Avalon

di OkinoLinYu
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Lei era lì, distesa nel mezzo di un campo fiorito, con lo sguardo perso a rincorrere le nuvole che correvano in cielo; il vento faceva ondeggiare i gambi e trasportava granuli di polline, il sole estivo rendeva il tutto più piacevole. Non pensava a nulla, chiudeva gli occhi immaginando storie e avventure fantastiche, con protagonisti maghi e streghe, eroi e draghi;
Un fruscio d’ali la risvegliò dai suoi sogni; aprendo gli occhi vide il pettirosso che le svolazzava davanti, sospirò, e con poca voglia cominciò ad alzarsi.
Due figure su una barca, avvolte dalla nebbia.
«Devi consegnarlo a Re Uther. E’ estremamente importante.» una voce di donna, severa, ma amorevole.
«Certo, madre.» l’altra voce, giovane, ma sicura.
«Sii prudente…» la voce di donna si fece preoccupata.
«Madre, non allarmarti, sarò all’altezza del compito.» la giovane cercava forza nelle sue stesse parole.
«Confido in te.»
Un fugace e veloce abbraccio, per salutarsi; poi un tuffo nel lago.
 
Merlino era seduto su una roccia in prossimità del lago, stava facendo abbeverare i cavalli; Artù e gli altri cavalieri si erano addentrati nella foresta per cacciare.
«Un attimo di pausa, finalmente!» sospirò tra se, osservando compiaciuto gli animali che bevevano, o brucavano un po’ d’erba.
Si appoggiò con la schiena ad un tronco, per stare più comodo, chiuse gli occhi e placidamente si addormentò. Non si rese conto di quanto tempo fosse passato quando un nitrito più forte lo destò, e vide i cavalli agitati che scalpitavano sulla riva. Si avvicinò prendendo le redini e tentando di placarli, quando sentì un gorgoglìo; si voltò verso il centro del lago e vide l’acqua ribollire, sempre più forte. Spaventato, prese i cavalli e li nascose tra gli alberi, legandoli ad un ramo, poi cercò un punto d’avvistamento che lo proteggesse. Si posizionò tra alcuni cespugli, scostò un paio di rami e osservò tutta la scena.
Dall’ acqua uscì di scatto una donna, se ne accorse perché aveva dei capelli lunghi e scuri; si guardò attorno per controllare che non ci fosse nessuno e cominciò a nuotare verso la riva. A pochi metri si inabissò di nuovo, avvicinandosi al suolo da sott'acqua; prima spuntò la testa, poi il collo, le spalle e il resto del corpo, ma la cosa strana era che la ragazza fosse completamente asciutta. Il mantello verde scuro che indossava era totalmente privo di aloni di bagnato, e anche l’abito color ruggine che s’intravedeva. Merlino rimase a bocca aperta. La ragazza si sistemò i capelli prendendo due ciocche laterali e fermandole alla base della nuca con un fermaglio, coprì il capo con il cappuccio e si guardò attorno; accertato che non vi fossero altre presenze, portò una mano alla bocca ed emise un lungo fischio. Dopo alcuni attimi si sentì uno scalpiccio e una macchia nera avanzò verso di lei, era una giumenta di un colore più scuro di quello di una notte senza luna, a stento si intravedevano gli occhi. La giovane le accarezzò il muso, il cavallo nitrì e si abbassò leggermente con le zampe anteriori per farsi montare; con un abile balzo la giovane salì e l’animale si rimise in piedi, un sussurro all’orecchio da parte della ragazza e insieme partirono, addentrandosi nella foresta.
Passati alcuni secondi, Merlino decise di uscire dal suo nascondiglio; non credeva a quello che aveva appena visto. Rimase a bocca aperta a fissare il punto della foresta in cui era scomparsa la giovane, non si accorse del re e gli altri cavalieri che tornavano; lo videro in piedi, imbambolato ed iniziarono a prenderlo in giro.
«Merlino!»
Una voce lo riscosse più delle altre.
«Si, vostra maestà.» disse un po’ sarcastico.
«Cosa stavi guardando di così interessante?» domandò altezzoso Artù .
Merlino non seppe cosa rispondere.
«Dovevi guardare con così tanta attenzione i cavalli, non il nulla! » continuò il biondo sempre più adirato.
“I cavalli!” pensò in una frazione di secondo, portandosi un palmo all’altezza della fronte.
«Sire, non vi preoccupate, ho tutto sotto controllo.» Non fece in tempo a finire la frase che scomparve tra le fronde.
Artù e gli altri cavalieri si guardarono perplessi.
«A volte è così strano.» azzardò a dire Sir Parsifal
«A volte?!» lo apostrofarono gli altri, ridendo.
Merlino tornò dopo poco con tutti gli animali saldamente tenuti alle redini.
«Ecco qui, tutte le vostre cavalcature sane e salve.» disse orgoglioso.
«E come mai le avevi nascoste?» chiese Artù sospettoso.
« Per proteggerle…» si affrettò a giustificarsi il servo.
«Da cosa?» continuò Artù, incalzandolo.
 Merlino mugugnò qualcosa, ma nessuno capì.
«Visto che sei così solerte e premuroso, avrai il grande onore di cedere il tuo cavallo per permetterci di trasportare la cacciagione.» esclamò il re con un sorriso beffardo.
Merlino provò a ribattere, ma fu inutile, la sua sella fu occupata da un grosso cinghiale, un paio di lepri e svariati uccelli selvatici. I cavalieri montarono in sella e si avviarono al passo verso Camelot.
« Vedi di non restare troppo indietro». gli intimò Artù « Stasera voglio gustare quel bel cinghiale.»
Mestamente anche il giovane mago si avviò, seguendo a piedi la carovana.





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