stanza perfetta.

di Olmak_
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Muri immacolati, scrivania ordinata, letto fatto, libri sistemati per altezza.
Stanza perfetta.
Stanza in cui metà della sua vita era trascorsa senza che ne rimanesse alcuna traccia.
Nessuna macchia sulle lenzuola, nessun segno di poster sugli armadi, nessun pupazzo, nessuna foto.

 

Era la sua stanza, eppure in quei metri quadrati lei non esisteva.
 

Diciotto anni di respiri, di passi affrettati e silenziosi, diciotto anni di lacrime trattenute, di pianti quasi isterici, diciotto anni in cui la sabbia tratteneva le sue orme e le labbra, le sue parole; diciotto anni di pensieri e silenzi.
Diciotto anni dove solo i fogli bianchi hanno potuto avvertire la presenza di una ragazzina, una bambina ancor prima, che non ha mai voluto gli altri, le altre persone, gli altri rumori, come parametro per definire se stessa.
Ammirevole si potrebbe dire.
La verità?
Distruttivo. Ecco cos’è stato il suo bisogno di libertà.
La sola cosa capace di imprigionarla?
La libertà. O meglio dire il suo bisogno di essa.
 




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