Titolo: Andare, Partire, Tornare.
Fandom: Supernatural
Personaggio: Castiel, Dean
Rating:
Verde
Avvertimenti: Oneshot
Set/Prompt: Armi - Cuscino
Disclaimer: I personaggi descritti non mi
appartengono e la storia non è scritta a fini di lucro.
Note: La storia è
ambientata nelle ultime puntate della settima stagione. Il titolo
è preso dalla canzone "Andare, partire, tornare." di Nek.
Tabella: Qui
Andare, Partire, Tornare.
Dean sapeva che non avrebbe dovuto. Dopotutto, con i Leviatani sparsi
per la Terra e la fine del mondo pronta a bussare alla loro porta, per
la seconda volta nella loro non così lunga vita,
preoccuparsi per un angelo impazzito e i suoi occhioni da cucciolo
bastonato avrebbe dovuto essere l’ultimo dei suoi problemi.
Non aveva resistito,
tuttavia.
Avevano preso un
gatto. Una palla di pelo scuro, con due occhi verdi tondi tondi e un
set completo di unghie ben affilate che Dean aveva già
provato in prima persona, ma Castiel era stato così felice e
tutte le maledizioni che Dean era stato pronto a lanciargli erano
svanite ancor prima di prendere forma.
La palla di pelo si
chiamava Deanna. Dean sperava che ogni riferimento fosse del tutto non
intenzionale.
Ricapitolando: era la
fine del mondo, non vi era quasi nessuna speranza di salvezza e
l’unico essere in grado di aiutarli era un angelo con qualche
rotella fuori posto e un gatto tra le mani.
Eppure non era ancora
finita. Il gatto, neanche due ore dopo il suo ingresso in famiglia, era
scomparso. Scappato, probabilmente. Forse i gatti non andavano
d’accordo con gli Angeli. Fatto sta che ora era la fine del
mondo, senza alcuna speranza di salvezza, e c’era un angelo
depresso con problemi d’abbandono.
Dean
sospirò, passandosi una mano sul volto stanco. Era seduto in
cucina, nel loro piccolo rifugio d’emergenza, e aspettava
pazientemente.
Sam era con Castiel.
Sam avrebbe saputo cosa fare. Sam sapeva sempre cosa fare in quelle
situazioni.
Sam si era appena
seduto al suo fianco, sconfitto.
“E’
inconsolabile, Dean.”
Non c’era
esasperazione nella voce di suo fratello, solo tanta preoccupazione e
impotenza.
Per un momento, Dean
si chiese se la fine del mondo, dopotutto, non fosse
un’adeguata soluzione ai loro problemi.
Sospirò
ancora una volta, poi si alzò e andò a cercare
l’angelo.
Castiel era seduto nel
bel mezzo del soggiorno, sul pavimento. Tra le mani reggeva un cuscino,
che, anche se per poche ore, era stato la tana della piccola bestia.
Anche da quella distanza, Dean poteva vedere i peli scuri che si erano
aggrappati alla fodera ora non più così candida.
“Hai
intenzione di restare lì a fare il broncio per tutto il
giorno?” Esordì il cacciatore, la voce
più stanca di quanto avesse voluto.
Castiel
alzò appena gli occhi nella sua direzione, prima di tornare
a guardare il maledetto cuscino. Dean poteva giurare di averlo sentito
borbottare qualcosa simile a “Gli angeli non fanno il
broncio”, il che era pura ironia, perché con tutto
quello che era successo, probabilmente Castiel era l’ultimo
angelo rimasto in vita e in quel momento era l’essere meno
simile a un angelo che avesse mai visto.
Liberando
l’ennesimo sospiro della giornata, Dean si sedette affianco
all’altro, tentando di rimettere insieme i pezzi sparsi.
“Era solo un
gatto, Cass. Te ne prenderemo un altro, va bene?”,
cercò di consolarlo nei migliori dei modi, ma Castiel si
limitò ad alzare le spalle, lo sguardo ancora basso e il
cuscino tra le mani.
“Non voglio
un altro gatto, Dean. Scapperà di nuovo.”
“Perché
dici questo?”
“Perché
tutti scappano via, Dean.”
Ora, questo non era
vero. Certo, Castiel non aveva vissuto una delle migliori esperienze
lì sulla Terra, dopo che si era ribellato per Dean ed era
stato abbandonato dalla sua famiglia, poi aveva cercato di aiutare e
anche Dean gli aveva voltato le spalle. Sì, in fondo era
anche colpa sua.
Ma stava cercando di
redimersi, in qualche modo.
“Io non vado
da nessuna parte, Cass.”
Castiel scosse la
testa. “No, Dean. Prima o poi andrai via anche tu.”
E c’era
così tanta rassegnazione in quelle parole da far male e Dean
sapeva che aveva ragione, perché in fondo, lui, nella vita,
non aveva fatto altro che scappare. Questo, però, non aveva
importanza.
Senza pensarci,
avvolse un braccio attorno alle spalle dell’angelo e lo
attirò a sé, in una pallida imitazione di un
abbraccio.
“Se scappo,
poi torno.”
Castiel si strinse un
po’ più vicino.
“Grazie”
E finalmente il
cuscino giaceva a terra, dimenticato.
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