Colpito a tradimento
- Cassie Cassie... Se non ti concentri ti vedono!
Castiel aprì gli occhi. Fino a un attimo prima era tutto
impegnato nel disperato tentativo di concentrarsi per gestire i suoi
poteri: aveva gli occhi serrati e le labbra strette, un'espressione
troppo seria e corrucciata che lo faceva sembrare un bambino
imbronciato.
Qualche secolo più tardi sarebbe nato un umano, un irriverente,
delizioso umano, che gli avrebbe visto la stessa espressione in viso e
molto meno gentilmente gli avrebbe detto: "Cas, sembra che tu stia
cacando". Ma questo ancora Cassie non poteva saperlo.
Era seduto in cima a una collina assieme al fratello maggiore che
adorava di più: tra tutti gli angeli, era il più
sbruffone, ma con lui era sempre gentile. Il suo nome era Balthazar.
Assistevano al litigio di due fratelli, due fratelli come loro. Uno dei
due aveva tracciato un solco per terra e discuteva animatamente con
l'altro per non farlo passare.
Castiel e Balthazar erano due presenze discrete. Castiel stava
imparando a conoscere gli umani più da vicino e in questo
Balthazar si rivelava un prezioso insegnante, che gli stava facendo
prendere padronanza un po' per volta con la capacità di rendersi
invisibile.
Castiel richiuse gli occhi e cominciò a ripetere tra sé e
sé, come per convincersi: "Invisibile, invisibile... Sono
invisibile... Sono invisibile, non mi possono vedere..."
- Bravo Cassie! - La voce soddisfatta di Balthazar gli giunse alle orecchie. Castiel rimase con gli occhi chiusi, sorrise.
- Adesso puoi anche aprire gli occhi - disse il maggiore, e Cassie
eseguì. I due fratelli stavano ancora litigando, quando - e gli
occhi di Cassie si riempirono di stupito orrore - quello nel solco
pugnalò nel petto quello che doveva stare fuori, ma che
nonostante le minacce aveva oltrepassato il segno per terra.
- Balthazar... Perché l'ha ucciso? - chiese Cassie.
Balthazar chinò il capo verso Castiel, con gli occhi spalancati
pieni di paura e di disagio di fronte a una crudeltà che non
capiva. Gli mise un braccio intorno alle spalle e lo tirò a
sé.
- Era scritto. Ci sono un sacco di cose cattive al mondo, ma anche
quelle hanno un perché. Ha pensato a tutto nostro Padre.
Gli occhi di Castiel si stavano inumidendo. A lui avevano sempre detto
che il Padre è buono e giusto, vuole solo il bene delle Sue
creature e non fa mai del male. Ma aveva appena lasciato che un
fratello uccidesse l'altro. E Cassie non capiva proprio a cosa potesse
mai servire.
- Qui un giorno sorgerà una grande città, Cassie. La
più importante che sia mai esistita - fece una pausa e
sfiorò una guancia del fratello minore con delicatezza - Si
chiamerà Roma.
Castiel piegò la testa di lato in quel modo perplesso che non
l'avrebbe mai abbandonato, neanche quando, qualche secolo dopo, si
ritrovò più volte a fare lo stesso gesto dopo aver
ascoltato le richieste insolite e deliranti di due fratelli che
cacciavano mostri.
- Era proprio necessario? - chiese.
- L'ha deciso papà - rispose Balthazar.
- E tu come lo sai? - incalzò Castiel.
Balthazar distolse lo sguardo, preso in contropiede: - Be', sai...
Voci... Non avrei dovuto saperlo, in realtà, ma sai
com'è... La curiosità! - ammise, sorridendo.
Balthazar ancora non partecipava alle decisioni come gli angeli
più grandi; neanche Castiel, in realtà. Solo più
tardi sarebbero stati ammessi, perché nel frattempo avrebbero
accumulato esperienza. Balthazar era stato più volte
rimproverato perché non sapeva stare al suo posto e voleva
sempre infilarsi nelle questioni degli Anziani. Che erano i primi in
assoluto ad essere messi sempre al corrente dei nuovi progetti del
Creatore.
- Hai spiato di nuovo? - chiese Castiel, ma in tono ingenuo e privo di insinuazioni.
- Tecnicamente non sarebbe "spiare"... - disse. Poi spostò lo
sguardo sul corpo privo di vita del fratello che aveva avuto la peggio.
Remo.
Castiel fece lo stesso, e mormorò: - Ma tutto questo è orribile lo stesso...
Balthazar lo strinse un po' di più. - Lo so.
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Finché Castiel non
prese la mano di Balthazar, all'improvviso, e la imprigionò tra
le sue. Rimase a guardarla, e a guardare i suoi palmi contro il palmo e
il dorso della mano di Balthazar, come se fosse una cosa del tutto
nuova e sconosciuta per lui.
Poi parlò. E le sue parole erano gonfie di commozione, di
affetto, di timore. Timore per tutto quello che il lungo futuro davanti
a loro gli avrebbe riservato: - Balthazar...
- Che c'è, Cassie? - rispose il maggiore, incuriosito dal
cambiamento improvviso e malinconico del fratello più piccolo.
Castiel si voltò per guardarlo negli occhi. Balthazar si
stupì di quanto fossero azzurri gli occhi del suo fratellino.
Vide le sue ciglia nere sbattere un paio di volte e le sue labbra rosee
schiudersi, per pronunciare sei semplici e devastanti parole, che erano
insieme una domanda e una richiesta di rassicurazioni: - A noi non
succederà mai, vero?
Balthazar sorrise; incominciava a sentirsi sciogliere, come sempre
quando si trovava in compagnia di quella creatura meravigliosa che era
il suo piccolo Cassie: - No, Cassie. A noi non succederà.
- Anche se siamo fratelli? Come quei due?
- Soprattutto perché
siamo fratelli. Noi non siamo come quei due. Quelli che hai visto erano
due umani... Dentro di loro ci sono sentimenti che noi non proviamo.
- Tipo? - chiese Cas, che no smetteva mai di chiedere. Le domande erano
uno degli strumenti più efficaci che possedeva per ottenere
delle risposte.
- Tipo l'odio. Noi non lo proviamo, gli umani sì. E
l'ingordigia, anche. L'avidità. La gelosia. L'invidia. E tante
altre cose da cui per fortuna siamo esonerati - disse Balthazar.
Castiel sembrò fermarsi a meditare su quello che Balthazar gli
appena aveva detto. Dopo un po' riassunse: - Quindi noi non ci faremo
mai del male a vicenda... Perché non siamo umani?
Balthazar sorrise: - Anche. Ma per prima cosa... Quella che conta
più di tutte... Noi non ci faremo mai del male perché ci
vogliamo bene. Ed è questa la cosa che prevale su ogni altra
condizione. Essere angeli ci aiuta, certo. Ma l'unica cosa in grado di
annientare il male è sempre e solo il Bene, in ogni caso -
pausa, durante la quale Balthazar si chiese se Castiel avrebbe compreso
la battuta:- Anche se fossimo due soprammobili.
Castiel inclinò di nuovo la testa di lato, incerto, per ribattere: - Ma noi non siamo...
- Scherzavo, Cassie! Non prendere tutto alla lettera! - disse Balthazar
ridendo, e strattonando il suo fratellino sbilanciandolo un po'.
Liberò la mano che il fratello teneva stretta per potergli
arruffare i capelli, mentre ancora teneva il braccio intorno alle sue
spalle. Ridevano entrambi e stavano bene; per un attimo però
Balthazar pensò che non stava bene tutta quella felicità
nei pressi di un luogo dove si era appena consumato un omicidio e
quindi teletrasportò entrambi altrove. Granelli di sabbia si
insinuarono tra le dita sottili dei piedi di Castiel, che quasi non si
era accorto che il paesaggio intorno a loro era cambiato.
- Ti piace? - chiese Balthazar. - Benvenuto in Australia.
- Non c'è nessuno qui - asserì Castiel, dopo essersi guardato intorno.
- Non ancora. Per un bel pezzo.
Non erano più nella stessa posizione contorta di quando erano
nei pressi della neonata Roma. Adesso erano sprofondati nella sabbia
morbida; Castiel era seduto contro Balthazar, seduto dietro di lui con
le gambe distese. Cassie sentiva sulla schiena il calore del corpo di
Balthazar, che lo cingeva intorno alla vita con entrambe le braccia e
aveva appoggiato il mento sul capo scompigliato e scuro di Castiel.
Abituatosi alla nuova posizione, il più piccolo si
rilassò e chiuse gli occhi, circondato e cullato dall'abbraccio
protettivo del fratello maggiore. Trascorsero dei lunghi, lunghissimi
minuti di silenzio in cui l'uno si fuse nel calore fisico dell'altro.
Era un sensazione piacevole, anzi, proprio bella.
Castiel riaprì gli occhi, scrutò davanti e intorno a loro
con maggiore attenzione, dopodiché disse: - È bello qui -
con un tono troppo serio, come se fosse questione di vita o di morte.
- Lo so, - disse Balthazar, - per questo ti ci ho portato.
Di nuovo silenzio.
Un vento tiepido e gradevole invitava al torpore.
- Io ti voglio bene, Balthazar - disse Castiel. La sua voce era
inquieta e serena allo stesso tempo: pensava a quello che aveva appena
visto, ma pensava anche a quanto fosse bello essere proprio su quella
spiaggia, in quel momento, in compagnia del suo fratello maggiore. Non
voleva che finissero come quei due. Non doveva succedere.
Balthazar strinse l'abbraccio, si chinò sull'orecchio del
più piccolo e disse: - Anch'io ti voglio bene, Cassie. Tanto.
Era per momenti come questo che ringraziava suo Padre per averlo messo al mondo.
Castiel chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare e stringere dal
fratello. Non poteva nemmeno pensare di... No. Loro due non si
sarebbero mai traditi, non si sarebbero mai fatti del male. Loro due
erano il prodotto della stessa Luce, avevano passato secoli insieme e
si volevano bene, bene davvero.
Castiel era il palliativo all'inquietudine di Balthazar. Balthazar era la roccia incrollabile cui Castiel poteva aggrapparsi.
Non sarebbe mai successo...
Mai.
Nel momento in cui la spada lo trafisse, e lo trafisse alle spalle, a Balthazar tornò in mente quell'episodio lontano.
Il suo Cassie aveva fatto come Romolo. Entrambi avevano gettato le fondamenta di un nuovo impero sul sangue dei loro fratelli.
A noi non succederà. Mai.
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Salve!!! Questa è la mia seconda fanfic su questa coppia stupenda :)
Li adoro... Eppure di storie su di loro ce ne sono davvero pochissime!!! Sigh :'(
Cercherò di ovviare alla mancanza ^.^
Il fatto è che questi due pennuti hanno passato millenni
insieme, prima che il Pulcino Dagli Occhi Blu incontrasse
"Hey-Son-Of-A-Bitch" Dagli Occhi Verdi (non tiratemi le pietre... Sto
scherzando!) e quindi è facile immaginare che... Be'... Come
dire? ... Abbiano molta confidenza? ^.-
Fatemi sapere cosa ne pensate... Attendo commenti/recensioni !!!
Thank you, sweethearts!
A.
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