Eyes of
chocolate
Non
vorrebbe essere lì, John, in quel posto pieno di gente e di
rumori, in quel groviglio di musica che gli si infila
nelle orecchie e di luci che gli sconvolgono gli occhi. Appoggia i gomiti
sul
tavolo così per fare qualcosa, fissa Nick ridere a
crepapelle insieme al resto
del gruppo, sentendosi terribilmente a disagio.
Immerge le sue pupille
di cioccolato in quelle del tastierista lucide per il ridere, e
non sa a chi dirlo che quel locale sta cominciando a farlo
impazzire.
Si alza con la scusa
di prendere altro da bere e si allontana, silenzioso,
facendosi largo fra quel miscuglio di voci, sentendosi una trottola che
gira e
traballa su sé stessa.
Se ne va verso il
bancone pronto a buttare qualcosa giù in gola (anche se
cosa,
ancora, non lo sa), fino a quando non posa le sue iridi bagnate di
cacao su
quella bella ragazza, alta e dai fianchi stretti, che gli fanno venir
voglia di
abbracciarli.
E desidera
così tanto parlarci e accarezzarla, scherzare e magari baciarla, mentre le si avvicina lasciando
che le sue dita strapazzino un fazzoletto nella tasca dei jeans, sicuro
che
quei due siano fatti l’una per l’altro, anche se
lei, ancora, non lo sa.
Vorrebbe tanto
salutarla, dire ciao a quella ragazza che ride e arrossisce
accanto a quello che è… un altro ragazzo.
Le sue dita smettono
di giocherellare nella tasca mentre il cervello lo accusa
di essere un povero fesso, lasciando che i suoi passi muoiano in quel
locale.
Sembra divertirsi,
sembra stare proprio bene. Almeno lei, pensa fingendosi
distratto e buttando uno sguardo alla punta delle sue scarpe.
Probabilmente
finirà col fidanzarsi il suo basso.
Tenta di tornare al
proprio tavolo, quando la ragazza lo nota e lo indica
tendendo un braccio, facendo scoppiare un incendio dentro di lui che si
paralizza e diventa nuovamente una trottola. Si conoscevano
già?
Balbetta quelle due o
tre cose che non hanno senso credendo di essersi
sbagliato, credendo che la sua mente abbia girato troppo, ma poi quel
bel
ragazzetto gli punta gli occhi addosso, si congeda con un sorriso dalla
ragazza, e cammina verso di lui.
Si è
accorto che sbavava dietro la sua fidanzata, ha capito che voleva
rimorchiarla a dovere. Questo profetizza la
sua trottola mentre quelle mani, non proprio esperte a
fare a pugni, cominciano a sudare.
“Ciao”
Attento, le tue mani
non sono esperte a fare a pugni, dice a se stesso John,
lasciale nelle tasche a sudare.
“Sei tu
John, giusto? … John Taylor?”
Annuisce nervoso non
sapendo che altro fare, lasciando che quel tipo gli tiri
un pugno dritto su uno zigomo.
O almeno
così crede.
“Mi chiamo
Simon… credo di essere il cantante che cercate”
Bum. Entrambi
rimangono fermi a guardarsi, in silenzio, uno davanti
all’altro,
concedendo al cioccolato di incontrare l’oceano.
Ed è
scritto da qualche parte in cielo che quel momento è
destinato a cambiare
tutto, anche se John, ancora, non lo sa.
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