Note
preliminari:
Questa storia
è una Draco/Hermione.
L’avvertimento
OOC (out
of character) non è stato inserito a caso, ma con
l’intento di avvertire il lettore dei comportamenti dei
personaggi che spesso non rispecchieranno quelli canonici.
Questa
storia è stata
scritta senza alcun scopo di lucro, utilizzando personaggi e
ambientazioni che appartengono interamente a J. K. Rowling, autrice
della saga di Harry Potter.
The Draco Horror
Picture Show
Parte Prima
L’anello
Tic-tic-tic.
Hermione sobbalzò
nel letto, sperando che chiunque stesse interrompendo il suo sonno
avesse una motivazione più che buona per farlo. In
caso
contrario, chiunque fosse, si sarebbe presto trovato a dover fare i
conti con lei!
Tic-tic-tic.
Un maledetto gufo la
fissava contrito dalla finestra. Hermione si rassegnò:
avrebbe
arrostito l’uccellaccio dopo; prima era meglio leggere la
lettera; poteva essere importante.
C’è
stato un omicidio a Nocturn Alley, una giovane donna è morta
per
strada. Non ti avrei svegliata, so che hai avuto il turno di notte e
che probabilmente stai dormendo da meno di due ore, ma è
davvero
urgente. Vieni presto,
H. J. P.
Il tempo di
infilarsi la divisa, afferrare mantello e bacchetta ed Hermione si
Smaterializzò al Quartier Generale Auror.
Erano le tre del pomeriggio
e lei aveva staccato alle undici quella mattina. Harry aveva ragione a
pensare che avesse dormito solo un paio d’ore. Non aveva
avuto
tempo nemmeno per un caffè e cascava letteralmente dal sonno.
La porta
dell’ufficio era aperta; dall’interno proveniva la
voce concitata di Ron.
« Questo coso
l’ho già visto! Giuro! Se solo riuscissi a
ricordarmi
dove… Hermione! Grazie a Merlino! »
La ragazza fece una
smorfia: Ron parlava sempre a voce altissima; per lei, che aveva
riposato pochissimo, era come un cazzotto in pieno viso.
« Che
c’è di così urgente? »
borbottò.
Harry si alzò in
piedi, porgendole una sedia.
« I ragazzi di
pattuglia hanno trovato una donna morta nei meandri di Nocturn Alley:
era seduta in terra, le mani intrecciate come se stesse aspettando
qualcuno, nessuna evidente lesione. Le prime analisi confermano che si
tratta di una Maledizione, ma non si sa ancora quale » disse.
«
Identità? » chiese Hermione, meccanicamente.
« Sconosciuta, per
ora »
« Indizi?
» insistette ancora, sbadigliando.
« Solo questo
» rispose l’amico sollevando un piccolissimo
oggetto dalla scrivania.
Hermione impiegò
diversi secondi per mettere a fuoco l’oggetto misterioso che
Harry teneva tra il pollice e l’indice della mano guantata,
come
se fosse pericolosissimo. Era un anello, un cerchietto
d’argento
sormontato da un opale nero come la notte. Se non fosse stato un
indizio in un caso di omicidio, Hermione avrebbe detto che era
bellissimo.
« E guarda
» aggiunse Ron prendendolo con attenzione e inclinandolo
affinché lei potesse guardarlo meglio.
Hermione scorse
un’incisione in rilievo sulla pietra: uno stemma raffigurante
due
levrieri rampanti che sorreggevano uno scudo ornato da due
stelle
a cinque punte e una spada.
« Io e Harry siamo
sicuri di aver già visto questo stemma, ma non riusciamo a
ricordarci dove! » lo sentì sbottare, irritato.
Hermione infilò un
paio di guanti e afferrò l’anello, continuando a
osservarlo da vicino.
« Non
l’avete
riconosciuto perché manca l’iscrizione che di
solito
è riportata sotto lo stemma. Quella la conoscete »
disse
pacata.
« E sarebbe?
» domandarono gli altri due in coro.
« Toujours pur
» rivelò lei, prima di alzare lo sguardo verso i
ragazzi.
Harry assunse
un’aria disperata e si passò nervosamente la mano
tra i capelli.
« È lo
stemma dei Black » sussurrò.
« E di chi altri?
» chiese lei ironica.
« Merda »
disse Ron, sbattendo una mano sul tavolo.
Tutti e tre tacquero per
qualche istante, cercando di elaborare quella notizia.
« A Grimmauld Place
non c’è più nulla, nessun manufatto
Oscuro; io e
Ginny abbiamo rimosso anche il ritratto di Elladora »
obiettò Harry, interrompendo la quiete.
Ron annuì deciso.
« Non ci resta
altro,
quindi, che andare a sentire cos’ha da dire
l’ultimo erede
dei Black » sospirò lei, contrariata.
« Ma
‘Mione! Quel posto mette i brividi! » gemette Ron
disperato.
Hermione lo capiva: una
visita a Malfoy Manor non poteva essere considerata una gita di
piacere, non dopo che la famiglia che vi abitava era caduta in
disgrazia e il posto aveva perso ogni sua magnificenza. Tuttavia, il
dovere era dovere.
« Hai qualche altra
soluzione da proporre? » gli chiese, pacata.
Lui abbassò il
capo, sconfitto, e negò energicamente.
« Harry, ci serve un
mandato; puoi procurartene uno in tempi brevi? »
continuò Hermione.
Harry asserì
silenzioso e uscì dal suo ufficio come una furia.
Le ragazza si passò
stancamente una mano sugli occhi, sospirando. Quella sarebbe stata una
giornata d’inferno, già lo sapeva.
« Bene, io vado a
dormire sopra la mia scrivania; quando è ora di partire,
svegliatemi ».
Riuscirono a
Materializzarsi direttamente di fronte alle inferriate di Malfoy Manor,
segno che ogni barriera a protezione dell’edificio era caduta
in
disgrazia assieme al suo unico proprietario. Nell’osservare
il
cancello lavorato e pieno di ruggine, Hermione pensò alle
voci
che correvano nella Londra Magica: si diceva che Draco vivesse
là in completa solitudine e senza nessun contatto col mondo
esterno. Non sapeva quanto di vero vi fosse in quelle voci; sapeva
però che Narcissa era morta di dolore un paio
d’anni prima
e che Lucius era ancora ad Azkaban con una condanna a vita. Draco
Malfoy era stato assolto da ogni accusa e aveva ricevuto tutti i
restanti beni della sua famiglia, assieme al titolo di Lord ma pareva
che fosse impazzito per la solitudine e per il crollo della sua casata.
Il vento soffiava tra le
colonne del Manor, producendo suoni sibilanti e stridenti; le imposte
sbattevano l’una sull’altra cigolando. La sporcizia
aveva
intaccato tutta la bellezza dell’edificio che ora rammentava
la
Stamberga Strillante: uno spauracchio per turisti, pieno di storie
dell’orrore e covi di topi, piuttosto che una villa nobiliare.
«
È vagamente inquietante » disse Harry, calmo.
« Scherzi?
» gracchiò Ron « Mette una strizza del
diavolo! »
Hermione osservò i
grandi eroi del mondo magico tremare come ragazzini e decisa
avanzò verso il campanello, sfiorandolo con la bacchetta,
poi
attese.
« Speriamo non ci
siano dei ragni... » bisbigliò Ron alle sue spalle.
In quel momento, la porta
si aprì con un cigolio e una zaffata di aria stantia li
colse
alla sprovvista. Hermione era la più vicina e fu costretta a
tossire forte e a retrocedere due passi: la casa aveva lo stesso odore
di decomposizione tipico dei musei egiziani; forse quello che dicevano
i pettegoli corrispondeva a verità dopotutto. Dietro di lei
Ronald tossì teatralmente e Harry si posò una
mano sulla
bocca, schifato.
« Desiderano?
» chiese il vecchissimo elfo domestico che era comparso
dietro la porta.
« Dipartimento Auror
» dichiarò Hermione osservando stranita il sacco
di iuta
che l’esserino indossava a guisa di veste «
Dobbiamo
parlare con Lord Malfoy »
« Prego entrate,
attendete il padrone qui nell’atrio » rispose
quello con fare sdegnato.
I ragazzi avanzarono piano
fino a sentire la porta cigolare di nuovo e chiudersi alle loro spalle
con un tonfo secco.
« Miseriaccia, me la
sto facendo sotto! » sussurrò Ron.
Hermione era intenta a
l’immenso ingresso. Una scalinata maestosa troneggiava al
centro;
dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo talmente grande da
sembrare della stessa dimensione della luna che campeggiava mesta
sull’immensa vetrata in cima alle scale. Ai lati delle
gradinate
si aprivano due corridoi scuri e tetri, uno dei quali era stato
imboccato dal vecchio elfo. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di
polvere e da un’infinità di ragnatele bianche che
sembravano mani scheletriche aggrappate all’ultimo soffio di
vita.
« Potter?
» La
voce del padrone di casa li raggiunse dal fondo del corridoio. Infine,
Draco Malfoy sbucò dalla zona d’ombra; Hermione
sussultò di sorpresa.
Era bellissimo. Quei
capelli erano sempre stati dello stesso colore della luna piena? E i
tratti spigolosi del ragazzino dispotico conosciuto a scuola
avevano solo di recente assunto le sembianze di quelli di un angelo
oppure erano sempre stati così delicati?
Nulla in lui
rifletteva il degrado in cui versava la sua dimora, Malfoy sembrava
appena uscito da un quadro fiammingo; il panciotto argenteo e i
pantaloni bianchi, la camicia immacolata dal collo stretto e inamidato.
« Malfoy, avremmo
bisogno di farti alcune domande » disse Harry alle sue
spalle,
senza peraltro riuscire a catturare l’attenzione del suo
interlocutore. Il diretto interessato la stava fissando da parecchi
istanti e lei stava facendo altrettanto.
« Granger?
» non capì se si trattasse di una domanda o di una
semplice espressione di stupore.
« C-ciao »
balbettò spaesata.
Due falcate e le fu
davanti; le afferrò la mano destra e si chinò a
baciarla
senza mai staccare lo sguardo dal suo. Hermione scorse con la coda
dell’occhio la figura di Ron che stava facendo il verso a
Malfoy
e Harry che si sforzava di non ridere.
« E’ un
onore
avervi in casa mia, vi prego di seguirmi nel salone »
decretò li invitò il padrone di casa,
allontanandosi da
lei e dirigendosi verso il corridoio a destra.
Il salone era una delle
opere d’arte architettonica più belle che Hermione
avesse
mai visto. La volta era intonacata con immagini di arte venatoria ed
equestre nelle leggere tonalità del blu e del verde.
Tutt’intorno c’erano colonne corinzie dai capitelli
decorati di frutta e foglie, e tra una pilastro e l’altra,
enormi
finestre lavorate si aprivano sulla tenuta in decadimento. Era un vero
peccato che la polvere e le ragnatele fossero arrivate fin
lì,
in quella stanza dalla bellezza struggente.
«Sedete, vi prego
».
Gli Auror presero posto
attorno a un tavolo di legno e cristallo riccamente lavorato. Le enormi
sedie su cui si accomodarono tracciavano strane ombre sulla superficie
del pavimento e più in là il fuoco rossastro del
camino
scoppiettava, illuminando la stanza.
« Malfoy, andiamo
dritti al punto » iniziò Harry «
c’è
stato un omicidio stanotte a Nocturn Alley e qualcosa ci ha condotti
qui da te. Puoi immaginare cosa sia? »
Draco lo guardò
incuriosito: la sua perplessità sembrava autentica, ma
Hermione
si chiese quanto il ragazzo fosse bravo a mentire. In fondo era stato
allevato da Lucius Malfoy.
« Dovrei saperlo?
» chiese.
In quel momento Ron
lanciò l’anello nella direzione del padrone di
casa, il
quale lo afferrò al volo in un gesto quasi automatico.
«
Oh, vedo che anche voi ci siete fatti tentare da questi manufatti di
bassa lega » esclamò Malfoy, divertito.
Hermione lo osservò
mentre si rigirava l’anello tra le mani e sorrideva tra
sé.
« Quali manufatti?
Questo anello porta lo stemma dei Black e tu sei l’unico che
poteva possederlo! » sbottò Harry, alzandosi in
piedi
all’improvviso e sbattendo le mani sul tavolo.
La risata del loro ospite
si levò cristallina nella stanza in penombra. In quel
momento il
rombo di un tuono squarciò la stanza. Hermione, alzando gli
occhi verso le finestre, si accorse dell’addensarsi di
nuvoloni
scuri in cielo: stava arrivando una tempesta.
« Potter, quanto
puoi
essere stupido? » sputò con disgusto. «
Questi
oggetti vengono fabbricati da ciarlatani del peggior stampo e venduti a
creduloni come voi che li indossano pensando di allontanare la
sfortuna! »
« E
perché,
allora, vi è rappresentato lo stemma dei Black? »
chiese
all’improvviso Hermione, più curiosa che altro.
Draco la guardò
negli occhi ancora una volta; la sua espressione parve cambiare, come
se stesse guardando una fonte di luce attraverso la stanza buia.
« Si dice che i
Black
fossero maledetti, per questo si sono estinti così
rapidamente
senza lasciare traccia. Il blasone è usato per esorcizzare
la
sfortuna: gli imbroglioni che lo vendono sostengono che la malasorte
venga assorbita dall’opale, lasciando indenne chi lo indossa
».
« Ma è
una pazzia! » esclamò lei, indignata.
Draco piegò la
bocca
in uno strano sorriso. « Non sia mai che
l’integerrima
Hermione Granger venga deviata da frivolezze di questo genere!
»
le disse. « Temo però che non tutti siano come te;
in
molti ci sono caduti scarpe e bacchetta, per la gioia di chi li
commercia ».
Un altro buco
nell’acqua, quindi.
Hermione si passò
una mano sul viso, massaggiandosi le tempie. Se non avessero trovato
una pista alla svelta avrebbero avuto Kingsley alle costole in meno di
ventiquattr’ore.
Harry fece per alzarsi, un
fulmine gli illuminò metà del viso, la delusione
palese
nei tratti induriti della mascella.
« Quando ha iniziato
a piovere così? » chiese all’improvviso
Ron, lo sguardo rivolto alle finestre.
All’esterno sembrava
essersi scatenato un ciclone, la pioggia cadeva a fiotti sui giardini
del maniero, inondando il prato incolto e i rovi che si erano
impossessati del terreno. Hermione osservò meglio il cielo
cupo
e i lampi che balenavano all’orizzonte, chiedendosi come
avesse
fatto il solito tempo grigiastro a trasformarsi in un marasma di quel
genere. Da quanto erano dentro la villa? Sembravano solo pochi minuti,
eppure…
« Il tempo qui
è sempre imprevedibile, Weasley, sembra rifletta
l’umore
di questa maledetta tenuta » rispose il padrone di casa.
«
Posso offrirvi un pasto caldo nell’attesa? È quasi
ora di
cena, in fondo e mi pare di capire che io sia stato scagionato da ogni
accusa, giusto? »
I tre si guardarono con aria
rassegnata; erano in servizio, non avrebbero potuto accettare.
« No, Malfoy, siamo
in servizio per i prossimi sessanta minuti » disse Harry,
guardando l’orologio. « Meglio che ce ne andiamo,
useremo
la Metropolvere ».
« Oh, buona fortuna!
»
« Come? »
« Potter, questa
casa
non è mai stata collegata alla Metropolvere nemmeno quando
il
cognome Malfoy significava qualcosa al Ministero, cosa ti fa credere
che lo sia ora? » Draco sembrava divertirsi, ma
l’amarezza
nella sua voce tradiva qualcosa di diverso, un sentimento represso per
anni e mai dato a vedere.
« Oddio ti prego,
Harry, non farmi restare in questa specie di circo degli orrori!
» esclamò Ron a quel punto, negli occhi il terrore
di
dover prolungare anche solo un secondo quella visita.
« Ronald!
» tuonò Hermione, « Come ti premetti?
»
« Oh lascia stare,
Granger, ci sono rivincite che anche io mi prenderei se ne avessi la
possibilità ». Ancora quell’amarezza
sottilmente
nascosta, a Hermione venne voglia di cancellarla con un colpo di
spugna, come una macchia ostinata sull’argenteria. E Draco
Malfoy
in quel momento pareva splendere come argento ai suoi occhi. Possibile
non si fosse mai accorta di quanto fosse fragile la sua apparenza da
nobile Purosangue?
« Temo allora che
dovremmo accettare la tua ospitalità »
decretò
Harry con un sospiro. « Ma appena il temporale ci
darà
tregua ci Smaterializzeremo al Ministero ».
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CANON O FANON?
- Trovate lo stemma dei
Black e altre notizie a questo indirizzo:
http://www.hp-lexicon.org/wizards/blackfamily.html .
L’anello invece è di mia invenzione.
- Ci terrei a precisare
che la famiglia Malfoy, nella storia originale, non è
nobile.
Uso spesso la nobiltà di Draco Malfoy come scusa per alcune
sue
abitudini, ma ribadisco che è una invenzione e una pratica
diffusa nel mondo delle Fanfiction, ma solo qui.
SPAZIO
AUTRICE:
Primo
di quattro
capitoli per questa mini-long un po’ particolare che mi gira
in
testa da almeno un anno e che solo ora si è decisa a uscire.
Che
dire? Questo è solo un piccolo assaggio della follia a cui
sarete sottoposti nei prossimi tre capitoli, ma d’altronde se
state leggendo qualcosa scritto da me alla follia sarete abituati
presto! Non posso anticipare nulla più di queste poche
righe,
quindi passiamo ai ringraziamenti.
Un grazie ENORME
va a Poison
Spring
che ha betato pazientemente questo campo di concentramento senza mai
mandarmi a quel paese (per ora; siamo solo al primo capitolo, in
fondo!).
Un ringraziamento
speciale
alle fedelissime ragazze che seguono la mia long: “Le lacrime
della Fenice” che hanno lasciato la bellezza di cento
recensioni
agli ultimi dodici capitoli e che si sono aggiudicate questo piccolo
regalino!
Aggiornamento
come al solito ogni 15 giorni, nel frattempo mi trovate QUI.
LyliRose
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