[…] Edward
aprì gli occhi dopo quelli che a lui sembrarono
secoli. Si guardò intorno ancora mezzo intontito,ma nulla di
ciò che vide aveva un senso.
Innanzitutto
ricordava di essersi addormentato al freddo della soffitta come ormai
faceva da tutta una vita.
Si
accoccolava sulle gelide assi di legno del pavimento,che
scricchiolavano minacciosamente ad ogni suo movimento,per poi
addormentarsi accompagnato dal perpetuo fischiare del vento fuori dalla
finestra.
Ora
invece si trovava disteso su qualcosa di morbido e soffice. Qualcosa
che gli faceva il solletico.
Drizzò
a sedere immediatamente all’erta e spaventato.
Il
cuore batteva fortissimo nel suo petto,ed essendosi alzato troppo
velocemente ora sentiva fischiare le orecchie.
Era
in mezzo a una radura piena di fiori colorati,con l’erba alta
fino alle ginocchia.
I
rami degli alberi intorno ondeggiavano lentamente,e il loro
ondeggiare ricordava il pigro movimento delle code dei gatti quando
stanno accoccolati .
Tutto
in quel luogo si muoveva sinuoso accompagnato dal leggero venticello
che soffiava dolcemente,e il Sole dell’alba diffondeva i suoi
tiepidi raggi su tutto il territorio.
Edward
era quasi sicuro che si trattasse di un sogno,ma ogni particolare era
troppo perfetto,troppo realistico perché
potesse semplicemente essere frutto della sua mente.
Inoltre
si sentiva leggero,quasi come se fosse un palloncino che vola nel
cielo, indisturbato.
I
terribili brividi di freddo e di angoscia che erano soliti accompagnare
il suo sonno ogni notte,erano scomparsi.
Sentiva
dentro di sé una sensazione di calore misto a
stupore,qualcosa che si avvicinava all’euforia.
Ma
dove era finita la soffitta? Dov’era il castello? Che fine
avevano fatto tutti i suoi sudicissimi mobili? E soprattutto,come
diavolo ci era arrivato fino in quella radura?
Era
certo di non aver mai visto quel posto in vita sua.
Mentre
faceva tutte queste considerazioni,vide di sbieco qualcosa muoversi
dietro gli alberi. Di nuovo attentissimo a ciò che
gli accadeva attorno,si girò verso la fonte del
rumore,pronto a difendersi anche se il suo
atteggiamento era contro ogni tipo di violenza;
l’unica
volta che si era distratto e si era lasciato andare alla rabbia,era
morto un ragazzo.
E lui
aveva perso ciò che di più prezioso aveva al
mondo. O meglio,lo aveva dovuto perdere per forza.
LEI lo
amava,ne era sicuro. Si amavano entrambi in eguale misura. A pensare
alla scena del loro addio,per un attimo la sensazione di calore provata
fino allora svanì,ma un attimo dopo era tornata.
Probabilmente
LEI dopo tutti quegli anni si era sposata ,aveva avuto dei figli,era
diventata nonna.
Chissà,forse
era addirittura morta. Dopotutto era davvero passata una vita.
L’unica
cosa negativa, era che lui si rammaricava di non essere ancora morto.
In
fondo per lui il tempo non passava,si era fermato per sempre quel
terribile giorno.
Avrebbe
tanto voluto togliersi la vita,sarebbe stato facilissimo,una
barzelletta.
Però
era convinto che non fosse la cosa giusta da fare.
Era
una cosa da vigliacchi.
O
forse,era da vigliacchi non averlo ancora fatto.
Chissà.
Semi
accovacciato al centro della radura,attendeva il suo presunto
aggressore.
Dentro
avvertiva un misto di paura e adrenalina.
I passi
si facevano più vicini. Dopo un secondo che durò
un’eternità,LEI sbucò dai cespugli.
Edward
si sentì mancare,le sue mani formate da affilate
lame sembravano ancora più pesanti del solito.
La sua
amata sorrise come solo LEI era capace di fare,un sorriso che
incendiò il suo cuore.
Anche
il Sole sembrò volersi alzare per poter essere
investito dalla luce di quel sorriso pieno di amore.
“Edward”
lo chiamò,con una voce così melodiosa da far
intimidire anche il più bel canto di uccello.
Infatti,notò
Edward,la radura era immersa nel silenzio.
Lui non
credeva ai propri occhi: o era un sogno,o non sapeva cosa diavolo
pensare.
Se fosse
stato un sogno,il risveglio sarebbe stato terribile.
L’idea
di perderla di nuovo e non rivederla mai più gli
sembrò terribile da accettare.
E
…..se quello non fosse un sogno?
Era
morto?
La
guardò. Dimostrava si e no diciassette anni.
Eppure
lui sapeva che ne erano passati almeno settanta,quindi tutto
ciò cosa diavolo poteva significare?
Tentò
di parlare: “Sei…sei
tu?oppure…”
lei lo
interruppe dolcemente: “Sono io,Ed.”
E
si avvicinò ulteriormente.
Suo
malgrado,nonostante fosse ancora sotto shock,si
avvicinò anche lui,ma molto lentamente,come fanno
i bambini quando cercano di accarezzare un gatto randagio.
Aveva
paura,paura che lei potesse evaporare in un secondo se lui avesse fatto
qualcosa troppo in fretta.
“E’
un sogno,vero?”disse con voce tremante,
“Questo
non è reale,è il frutto della mia testa ,non sta
succedendo realmente… “
Edward
era in stato confusionale,cacciò indietro le lacrime,si
girò e si incamminò nella direzione opposta,come
se volesse fuggire.
Dopo
qualche minuto si girò,e lei era ancora
lì,sorridente.
“VATTENE!”gridò
rivolto alla ragazza,”SPARISCI,VOGLIO SVEGLIARMI E
DIMENTICARE IL SOGNO AL PIU’ PRESTO!” .
Lei non
si mosse di un millimetro,allorché lui cominciò a
fendere l’aria con le sue forbici.
E fu
allora che si accorse di non avere più delle
lame ,ma delle mani vere e proprie .
Sgranò
gli occhi e si tastò i nuovi arti: infinite volte aveva
sognato di essere“umano”,come tutti gli altri.
Era
un sogno abbastanza ricorrente,e finiva quasi subito perché
le sue orrende mani si trasformavano sempre in serpenti,o in artigli.
Queste
non sembravano dover cambiare il loro aspetto,nè essere
pericolose in alcun modo.
Edward
era troppo confuso,il rapido corso degli eventi e le forti emozioni che
questi avevano comportato lo avevano reso troppo vulnerabile.
Si
sentiva nudo. sentì una lacrima bagnarli il volto.
Stupito,si
portò una mano in viso e le lacrime presero a scendere
velocemente:era un fiume in piena di lacrime.
Non
aveva mai pianto così in vita sua.
Sentì
una strana sensazione dentro di sè,come quando si vuole
ridere e non si è sicuri di poterlo fare.
sentì
che gli usciva un singhiozzo
,poi un
altro e dopo qualche istante era abbracciato a Kim,
e
piangeva tutte le lacrime del mondo. Piangeva e rideva allo stesso
tempo.
Kim gli
passò una mano tra i capelli,poi su e giù lungo
la schiena:sembrava una madre che consola il figlio dopo qualcosa di
brutto.
"Shsh,non
c'è nulla da piangere...nulla da temere,devi solo
ascoltarmi. Sei disposto a farlo?" disse Kim.
Lui fece
piano sì con la testa.
Kim
riprese a parlare:"Non voglio tenerti troppo sulle
spine,sarò subito chiara e spero che la prenderai al
meglio:non è un sogno. ciò che stai vivendo
ora,qui,con me,non è un sogno.".
Fece
una pausa,giusto per consentire ad Edward di scostarsi per potersi
guardare negli occhi.
Lui
li aveva spalancati,un misto tra la meraviglia e lo scetticismo.
Lei
invece,sembrava colma di una beatitudine infinita.
Riprese
a parlare:"Io sono morta.Da un bel pò,oramai.
Ero
vecchia e piena di dolori.
Sì,mi
sono sposata e ho avuto un figlio.
Mi
ha fatto diventare nonna di tre bellissimi bambini.
Sono
morta amata da tutti,tranne che dalla persona alla quale tenevo davvero.
In
tutti questi anni,ho pensato di venire a trovarti,ma ho capito che tu
mi avresti respinta,non perchè non mi amassi,ma
perchè per noi era impossibile stare insieme,felici.
Almeno
non sula Terra,e non da vivi."
Lo
guardò.
Edward
rimase in silenzio a lungo,poi disse:
"Ma..cosa
vuol dire? Io non ...cioè,io non muoio. Non posso,sono...sono una
macchina,un mostro...come..?"
Era
ancora più confuso di prima.
Kim
sorrise:"La scorsa notte c'è stato un incendio violentissimo
vicino al tuo castello. Le fiammo lo hanno raggiunto e tu sei morto nel
sonno. Non ti sei accorto di nulla.".
Lui
era ancora troppo scioccato per parlare,o reagire in qualsiasi modo.
Era
morto.
In
qualche modo lui e Kim si erano ritrovati nell'aldilà .
Questo
significava per sempre.
Kim
gli prese una mano e lo baciò. Senza timore,senza fretta.
Come se avessero tutto il tempo. Ed era proprio
così,pensò lui,ricambiando il bacio con il cuore
che scoppiava di felicità. Si alzarono e si incamminarono
mano nella mano nelle meraviglie di quella nuova eternità.
Tutta per loro,come avevano sempre desiderato.
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