E’ con infinito
orgoglio che mi
appresto a farvi conoscere questa storia: “A shot in the
dark”. La bravissima
autrice risponde al nome di Gia August e mi ha dato l’onore
di poter tradurre
la sua splendida opera.
Anche se questa storia non
è
ancora conclusa, posso anticiparvi già che è
avvincente ed originale ed io mi
fido a tal punto dell’autrice, da sapere che la fine non mi
deluderà affatto.
Spero questa mia
traduzione vi
piaccia e mi auguro che abbiate voglia di commentarla.
Questo il link alla storia
originale: http://www.fanfiction.net/s/3429688/1/
A
Shot in the Dark
(Uno
sparo nel buio)
By
Gia August
Traduzione
di Lella Duke
Capitolo uno: Un po’ di sensi di colpa
sono una buona cosa
Luke
Rimpiango
tutto quello che ho detto;
ero consapevole di ciò che stavo asserendo, tuttavia non mi
sono fermato. Ero
troppo arrabbiato. Sapevo che le mie parole ferivano ed erano false, ma
ho
continuato a vomitargliele addosso. E, ad essere onesto, quella era la
ragione
per cui proseguivo. Il fatto che fossi fuori di me per la
preoccupazione però,
non era una buona giustificazione.
Il
dolore che ho visto negli
occhi di Bo è stato presto rimpiazzato dalla rabbia. E una
volta che abbiamo
iniziato ad insultarci l’un l’altro, niente ci ha
più fermati. Finché zio Jesse
non si è messo tra di noi minacciando di prenderci entrambi
sulle sue ginocchia
e rimproverandoci fintanto che non avessimo smesso. Come solito il suo
intervento era stato sufficiente per porre fine alla nostra
discussione. Molte
volte in passato era ricorso a quell’espediente e non ho mai
dubitato che lo
avrebbe fatto sul serio se lo avessimo irritato abbastanza.
E’ qualcosa che non
sopporterei davvero. Sarebbe troppo umiliante. Almeno però
ha spronato il mio buonsenso
ed ho chiuso la bocca.
Stranamente
Bo ha mostrato lo
stesso mio buonsenso ed ha ascoltato zio Jesse senza controbattere.
Eravamo in
piedi uno di fronte all’altro finché Bo non si
è precipitato fuori, sbattendo
la porta della cucina dietro di sé. Zio Jesse mi ha lanciato
uno dei suoi soliti
sguardi facendomi capire quanto fosse deluso da me. Ho abbassato gli
occhi e mi
sono nascosto le mani nelle tasche dei pantaloni. E’
incredibile che riesca
ancora a farmi sentire come un bambino cattivo. Non
“cattivo” nel vero senso
della parola però; ci ha sempre detto infatti che non
eravamo cattivi se non
quando facevamo cose cattive. E’ tuttavia la parola
più appropriata per
descrivere il modo in cui mi ha fatto sentire quello sguardo: colpevole
e pieno
di vergogna. Ha scosso il capo con disapprovazione e poi è
uscito fuori senza
dire nient’altro. Zio Jesse è uno di quegli uomini
che comunica molto di più
con i suoi silenzi piuttosto che con le parole.
Ero
rimasto da solo in
cucina ed avevo il morale a terra. Bo era
arrabbiato con me. Zio Jesse era deluso da me. L’unica che
non ce l’aveva con me
era Daisy, ma soltanto perché non era in casa. Non le era
mai piaciuto esser
costretta a scegliere da che parte stare nei litigi miei e di Bo e
sapevo che
non sarebbe stata contenta di me quando avrebbe saputo del mio
comportamento.
Inoltre ero arrabbiato e deluso di me stesso. Forse sarebbe stato
meglio andare
a cercare Bo e chiarire subito tutto. Avevo bisogno di chiedergli scusa
per
tutto ciò che gli avevo detto.
Prima
ancora di oltrepassare la
soglia del portico, ho sentito il rombo del motore del Generale Lee. Ho
sceso
di corsa gli scalini giusto in tempo per vedere le luci posteriori del
Generale
ed una nuvola di polvere avvolgerlo completamente a causa di
un’accelerazione.
Quello era Bo: andava sempre via di corsa dopo una discussione. Non era
mai stato
tipo da rimanere e sistemare subito le cose. Aveva bisogno di un
po’ di tempo
da solo per riflettere sull’accaduto. Fosse stato per me
avremmo continuato a
litigare finché non fossimo arrivati ad un punto
d’incontro, ma mio cugino in
questo era sempre stato diverso.
Quando
ho visto zio Jesse nel
campo, gli ho urlato: “prendo il furgone e corro dietro a
Bo!”
Mentre
stavo salendo al posto di
guida però, zio Jesse mi ha afferrato per il braccio. Mi ha
detto: “non vai da
nessuna parte ragazzo. Lascia che Bo si calmi prima. Non voglio sapervi
a
discutere di nuovo senza che io sia presente per intervenire!”
“Non
ho nessuna intenzione di
litigare ancora con lui zio Jesse. Voglio solo scusarmi per quello che
gli ho
detto.”
“E’
una buona cosa!” Mi ha
risposto. “Sono felice di sapere che sei tornato in te, ma
penso comunque sia
meglio dargli un po’ di tempo per calmarsi. Bo è
fatto così. Puoi essere
dispiaciuto, ma questo non cancella ciò che hai detto,
Luke.”
Mi
sono preso la testa tra le
mani per la vergogna rendendomi conto che zio Jesse aveva ragione.
Quando si è
accorto di quanto fossi avvilito, è stato colto dalla
tenerezza. Ha sorriso
lievemente e dolcemente mi ha detto: “questo non significa
che non ti perdonerà
perché lui lo farà. Ti ama e ti amerà
sempre!”
Quando
si è reso conto che ero
rimasto con gli occhi bassi, mi ha stretto forte a sé e di
quel gesto gliene
sono stato riconoscente. Debolmente gli ho restituito
l’abbraccio. Mi ha detto:
“avere un po’ di sensi di colpa è una
buona cosa Lukas, ma non lasciare che ti
divorino. Sistema le cose con Bo e poi buttati tutto dietro le
spalle.”
“Sissignore,
lo farò!” Ho
risposto con sincera determinazione.
“Bravo
ragazzo! Io mi stavo
dirigendo verso il furgone e per poco mi hai battuto sul tempo. Ho
promesso
alla signora Jacobson che sarei andato da lei nel pomeriggio per
sistemarle una
porta. E’ dura per lei stare da sola. Tornerò
presto. Aspettando che Bo torni a
casa, riprendi i tuoi lavori.”
“Sissignore!”
Ho replicato di
nuovo.
Il
vecchio furgone bianco non alzava
tanta polvere quanta il Generale Lee, ma in fin dei conti zio Jesse non
andava
di corsa. Appena scomparso dalla mia vista, mi sono messo a sedere sui
gradini
del portico, i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. Mi
auguravo che
Bo non sarebbe stato via tanto a lungo. Non mi era mai piaciuto
litigare con
lui. Sono rimasto seduto per molto tempo ripensando a come le cose
erano rapidamente
precipitate.
To
be continued…
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