L’ufficio sembrava diviso a metà da una linea invisibile.
Una parte era in perfetto ordine, nessun foglio lasciato in giro, sulla scrivania solo il materiale necessario.
L’altra parte era l’esatto contrario.
Pile e pile di fogli ammassati, tutto lavoro arretrato ovviamente, la scrivania piena di tazze vuote e sporche di caffè.
Ogni giorno, Byakuya Kuchiki entrava nell’ufficio, e storceva il naso davanti a quello spettacolo.
Non sopportava il disordine in nessuna forma, e la scrivania del suo vice incarnava invece il disordine in ogni forma.
Ogni giorno, Renji Abarai entrava nell’ufficio, rumorosamente e con il fiato corto per la corsa –era sempre in ritardo.
Il Capitano contemplava impassibile il suo aspetto trasandato, finché il sorriso sfrontato e aperto del suo vice, all’inizio un po’ esitante, non illuminava tutta la stanza.
Ogni giorno, Byakuya doveva reprimere l’istinto di sorridere a sua volta al pensiero spontaneo che gli balenava in mente.
In fondo, il disordine non era poi così male. |