Il
mio nome è Tonks, Ninfadora Tonks…no,aspetta…solo Tonks.
Ovvero le avventure di una
sedicenne imbranata.
Sono una ragazza un po’ pasticciona, lo ammetto, ma, al
perché il destino mi sia così beffardamente avverso, non sono ancora riuscita a
trovare una risposta.
Perché una Corvonero, che può
cambiare a piacimento il suo aspetto, avendo in pugno, teoricamente, tutto il
genere maschile – qui forse ho un po’ esagerato- ,
riesce a rovinare tutto, scivolando sull’unica buccia di banana, o altro, che
potrebbe mai trovarsi sul pavimento della sala grande?
Ho sospettato più volte che i mie nemici,
che ancora non si sono mostrati, abbiano pagato un elfo domestico di Hogwarts per sistemare nei momenti meno opportuni sostanze
e/o oggetti viscidi, tondi, altamente incespicanti o altro solo per il gusto di
assistere alla scena.
Va bene; forse il tono è un po’ troppo melodrammatico, ma
dopo quello che mi è successo oggi…
Ore
8.15, Sala Grande
Sfoggiando un una tinta di capelli, detta dalla Mcgrannit, a evidenziatore,
muovevo la braccia, con la mia innata grazia da dea Calì
( per intenderci: quella che ha sei braccia, se non di più), tra vassoi e
piatti, lanciando improperi di varia natura ogniqualvolta –e qui intendo “molto
spesso”- il gomito, e la stoffa bianca della camicia che lo copriva, finivano
(prontamente) nella ciotola della marmellata di mirtilli o di burro.
Rinunciando al tentativo di non sembrare un toast vivente, e di buttare giù
tutti i santi che conoscevo, mi tappai la bocca con una generosa dose di torta
al cioccolato. Questo mi consolò,temporaneamente,
dalla mia sventura; ma la disgrazia era dietro l’angolo e si chiamava “doppia
ora di pozioni”!
Ore
9.00, Ingresso Aula di Pozioni
(anche detta Bocca dell’Inferno)
Visto il mio essere ritardataria
(“pure!?” direte voi), fui costretta sedermi vicino allo “zio Fester”, amabile studente di Tassorosso
dall’aria poco raccomandabile (senza offesa per l’originale zio Fester!!). Satana, al secolo “professore di Pozioni”, mi
continuò a fissare tutta l’ora e mi mise in agitazione così
tanto che sbagliai completamente
l’intruglio da preparare.
Andai, comunque, genuinamente
speranzosa, verso la cattedra, portando con me la “pozione” rosa acceso che
avevo fra le mani.
-Signorina Tonks… quella roba…
cosa sarebbe, di grazia?- disse alzando un
sopracciglio in modo scettico.
- La pozione, signore- risposi.
- E quale pozione sarebbe?- alzando anche
l’altro sopracciglio. Usava un tono terribilmente accondiscendente, come
se avesse a che fare con un bambino di sette anni, incredibilmente tardo.
- Quella che ha detto di preparare, signore-
- Certo, identica- disse –a parte il colore, l’odore e, suppongo, gli
ingredienti usati-
In quel momento il mio autocontrollo mi imponeva:
primo non scoppiare a piangere, secondo resistere alla incredibile
tentazioni di prenderlo a calci nel sedere per l’espressioncina
gradevole con la quale mi stava fissando(ovvio sarcasmo), terzo evitare di mostrare una faccia da scema mentre constatavo,
non solo, che non avevo idea di cosa avessi messo dentro a quell’intruglio,e
che quindi aveva ragione, ma, addirittura, che probabilmente non sapevo come
avevo fatto ad essere ammessa ai MAGO di pozioni.
Le mie conoscenza di questa materia
erano , “puff”, svanite nel nulla, davanti al nasone
enorme di quell’uomo!
Mi riscosse da questi pensieri la sua voce.
-Magari è la spremuta dei suoi capelli?? Che lei sappia, hanno qualche proprietà curativa, signorina Tonks?-
Ma bene! Ora, anche il professore
di pozioni faceva dell’ironia! Ci mancava che Ruf, mi
chiedesse chi era il mio parrucchiere e poi ero a posto!!
Ma quello che successe, fu mille
volte peggio! Lasciai cadere la fialetta e avvicinandomi, pronta per sfoggiare
un’espressione altamente dignitosa e intimidatoria,
scivolai sulla “spremuta di capelli di Tonks” e, con
una “molto coreografica” sforbiciata, atterrai pesantemente sul pavimento di
pietra sudicia di quel maledetto sotterraneo.
E’ strana la calma che si crea prima della tempesta, come è strano il silenzio prima dell’esplosione:
dopo attimi di religioso silenzio,
in cui i miei compagni e il mio professore si resero conto della cosa, e io
pregai Dio, Buddha o chiunque altro, di farmi morire
in quell’istante
preciso, magari fulminandomi lì in mezzo all’aula di pozioni, ci fu lo
scoppio…
Uscendo dall’aula, dieci minuti dopo, mi congratulai con me
stessa: nessuno nella storia di Hogwarts, aveva mai
fatto ridere così tanto il leggendario “zio Fester”.
Continua…(purtroppo…)
**************
In un momento di assoluta frustrazione e
stanchezza, mi è venuta in mente questa fanfiction,
non troppo lunga…solo per divertirmi un po’.
Spero davvero che vi piaccia e vi esorto a
recensire sia per prendermi (metaforicamente) a pomodorate, sia per dirmi che
vi piace (magari!), così posso continuarla.
Baci,
Cappychan
P.S.:
ringrazio coloro che hanno recensito la Drabble Remus/Tonks!!