Autore:
Lirin
Chan
Fandom:
Supernatural
Personaggio/Coppia:
Castiel!Centric,
Dean/Castiel,
Rating:
Pg13
Spoiler:
Promo Ottava Stagione
Conteggio Parole: 1988
Beta:
Princess_Perona
(Il mio Cas personale <3)
Trama:
"Quattro
anni di cosa?" "Di noi"
Note:
Che
cosa strana questa che ho scritto... Boh, non so come classificarla.
Scritta tra le due di ieri sera e le tre di oggi per l'anniversario
dei nostri amorosi patatini! Esattamente quattro anni fa (18/09/2008)
Castiel faceva la sua prima comparsa nello show e milioni di ragazze
in tutto il mondo (e Dean) rischiarono l'esplosione delle ovaie per
il primo piano dei suoi occhi! Che altro dire? Spero vi piaccia!
Il
titolo proviene da una strofa della canzone 'Lucky'
di Bastian Baker che in questi giorni mi tormenta...
#DestielDay
Trend On Twitter!
Disclaimer:
Dean,
Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cass tutto
per
me çwç Ne ho bisogno!
~
A Lasting Smile Upon My Face ~
Come
tutte le creature viventi un giorno mi resi conto di essere vivo.
Respiravo,
vedevo, sentivo. Attorno a me c'erano i
miei fratelli – esseri fatti di semplice energia come me,
senza
volto ne nome e tutto era semplice.
Esistevamo
e basta. Eppure sentivo che c'era qualcosa di più.
Volevo
di più.
Per
questo mi allontanai da loro e dalla sensazione di asfissiante e
monotona tranquillità. Pensandoci, col senno di poi mi
chiedo se fu
quello il primo passo verso la mia caduta, la mia dannazione e
soprattutto, verso te.
O
forse, fu lo stesso Padre a sospingermi via – ogni tanto mi
piace
pensare che fosse il Destino, e non il mio egoistico libero arbitrio
a guidare le mie scelte.
A
guidarmi verso quella parte remota del Paradiso e a farmi incontrare
lui. Mi guardò con i suoi immensi occhi color miele e
sorrise –
non con la bocca, non ne aveva una. La mia piccola essenza di sola
energia riusciva a malapena a concepire una tale grandezza. Le sue
immense ali risplendevano di potenza celata e ancora oggi, le
considero le più belle che siano mai state create dalla luce
di mio
Padre.
"Ehi,
piccolo. Ti sei perso?" Disse, con voce imponente, ma dolce.
Non
sapevo cosa rispondere, non sapevo cosa volesse dire 'perdersi', non
sapevo nemmeno dove stessi andando, ma lui comprese lo stesso. E
rise.
"Comprendo.
Sei coraggioso, occhioni blu." A quel tempo non sapevo che in
realtà una forma l'avevo, solo che non ero in grado di
vederla.
"Sappi però che quello che desideri è facile da
ottenere, ma
difficile da amare e che probabilmente un giorno odierai il dono che
sto per farti"
Non
mi interessava. Io volevo di più, anche se non comprendevo
cosa
volesse dire.
A
quel tempo – oh, così tanto tempo fa –
non sapevo che l'unica
cosa che volevo era qualcuno vicino.
"Come
vuoi, piccoletto. Spero che troverai quello che cerchi" Mi
disse, prima di abbracciarmi.
Sentì
il suo calore avvolgermi, entrarmi dentro e plasmarmi.
Il
suo potere scorreva dentro di me che s'insidiava, mi cambiava e
riempiva.
Era
il potere, l'amore e la dolcezza, il dolore e la pietà
mescolati
assieme.
Erano
le ali che mi stavano crescendo. Le ali che avrebbero dovuto darmi la
libertà.
Quando
si allontanò da me provai solitudine, ma sentì di
essere un passo
più vicino a quel qualcosa che cercavo.
"Beh,
posso dire di aver fatto un buon lavoro" Ancora non sapevo che
quello che gli arricciava la bocca che non aveva era un ghigno
malizioso – me lo avresti insegnato tu milioni di anni dopo.
"Io
sono Gabriel e da oggi tu sarai Castiel, l'Angelo del
Giovedì"
Mi porse la mano – anche se non era una mano, nella lingua
umana
non c'è una parola per descriverla. "Andiamo, Castiel. Hai
tanta strada da fare"
E
mi lascia guidare da lui. Sentivo che il mio compito era eseguire gli
ordini, che quella era la strada giusta da seguire.
Eppure
ogni attimo che passava, ogni battito di ali che facevo, io...
restavo fermo.
Passarono
milioni di anni, vidi la creazione dell'intero Universo, della Terra,
dei mari, delle piante – a Joshua piacevano tanto quegli
esseri
viventi -, dei primi pesci.
"Non
calpestare quel pesce, Castiel" Mi disse Balthazar,
allontanandomi da quel piccolo essere strisciante nella sabbia. "Ci
sono grandi progetti per quel pesce... Come farlo alla griglia! O
fritto, oppure bollito" Scherzò, mentre si allontanava
ridendo.
Io detti un ultimo sguardo a quel primo passo dell'evoluzione
pensando a cosa avrebbe portato quella boccheggiante e morente nuova
forma di vita. Mi chiesi se anche lui, come me, sentisse la stessa
mancanza di un qualcosa d'indispensabile e se era per questo che
strisciava in avanti, rischiando la propria vita. Morendo per per
cercare qualcosa che forse nemmeno esisteva.
Ma
poi lentamente, tutto precipitò.
Gli
esseri umani. L'Amore di nostro Padre per loro. La rabbia di Lucifer
– le sue immense dodici ali aperte per combattere Michael. Le
sue
urla e il suo dolore mentre veniva rinchiuso.
Quella
fu la prima crepa. In me e in tanti altri angeli.
Chi
erano questi esseri umani che Dio amava perfino più del suo
figlio
prediletto?
Essi
erano imperfetti, blasfemi e ridicoli con quei loro fragili corpi.
Così corrotti e insicuri di se da dare vita ai demoni con
l'aiuto
del mio fratello caduto.
Eppure
Lui li aveva creati. Imperfetti.
Liberi.
Liberi di credere... liberi di scegliere.
Li
amai a mia volta. Non comprendevo la maggior parte delle loro azioni
– perché si uccidessero a vicenda o
perché avessero bisogno di
nutrirsi e dormire o di fornicare così spesso -, ma le loro
anime
erano poesia. Ognuna con sfumature diverse, con sogni e scelte
diverse.
Ma
non era nemmeno la loro libertà che stavo cercando. Non
bramavo il
libero arbitrio, ero felice di stare con i miei fratelli e di
eseguire ordini che ritenevo provenire da mio Padre.
Ma
nonostante tutto, continuavo a stare fermo.
Poco
dopo l'Annunciazione del Figlio di Dio incarnato Gabriel, il fratello
che mi aveva fatto dono delle mie ali, scomparve. Solo adesso
comprendo il dolore di quella Grazia così gentile e
così piena
d'amore per i propri fratelli e per nostro Padre, ma in quel momento
rimasi solamente deluso. Ci aveva abbandonati. Il fratello che
ammiravo più di ogni altro si era arreso.
Forse
fu quello il momento in cui cominciai ad essere veramente quello che
ero, quando ti ho incontrato. L'Angelo del Signore, protettore del
Giovedì, Castiel.
Smisi
di osservare l'umanità. Era colpa loro se i miei fratelli
litigavano
e sempre loro se Gabriel era scappato – perché la
sua non era
altro che una fuga dal dolore che i suoi stessi fratelli gli
procuravano -, se Lucifer era caduto. Volevo solo riavere indietro la
mia famiglia.
E
i secoli si susseguivano uno dietro l'altro e tutti uguali tra di
loro. Gli stessi litigi, gli stessi ordini, la mia stessa immutabile
fiducia nei miei fratelli.
Poi
un giorno, nascesti tu. In Paradiso c'era un'agitazione come non si
vedeva da duemila anni.
"La
spada di Michael è nata" Mi disse Balthazar, sempre con
quella
sua ridacchiante risata di sottofondo. "E ha le lentiggini!
Speriamo che al nostro amato fratellone donino!" Ovviamente io
non capii la battuta.
Come
tutti gli angeli una volta scesi a vedere colui che ci avrebbe
portato o alla vittoria o alla nostra rovina.
Avevi
a malapena qualche giorno di vita e dormivi in quella strana gabbia
che gli esseri umani usano per tenere i bambini. Respiravi piano, con
dei sospiri appena accennati e profumavi ancora di quello strano
odore che i piccoli umani hanno appena venuti al mondo. Non credo di
averti mai più visto dormire così profondamente e
in pace da
allora.
Restai
ad osservarti per tutta la notte – una strana abitudine che
mi
sarebbe rimasta pure anni dopo – e quando i primi raggi di
sole
cominciarono ad illuminare la stanza ti svegliasti in un frullare di
ciglia. Facesti un grande sbadiglio e poi mi guardasti – sono
sicuro che mi vedesti sul serio. I tuoi piccoli occhi verdi ancora
acquosi fissarono i miei e ne rimasi incantato. Erano così
verdi ed
innocenti. In essi potevo vedere perfino il mio stesso riflesso.
Un
angelo dagli occhi blu che ti osservava curioso e meravigliato. Senza
che me ne accorgessi, io mi mossi. Allungai una mano mentre tu facevi
lo stesso e quasi ci toccammo, ma mi fermai. Avevo paura di farti del
male, eri ancora così piccolo e fragile e forse non avresti
sopportato il tocco di un angelo. Ti fissai ancora negli occhi e poi
volai via.
L'ultima
cosa che sentii mentre raggiungevo di nuovo il paradiso, fosti tu che
cominciasti a piangere disperato e poi la voce di Mary che si
alzò
di corsa dal letto per venire a cullarti, attenta e dolce come solo
una neo mamma può essere.
Mi
ero mosso. Sentivo, per la prima volta in miliardi di anni di essere
in movimento. E ne ero spaventato perché ancora non capivo
cosa mi
legasse a te, cosa tu mi avessi fatto con un solo verdissimo sguardo.
Non
ti cercai, non mi curai più di te e ti rinchiusi in un
angolo remoto
di me soffocandoti con ordini che ormai mi suonavano solo come quello
che erano: azioni da fare senza pensare.
Era
comodo non preoccuparsi se fosse giusto o sbagliato... maledettamente
facile. Mi rinchiudevo nella sicurezza del 'non pensare'.
Fino
a quel giorno.
"Dean
Winchester è caduto all'Inferno"
Sapevo
che sarebbe dovuto accadere, era il destino dei due tramiti, ma non
riuscì a trattenermi dal rimanere sconvolto. Quel neonato
così
piccolo era caduto in mano ai demoni.
Probabilmente
anche se non me lo avessero ordinato avrei attaccato quel luogo
disgustoso anche da solo. Mi battei con tutte le mie forze assieme ai
miei fratelli, ma ci mettemmo troppo tempo. Era troppo tardi.
Ti
trovai nella parte più profonda dell'Inferno, circondato da
demoni.
Tu nemmeno ti eri accorto dell'attacco, continuavi a torturare quella
povera anima senza prestare attenzione a cosa accadeva intorno a te.
Solo
quando spazzai via con le mie ali i demoni tu ti voltasti e io,
aspettandomi di vedere di nuovo quel verde, per poco non caddi in
ginocchio per il dolore alla vista di quegli occhi neri e quelle
labbra stirate in un sorriso demoniaco.
La
rabbia montò in me furiosa. Se ci ripenso ancora sento
scariche di
energia attraversarmi il corpo.
Come
avevano potuto ridurre quell'anima così bella,
così dolce e così
innocente in quello stato pietoso? Chi aveva osato toccarti e
spezzarti in quel modo? Avrei voluto distruggere con le mie mani quel
posto maledetto, ma prima dovevo portarti via. Allontanarti da tutto
quell'orrore.
Mi
avvicinai a te e cercai di afferrarti, ma tu ti scagliasti contro di
me urlandomi talmente tante malignità contro me e mio Padre
che
avevo voglia di vomitare. Tu non eri così, lo vedevo. La tua
anima,
nel profondo, brillava e chiedeva aiuto.
"Figlio
di puttana! Stronzo! Ti strapperò le ali e poi ti
scoperò così
forte che diverrò il tuo nuovo Dio!" urlavi e io cercavo di
non
starti a sentire.
"Sono
qui per salvarti, Dean Winchester. E lo farò!"
In
uno scatto veloce ti afferrai per la spalla e ti strinsi forte a me.
E non so cosa successe in me, semplicemente aprì gli occhi.
Adesso
respiravo, sentivo e mi muovevo. Percepivo le mie ali, ogni singola
piuma, risplendere come mai aveva fatto e il mio intero essere
vibrare. L'elettricità che si espandeva dal tocco sulla tua
pelle
era assuefante e mai avrei voluto lasciarti.
Avevo
trovato quel che cercavo e finalmente, cominciai a muovermi... Verso
di te. Per stare al tuo fianco ovunque saresti andato.
Quando
aprii le porte di quel capannone feci il mio primo vero passo della
mia vita.
"A
cosa stai pensando?" Chiese il cacciatore sedendosi vicino a lui
sulla sponda. Osservò Cas accucciato osservare l'acqua
muoversi
tranquilla.
Ormai
aveva perso il conto dei giorni da quando si erano ritrovati in
Purgatorio e l'angelo sembrava sempre più stanco. Aveva
cominciato
pure a crescergli la barba. La sua Grazia stava scivolando via?
"Cas?"
Lo chiamò, preoccupato. Erano ore che non apriva bocca
– non che
fosse mai stato questo gran oratore, ma era comunque strano.
Lo
innervosiva.
"Oggi
sono quattro anni" Mormorò Castiel senza guardarlo e Dean,
non
potè fare a meno di fissarlo con sguardo curioso.
"Quattro
anni di cosa?" Domandò. Erano quattro anni che erano
lì?
Poteva essere, infondo quel posto era davvero spaventoso.
L'angelo
si voltò verso di lui e lo fissò con quegli occhi
blu che lo
avevano sempre fatto sentire strano. Erano antichi e potenti. In essi
c'era l'universo.
"Di
noi" Rispose semplicemente Cas striando le labbra in un sorriso
contento.
E
Dean desiderò con tutto se stesso che quel sorriso sul suo
volto
restasse per sempre o almeno, per altri quattro anni passati insieme.
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