STRANGER THAN YOU DREAMT IT
Prologo
«Tony? Tony, svegliati...»
La voce sembra arrivare da un punto indistinto e lontanissimo. Molto al
di là del sogno in cui l'uomo, al momento, è
beatamente immerso.
«Anthony Howard Stark, apri gli occhi!».
La voce è perentoria. E lui sa che quando qualcuno usa il
suo nome per intero è sempre un brutto segno. Con estrema
riluttanza, si costringe a svegliarsi.
Esegue l'ordine, apre gli occhi e la luce gli ferisce lo sguardo. Con
un mugolio di protesta, alza una mano a proteggersi dal sole che entra
prepotente dalla grande vetrata dell'attico in cima alla Stark Tower.
Strizza più volte le palpebre e tenta di mettere a fuoco il
viso imbronciato chino su di lui.
Pepper.
Pepper che era fuori per un viaggio di affari e che non doveva essere a
casa prima di dopodomani e invece ora è lì, mani
ai fianchi, occhiaie da jet-leg sotto un velo di trucco, sguardo da
cavaliere dell'Apocalisse.
E Tony non sa se se lo merita davvero, il cipiglio imbronciato della
sua donna.
Ok, d'accordo. Era addormentato steso stravaccato sul divano al centro
della sala. Addormentato steso stravaccato sul divano al centro della
sala, con indosso uno smoking e l'odore del suo costoso e sciccoso
dopobarba che aleggia nell'aria. E allora?
È stato a una festa la sera prima, sì. Ma
qualcosa gli dice che non è questo il motivo per cui la sua
donna lo sta guardando male, Pepper non può essere gelosa
del fatto che lui sia andato a una festa senza di lei, tra l'altro a
quella festa lui ci è andato con...
Oh, cazzo! Nadia.
Nadia – ventisei anni spesi onestamente, capelli biondi corti
alla base del collo, pessimo gusto in fatto di ragazzi –
è attualmente ubicata sull'altro divano. Anche lei
addormentata, anche lei in abito da festa. Ma non ha addosso odore di
profumo da centoventi dollari al flacone, ha odore di... alcol.
Ricapitoliamo...
Tony e Nadia sono stati a un party la sera prima. Nadia ha alzato un
po' il gomito. Cioè ha bevuto, come un naufrago che sta
annegando... come l'intera ciurma di una nave da crociera che affonda.
Tony vorrebbe dire che sono cose che capitano, la ragazza non ha mai
dato particolari segni di squilibrio – se si vuole sorvolare
sull'essere stata coraggiosamente folle o follemente coraggiosa, che
dir si voglia, e sul fatto che ha una cotta per un dio malvagio e poco
affidabile – una sana ubriacatura se l'è meritata,
una volta tanto.
Ma Pepper non sembra dello stesso avviso; batte una mano sulla spalla
di Tony e gli fa cenno di seguirla nella stanza attigua. Il ticchettio
dei suoi tacchi sul pavimento è come il suono di una bomba
ad orologeria che sta per scoppiare e quando si chiudono la porta
scorrevole alle spalle arriva la detonazione.
«Come hai fatto a permettere che si riducesse in quello
stato?» esclama Pepper.
Gran bella domanda.
«C'era quel tizio, il tuo adorato stagista appena vomitato da
Harvard, che ci provava» esordisce Tony. «Per un
attimo ho persino pensato che lei ci stesse, poi ha cominciato a
trovare molto più interessante il cameriere che girava con i
bicchieri di Martini sul vassoio».
«E tu non l'hai fermata» lo rimbecca la donna.
Tecnicamente, Nadia è adulta e vaccinata e può
fare quello che vuole e quando lui aveva promesso che se ne sarebbe
preso cura non intendeva propriamente diventare la controfigura della
sua coscienza. Ma la verità è un'altra.
«Non ce l'ho fatta, ok? Lo hai visto anche tu cosa... cosa le
sta succedendo» risponde Tony. «Ho pensato che se
quello era l'unico modo per farla distrarre, almeno per una
sera...»
«Tony, ti prego. Bere fino al coma etilico non è
una soluzione».
No, non lo è, lui lo sa bene e non permetterebbe mai che
Nadia cominciasse a pensarlo. Ma per una volta, per una sola santissima
volta, ha voluto lasciar correre, ha voluto non essere quello che le
diceva cosa fare, che le dava lezioni, che le ricordava cosa fosse
giusto fare, che tentava di fare appello al buon senso.
Sono due mesi che Nadia è lì a New York. Due mesi
che provano a trovare il modo di sistemare la faccenda dei picchi di
energia magica. Due mesi che ogni tentativo fatto non si rivela mai del
tutto risolutivo. Due mesi che, nonostante tutto, la ragazza si impegna
ad essere paziente e collaborativa, sforzandosi di non crollare.
E sono anche due mesi che lei è lontano da casa, con la sua
famiglia dall'altro lato del mondo che crede che lei sia in America a
fare la fotografa e che viene tenuta buona con una storia di copertura.
E Nadia è già crollata da tempo, e nessuno sembra
voglia ammetterlo. Sembra la solita Nadia, allegra e piena di spirito,
ma c'è qualcosa, qualche luce che si è spenta. E
Tony sa esattamente chi ringraziare per questo.
Loki.
Se potesse, lo troverebbe solo per il piacere di infilzarlo sulla
guglia del palazzo.
Quel dannato rifiuto dell'Olimpo – o di come accidenti si
chiama il posto da cui proviene – si era ben guardato da
avvisare che con il trucchetto della resurrezione, Babbo Orbo aveva
lasciato a Nadia dei poteri magici, neanche fosse Sailor Moon! E poi
aveva avuto la faccia tosta di apparirle in sogno, promettendole che
l'avrebbe aiutata. E lei gli aveva creduto perché, per
quanto Tony trovi la cosa del tutto folle e inconcepibile, Nadia ha
davvero una cotta per quel mostro, e lui l'ha abbandonata, l'ha
lasciata sola ad affrontare una cosa che nessuno, nemmeno lui e gli
altri della squadra sanno come gestire. È questo che l'ha
abbattuta, più di ogni altra cosa, anche se lei non lo
ammetterebbe nemmeno sotto tortura; le manca Loki, forse credeva
scioccamente che lei sarebbe stata la sola che lui non avrebbe tradito,
pensava che in qualche assurdo modo il dio dell'inganno ricambiasse i
suoi sentimenti. Ma non è così, lui non ce li ha
i sentimenti, non sa neanche dove stanno di casa e adesso
sarà di sicuro da qualche parte nell'universo a tramare
qualche altra mostruosità.
E Nadia è lì. E Tony aveva promesso che se ne
sarebbe preso cura, che sarebbe andato tutto bene. E nonostante sembri
che il cosmo cospiri contro di loro, manterrà la promessa,
costi quel che costi.
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Bentrovati.
Come da introduzione, questo è il seguito di
A
series of unfurtunate events e temo sia di difficile
comprensione per chi non abbia letto la fanfiction precedente.
Avevamo lasciato Nadia in partenza per l'America assieme a Tony, con
l'energia proveniente dal bracciale che non riesce gestire, e Loki
appena catturato dai Chitauri per essere portato da Thanos.
Naturalmente cosa sta facendo il caro dio dell'inganno lo sapremo a
breve, come sapremo a breve cosa è successo a Nadia in quei
due primi mesi a New York. Intanto, spero che il breve prologo abbia
attirato la vostra attenzione.
Per chi consce i film precedenti a The Avengers ci saranno anche un
paio di “facce note” che volevo assolutamente
inserire.
Nel frattempo, vi ricordo che la storia è esclusivamente
moveiverse, come la precedente.
Il titolo della fanfiction è una citazione del musical The
Phantom of the Opera.
Critiche, osservazioni e pareri sono sempre ben accetti.
Ci leggiamo venerdì con il primo capitolo vero e proprio.
PS: rubando l'idea ad altri utenti più scaltri di me XD ho
creato un
profilo
Fromspring per chi volesse farmi qualche domanda sulla
fanfiction,
sulla vita,
l'universo e tutto quanto...