Fatherhood.
Ebbene sì.
Sono tornata con una BellDom.
Perché era proprio, proprio il caso. Ne avevo bisogno, ne avevo tanta voglia, e quindi ecco qua.
I disclaimer li sapete, dai. Se conoscessi i Muse non sarei qui, e chi diamine volete che mi paghi per scrivere 'ste stronzate?
Niente, ci vediamo in fondo.
Buona lettura
~
Sai quando alzi lo sguardo e vedi il sole?
Quando, inaspettatamente, una nuvola si sposta e vieni investito di luce e calore?
Ripensa a quella sensazione e cerca, anche solo per un secondo, di
capire quanto sia ingiusto che tu mi faccia sentire così ogni
volta che ti guardo e sorridi.
Quando sono sovrappensiero, e tu semplicemente sorridi, squarciando la
coltre scura dei miei pensieri con tutta l'innocenza del mondo, e la
mia mente diventa cera calda.
Non è gentile, nei confronti degli altri, catalizzare su di te
tutta la luce disponibile, tutte le attenzioni, tutti i miei pensieri.
Oh, e quando parli, e la tua voce abbatte il mio muro di silenzio,
coprendomi di macerie fino a soffocare, ma con estrema dolcezza.
Quando ti rotoli il mio nome fra le labbra, per poi farlo esplodere in brividi lungo la mia schiena.
Non è salutare, per me, farmi venire la tachicardia semplicemente un respiro più profondo.
Ogni movimento che fai, ricolmo di quella noncurante eleganza che ti
porti inconsapevolmente dietro, mi provoca una serie di sensazioni
innominabili e riporta alla luce ricordi che non sapevo neanche di
avere.
Ogni tuo gesto e parola è inciso indelebilmente nella mia
memoria, nell'immenso reparto interamente dedicato a te. Potrei
ricostruire la tua vita da quando ci siamo conosciuti ad ora, passo per
passo, e risultare spaventosamente accurato.
Ricordo ogni ora, ogni giorno, ogni notte, ogni prova, ogni telefonata, ogni festa, ogni concerto, ogni abbraccio, ogni bacio.
Pensa a quanto sia crudele da parte tua essere così perfetto e presente.
Non hai la più pallida idea di quanto sia doloroso rendersi
conto di essere dipendente da te, del tuo calore, del tuo profumo,
della tua voce.
Schiavo dei tuoi umori e delle tue voglie. Un cagnolino ai tuoi ordini.
Mentre tutti pensano che sia l'esatto contrario, e tu neanche ci fai caso.
Magari hai notato, in tutti questi anni, come non riesca semplicemente a fare a meno di te.
Come ritorni sempre indietro, sempre da te.
Ti guardo, adesso, mentre ridi di cuore, in ginocchio sul tappeto,
giocando con mio figlio, e penso a quanto devo esserti grato, e devo
essere grato a Dio, o chi per lui, che mi ha permesso di averti nella
mia vita.
La tua risata, insieme a quella di Bing, mi scalda il cuore tanto da togliermi il fiato.
Il tuo sorriso illumina le mie giornate da vent'anni, e come posso
immaginare di privarmene? Sarebbe come togliere il sole a un fiore.
Finirei per seccarmi e morire, ripiegato su me stesso.
Quanto dev'essere stupidamente innamorato, uno, per sentire ancora le farfalle nello stomaco dopo due decadi?
Incroci il mio sguardo e mi sorridi, rinnovando la mia domanda e la
chiara consapevolezza di essere innamorato come un completo idiota.
Ti alzi, con la tua solita apparentemente calcolata lentezza, per
buttarti sul divano al mio fianco, mentre Bing gattona più
vicino alla TV per vedere il suo cartone preferito.
Lontano dal suo sguardo, mi stringi una mano, intrecciando le dita con le mie, e ti sporgi a posarmi un bacio a fior di labbra.
-Tutto bene?- chiedi poi, a bassa voce, posando la testa sulla mia spalla.
-Benissimo. Grazie di essere qui.- rispondo, dandoti un bacio sui
capelli, e approfittandone per respirare un po' del tuo profumo.
Mi sei mancato, penso. Ma un insensato, improvviso moto d'orgoglio mi impedisce di dirlo.
Mi odio quando succede. Quando non riesco a dirti quello che penso.
Quando tu sei così dolce, e anche io vorrei, ma non ci riesco.
-E di che. Sai che adoro Bing.- rispondi, sorridendo e chiudendo gli occhi al mio tocco.
Grazie lo stesso, mi sussurra la mia mente. Ma le mie labbra restano serrate contro la tua testa.
Rimaniamo così per un po', in silenzio, io tenendo d'occhio mio figlio, tu sul punto probabilmente di addormentarti.
Il cartone finisce, e Bing torna da noi di corsa cantando a squarciagola la sigla del cartone.
Ti riscuoti dal sonno e, prima che possa anche solo tentare di alzarmi, l'hai già preso in braccio.
Bing ride e urla il tuo nome.
Tu ridi di rimando, e io non posso fare altro che guardarvi e sciogliermi, felice.
Bing ti appoggia la testa sul petto e si strofina gli occhi, piagnucolando un po'.
-Hai sonno, piccino?- gli chiedi con una tenerissima vocetta idiota.
Lui dice di no, ma sbatte di nuovo la testa sul tuo petto, imbronciato,
e, dopo essersi strofinato di nuovo gli occhi, scoppia a piangere.
Mi alzo e faccio per raggiungervi, ma mi fermi con un'occhiata alla
“se ti avvicini ti ammazzo”, prima di girarti e stringere
Bing, cullandolo e sussurrandogli di non piangere.
Quando si calma un po', sempre smettere però di mugolare, mi
dici che ha sonno, come se non l'avessi capito, e lo porti nella sua
stanza al piano terra.
Io rimango in piedi, fermo come un imbecille, e ti sento mentre lo
metti nel box e gli canti qualcosa sottovoce, stonando, ma riuscendo a
farlo calmare definitivamente.
Esci dopo qualche minuto, chiudendoti piano la porta alle spalle.
-Non guardarmi così. Mi hai chiamato per aiutarti perché
eri stanco, è quello che sto facendo.- dici avvicinandoti e
notando la mia espressione infastidita e un po' delusa.
Quando non rispondo, ma continuo a fissarti nello stesso modo, sbuffi e incroci le braccia.
-Non ti chiederò scusa per averti risparmiato una fatica,
occupandomi di nostro figlio!- esclami, senza pensare, per poi
spalancare gli occhi e tapparti la bocca con le mani non appena ti
rendi conto di quello che hai detto.
-T-tuo figlio. Tuo.- balbetti, sospirando poi con una certa amarezza.
-Non...non sapevo che tu la pensassi così.- dico, ridacchiando un po' imbarazzato.
-Non la penso così, mi sono solo sbagliato.- rispondi in fretta, ma abbassi lo sguardo.
Mi avvicino a te, e ti prendo il volto fra le mani, con delicatezza, costringendoti a guardarmi negli occhi.
-Dom,- inizio, ma qualsiasi cosa avessi in mente di dire è sparito totalmente dalla mia testa.
Prima che tu possa dire o fare qualsiasi cosa, faccio la cosa migliore.
Poso le mie labbra sulle tue, con tutta la dolcezza e convinzione di cui sono capace.
Non penso a come tu possa interpretare quel gesto, perché
all'improvviso tutto sparisce, e ci sono solo le tue labbra, la tua
luce, il tuo profumo, il tuo calore.
Rispondi al bacio con forza, cingendomi i fianchi e stringendomi a te.
Preso in contropiede, faccio qualche passo indietro, senza però
lasciarti, e inciampo nel divano, facendo cadere entrambi.
Mi prendi la testa fra le mani, sistemandoti a cavalcioni su di me, e sorridi contro le mie labbra, prima di riprendere.
Ti muovi su di me, mentre la tua lingua esperta si fa strada nella mia bocca, e mi sento bruciare dentro.
Probabilmente hai capito che ti ho baciato solo perché non
sapevo cosa dire, e ora stai cercando di distrarmi nel tentativo di
farmi dimenticare cosa hai detto.
Il problema è che funziona.
Sono inerme sotto di te, muovendo solo la mia lingua intorno alla tua, mentre l'eccitazione sale incoerentemente.
Quando ti stacchi per riprendere fiato, appoggi un attimo la fronte contro la mia, investendomi con il tuo respiro fresco.
-Sai cosa? Volevo dire esattamente quello che ho detto. Alla fine Bing
è anche un po' mio.- dici, e tenti di ricominciare a baciarmi,
ma ti fermo girando la testa.
-Spiegati.- dico, in tono duro. Non riesco a capire il tuo punto di vista.
-So benissimo di non avere legami di sangue con lui. Ma sono il suo
padrino, e quasi suo padre adottivo dato...questo.- dici, e muovi una
mano indicando noi due.
Hai abbassato lo sguardo e ti sei allontanato, mentre parlavi.
Ora sei seduto sulle mie ginocchia, e giocherelli con un filo tirato
del copridivano, fissandolo come se ne andasse della tua vita.
Di nuovo, ti prendo il viso fra le mani e ti costringo a guardarmi negli occhi.
-So che non mi hai detto tutto.- dico, serio.
Ti liberi dalla mia presa e ti alzi di scatto, prendendo a camminare in cerchio sul tappeto.
Respiri pesantemente. Riesco quasi a sentire il tuo cervello macinare pensieri.
Ti fermi all'improvviso, mi guardi.
-È solo che ogni volta che guardo Bing vorrei solo che fosse
figlio mio. Figlio nostro.- sbotti, gli occhi piantati nei miei, e
un'indicibile malinconia sul fondo di essi.
-Non pensavo tu volessi dei figli.- ti dico, stupidamente, non capendo.
Scuoti la testa lentamente, e vedo che non vuoi parlarne, ma lo fai comunque.
-Non li voglio, infatti. Ma tu, tu li hai sempre voluti. E io mi sono
sempre odiato per il mio essere uomo, per il non poterteli dare. E ora,
ora hai Bing. Lei ti ha dato Bing. Lei ti ha reso felice come io non
sono mai riuscito e non riuscirò mai a fare. Ogni volta che
guardo Bing, penso a quanto vorrei che fosse mio per riuscire, almeno
per un po', a non odiarmi perché non lo è.- spieghi
imbarazzato, impappinandoti su alcune parole, ma continuando a
guardarmi negli occhi per farmi capire che è la verità, e
quanto ti fa male.
-Semplicemente, vorrei così tanto essere io quello che ti ha
dato la cosa più bella di tutta la tua vita che a volte mi
dimentico di non esserlo davvero.- concludi, con le lacrime agli occhi.
Mi sento un completo idiota. Per non averlo mai capito, per avertelo lasciato pensare, per averti costretto a dirmelo.
Senza neanche pensarci mi alzo, ti raggiungo, e trovo, in silenzio, le tue labbra tremanti.
Stringi i pugni, e gli occhi, e piangi in silenzio, mentre tutto quello
che riesco a fare è baciarti, e baciarti di nuovo, perché
non mi vengono parole utili, perché non so neanche cosa pensare.
Ti accarezzo il viso con convulsa dolcezza.
Ti asciugo le lacrime cercando di non unirmi al tuo pianto.
-Dom, tu lo sei.- dico, alla fine.
-Tu sei la cosa più bella della mia vita.- sussurro sulle tue
labbra, la fronte appoggiata alla tua, le lacrime che premono per
uscire.
Mi baci, pur non credendomi, pur non avendo minimamente cambiato idea, con gratitudine.
-Ti amo, Dom.- sussurro, prima che tu riprenda possesso delle mie labbra.
Mi baci quasi con disperazione, e come sempre, mi annullo fra le tue braccia.
Riesco a pensare solo a quanto sei importante, e a quanto ti voglio.
Ti trascino all'indietro, e cadiamo di nuovo sul divano.
Adesso sei più sicuro, sopra di me, e le tue mani corrono fameliche sotto la mia maglietta.
Me la sfili, con un po' di difficoltà, e poi ti accingi a scendere con le labbra lungo il mio collo.
Mi distrai succhiandomi un lobo, e mi slacci i pantaloni, dirigendo subito una mano al mio membro, già piuttosto duro.
Ridi sommessamente dei miei gemiti inconsulti, mentre fai passare la
mano oltre l'orlo degli slip e stai per avvolgere le dita intorno alla
mia erezione, quando la voce di Bing prorompe dalla sua stanza,
facendoci sobbalzare entrambi.
Ci blocchiamo, eccitati ed ansimanti. Ritiri la mano e scatti in piedi.
Mi guardi un attimo, quasi a chiedermi se non voglio andare io, ma
quando vedi che non ho alcuna intenzione di alzarmi ti precipiti verso
il bambino piangente.
Mi rinfilo la maglia e riallaccio i pantaloni, mentre ti sento mugolare
schifato all'indirizzo del suo pannolino pieno, ma poi canticchiare
sottovoce, come prima, cercando di calmarlo, mentre lo cambi.
Dopo un quarto d'ora di “Bing, stai fermo!” e risate da
parte di mio figlio, esci dalla stanza con lui in braccio, e il mio
cuore perde un battito.
Ti tiene un braccio intorno al collo, e con l'altro stringe il suo pupazzo preferito, un tuo regalo.
Entrambi biondi, entrambi sorridenti, entrambi bellissimi.
E ti ammiro, per come riesci a guardarlo e sorridere, nonostante tutto quello che so che pensi.
Bing chiede di scendere, e appena lo metti a terra caracolla fino al suo pianoforte giocattolo.
Sospiri, e fai per seguirlo, con un po' di rassegnazione, ma comunque con incredibile allegria.
Mi alzo anche io e ti fermo afferrandoti per un polso.
Ti giri a guardarmi e mi sorridi, accecandomi per un attimo.
-Saresti un padre fantastico.- ti dico sorridendo.
La tua allegria si macchia di commozione, rendendoti gli occhi lucidi e il sorriso ancora più dolce.
Ti sporgi a darmi un bacio a stampo, carico di gratitudine e tenerezza.
-Ti amo.- dici, con infinita, disarmante semplicità.
E come se niente fosse ti giri e raggiungi Bing, intento a suonare
quella che secondo lui è la sigla di uno dei suoi cartoni
preferiti.
E ti guardo, con uno stupidissimo sorriso stampato sul volto.
E non sono mai stato così felice.
~
Ecco. Sì. Diabete, lacrime, bambini, mezze porcate. C'è un po' di tutto.
Per chi se lo chiedesse (nessuno, lo
so, ma vabbè) è ambientata in un futuro alternativo, ma
prossimo, in cui Matt e Kate
non si sono mai sposati e si sono lasciati pacificamente, e,
ovviamente, Matt e Dom stanno insieme, sebbene non nel più
canonico dei
modi.
Ma vabbè, non sto a spiegarvi che tanto so che non vi interessa.
Spero che questa cagatina vi sia piaciuta come a me è piaciuto scriverla, sebbene ci abbia messo un sacco.
Se lo ha fatto, me lo direste? E anche se vi ha fatto schifo, potreste dirmi che farei meglio a ritirarmi e darmi all'ippica.
Però ditemi qualcosa, vi prego. Anelo attenzioni.
Comunque sia, grazie di essere arrivate fin qua.
Alla prossima,
Piuma_
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