The real story of Susan Pevensie.

di KeiraY
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Recensire non fa male alle mani!


 





- which then turned into a quiet word.

 




 

{when the love wants to talk, the reason must be silent.}




























POV LUCY.

Parlare di nuovo con lui dopo tutto quello che è accaduto mi sembra strano. E ancora più strana è la distanza che c’è tra di noi, quella che fino a qualche giorno fa era stata completamente azzerata.
Sono ferma sul cuscino del letto, le gambe incrociate che sembrano di plastica, a fissare il pavimento. Lui è proprio sul lato opposto, alla fine del materasso. Si è seduto con semplicità e guarda il quadro appeso alla parete, quel quadro che è stata la mia disgrazia.
Nonostante ci abbia riflettuto molto, non so proprio cosa mi abbia preso, quel giorno. Penso solo di essere arrivata al limite, di non aver potuto più sopportare l’idea di trovarmi così vicino a lui o di toccarlo senza poter fare ciò che sogno da tempo. Senza poterlo baciare. Ho semplicemente aspettato troppo a lungo per nascondermi ancora.
“Allora, cosa volevi dirmi?” mi chiede, senza degnarmi di uno sguardo. Continua a far finta di analizzare il quadro, ma so che in questo momento i suoi occhi sono assenti. Finge di vedere ciò che sta solo guardando, come tante altre volte.
Ci metto un po’ prima di rispondere. In realtà, non so bene perché l’ho chiamato. Forse perché dopo un po’ la mia resistenza si è ridotta a zero, o forse perché mi aspettavo che lui pretendesse una spiegazione per il mio comportamento. Ma sembra proprio che la faccenda non gli interessi. L’unica cosa che gli sta a cuore, a quanto pare, è il tenersi a distanza da me.
E’ anche vero, però, che ci sono domande che mi assillano da tempo. O almeno, da quando lui ha cominciato a trattarmi così freddamente. Ho sbagliato a baciarlo? Io non credo. Penso di aver semplicemente fatto ciò che mi dettava il cuore. Così do voce ai miei dubbi, che spero si trasformino in qualcosa di meno infondato dopo la conversazione che ormai si annuncia prossima.











“Tu hai intenzione di lasciar perdere?” domando. So che lui ha capito benissimo cosa intendo, ma sospetto farà finta di non aver capito. Infatti, dopo qualche secondo di silenzio, eccolo che parte con le sue domande da falso ingenuo. “Lasciar perdere cosa?”
“Hai capito benissimo cosa” rispondo prima che lui possa solo riprendere fiato. Mi da fastidio che si dimostri sempre molto intelligente e che poi pretendi che io mi beva le sue menzogne da stupido quando c’è qualche difficoltà di mezzo. O più precisamente, mi da fastidio che non mostri i suoi sentimenti. Che non lasci mai intravedere come si sente veramente. Se ne sta lì, e fa finta di guardare altro, o più semplicemente se ne va. Sempre. Posso dire che questa è l’unica cosa che odio di lui.
Dopo quella che sembra un’eternità, finalmente si degna di voltarsi e di guardarmi negli occhi. Sono freddi. E cupi. Completamente diversi da quelli che mi osservavano qualche giorno fa.
“No” sospira poi, con tono rassegnato. Sono molto sorpresa della sua risposta. Mi aspettavo rimproveri, grida, rimorsi. Minimo un piccolo litigio su quanto ciò che proviamo sia sbagliato. E invece no. Ha deciso di dire la verità, di mostrarsi per davvero, almeno una volta nella sua vita.
“E allora perché ti comporti così?” esclamo, dando sfogo alle mie frustrazioni. “Perché non puoi semplicemente accettarmi?”
Per un attimo, sono convinta che dopo questo tornerà a guardare il quadro, o più probabilmente che si alzerà dal letto e se ne andrà da qualche altra parte. Invece noto che ha proprio deciso di continuare a sorprendermi, perché rimane lì, immobile, immerso nei suoi pensieri.
“Non lo so” risponde poi. “C’è una parte di me che mi costringe. E’ convinta che sia tutto sbagliato”
“Ma tu no, giusto? Tu sai che non è sbagliato” ribadisco, sperando in una sua risposta affermativa.
“Al contrario” mi dice invece lui. “Io so benissimo che è sbagliato, ma non mi importa. C’è però un lato razionale che mi spinge ad allontanarti.” Come al solito.
“Allora tu prova ad allontanare lui” sussurro, ma subito capisco che non dovevo.
“Non è così facile, Lucy!” sbotta. “Io non… noi non possiamo, lo capisci? Pensa a cosa direbbe papà. O mamma. O ancora peggio, a cosa penserebbero Susan e Peter. E’ sbagliato.
“Beh, a me non interessa. Chissà quante persone si trovano nella nostra stessa situazione. Scommetto che loro questi problemi assurdi non se li fanno” enfatizzo.
“Ma io sì!” grida. “Io… non riesco a sopportare il peso di star facendo qualcosa di folle.”
“Ma tu non stai facendo qualcosa di folle, Ed!” dichiaro.
“Invece sì! Tu non capisci! Non ci si può innamorare tra fratelli, Lu, è qualcosa di…”
Ma io non lo lascio procedere. “E chi l’ha detto?” sbraito, incrociando le braccia.
Edmund mi guarda come se avessi appena parlato di qualcosa di stupido, però non dice niente. Fa tanto il superiore, ma alla fine non sa neanche rispondermi. Comunque, non mi interessa di quello che pensano tutti. Non ci si può innamorare tra fratelli? Beh, io lo faccio lo stesso. Anzi, vi dirò di più: io addirittura bacio mio fratello.
E dopo questo pensiero mi spingo verso di lui, appoggiando le mie labbra sulle sue.

















Sembrano passati anni dall’ultima volta che l’ho fatto. Le gambe che prima sentivo paralizzate adesso vengono sciolte dai brividi. Il calore che mi parte dalla bocca si espande in tutto il resto del corpo, mentre le mie mani viaggiano con furore per raggiungere le sue spalle. Non mi stupisco che lui non reagisca, non mi scosti via con uno spintone né mi lasci imbambolata sul letto, andando via. So che in fondo anche lui vuole questo. Il problema è che non riesce ad ammetterlo.
Dopo qualche attimo di stupore, i miei fianchi vengono circondati e la mia testa premuta sempre più in avanti. Sentire le sue labbra premere e fremere sulle mie e aprirle quasi con violenza mi da alla testa. Vengo trascinata in un bacio esplosivo pieno fino all’orlo di desiderio soppresso e di parole mai dette bramose di uscire tutte e subito. Sprofondo in un coma delizioso, da cui non emergerò per un bel po’ di tempo.
Da quel giorno in poi, nonostante tutto, torniamo a trattarci come sempre. Lui sembra mettere da parte i suoi problemi e piano piano li nomina sempre meno. I pomeriggi spesi a parlare di Narnia e a fissare il quadro del veliero si moltiplicano uno dopo l’altro, ma la maggior parte del tempo lo passiamo a baciarci. Baci piccoli, baci veloci, baci intensi. Qualsiasi tipo mi va bene, a patto che riesca ad abbracciare le sue labbra e a sentirne il gusto. Finiamo per spendere intere giornate sdraiati a guardarci e uno strano tic mi spinge ad arricciare i suoi capelli e a giocherellarci con le dita ogni volta che lo abbraccio. Tra carezze e parole varie, non so più dove sia finita la mia testa. Sono pazza per Edmund. Sono pazza di Edmund. E non potrei mai desiderare qualcosa di meglio.















Una notte sono così piena di pensieri da non riuscire a dormire. In punta di piedi, attraverso la porta della camera di Eustace e mi accuccio vicino a Edmund. Proprio quando sto per addormentarmi, lui si sveglia e mi dice di tornare in camera, perché non vuole che anche io sia costretta a sopportare il profumo poco invitante che alleggia nell’aria. In effetti, i mobili sono pieni di polvere e sento un odore poco piacevole in direzione dell’armadio di Eustace. Così Edmund mi trascina nella mia stanza, ma quando fa per andarsene lo fermo. Dopo varie discussioni sottovoce si rassegna e si infila nel mio letto. Mi sistemo per bene sul suo petto e non mi muovo più. Lui tira su le coperte e affonda per bene la testa sul cuscino. Mi addormento velocemente, facendo strani sogni confusi, poi mi sveglio nel bel mezzo della notte. Spendo si e no qualche oretta ad osservarlo. Ha i capelli spettinati e le ciocche davanti agli occhi gli donano un’aria sbarazzina. La mano è infilata sotto il cuscino, proprio come faccio io, e tiene le labbra in fuori, così in fuori da sembrare carnose il doppio di quello che realmente sono. Resisto alla tentazione di avvicinarmi e morderle fino a farle sanguinare e mi limito a fissarlo. Quando i miei occhi si chiudono di nuovo, faccio appena in tempo ad aggrapparmi al suo braccio, dopodiché mi addormento. La mattina, però, al mio fianco non trovo altro che lenzuola. Inizialmente mi sento tradita e una fitta violenta si impossessa della mia pancia. Speravo in una di quelle mattinate piene di sole nelle quali ti giri e te lo ritrovi lì, già sveglio, con le mani sprofondate nei tuoi capelli.
Poi ci rifletto e mi do della stupida da sola. Cosa direbbe Eustace se svegliandosi notasse il letto di Edmund vuoto? Capirebbe subito che è venuto da me e si convincerebbe che ho ancora paura degli incubi. Edmund mi ha salvato da un lungo periodo di perfide prese in giro.
Dopo quel pensiero, mi sento subito meglio. Da quella sera in poi, però, mi trascino Edmund in camera. C’è una notte particolare che sono sicura ricorderò sempre. Prima di addormentarsi, Ed appoggia le sue labbra sulle mie e comincia a dischiuderle con dolcezza. Mi perdo nel modo dei sogni con il suo sapore in bocca e quando mi sveglio, al contrario di tutte le altre volte, mi ritrovo nella stessa posizione. E’ la più bella mattinata della mia vita, perché per una volta lui è ancora vicino a me. O forse sono solo io che mi sono svegliata presto. Comunque, aspetto che Edmund apra gli occhi e quando lo fa schiudo le labbra. Posso finalmente dire di essermi svegliata con un bacio, e anche lui. Per colazione mi mordicchia il labbro superiore e mi accarezza la pancia, mentre io me lo mangio con gli occhi.
















Sono felice. Molto felice. Anche se a volte capita che Edmund presti più attenzioni al suo libro che a me.
L’ha portato di nascosto da nostra madre. La decisione più odiosa che abbia mai preso. Spende intere mattinate sprofondato nel divano, a leggere di stupide indagini senza fondo. Di solito in quei momenti sto aiutando zia Alberta nelle pulizie, ma un giorno trovo il modo di terminare prima e mi dirigo da lui. Non si accorge neanche che sono entrata. La cosa mi brucia, ma allo stesso tempo è divertente. In punta di piedi raggiungo il divano e mi accuccio al suo fianco. Dato che legge sempre sdraiato a pancia in giù, mi risulta facile infilare la testa nello spazio vuoto tra il suo viso e le pagine del libro per scoccargli un rapido bacione. Dopo, però, torno velocemente nella posizione precedente e lancio un’occhiata alla porta, maledicendomi mentalmente per aver realizzato solo adesso che il salotto non ha la porta chiusa e che quindi Eustace o gli zii potrebbero vederci da un momento all’altro. Mi consolo quando Edmund si accorge della mia presenza: almeno è stato un rischio utile. Si gira e mi dedica un’occhiataccia, una di quelle che tanto mi ricordano i dispetti che ci facevamo da piccoli. Poi torna nel suo mondo dei sogni, e stavolta mi arrabbio sul serio. Sono davvero meno importante di uno stupido libro? Con uno sbuffo gli rubo un morso sul braccio, ma invano. Edmund fa un salto sul sofà e si sistema lì, ignorandomi del tutto.
A quel punto mi alzo in piedi con uno scatto e gli strappo il libro dalle mani.
“Ehi!” protesta lui, spalancando gli occhi, ma ormai è troppo tardi: gli ho già perso il segno. Lo fisso con uno sguardo di fuoco e nascondo il libro dietro la schiena. “Ridammelo!” grida, cercando di afferrarlo. Io lo stringo ancora di più e faccio qualche passo indietro per impedirgli di toccarlo. Dopo qualche minuto mi ritrovo a girare per la stanza, abbassando ed alzando il libro, portandolo dietro al collo o sulla testa. Edmund mi corre dietro, ma con il paio di scarpe nuove (quelle che mamma gli ha comprato prima di venire qui) non riesce a stare al passo. Mi libero con un calcio delle pantofole, salgo in piedi sul sofà e gli faccio penzolare il volume sulla testa. Lui proprio non riesce a prenderlo, e forse lo fa apposta, ma in ogni caso la situazione diventa comica. Sto ridendo a crepapelle senza poter smettere; persino lui sorride mentre ancora cerca di estorcermi il libro dalle mani. Alla fine è come se ci fosse un tacito accordo tra di noi: si ferma nello stesso istante in cui lo faccio io, portandomi il libro sul petto. Fingo di porgerglielo con un ghigno, lui fa per afferrarlo e io lo sposto verso il basso con un guizzo. Il risultato è che il suo braccio cade nel vuoto, e lui automaticamente si spinge in avanti con tutto il corpo. Ritorno a ridere come una pazza, ma non supero il limite perché so che dopo questo vorrà vendicarsi. Infatti si avventa su di me con un salto e un ringhio, lasciandomi cadere sul divano, e poi comincia a farmi il solletico. Tra le risate, il libro mi scivola di mano e prende a slittare sul pavimento. Edmund, però, non lo degna di una sola sbirciata. Si concentra su di me, tormentandomi la pancia con le dita, poi passa ad una tortura ancora peggiore: i baci sul collo. Morde, succhia, striscia sulla mia pelle ed io perdo la ragione. Mi ritrovo a gemere e a mugugnare cose senza senso, mentre lui passa a consumarmi la zona compresa tra il lobo e la spalla. Sale su e mi addenta l’orecchio, per qualche minuto o forse più non riesco a respirare. Scende scivolando verso la mia pancia, alza la maglietta e imprime l’ombra violacea di un succhiotto proprio sopra l’ombelico. Giuro che mai in tutta la mia vita ho rabbrividito tanto.
“Ok, ok, ho capito, ti sei preso la rivincita” cerco di ribadire tra lo stordimento. Ed ride maliziosamente, poi sorprendendomi mi fa sdraiare su di lui e mi sussurra: “Ora è meglio stare zitti, però”.
Subito mi rendo conto dei rischi che abbiamo corso e spalanco gli occhi, spostando rapidamente la testa in direzione della porta e della finestra. Entrambe sono vuote, ma come possiamo sapere che qualcuno non ci abbia visto e poi se ne sia andato?
“E’ vero!” esclamo, allarmata. Mi metto seduta e cerco di allontanarmi più che posso da Edmund. “Non dovevamo farlo… e se qualcuno se ne è accorto?”
Riflettendoci, non dovrebbe essere stato difficile sentirci. Agitata guardo Edmund, che al contrario di me sembra tutt’altro che preoccupato. Ma come fa a non capire la gravità della situazione?
“Scusa, ma eri stata tu a dire che non ti importava del giudizio altrui?” mi chiede, sogghignando.
“Certo!” dichiaro. “Ma non voglio che loro lo vengano a sapere in questo modo. Dobbiamo dirglielo noi, e con delicatezza, oppure potrebbero scandalizzarsi.”
Edmund alza le spalle. “Se lo scoprono così o nel modo in cui dici tu, non fa una grande differenza”.
“Invece sì!” sbotto, portando le mani ai fianchi. “Solo che tu sei troppo insensibile per capirlo!”
Sono arrabbiata. Perché deve sempre fare il cinico della situazione?
“Ah, quindi sono insensibile…” sghignazza, senza capire che non è il momento degli scherzi. Mi trascina sulle sue labbra e il loro effetto mi travolge, ma solo per un secondo. Poi mi riprendo e stacco il viso dal suo. “Ed! Abbiamo già rischiato troppo!” lo sgrido.
Edmund porta gli occhi al cielo. Sono questi i momenti in cui vorrei strozzarlo. Poi mi lancia un’occhiata allusiva di traverso. Vengo presa in braccio con la forza e trasportata al piano di sopra. Lamentele e grida per essere rimessa giù non vengono considerate. Spalanca la porta della mia camera con un calcio, entra, la richiude (con la chiave), mi getta sul letto e i capelli mi volano sul viso. Sposto una ciocca dalla bocca. “Ecco, contenta?” chiede. “Così la finisci di fare tutte quelle storie solo perché nel salotto ci possono entrare tutti”. Lo tiro a me afferrandolo per la maglietta e finisco per dover sopportare il suo peso sul mio corpo. Allora mi giro e mi sistemo su di lui. Mi avvicino per baciarlo, ma lui mi ferma con una mano. “No” dice. Si alza in piedi e con uno strattone mi trascina insieme a lui. Finiamo al centro della stanza, e con stupore mi ritrovo sul suo petto, le mani infilate nelle sue, la testa sotto il suo collo. Giriamo in tondo, come se stessimo ballando. Ancora non capisco il perché di questa cosa, ma mi lascio trasportare. Mi accorgo solo adesso che sono scalza, perché le pantofole le ho tolte per salire sul divano e non le ho più riprese. Così salgo sulle sue scarpe, come facevo da piccola con papà, e per un attimo mi stupisco di star davvero ballando con Edmund. Lui non è mai stato il tipo da ballo, o da qualsiasi altra cosa venga generalmente considerata sdolcinata. Forse per lui non lo è, ma comunque non me l’aspettavo. Ripenso al passato, a quando diceva che l’ultima cosa che avrebbe mai fatto era abbracciarmi. Adesso, lo fa quasi ogni giorno. Sta cambiando in meglio, anche grazie a me, e di questo sono molto fiera. La finestra mostra due nuvole che si allontanano tra di loro per lasciare spazio al sole. Il silenzio si protrae per tutta la camera e nessuno di noi ha intenzione di spezzarlo. Quando però mi sento stringere di più, alzo gli occhi verso il suo viso e noto che i suoi sono chiusi. Vorrei tanto che li aprisse, perché ogni volta che si trova in determinate situazioni (per esempio questa) li tiene chiusi, come se non volesse mostrare le emozioni che si rispecchiano nelle sue pupille. Dico la prima cosa che mi viene in mente per attirare la sua attenzione e fare in modo che apra le palpebre. “Ti amo” mi scappa. E questa è una di quelle prove indissolubili secondo le quali il subconscio è legato alla bocca. Ridacchio quando Ed spalanca gli occhi e arrossisce. In effetti, ora che rifletto sul significato delle mie parole mi rendo conto che in un momento diverso non mi sarebbe assolutamente passato per la testa di pronunciarle. Però ormai è fatta. E, soprattutto, è la verità. Quindi alleggerisco il tutto con un bacio leggero quanto una piuma. Scendo dalle punte e mi accuccio di nuovo tra le sue braccia. Quello che succede è una di quelle cose sulle quali non avrei mai scommesso in vita mia. Una di quelle che mi avvisa che Edmund è cambiato veramente. Perché lui sospira con calma (sento il suo cuore battere all’impazzata nel petto) e poi risponde: “Ti amo anch’io”.
Questa volta, però, tocca a me arrossire.

























Angolo dell'autrice.

Ecco, come promesso, il capitolo pubblicato in anticipo! ^.^
Vi annuncio che nel prossimo i nostri eroi entreranno finalmente a Narnia, portandosi dietro (purtroppo) anche Eustace... poveretto, se sapesse di essere il terzo incomodo! xDxD

Cooomunque, questa volta i ringraziamenti sono indirizzati a tinny, una "new entry" nei miei recensioni, e alla costante Hyppogrif, che ancora sopporta i miei capitoli strampalati... =D Ovviamente, quelli per tutti gli altri lettori sono sottintesi! ^.^
Alla prossima!! E buona lettura a tutti! =)





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