Capitolo Uno
Some nights, I stay up cashing in my bad luck
Certe
notti resto in piedi a scacciare la mia sfortuna
Some nights, I call it a draw
Certe
notti lo chiamo un pareggio
Some nights, I wish that my lips could build a castle
Certe notti vorrei che le mie
labbra potessero costruire un castello
Some nights, I wish they’d just fall off
Certe
notti vorrei che crollassero e basta
But
I still wake up, I still see your ghost
Ma mi sveglio ancora, vedo
ancora il tuo fantasma
Oh Lord, I’m still not sure what I stand for oh
Oh
Signore, non sono ancora sicuro, per cosa lotto
What do I stand for? What do I stand for?
Per
cosa lotto? Per cosa lotto?
Some Nights ~ Fun
Capitolo Uno
Era un giovedì, un giovedì sera.
Fuori dal suo modesto appartamento, gentilmente concessagli da Nick
Fury qualche tempo prima, il freddo pungente di metà dicembre sferzava
le inanimate facciate in ferro e vetro che ricoprivano la quasi
totalità degli edifici di Manhattan. Nessun essere umano avrebbe osato
mettere piede
fuori da casa, se non fosse per ultimare qualche folle acquisto in
previsione dell'imminente Natale. Questo fortunatamente comportava un
periodo di vacanze anche per i Vendicatori; per quanto spietati e senza
cuore, i supercattivi o invasori alieni che fossero non erano ancora
così pazzi da attaccare New York nel bel mezzo di una bufera di neve.
Dal canto suo, Steve Rogers osservava apatico i fiocchi candidi danzare
sotto il cielo color cenere. Anni prima - parecchi anni prima - non avrebbe
esitato ad uscire di casa e a gettarsi a terra tra la neve soffice,
sguazzandoci dentro felice come un bimbo. Il freddo che penetrava le
ossa allora non gli importava, anzi; il giovane Rogers considerava la
situazione alla stregua di una prova di coraggio alla quale, nonostante
la
sua esile corporatura, sopravvivere.
Da allora ne erano cambiate di
cose. Non aveva più sentito freddo, nemmeno rimanendo bloccato per
decenni nel mezzo di un blocco di ghiaccio.
Così ora osservava le forme geometriche perfette dei fiocchi di neve
danzare al ritmo sfrenato del vento, chiedendosi se quel freddo che
l'aveva così tanto provato non lo avesse infine cambiato.
Ancora intento ad osservare quel silenzioso spettacolo non si accorse
del telefono che stava squillando. Se ne rese conto solo quando il
vento cambiò bruscamente direzione, facendo roteare i fiocchi così
velocemente che non riusciva più a distinguere nulla se non un biancore
assoluto. Il suo cellulare squillava eccome. Ma era una
suoneria così strana, fatta di suoni metallici e strumenti che solo il
diavolo avrebbe saputo come usare.
"Appena lo vedo lo ammazzo. Poi lo
faccio resuscitare con un urlo di Hulk e lo ammazzo ancora."
Steve aveva questi pensieri in testa mentre si alzò contrariato dal
divano e cominciò a mettere a soqquadro la stanza, nel vano tentativo
di trovare un... rettangolo trasparente.
"Come diamine può un essere umano
ideare una cosa che non si può trovare?"
Dopo aver capito da dove provenisse il suono infernale afferrò
finalmente l'aggeggio. La foto che lampeggiava sopra gli fece venir
voglia di scaraventare il cellulare giù per strada ma poi pensò alla
fatica, più mentale che fisica, che aveva speso nel trovarlo e
controvoglia posò un dito sulla superficie per rispondere. Il tono di
voce all'altro capo del telefono gli fece rimpiangere di non aver
meditato maggiormente più l'ipotesi di battere il record olimpico nel
lancio del telefono.
«Poco fa sentivo un fischio incredibile alle orecchie. Tu ne sai
qualcosa? Non dirmi che "Capitan, oh
my Capitan" parla male di me? Sai
ci resterei parecchio male, non dormirei la notte e...»
Steve non era solito riuscire a rispondergli a tono, ma quella volta
qualcosa nel suo cervello gli suggerì la risposta giusta.
«Tranquillo Stark, ci sono già un milione di modi in cui potrei
ucciderti. Sto solo valutando l'ipotesi più divertente.»
«Se stai cercando Willy il Coyote
per ordinargli una cassa di dinamite mi spiace deluderti, le Stark
Industries non producono più quelle anticaglie da un pezzo ormai...»
Il biondo non sapeva minimamente a chi o cosa si riferisse ma non ci
diede molto peso. Ormai era abituato alle sue battute preparate su cose
delle quali lui non conosceva nulla. Emise un sospiro rassegnato.
«Comunque non ti chiamavo per sapere come morirò, ma per ricordarti che
è giovedì, giovedì sera, Capitano smemorato.»
Giovedì. Giovedì sera.
Steve sapeva benissimo cosa occupava il giovedì sera ma il suo
cervello, giustamente, cercava di dimenticarsene puntuale ogni giovedì.
Stark si era messo in mente di creare una sorta di "gruppo" tra i
vendicatori, il giovedì sera. L'idea gli era venuta al termine del
famoso "shawarma party" al quale era stato - suo malgrado - trascinato.
"In onore di questo giorno vorrei
indire, ogni giovedì, una gran riunione segretissima alla Stark Tower".
Aveva sentenziato il grande Iron Man. Peccato che questo alto proposito
poi era precipitato
ne "il giovedì dei film squallidi", ai quali Steve evitava
meticolosamente di andare.
«Prometto, prometto
solennemente sulle mie armature e sulle mie
costosissime automobili che il programma non sarà come l'ultimo
giovedì.»
L'ultimo giovedì, già. L'unica serata alla quale aveva partecipato
erano riusciti a fargli vedere niente meno che... "La Bella
Addormentata". Qualcosa gli fece prudere i muscoli delle mani e per
poco non incrinò il telefono.
«Oltretutto non l'ho nemmeno scelto io, ma quel romanticone del dio del
tuono! Gli altri sono già qui e poi, dai, non ti spaventerà mica una
camminata in mezzo alla neve Capitan ghiacciolo?»
Nessuna risposta.
«Ehm... Steve, sei ancora lì? Non avrai mica distrutto il bellissimo -
e
costosissimo - cellulare che ti ho regalato?»
«Farai bene ad avere già indosso l'armatura quando arrivo, Stark.»
«Ok, ti aspettiamo!» Prima di chiudere la chiamata sentì qualcosa che
gli parve un "Pepper tesoro, prepara
la Mark XLVII!"
Afferrò e indossò un golf blu con il cappuccio mentre infilava il
telefono, ai suoi occhi un banale pezzo di vetro trasparente, in tasca.
Non aveva effettivamente bisogno di vestirsi per camminare in mezzo a
quella bufera di neve, ma preferiva sopportare il caldo piuttosto che
attirarsi gli
sguardi di mezza città perché andava in giro a mezze maniche a metà
dicembre. Sbattè un po' troppo violentemente la porta di legno
massiccio, che ondeggiò pericolosamente, dirigendosi suo malgrado
verso la Stark Tower.
«Signor Rogers entri pure, i suoi colleghi
la stanno già aspettando nella sala dell'home theater.»
Fu come al solito la gentile voce meccanica di Jarvis ad
accoglierlo al suo ingresso nella torre. Dopo la battaglia contro i
Chitauri si era trasformato in una sorta di "appartamento condiviso"
degli Avengers che, nonostante avessero scelto di seguire ognuno la
propria strada, ogni tanto non disdegnavano passare del tempo insieme.
Steve era sicuramente più a suo agio nelle battaglie sanguinose
piuttosto che nel super-gruppo in vena di chiacchere, ma si era imposto
di trovare qualche modo per evitare la solitudine nella quale spesso
ricadeva. Sotto sotto, nemmeno lui osava ammetterlo a sé stesso, ma era
convinto che Tony organizzasse quelle serate proprio per lui. Con
questi pensieri attraversò il grandioso atrio vetrato degli ultimi
piani a passo veloce, dirigendosi verso la sala indicatagli dal
maggiordomo virtuale.
Il Capitano afferrò la maniglia e, dopo un respiro profondo, la abbassò
per entrare.
La sala non era eccessivamente enorme. Visto il lusso al quale era
abituato Iron Man, Steve non capiva perché non avesse abbondato con le
dimensioni della stanza. Per lui comunque l'aspetto più interessante
rimanevano le larghe e comode poltrone reclinabili, l'unico dettagli
del quale potesse commentare qualcosa. In effetti tutto il resto, che
faceva di quella sala uno dei più costosi home theater del paese, non poteva
essere compreso da Rogers. Sistemi riproduttori Hi-Fi e Hi-End, schermo abnorme con
tecnologia al plasma, impianto stereo di ultima generazione.
Aramaico antico, per uno nato
quasi un secolo prima.
Appena entrò la voce di Tony lo accolse, meno gentile di quella di
Jarvis.
«Ehilà Rogers, qual buon vento! Poi dicono che il ritardatario cronico
sono io!»
Le luci erano già basse nella sala e il film stava iniziando. Steve si
accomodò nel primo posto che trovò libero che, sfortunatamente per lui,
era proprio accanto a Stark.
«L'armatura mi aspetta qui fuori, ora direi di goderci il film.»
Anche se Steve non poteva vedere il suo volto, poteva scommettere che
il vicino avesse un sorriso malizioso stampato in faccia.
Poi, dopo alcune schermate di pubblicità, apparve il titolo del film.
«Ritorno al Futuro?» Chiese
sconsolato Steve, nel constatare che qualcuno stava nuovamente per
farsi le beffe di lui.
«Non è come pensi, il film in realtà parla di un ritorno al passato
e... l'ha scelto Bruce. Incolpa lui, non me!»
«Steve, io non volevo assolutamente...»
Il tentativo imbarazzato del dottor Banner di spiegare la sua scelta fu
interrotto da un "la volete smettere
lì davanti, midgardiani!" della possente voce di Thor. Nessuno
osò più fiatare.
E il film cominciò.
Steve trovò la visione del film stranamente... interessante.
Quel ragazzo, quel "Marty", aveva fatto un salto indietro nel tempo dal
1985 al 1955, avendo la possibilità di conoscere i suoi genitori (e di
combinare parecchi disastri). Lo incuriosì soprattutto perché quella
situazione era l'esatto opposto della sua, costretto a fare un balzo in
avanti nel tempo.
Prima che si riaccesero le luci in sala, fu Tony ovviamente il primo a
riprendere parola.
«Se vi state chiedendo "oh, come mai
il grande Tony Stark non ha ancora inventato una macchina del tempo?",
vorrei rispondervi in maniera mooolto semplice. Alle velocità
infraluminali, al di sotto della soglia della velocità della luce nel
vuoto, esistono corpi dotati di massa, sia a riposo che accelerata,
superiore a zero, quindi...»
«Questo per dire che, con le conoscenze attuali, è possibile muoversi
nello spazio ma non nel tempo.»
Esordì Bruce, traducendo per tutti gli altri vendicatori le criptiche
parole di Tony.
Poi la luce si accese automaticamente e l'argomento della conversazione
cambiò molto bruscamente.
Stark stava osservando il volto di Steve, dipinta sul volto
un'espressione un po' stupita e un po' divertita.
«Rogers...» e allungò una mano sulla spalla si Steve «non tutti possono
portare un paio di baffi con quella disinvoltura, credimi!»
Dopo un'animata discussione, fatta di battute sarcastiche di Tony e di
pacche sulla spalla di consolazioni degli altri, Steve decise di
prendersi una boccata d'aria fresca fuori. Salutò e in gran frettà
uscì.
Camminava a passo lento tra le vie della città, diretto nemmeno lui
sapeva dove, giusto sbollire le emozioni. Non era uscito di casa per
qualche giorno e non aveva avuto molta voglia di radersi, così erano
cresciuti un paio di baffi poco curati sul suo volto.
“Tony la deve smettere di comportarsi
da adolescente." Pensò passandosi una mano sulla peluria
incolta, mentre un misto di rabbia e vergogna gli pervadeva l'animo.
Una parte di lui sembrava suggerigli che in effetti era lui che se la
prendeva sempre troppo. Ma ricacciò indietro quel pensiero: come poteva
permettere a quell'uomo egoista e pieno di sé di averla sempre vinta su
tutto e tutti? Forse, forse anche il suo era un atteggiamento
leggermente "adolescenziale", ma non riusciva proprio a darla vinta a
Stark.
Poi però accadde qualcosa che squassò la serenità mentale che Steve
stava cercando di trovare.
Successe tutto in fretta, troppo
in fretta.
Un gran rumore, poi un a luce accecante seguita da un forte botto.
Qualcosa aveva colpito alle spalle Steve che cadde riverso in avanti
battendo violentemente sul ciglio della strada. Nemmeno i riflessi
regalatogli dal siero del supersoldato furono abbastanza veloci per
evitare l'impatto. Prima di capitolare nel buio l'unico volto che,
stranamente, riuscì a delinearsi davanti ai suoi occhi, assumeva le
sembianze di Tony.
Stava per morire e stava anche impazzendo. Non l'aveva mai visto in
vita sua preoccupato, eppure fu così che lo sognò.
Il sonno che seguì fu tormentato incubi animati da ombre. Figure che lo
inseguivano, che lo cercavano. Figure oscure che, prive di volto, lo
tormentavano. Lui cercava di spiegare che non avrebbe potuto salvarle,
che gli dispiaceva, ma loro continuavano ad inseguirlo, in cerca di
spietata vendetta.
Poi Steve ebbe l'impressione di inciampare. Provò a rialzarsi ma fu
raggiunto da una di quelle ombre, più veloci delle altre.
La quale lo pugnalò alle spalle.
Fu allora che il supersoldato si svegliò di soprassalto in una pozza di
sudore, balzando istintivamente a sedere. Gli occhi, apertì troppo in
fretta, mal accettarono la luce che per poco non li accecò, mentre
Steve riprendeva lentamente possesso delle sue funzioni motorie
cercando di calmare il prioprio respiro.
Prima che potesse riaversi completamente fu però assalito da un
terrificante sensazione di dejavù.
Era sdraiato su un letto di una sconosciuta stanza d'albergo. Sul
comodino una radio in legno per nulla ultramoderna, al soffitto delle
banalissime pale roteavano attorno ad un perno fissato al soffitto,
portando sollievo alla sua fonde madida di sudore.
"Sono morto. Sono morto e all'inferno
ti fanno rivivere i momenti peggiori della tua vita." Pensò
amaramente.
Poi però gli occhi di Steve misero a fuoco la stanza. L'udito
ricominciò a funzionare.
La radio era spenta, diversamente da come si era aspettato di trovarla.
Però scorse un giornale adagiato con cura al di sotto di essa. Con non
poca fatica allungò il braccio per afferrarlo.
Gli tremavano le mani. In cima alla prima pagina, campeggiava una data.
Per un momento, Steve avrebbe preferito esser morto.
Venerdì,
17 Dicembre, 1991.
Note finali:
Ebbene sì, io sono pazza. Lo so.
Ma dato che, finquando non
inizieranno nuovamente le lezioni, sono in stato di pseudo-vacanze, ho
iniziato a dedicarmi a questa... cosa!
Non vi saprei neppure più dire
bene come è nata l'idea, anche perché è stata partorita mente la
sottoscritta faceva le pulizie di casa con l'ipod nelle orecchie! Tutto
dire, quindi!
Come avrete capito fin dal
titolo, questa fiction è stata direttamente ispirata dal capolavoro
"Ritorno al futuro" firmato da Steven Spielberg. Ho amato quel film sin
dalla prima visione. *__* Insomma, la mia testolina ha fatto dei
ragionamenti strani dal quale è nata una trama di alcune pagine, che
cercherò di sviluppare all'interno di questa long-fiction!
Alcune precisazioni, così a random:
1) Il telefono che Steve
inizialmente non trova è una citazione sia al bellissimo telefono
trasparente di Tony (sul quale ho scritto anche una cosa, nella fiction
"Even an avenger has fun moments"), sia ad alcuni video sull'Iphone 5
usciti su YouTube qualche giorno prima del suo lancio.
Uno dei video in questione lo
potete trovare qui: http://www.youtube.com/watch?v=rczqP0FwWrk
2) Prima che Steve chiuda la
chiamata, Tony chiede a Pepper di cercargli una... cosa. Se non volete
spoiler su "Iron Man 3" vi consiglio di vivere la vostra vita come se
non aveste mai letto quelle due paroline! (In caso contrario,
inseritele su Goooogle e avrete tutti gli spoiler che volete XD)
3) Per le cose (sconclusionate)
che Tony dice riguardo ai viaggi nel tempo, si ringrazia mamma Wikipedia. Ovviamente.
4) Sul perché al dio del tuono piaccia "La bella addormentata nel
bosco"... A noi mortali non è dato saperlo!
Mi scuso se questo capitolo è un
po' troppo lunghetto, ma non mi sono sentita di toglierne delle parti.
Spero che siate riuscite ad arrivare indenni fino all'ultima riga (che
forse, e dico FORSE è la più importante U__U). Spero di avervi
incuriosito, almeno un poco, con questo primo capitolo introduttivo!
Nel caso ci fosse qualche
sopravvissuto/a (speranza vana) lascereste un commentuccio a questa
povera autrice?
A presto! ;)
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