paura che non mi avresti accettato più se me
ne
sarei andata e..mi dispiace.”
“Sei
scema? Ti avrei capito!”
disse lei,facendomi sorridere. “E' stato brutto passare il
diciottesimo senza te.” disse poi,facendomi sentire la
ragazza più
sbagliata dell'universo.
“Mi
dispiace..” riuscì a
dire,per l'ennesima volta.
“Non
importa,ci rifaremo col
prossimo compleanno. Ahh..tu non sai quante cose ho da
raccontarti!”
aggiunse poi,tutta contenta..come se non me ne fossi davvero andata
nove mesi fa.
Mi raccontò del suo nuovo
ragazzo,ma che aveva intenzione di lasciare a causa della sua troppa
ed eccessiva gelosia..mi raccontò di Vanessa-la
più carina a detta
di tutti-che si era fidanzata con un ragazzo molto più
grande di
lei..e altri pettegolezzi della scuola che non mi facevano
né caldo
e né freddo. Fino a quando non nominò quel
nome..Jason.
“Jason?
Che ha fatto Jason?”
dissi,non seguendo il discorso.
“Mi
sembra di avertelo
detto..comunque,è diventato più intrattabile
degli altri anni. E'
strano..e non si sa perché,gli altri dicono che lo fa per
farsi più
figo. Secondo me sbaglia.” disse lei,ingenua. Non sapeva
niente..e
questo mi feriva. Avrei voluto dirle tutto..e parlare con lei,aprirmi
del tutto..ma non mi fidavo. Ed era una cosa decisamente
brutta,perchè le volevo un bene dell'anima.
Non appena arrivammo a
destinazione,e non appena vidi la scuola e le persone..tutto quello
che era successo in quell'anno mi si parò davanti agli
occhi,come un
flashback. E inevitabilmente delle lacrime si fecero spazio tra gli
occhi,al solo pensiero di quella piccola creatura appena nata,tra le
mie braccia. Era così piccola e indifesa,piangeva e io con
lei..era,e lo è tutt'ora,un trauma averla lasciata. Averla
lasciata
tra le braccia di quell'infermiera. Chissà se la
riconoscerò mai,e
chissà se mi perdonerà..so solo che odio Jason,lo
odio così tanto
per avermi abbandonata e per aver abbandonato nostra
figlia,senza averle dato una possibilità. Lo odiavo e
l'unica cosa
che potevo fare era evitarlo e lasciare che marcisca solo come un
cane.
Appena entrai,tutte le mie
amiche mi vennero in contro,chiedendomi che fine avessi fatto..e tra
abbracci e baci,con qualche pianto finto di alcune gallinelle,ci
dirigemmo in classe lasciandomi così respirare.
Ma appena entrai,un bellissimo
quanto stronzo Jason si presentò davanti ai miei
occhi..appoggiato
ad un banco,che rideva e scherzava con altri amici. Non era cambiato
di una virgola,se non per i capelli corti. Solito sorriso,solito
volto perfetto e soliti occhi marroni. Inutile dire che il mio cuore
perse un battito..per poi riprendersene altri trecentomila. Non
appena mi vide,inevitabilmente il suo solito sorriso perfetto
scomparve,cambiando lo sguardo divertito con uno che non saprei
definire..ma mi aveva comunque fatto male.
Mi sedetti,evitando il suo
sguardo..salutando gli altri compagni.
Era tutto così strano..era come
tornare ad un anno prima,come se non fosse cambiato niente.
La giornata continuò come le
altre,annoiandomi per tutta la lezione..mentre disegnavo sul banco.
“Vedo
che la signorina ci ha
degnato della sua presenza quest'anno. Spero non sparisca come
l'anno scorso.” disse il mio professore preferito. Un uomo di
una
cinquantina circa,alto con una bellissima pancia a cocomero.
Sorrisi in risposta,non sapendo
che dire..sperando veramente di non dover scappare ancora.
“Non
uscire.” disse una voce
alle mie spalle,non appena tutti i compagni avevano svuotato la
classe dopo l'ultima campanella.
Mi voltai,trovandomelo davanti
con lo zaino in una spalla.
"Dove sei
stata?”
disse,cercando di non usare una voce dura..non riuscendoci.
“Trasferimento
di mamma.”
dissi semplicemente,fingendomi indifferente.
“Non
raccontarmi balle,cazzo!
Dimmi cosa hai fatto!” disse,sbottando tutto in un colpo.
“Vuoi
davvero saperlo? La tua
bellissima bambina è nata. Si chiama Alison. Vuoi sapere
altro?”
dissi io,rimanendo comunque calma.
“Dov'è?”
chiede
sospirando..davvero pensava che avrei abortito?
“All'ospedale
fuori
città,quando una famiglia la vorrà la
prenderà.” dissi mentre
aprivo la porta della classe. “Non devi fingere che ti
importi,deve
essere come se non fosse mai successo niente.”
aggiunsi,pentendomi
di tutto. Era nata da due ragazzi che non sapevano come passare il
tempo un sabato sera. Era nata da una stupida sveltina in un bagno di
una discoteca,nata da una storia di due giorni massimo.
Ed uscì dalla
classe,guardandomi attorno per controllare che nessuno ci avesse
sentito. E camminai,con un nodo alla gola..mentre sentivo distante,un
banco che veniva malamente sbattuto a terra.
Mi
dispiace.
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