INVICTA

di esmeralda92
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Ripartite all’alba, le none di Novembre sono superate da un paio di giorni. Da quando hai affrontato il capo dei barbari, niente è più uscito dalle tue labbra, serrate dalla morsa del dolore e della delusione. Procedi, le mani e le caviglie serrate nelle pesanti catene che ti trascini, o sono loro a trascinare te?, dietro con passi sempre più pesanti e lenti. I vostri carcerieri procedono al vostro fianco, strattonandovi quando non mantenete il passo, il che capita non raramente. E mentre tu arranchi sofferente, loro ridono sguaiatamente, dicendo qualcosa nella loro lingua barbara, esattamente come sono coloro che la usano: rozzi, incolti e sguaiati. Niente di desiderabile, anche se ora tu sei prigioniero e loro i tuoi padroni. Meglio schiavo, ma Romano, che padrone ma Barbaro.

Procedi solo per orgoglio. Non vuoi dare loro la soddisfazione di vederti cadere. Non in queste condizioni. Se ciò accadrebbe, saresti finito, tu che hai dimostrato coraggio nel rivolgerti al barbaro, e i tuoi uomini, che si presume siano della tua stessa stoffa, e tu sai che lo sono.

State camminando da quando il sole è sorto e anche se ora calano le tenebre, i vostri carcerieri continuano imperterriti a camminare. Non conta se la temperatura sta calando vertiginosamente, se state tremando dal freddo, nonostante cerchiate di nasconderlo, ed è da questa mattina che non mangiate. Continuano a camminare o cavalcare sui loro destrieri al passo, trascinandovi per la corda che tengono legati alla sella. Mentalmente imprechi, guardandoli di sottecchi con frustrazione e dolore, tua complice la Luna assente, che ti permette di lasciar trasparire il tuo odio, non visto nel buio della notte.

A un tratto si fermano, si accampano, abbandonandovi, apparentemente, lì. In realtà sapete benissimo che non potete fare nulla, che anche se aveste ancora le forze per scappare, vi sarebbero addosso ancor prima che voi possiate fare un solo passo. Vi guardate in silenzio l’un l’altro. Siete stati miracolati e non sapete ancora se rendere grazie agli dei o meno per essere ancora in vita.

-Vatreno…- inizia Batiato guardandoti negli occhi che, nonostante il dolore che trasmettono, non risplendono più della speranza che fino a qualche mattina prima brillava.  

-zitto. Non voglio più sentirlo nominare.- ribatti freddo, duro, avendo già intuito cosa ti volesse dire.

-Mangiate, e copritevi.- dice una delle due guardie che si è avvicinata al vostro gruppo, dandovi delle rozze ciotole di legno con dentro qualche strano intruglio e delle coperte. Poi si allontanano.

Canidio guarda la ciotola diffidente. –dite che possiamo mangiare?-

-Mangia. Se avessero voluto ucciderci l’avrebbero già fatto. E poi, hanno bisogno di noi, uno schiavo morto non serve a nessuno.- rispondi duro, più di quanto tu stesso volessi.

 





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