Ballata

di Aleena
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  C’è chi ti dice che la vita cambia ogni cosa – che ti trascina, col suo ritmo e la sua frenetica cacofonia; e un giorno ti ritrovi in piedi dietro la linea gialla, ad aspettare un treno che ti poterà verso un futuro migliore, lontano dai campi, dal grano e dalla tua famiglia apprensiva; allora ti scopri a vagare per le vie deserte, cedendo un pezzo di te alla volta ad estranei che ti distruggono credendo che basti il denaro a ripagarti, convinti che i loro soldi ti daranno la dignità che ogni giorno svendi, i sogni che ogni notte schiacci più a fondo nel cassetto, le lacrime che versi quando non ti guardano, la giovinezza che sfuma con gli abusi e la fame e il dolore; allora ti ritrovi sotto la pioggia, nel gelo dell’inverno, nel caldo afoso di questa città maledetta, i capelli sfibrati dalle tinte, gli abiti stretti sulle curve, la rinuncia nel volto; e quando credi di aver toccato il fondo – quando senti che ogni cosa ti sfugge di mano e vola via, lontana dalla ragione o dall’ira, lontano dal livido violaceo che ti abbraccia il collo, distante dai gemiti ipocriti e dalle grida genuine che ogni notte emetti – allora scopri che la follia non è poi così lontana, che tutto il dolore e la rassegnazione del mondo non ti fanno perdere la voglia di combattere; e mentre il sangue dell’ultimo porco che ti sei scopata filtra attraverso il parquet scolorito e gonfio d’umidità, scopri che in mezzo al caos, alle sirene e alle luci l’unica cosa che resta è solo un barlume di notte e, finalmente vivo, il rumore assordante del tuo silenzio.





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