Coming
back to home
Giugno
1971
Non
appena ebbe messo piede in casa, Sirius ebbe la certezza matematica
che quell'estate sarebbe stata terribilmente lunga. Per prima cosa,
dopo che l'elfo ebbe aperto la porta di casa, nessuno venne incontro
a Sirius, anche se lui sentiva le voci di sua madre e di suo padre
provenire dalla sala.
Secondo,
non c'era traccia di Regulus, anche se Sirius sapeva per esperienza
che dal piano di sopra si sentiva benissimo la porta di casa quando
veniva aperta. E terzo, Kreacher non la smetteva di lamentarsi per il
fatto di averlo dovuto recuperare alla stazione. Con fatica, Sirius
trascinò dentro casa il baule; era rattristato, sebbene non
si fosse
aspettato niente di diverso. O forse, dentro di se aveva sperato che
almeno Regulus fosse disposto a parlargli, nonostante non avesse
risposto a nessuna delle lettere che Sirius gli aveva mandato durante
l'anno. Come una fitta, la nostalgia per i suoi amici trafisse Sirius
mentre avanzava lungo il corridoio. Pensò che anche Chastity
doveva
star vivendo una cosa simile, e cercò di farsi forza. Almeno
i suoi
genitori non avevano tentato di sequestrarlo...per ora. Indeciso sul
da farsi, dopo un attimo di esitazione, Sirius si avviò
verso le
scale, sempre trascinando con fatica il pesante baule. Chiedendosi
cosa accidenti ci avesse messo dentro, si apprestò a
trascinarlo al
piano superiore, ma la voce imperiosa di sua madre lo bloccò
ai
piedi della scalinata.
-E
così sei tornato- disse gelida.
-Di
certo a Hogwarts non potevo rimanere- ribatté Sirius
strafottente.
Sapeva di rischiare molto, ma a quel punto non gli importava.
-Purtroppo.
Ti avverto, Sirius: ora che sei in questa casa devi rispettare le
nostre regole, senza eccezioni. E sei pregato di rivolgerti a me come
si conviene- replicò Walburga, sempre più
tagliente.
-Sai
che novità...- borbottò Sirius, afferrando con
mano ferma il baule.
Sua madre aveva la bacchetta in mano e avrebbe potuto benissimo
aiutarlo con un semplice incantesimo, ma naturalmente non aveva
nessuna intenzione di facilitargli le cose.
-La
cena è alle sette. Ti ordino di levarti quella sudicia cosa
prima di
presentarti- aggiunse, alludendo alla sciarpa di Grifondoro che
Sirius portava al collo nonostante fosse giugno.
-Sì,
come no...- bofonchiò ancora Sirius, quasi giunto in cima
alle
scale. Un rumore di passi gli annunciò che sua madre se
n'era
andata, e così Sirius poté tirare un sospiro di
sollievo. Una volta
giunto al secondo piano, si diresse verso la sua stanza, rallentato
da quel maledetto baule. Prendendo mentalmente nota di metterci meno
roba a settembre, aprì la porta della sua stanza, che era
identica a
come l'aveva lasciata. Tutte le superfici erano impolverate, compreso
il copriletto, come se nessuno ci avesse messo piede da quando lui
era partito per Hogwarts. Si sedette sul letto, sollevando una nuvola
di polvere, e si prese la testa fra le mani. Perché non
poteva avere
una famiglia normale, che lo accettasse per quello che era? E
soprattutto perché continuava a desiderare la loro
approvazione,
nonostante fosse chiaro come il sole che non l'avrebbe mai ottenuta?
Il
rumore della maniglia che cigolava strappò Sirius alle sue
cupe
riflessioni e l'attimo dopo la figura di Regulus apparve sulla
soglia. Sirius lo fissò, senza sapere cosa dire. Anzi, lo
sapeva:
avrebbe voluto chiedergli perché non avesse mai risposto, se
potevano continuare ad essere fratelli anche ora che Sirius era un
Grifondoro.
Dal
canto suo, Regulus guardava Sirius come se non lo riconoscesse;
soprattutto, il suo sguardo si era posato sulla sciarpa di
Grifondoro.
-Beh?-
lo apostrofò alla fine Sirius.
-È
proprio necessaria quella cosa?- domandò Regulus indicando
il collo
di Sirius.
-Sì,
lo è- rispose lui, e forse furono quelle parole a segnare la
fine
della loro fratellanza. Perchè Sirius era un Grifondoro e
Regulus
non poteva sopportarlo. Perchè Regulus avrebbe sempre fatto
di tutto
per compiacere i loro genitori, e Sirius non poteva sopportarlo.
******
Chastity
non credeva di aver mai avuto così tanta paura in vita sua,
non
quanto ne aveva in quel momento ferma sull'uscio di casa sua. E se a
settembre non ne fosse più uscita? I suoi amici non potevano
correre
sempre a salvarla...
Come
Sirius, anche Chastity era tornata dalla stazione con l'elfo di
famiglia, con la differenza che con lei c'era anche Evan, che non
aveva smesso un attimo di torturarla verbalmente.
-Beh,
non entri? Hai paura, eh? Fai bene- le disse, vedendola esitare.
Tuttavia ora Chastity non poteva fare altro che entrare. Con il
cuore in gola, seguì suo fratello all'interno e
nell'ingresso trovò
ad attenderli i suoi genitori.
Evan
venne accolto con tutti gli onori del caso: sua madre lo strinse
pomposamente fra le braccia, mentre suo padre gli auguròa un
ben
tornato con una stretta sulla spalla. Poi, i loro occhi si posarono
su Chastity, ed il tempo parve fermarsi.
-Bene
bene...e così hai avuto il coraggio di tornare- le disse
Olympia.
Chastity
non rispose, con il cuore che batteva a mille.
-D'ora
in poi le cose cambieranno. Ed è tutta colpa tua. Se non
fossi
scappata...-
-Voi
non mi avreste fatto tornare a Hogwarts!- la interruppe Chastity,
infuriata.
-Non
osare rivolgerti in questo modo a tua madre!- tuonò il
signor Rosier
e Chastity sentì le lacrime salirle agli occhi. Ma si impose
di non
piangere, per nessun motivo al mondo.
-...se
non fossi scappata, forse ora avresti potuto occupare la tua stanza.
Ma dato che di te non ci si può fidare, piccola traditrice,
ti
mostro quale sarà la tua nuova camera- riprese Olympia come
se
Chastity non avesse nemmeno aperto bocca. Inorridita, seguì
sua
madre al piano di sopra, ma non si fermarono di fronte alla vecchia
stanza di Chastity e proseguirono fino al fondo del corridoio.
Sua
madre estrasse un mazzo di chiavi, da cui ne pescò una
d'ottone
arrugginita, che infilò nella serratura di una porta che
Chastity
non aveva mai visto. La porta si aprì cigolando, e il suo
interno si
rivelò essere una sottospecie di sgabuzzino senza finestre.
L'ambiente era così piccolo che ci stava a malapena un letto
ed un
armadio striminzito. Non c'era nient'altro, né una
scrivania
né una sedia o qualsiasi altro mobile.
-D'ora
in poi starai qui. L'elfo ti porterà da mangiare, e potrai
uscire
tre volte per andare in bagno, accompagnata sempre dall'elfo- la
istruì Olympia. Chastity era sgomenta. Non poteva credere ai
propri
occhi.
-Potrai
scrivere una lettera alla settimana, e solo ed esclusivamente alla
ragazza Oliver. Leggerò tutte le tue lettere per evitare che
tu
organizzi un'altra fuga e per accertarmi che tu non scriva
né a quel
rinnegato di Sirius, né a quel vergognoso Potter e tanto
meno a
quelle due sudicie NateBabbane. Sono stata chiara?-
Chastity
annuì, con un terribile groppo in gola. Olympia la
fissò, e dopo un
attimo Chastity capì che doveva entrare. La porta si chiuse
alle sue
spalle e in quel momento Chastity si rese conto che non c'erano
candele accese nella stanza, se così la si poteva definire.
Uscì in
corridoio e gridò dietro sua madre, che si stava
allontanando:
-Ma
non c'è luce qui dentro!-
Olympia
si voltò, la guardò dritta negli occhi e rispose:
-Oh,
lo so. Credimi, lo so-.
******
Lily
non aveva smesso di parlare un attimo da quando aveva visto i suoi
genitori alla stazione; aveva così tanto da raccontare che
non
riusciva nemmeno a riprendere fiato. Loro la ascoltavano, entusiasti
e con gli occhi pieni d'orgoglio per quella loro figlia così
speciale. Erano rimasti estasiati dalle due Tazze Mordinaso che Lily
aveva regalato loro (Arizona una volta era riuscita a corrompere un
ragazzo del terzo anno affinché portasse loro qualcosa da
Zonko) e
non riuscivano a non guardare con soggezione la bacchetta che Lily si
rigirava fra le dita, sognando il momento in cui avrebbe potuto
utilizzarla di nuovo.
-Mamma,
qualche volta posso invitare degli amici a casa? Magari Arizona...lei
è Babbana di nascita come me e sa come ci si comporta al di
fuori di
Hogwarts- chiese Lily mentre salivano in macchina.
-Certo,
tesoro. Sempre meglio lei che non...- si lasciò sfuggire la
signora
Evans.
-Severus?-
completò Lily al posto suo, irrigidendosi sul sedile
posteriore.
-Non
intendevo dire questo...- si difese la signora Evans.
-Lo
so che lui non ti piace, mamma. Ma è mio amico, lo devi
accettare-
ribatté Lily, stanca di dover sempre difendere Severus da
tutti.
Possibile che solo lei riuscisse a vedere che c'era del buono in lui?
-Perché
Petunia non è venuta?- domandò poi, per cambiare
argomento.
-Stava
poco bene- rispose il signor Evans mentre lasciavano Londra e si
avvicinavano sempre di più al loro paesino.
-Poco
bene? A giugno?- chiese ancora Lily, scettica. Chissà per
quale
motivo, si era illusa che Petunia sarebbe venuta a prenderla alla
stazione, anche se a conti fatti non c'erano motivi per sperare in
una cosa del genere.
-Aveva
mal di stomaco- si giustificò la signora Evans. Lily decise
di
lasciar cadere anche quell'argomento, e si chiuse in un silenzio
rattristato. D'un tratto aveva perso la voglia di continuare a
raccontare di Hogwarts.
Mezz'ora
più tardi l'auto del signor Evans si fermò nel
vialetto di casa e
Lily scese dalla macchina portando con sé la gabbia della
sua
civetta. Entrò in casa insieme a sua madre, mentre suo padre
si
occupava dei bagagli. Subito corse in camera di Petunia, un po'
perché aveva voglia di vederla, un po' perché era
curiosa di sapere
quale terribile male le avesse impedito di uscire di casa.
-Tunia?-
la chiamò, vedendola distesa sul letto con le spalle rivolte
verso
la porta.
-Tunia,
sei sveglia?- chiese ancora, avvicinandosi e posandole una mano sulla
spalla per scuoterla con delicatezza. Non ottenendo risposta, Lily
decise di lasciar perdere, senza sapere che Petunia, non appena lei
ebbe lasciato la stanza, aveva aperto gli occhi velati di lacrime.
Nda
Ciao
a tutti!!!
Ben
venuti ai nuovi lettori (se ce ne fossero) e ben tornati ai vecchi
(se mai leggeranno questa cosa).
Come
vi avevo promesso, questa è la prima della (lunga?) serie di
one-shot che hanno come obiettivo quello di raccontare gli
avvenimenti più importanti del secondo, terzo e quattro anni
dei
nostri Malandrini e delle quattro ragazze che hanno gravitato intorno
a loro durante il primo anno, ovvero Chastity, Arizona, Lily ed
Elinor. Non seguirò un ordine cronologico preciso, come mi
viene
l'ispirazione scrivo, e quindi può essere che dopo questa
one-shot
ce ne sia una ambientata al quarto anno, o al terzo. Comunque
all'inizio scriverò sempre l'anno in cui siamo, per non
disorientarvi troppo :)
Beh
che dirvi, spero che mi seguirete in questa serie, che ho deciso di
intitolare “Breath of eternity” e che
comprenderà appunto un
numero imprecisato di one-shot che anticiperanno il quinto anno, che
scriverò per intero una volta conclusa questa serie.
È un po'
incasinato, ma spero si sia capito cosa intendo :D
Spero
di ricevere tanti commenti, perché è la prima
volta che scrivo
one-shot e non capitoli collegati l'uno all'altro e insomma...sono un
tantino nervosa :)
Bene,
per oggi ho finito.
Sempre
vostra,
Miss
|