complotto
Il grande complotto
dell’asino volante
Introduzione
Prima di cominciare questa storia, vorrei dirvi un paio di cosette. Tutti voi
siete convinti che gli asini non volino e che le balene esistono, ma ci sono
numerosi segni che sembrano indicare il contrario. Questa storia abbraccia la
teoria secondo la quale gli asini volano, quindi se siete persone che vivono di
deboli certezze, non leggetela. Non leggetela neanche se non volete avere dei
problemi col Governo e con i servizi segreti che vorrebbero tenervi nascosta la
verità.
Tutto quello che leggerete da questo momento in poi è assolutamente vero.
Tutto quello che leggerete da questo momento in poi è assolutamente
falso.
Ogni riferimento a fatti, organizzazioni segrete governative, sette religiose
e persone realmente esistite o esistenti è da considerarsi puramente voluto e
anzi ricercato.
Prologo Inquietante Pieno di Avvenimenti Senza Senso In Cui Accadono Cose
Misteriose e Inutili
Era notte nel Grande Museo Nazionale di Badolato Superiore Ovest, e il
custode Raimondo Lo Ciccio correva per le grandi sale dell’edificio, ansimando
come un San Bernardo in calore e tirandosi su i pantaloni (che ogni tanto
scivolavano mostrando le mutande a fiorellini). – Ma perché devo essere così
grasso? – si lamentò l’uomo mentre scappava da un’ombra misteriosa, sotto lo
sguardo severo dei quadri di Cefaly Junior Junior e delle sculture del Ciacio. A
un certo punto Raimondo vide un decollage di Mimmo Rotella (rigorosamente
falso), e pensò che sarebbe stata cosa buona e giusta demolirlo, così prese un
quadro di un pagliaccio triste e lo lanciò con violenza addosso all’opera falsa
del grande artista calabrese, che cadde a terra con un fragoroso "KATA-BOOOM!",
seguito dalle sirene dell’allarme. – Minchia! – esclamò Raimondo. – L’ho
combinata proprio bella! – in quel momento il misterioso inseguitore raggiunse
la stanza dove si trovava Lo Ciccio, ma fu da lui separato a causa della grata
di ferro del sofisticato sistema di sicurezza del museo. – Astuto. – disse il
losco figuro dall’accento buffo. – Ha fatto scattare apposta l’allarme per
impedirmi di raggiungerlo. – Raimondo si tirò su i pantaloni, poi disse: - Eh?
Cosa? Chi? Tu chi sei? Ah, sssì! Certo! L’ho fatto proprio apposta. – detto
questo il custode si passò una mano sul naso per vedere se era rimasto delle sue
dimensioni. Il tizio misterioso, identico a un Sith, se non fosse stato per i
sandalini, prese una pistola e la puntò addosso a Raimondo, dicendo: - Dimmi
tutto, tanto poi ti ammazzo lo stesso. – Raimondo, che due secondi prima era
terrorizzato, al sentire il curioso accento del tizio, scoppiò a ridere. – Ma
come parli!? Che risateee! – il tizio losco abbassò la pistola, e chiese: - Si
sente così tanto che sono straniero? – non ebbe risposta, perché Raimondo rise
ancora più forte. – Senti, brutto terrone, dimmi subito tutto quello che sai su
Quella Cosa! – Raimondo smise un attimo di ridere per chiedere: - Quale cosa? -
- Tanto per cominciare si scrive Cosa, con la maiuscola. Intendo Quella Cosa!
Parlo di Quella Cosa, tutto maiuscolo. – Raimondo ricominciò a ridere. – Mi
dispiace, non parlo le lingue straniere, non capisco una sola parola di quello
che dici! Borbottone! – il losco figuro alzò nuovamente la pistola e gridò: -
Gli Altri hanno già parlato! – Raimondo intervenne: - Vede anche lei Lost? – il
tizio mollò la pistola e si accomodò a terra, dicendo: - Guardi, io non ci sto
capendo più niente di quel telefilm. Tanto per cominciare, l’aereo è caduto o
no? - - Me lo chiedo sempre anche io, ma c’è un’altra cosa che non capisco.
Voglio dire, dove li hanno seppelliti i superstiti? – chiese Raimondo. – Lei
cerca solo di distrarmi con dei quesiti! Ma io non ci casco! – esclamò l’uomo
dal buffo accento rialzandosi in piedi, con la pistola di nuovo in mano. – Dimmi
quello che sai su Quella Cosa e ti sparo! – Raimondo lo guardò perplesso e
disse: - Forse volevi dire "o". - - No, volevo dire "e ti sparo"! Comincia a
cantare! – Raimondo obbedì all’istante. – Cooon teeeeeee, partirò! - - MA COSA
CAZZO C’ENTRA!!!? – sbraitò il tizio, che stava decisamente perdendo la
pazienza. – Ma tu mi hai detto di… - - Voglio solo sapere quello che sai su
Quella Cosa!!! – gridò il minaccioso uomo, che poi scoppiò a piangere. Il cuore
di ciccia di Raimondo si intenerì, così il custode disse: - Tanto morirò
comunque tra pochi giorni per via del colesterolo. Allora, non so se parliamo
della stessa Cosa. – il tizio si alzò e disse: - Tranquillo, hai messo la
maiuscola, quindi è a forza la Stessa Cosa. Tutto maiuscolo. – Raimondo domandò:
- Ma come fai a esserne certo? Non è meglio che ti dico prima di cosa sto
parlando io e poi verifichiamo? - - No! Manteniamo la suspence! – disse il
tizio. – Come vuoi. Allora, appena esci da qui, fai tre giri su te stesso, poi
fai dieci passi da formica verso est… - il tizio nerovestito prese un taccuino e
cominciò a segnare le istruzioni. - … poi fai tre salti da Bufonide, dopodiché
fai un salto, fanne un altro, fai una giravolta, falla un’altra volta, guarda in
su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu… - il tizio diede un’occhiata a
quanto scritto finora, poi alzò lo sguardo su Raimondo, che adesso stava
dicendo: - Ambarabà Ciccì Coccò, tre scimmiette sul comò… - - Ho idea che lei
stia cercando di imbrogliarmi. – commentò l’uomo. – Ma come si permette!?
Comunque, dopo che ha fatto tutto questo non potrà più uscire di casa senza che
la gente si metta a ridere di lei, e tutto ciò è molto importante. Prenda un
aereo diretto a New York. – il losco figuro esclamò: - Scommetto che è là che si
nasconde il Grande Segreto tutto maiuscolo! - - Veramente no, però New York è
una gran bella città. Le consiglio di visitare la sede principale dell’Opus Dei.
– il tizio disse: - La conosco già, grazie. – Raimondo alzò le spalle, poi
riprese a dettare le istruzioni. – Lei deve attraversare tutti gli Stati Uniti e
arrivare dalle parti di Paperopoli. Lì troverà un cargo targato PdP, chiamato il
Tallero. Dovrà entrare insieme alla merce, pesci marci da smaltire. Il cargo la
porterà al Polo Sud. - - Aha! Ottimo posto per nascondere la Cosa! Il Polo Sud!
– Raimondo chiese: - Vede anche lei i Fantastici 4? Ma la Cosa mi sta piuttosto
antipatica… si dice antipatica, visto che è una Cosa, oppure antipatico, visto
che tecnicamente è un lui? – il tizio ci rifletté a lungo, poi rispose con
un’alzata di spalle. – Comunque la Cosa non è al Polo Sud! Però così potrà
vedere da sé quali sono i danni causati dall’effetto serra ai ghiacciai. Molto
istruttivo. Deve attraversare l’intero Polo Sud, dall’altro capo troverà dei
leoni marini legati a una slitta. Lei salga sulla slitta e cominci a frustare i
leoni marini, che si tufferanno in mare e la condurranno in un punto imprecisato
del globo. Probabilmente in fondo all’oceano. Lì troverà la Cosa. Attento a non
farsi picchiare, è molto forte. – il losco figuro fece un sorriso maligno che
nessuno vide poiché aveva un cappuccio sulla testa, un sorriso maligno di chi ha
vinto sull’avversario. – Adesso SO, tutto maiuscolo. Non ho più bisogno di lei.
– Raimondo si alzò e tese cordialmente la mano, dicendo: - È stato un piacere
anche per me. Venga a trovarmi spesso, mi raccomando. – il tizio sorrise e
disse: - Certo, vado sempre al cimitero. – alzò la pistola e sparò. Il
proiettile affondò nel lardo di Raimondo, finchè non perse tutta la spinta
iniziale e si fermò. – Aha! Non ha manco preso una vena! Al massimo mi devo
mettere un cerotto. – Raimondo si stava spanciando dalle risate (operazione non
facile), quando il tizio puntò la pistola alla sua testa. Raimondo rimase
impassibile, poi disse: - Spari pure, non c’è nessun organo vitale all’interno.
Sono praticamente immortale! MWAHAHAHA!!! – Raimondo scoppiò nuovamente a
ridere, mentre tuoni e fulmini squarciavano il cielo. – Ridi, ridi, che la mamma
ha fatto gli gnocchi. – - Davvero!!? – domandò entusiasta il custode. – Sì, però
tu rimarrai bloccato qui e non li potrai mangiare. Io invece ho qui un bel
paninazzo con la mortadella e le acciughe sottaceto! Yum! – e così dicendo il
losco figuro addentò la sua merendina, mentre Raimondo guardava sofferente la
scena. – Ne vuoi? – domandò il tizio minaccioso. – SÌ!! – gridò Raimondo. –
Allora quando esci te ne prepari uno! Ops! Tu non uscirai di qui, se non su una
barella che ti porterà all’obitorio. – Raimondo scoppiò a piangere, mentre il
macabro figuro gli mostrava il contenuto del suo zainetto. Soppressata
calabrese, nutella, salumi di ogni genere, merendine del Mulino Bianco, lasagne,
torte pronte Cameo e altre cose gustose. – Tieni, dai! – disse il tizio
avvicinando una torta alla bocca di Raimondo, per poi sottrargliela non appena
questi tentò di assaggiarla. – Schiatta, brutto ciccione! – disse il signore in
nero poggiando a terra tutto il cibo che aveva con sé, ma fuori dalla portata
del custode, poi se ne andò.
Raimondo Lo Ciccio soffriva. Era al colmo della disperazione, così decise di
prendere la sua penna laser che fonde tutto, anche l’acciaio delle sbarre e
usarla per suicidarsi. Poi un pensiero lo colse… no, non che poteva evadere con
la penna laser, bensì che doveva lasciare a tutti degli indizi per svelare il
Segreto di Quella Cosa che va scritta tutta maiuscola.
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