Nel vento ostile
Nel vento ostile:
l’ultimo giorno di vita di Hermione Granger
16 ottobre 2004
Era un osservatore molto attento.
In passato, quando ancora il suo mondo era perfetto e l’Oscuro
qualcosa su cui poter solo fantasticare, suo padre aveva
l’abitudine di portarlo all’esclusivo Club dei Duellanti
cui era iscritto. In quelle occasioni, Lucius lo faceva accomodare
accanto a sé e lo invitava a osservare i duelli che si
susseguivano davanti a loro, facendogli notare ogni più piccolo
movimento.
Rotazione della mano verso destra: Petrificus Totalus.
Braccio piegato verso il petto: Protego Horribilis.
Bacchetta puntata in basso: Impedimenta.
Ma il duello cui stava assistendo in quel momento non sarebbe terminato
con una stretta di mano né con un brindisi al vincitore. I
movimenti serrati, i violenti scoppi e le fugaci scintille promettevano
solo un esito e lui non poteva fare altro che aspettare.
Del resto, Draco Malfoy era un osservatore molto attento. Niente di più.
Fu così che riuscì a vedere, senza comprenderne fino in
fondo il significato, il passo sbagliato che avrebbe interrotto la
furiosa danza che fino a quel momento aveva sconvolto la sala
d’ingresso della Gringott, lasciandola pressoché
distrutta: il corpo leggermente sbilanciato in avanti, la stretta sulla
bacchetta un po’ meno salda, gli occhi offuscati da
un’inspiegabile resa.
— Avada Kedavra.
Nella luce verde che seguì quelle gelide parole, un sibilo
raggiunse il corpo di Hermione, strappandone la vita come il vento
d’autunno con le foglie. Quasi riuscì a vederla, quella
foglia rossastra, appena ingiallita dalle sofferenze degli ultimi anni,
che lasciava i rami rinsecchiti e prendeva a vagare nel nulla.
Fu solo in quel momento, mentre il corpo della ragazza si afflosciava
su stesso in modo innaturale, che Draco distolse gli occhi e
trovò la forza per cacciare fuori un urlo strozzato.
Non fu più capace di percepire il tempo, dimenticò rischi
e paure: un unico pensiero illogico occupava la sua mente ed era quello
di raggiungerla. Se ci fosse riuscito, qualcosa sarebbe sicuramente
cambiato. Ne era assurdamente certo.
— Ma guarda… Un Malfoy che si dispera per una
Sanguesporco,— commentò la voce che aveva popolato i suoi
peggiori incubi negli ultimi sei anni.— Chissà cosa
direbbero i cari Lucius e Narcissa…
Lo ignorò, continuando a correre verso Hermione.
— Purtroppo non lo sapremo mai, vista la loro triste dipartita.
Forse voleva provocarlo, forse non desiderava ucciderlo a sangue freddo
e preferiva scatenare una reazione in lui, così da poter dare
inizio a un altro duello mortale. Draco, però, non era un uomo
d’azione, non era fatto per le gesta eroiche da Grifondoro
né per le mosse intelligenti da Corvonero o quelle leali da
Tassorosso. Era un Serpeverde, lui. E questo, in tutti quegli anni di
guerra, non era mai cambiato.
— Suppongo che il buon vecchio Lucius ti Crucierebbe fino a farsi
bruciare la bacchetta tra le mani. E se questo non fosse sufficiente a
farti rinsavire, ti scaglierebbe un Imperius permanente. La cara
Narcissa, invece, si dispererebbe oltraggiata, ma come sempre
cercherebbe di coprire la tua colpa agli occhi di tutti. Del resto,
è morta per questo motivo.
C’era un vuoto nel suo petto, che gli impediva di percepire tutto
il resto. Persino le parole del Signore Oscuro, fredde e provocatorie,
gli arrivavano solo a tratti, senza mai penetrare veramente quel vuoto
che aveva dentro e che aveva iniziato ad allargarsi quando, ormai sei
anni fa, aveva perso la prima persona cara a causa di quella guerra:
l’amico di sempre Vincent.
— Da parte mia, invece, posso capirti.— disse senza
mostrare impazienza per il suo silenzio e quelle parole, forse per il
significato o forse per le odiose esse sibilanti, accesero una luce di
interesse nella sua mente.— La Granger non è una comune
Sanguesporco, anzi oserei dire che non è nemmeno una comune
strega. Posso capire la tua infatuazione.
No, non poteva. Hermione Granger aveva sempre rappresentato ciò
che lui non sarebbe mai stato. E se in passato, da ragazzino, il
desiderio per lei era stato poco più di un prurito, un
fastidioso pungolo che aveva gestito con la sua amata tendenza alla
dissimulazione, negli ultimi anni si era trasformato in qualcosa di ben
diverso di una semplice infatuazione. Hermione rappresentava ciò
che lui non sarebbe mai stato, ma che adesso sarebbe voluto diventare.
Rappresentava la promessa di un cambiamento e, per quanto potesse
essere illusoria, Draco era sopravvissuto solo grazie a lei e ai
giorni, alle notti, ai baci che gli aveva concesso.
— Credo che senza il suo aiuto, Potter non avrebbe resistito
così a lungo. Eppure, da tempo mi sono convinto che non sia di
ristrette vedute come il suo amico. Anche oggi, mentre duellavamo, nei
suoi occhi c’era un certo piacere perverso quando scagliava gli
incantesimi più letali.
Adesso, negli occhi spalancanti di Hermione, c’era solo il vuoto. Lo stesso vuoto che mi riempie il petto?,
si chiese mentre si piegava sulle ginocchia e avvicinava le dita al
viso immobile della ragazza. Li chiuse e, come per un riflesso
spontaneo, anche lui dovette serrare i suoi. Hermione era morta.
— Cosa vuoi?— si costrinse a domandare, provocando una sinistra risata alle sue spalle.
— Concederti la possibilità di salvare la tua Sanguesporco, che altro?
Draco richiamò alla mente le parole che gli aveva detto sua
madre qualche giorno dopo la battaglia di Hogwarts, poco prima che
venisse trovata in un vicolo di Londra fatta a pezzi: “Qualsiasi
promessa ti faccia, qualsiasi patto ti proponga, ricorda che
l’Oscuro non fa mai niente senza che ci sia un prezzo da
pagare.”
— Perché dovresti prenderti questo disturbo dopo averla uccisa?
A fatica si sollevò e con ancora più difficoltà
rivolse gli occhi verso il mago più potente e pericoloso di
sempre, che alla sua domanda piegò il capo deforme verso destra
e lo scrutò con curiosità indolente, rigirandosi la
bacchetta che si mormorava fosse appartenuta a Silente.
— Oh, nessun disturbo, credimi. La domanda piuttosto è un’altra: riusciresti a cambiare Hermione Granger?
— Cambiare?— domandò iniziando a intuire quale fosse il prezzo che gli avrebbe chiesto.
— Voglio la Granger tra le fila dei miei Mangiamorte. Con le sue
informazioni e le sue sorprendenti capacità, sarà
decisiva per l’esito della guerra contro l’Ordine.
— Hermione non tradirebbe mai i suoi amici.
Voldemort sorrise e Draco pensò che continuava ad essere il
peggiore sorriso che avesse mai visto.— Forse la vecchia
Hermione, ma non giurerei lo stesso sulla ragazza contro cui ho
combattuto oggi. Puoi forse dire che in tutto questo tempo la sua
innocenza sia rimasta intatta? O che magari non l’hai mai vista
infierire su un nemico a terra con troppa veemenza?
Draco tacque e, dall’espressione soddisfatta che gli rivolse,
questo per Voldemort dovette valere quanto un’ammissione. Il
fatto era che avrebbe anche potuto negare la verità, ma non
riusciva a vederne il senso. Hermione era cambiata e, negli ambienti
vicini all’Ordine della Fenice, si mormorava delle preoccupazioni
che quel cambiamento aveva destato nei suoi compagni di sempre.
— Forse basterebbe raccontarle di ciò che hai visto oggi,
di come l’hai vista morire. Sai Draco, gli eroi sono
sopravvalutati: la morte resta sempre un forte incentivo per tutti.
Morte.
Cambiamento.
Hermione.
Draco sapeva di non essere un eroe, nella sua vita non c’era una
sola azione di cui potesse andare fiero. Non sapeva, invece, se per
Hermione la morte avrebbe fatto la differenza di cui parlava
l’Oscuro, ma per una volta si lasciò guidare
dall’istinto così da prendere la sua decisione senza
riflettere troppo sulle conseguenze e con un unico pensiero fisso:
salvare Hermione.
— Cosa devo fare?
Voldemort annuì, senza celare la sua soddisfazione, e con un
gesto della bacchetta scagliò un potente fascio di luce poco
lontano da loro. La luce, dalle sfumature cangianti, iniziò ad
espandersi fino a dare vita a un portale.
— Da lì tornerai indietro, precisamente a ventiquattro ore fa: l’ultimo giorno di vita di Hermione Granger.
Mentre
il ragazzo spariva in un lampo di luce, il Signore Oscuro si concesse
una breve risata. Era raro che avesse qualcosa per cui gioire, ma quel
giorno avrebbe festeggiato: se il giovane Malfoy in un caso improbabile
fosse riuscito nella sua impresa, avrebbe sottratto all’Ordine
uno dei componenti più validi; se non ci fosse riuscito, lei
sarebbe morta comunque.
In ogni caso, la vendetta sui Malfoy era stata portata a termine.
Draco lo avrebbe scoperto alla fine di quell’unica giornata.
***
15 ottobre 2004
Gli abitanti di Torphichen, un suggestivo villaggio poco distante
da Bathgate, erano abituati da sempre agli stranieri. Soprattutto
nel periodo di luglio e agosto, le sparute strade venivano popolate da
appassionati di storia medievale e ordini religiosi
cavallereschi, in cerca del famoso Priorato e di croci celtiche.
Quei volti sconosciuti, per quanto insoliti o eccentrici, non si
fissavano mai nella memoria della gente del luogo, fin troppo
consapevole che nel giro di qualche giorno non li avrebbe rivisti mai
più.
Forse era questo il motivo per cui la sfuggente Emma Falling era
riuscita, suo malgrado, a suscitare una certa curiosità. Era una
donna vestita in modo sempre impeccabile, taciturna ma dal sorriso
cortese; solo di rado si mostrava in paese, con una bicicletta color
lavanda e una borsetta perfettamente abbinata al cappello e alle
scarpe. Nulla di cui valesse la pena parlare, quindi. Ma c’era
qualcosa in quella sconosciuta che inspiegabilmente attraeva gli
abitanti di Torphichen: alcuni di loro si erano domandati che
età potesse mai avere, con quell’atteggiamento fin troppo
giovanile e disinvolto per le rughe che le segnavano il volto; altri si
erano chiesti come potesse vivere nel vecchio cottage dei Macpherson,
senza aver mai chiamato qualcuno per ristrutturarlo; altri ancora
dicevano soltanto che quella straniera portava guai e che non poteva
trattarsi di una semplice studiosa dei Cavalieri Ospitalieri, come
aveva più volte spiegato alla pettegola Gillian Forbes.
Erano passati diversi mesi dal suo trasferimento nella campagna
scozzese, ma Emma Falling, conosciuta nel Mondo Magico come Hermione
Granger, continuava a non passare inosservata all’interno del
villaggio. A volte, quando grazie all’incantesimo di Disillusione
aveva potuto ascoltare indisturbata le chiacchiere della gente su di
lei, si era convinta che la magia fosse in grado di lasciare
un’esigua traccia anche nei Babbani, così da
renderli in qualche modo sensibili alla presenza di un mago o di
una strega e non lasciarsi convincere del tutto da una Pozione
Polisucco che avrebbe ingannato anche il più potente mago di
sempre.
Appena tornata a casa dopo una breve visita alla bottega dei Forbes,
Hermione ebbe il tempo di sistemare la spesa con un distratto movimento
di bacchetta e dare una rapida occhiata all’antico orologio a
cucù della sala pranzo, prima di tornare di nuovo fuori,
all’aria fresca di ottobre, diretta al luogo
dell’appuntamento.
Avvolta in una giacca di panno, Hermione camminava senza alcuna fretta,
scrutando il paesaggio ormai divenuto familiare. L’erica in
fiore, con i suoi colori vivaci, si faceva sempre più rada,
lasciando che la terra si riempisse di un tappeto scricchiolante di
foglie rosse e gialle e l’aria si impregnasse dell’odore
dolciastro di frutti ormai guasti. Aveva atteso l’autunno con
un’ansia crescente, quell’anno. Lo aveva desiderato nei
giorni in cui il sole era stato troppo luminoso e l’aria troppo
allegra per il suo stato d’animo. Adesso, al tramonto, non si
chiudeva più in casa in attesa di un segnale dell’Ordine,
ma trovava la forza di uscire e percorrere i sentieri deserti, mentre
ogni pensiero razionale ed emozione venivano cancellati dalla nebbia
che, silenziosa, aleggiava intorno a lei.
Aveva compiuto venticinque anni meno di un mese prima, Hermione e la
sua estate era finita da tempo. E sebbene gli ultimi anni fossero stati
sconvolti da tanti lutti e tradimenti, ancora oggi era convinta che
l’estate fosse sparita dalla sua vita quel famoso due maggio,
quando la vittoria era stata ad un passo da loro ed era bastato un
attimo perché si dissolvesse, portata lontano dal vento ostile.
Nulla era bastato: né la morte di Nagini né
l’inaspettato inganno di Harry. Voldemort, rimasto sprovvisto dei
suoi terribili Horcrux, non aveva perso tempo ad abbandonare il campo
della battaglia, mostrando al mondo quell’istinto di
sopravvivenza tanto caro ai Serpeverde.
Non c’era stata più nessuna pace, nessuna gioia da quel
momento. Solo un ostinato vento contrario che ad uno ad uno li aveva
strappati, impietoso, da quel ramo che era la vita, lasciandoli marcire
a terra poco prima di venire trascinati inesorabilmente nel nulla.
Hermione sollevò lo sguardo e sorrise amara alla vista delle
foglie che, imperterrite, continuavano ad aggrapparsi ai rami,
nonostante non ci fosse più traccia di verde in loro e avessero
un colore ancora più scuro e smorto di quelle che già
giacevano a terra. Lei, Harry e tutti gli altri erano quelle
foglie: combattevano senza speranza e continuavano a farlo solo
perché era l’unica cosa che sapessero fare, ma dentro di
loro, in fondo, erano già morti e presto il vento ostile
sarebbe giunto a trascinarli via con sé.
Si chinò e raccolse una foglia di quercia che subito si sgretolò nel pugno che la strinse.
— So che sei qui.
Lui non disse nulla, costringendola ad alzarsi da terra e cercarlo con lo sguardo. La bacchetta in mano.
Era strano rivivere quella scena, pensò Draco osservandola tra le querce e gli abeti.
Ricordò che le aveva fatto notare come la Polisucco avesse esaurito i suoi effetti, mostrando al mondo
i suoi occhi castani e i capelli ispidi. Stavolta non trovò la forza per ripetere quelle parole.
Malfoy la fissava, indecifrabile come ad ogni incontro. Eppure
c’era uno strano rossore sul suo viso, un’inquietante luce
nei suoi occhi solitamente freddi. Ma Hermione non gli chiese
spiegazioni, ricordando a se stessa come il ragazzo tendesse a
chiudersi in un silenzio gelido davanti a qualsiasi domanda personale.
— Sei più silenzioso del solito.— disse alla fine.
Sorrise, ma fu un sorriso strano. Diverso.— Ero affascinato da quel che vedevo.
Lo guardò, chiedendosi se quel complimento fosse sincero. In
tutti quegli anni non era mai riuscita a comprenderlo. E non sapeva se
fosse a causa dei suoi pregiudizi o se dipendesse da lui, ma Hermione
non si sarebbe mai fidata di Malfoy. Ancora ora, nonostante tutto, una
parte di sé lo odiava. Dopo la patetica fuga da Hogwarts,
Voldemort aveva punito duramente coloro che lo avevano tradito e
deluso, scatenando una nuova ondata di terrore. Adesso non restava
altro Malfoy, se non quello che le stava di fronte: Narcissa, per
quella bugia che avrebbe potuto portare alla sconfitta dei Mangiamorte,
era stata Cruciata per giorni e giorni e solo dopo tempo si era
scoperto da chi…Da Lucius stesso che, soggiogato
dall’Imperius dell’Oscuro, dopo aver ucciso la moglie, era
stato costretto a gettare un Ardemonio su Malfoy Manor e entrarvi
dentro, in attesa della morte. Ma neanche questo era stato sufficiente
a dare vita a un cambiamento significativo nel ragazzo. Ancora adesso,
si ostinava a stare in bilico tra due mondi in lotta: parecchi anni
prima aveva iniziato a collaborare con l’Ordine, passando utili
informazioni sull’identità dei Mangiamorte e sui movimenti
di Voldemort stesso. Ma nulla più di questo. L’azione non
faceva per lui, le aveva spiegato in passato. Ma ai suoi
occhi—che troppe volte avevano pianto morte, che troppo spesso
avevano dato morte—, Draco continuava ad essere il codardo che
non era stato capace né di uccidere né di salvare
Silente. In bilico, tra l’estate e l’inverno, tra il bene e
il male, la vita e la morte.
— Potrò mai dirti qualcosa di bello, senza che tu mi debba
guardare in quel modo?— sbuffò, mentre le si avvicinava.
— Così come?— chiese, stringendo la presa sulla
bacchetta. Forse una sciocchezza, forse una vecchia abitudine nata ai
tempi di Hogwarts. Ma in fondo Malfoy non era mai cambiato:
perché avrebbe dovuto fidarsi di lui?
Il ragazzo finse di pensarci.— Diffidente…— fece un
passo verso di lei.— Ostile…— ne fece un altro e le
fu davanti.— Potrei anche smettere di baciarti, sai?—
domandò, con un sorriso appena accennato.
Hermione gli mise le mani sul petto, annullando ogni distanza tra loro.
Si baciarono e fu un bacio diverso da tutti quelli che si erano
scambiati in quei mesi… In quei mesi che si erano rivelati privi
di senso, in cui un giorno Malfoy era soltanto un informatore scomodo,
il giorno dopo era diventato l’informatore scomodo che
all’improvviso l’aveva baciata e quello dopo ancora
l’informatore scomodo con cui si era spinta ben oltre i semplici
baci. Non che se ne fosse scoperta innamorata da un giorno
all’altro. Non era tempo per l’amore, quello né
d’altra parte credeva possibile un amore per Draco. La
verità era che, per quanto la detestasse, c’erano momenti
in cui aveva invidiato la capacità di Malfoy di stare immobile,
indifferente al vento ostile che, inesorabile, aveva strappato via
un’esistenza dopo l’altra. Hermione aveva desiderato
fermarsi un attimo, assaporare il gusto del grigio, sostare
sull’orlo di un precipizio. E quando lo aveva fatto, si era
scoperta più simile a lui di quanto avesse mai potuto
immaginare: non era più la Grifondoro d’un tempo, fiera e
sicura della bontà di ogni sua azione; adesso c’erano
macchie scure sulla sua bacchetta e la sua stessa bontà era
stata messa in crisi dalla morte di Luna, dal dolore dei Weasley, dal
tradimento di Seamus.
La sua estate era finita. Adesso anche lei viveva in un perenne autunno, tra il bene e il male, tra la vita e la morte.
— Perché sei qui?— le domandò diverso tempo
dopo, mentre se ne stavano nudi sotto le coperte del suo letto.
Si mosse, nel tentativo di coprirsi meglio.— Perché
è casa mia?— rispose alla fine, sollevando le sopracciglia.
Non si stupì quando le rivolse uno sguardo infastidito.—
Non fingere con me, Hermione. Perché sei qui? Cosa cerchi?
— Io…— cominciò in difficoltà, ma non c’erano parole né ragioni nella sua mente.
— Tu?— la spronò spazientito dal suo silenzio. Dal
momento che non diede segno di voler rispondere,
continuò:— Non lo sai o non vuoi saperlo. Eppure non
è così difficile. Cerchi il cambiamento, Hermione. E io
posso dartelo.
— Cosa intendi?
Draco si alzò e andò alla ricerca dei suoi
vestiti.— Adesso verrai con me. Ci sono dei luoghi che devi
vedere.
— Ma se Harry…— protestò alzandosi dal letto.
La interruppe con un gesto della mano.— Harry ti
raggiungerà grazie a quelle monete che usate per comunicare.
Quando ti cercherà, ti lascerò andare.
E ti guarderò di nuovo combattere e morire.
Forse stavolta sarà diverso, però.
***
Il primo posto in cui si Materializzarono era terribilmente freddo, al
punto da sembrare che l’autunno fosse finito da molto tempo. Si
trovavano circondati da imponenti montagne dalle cime innevate e
il vento gelido frustava ininterrottamente i volti nudi. Presa da un
iniziale smarrimento, Hermione fu destata dalla mano di Draco, che
cercò la sua e, in una presa salda, la condusse in direzione di
una collina.
— Dove siamo?
— In questo momento non importa. Cerca di fidarti, per una
volta…— le rispose senza nemmeno voltarsi a guardarla.
Quelle parole furono seguite da un silenzio scomodo, spezzato
unicamente dal suono dei passi sulla neve e dai fischi ostili del vento.
— La prima volta che sei venuta da me, era successo qualcosa.
Adesso voglio sapere cosa ti aveva sconvolta al punto tale da cercare
proprio me.
Hermione non capiva perché Draco avesse atteso così tanto
tempo per chiederle spiegazioni. Non che si fosse mai aspettata una
domanda di quel genere, quello che davvero la stupiva era
quell’improvvisa e apparentemente immotivata curiosità.
Decise di rispondere, perché in fondo era pur sempre una persona
razionale, consapevole delle sue scelte. A quella domanda aveva
già dato una risposta diverso tempo fa.
— È stata la notte in cui abbiamo riportato a casa Ginny.
— Ah, quindi eri talmente felice che volevi festeggiare con un ex
Mangiamorte.— commentò dedicandole un’occhiata
vagamente divertita da sopra le spalle.
Hermione lo guardò male, ma continuò comunque a parlare.
Aveva atteso così tanto di poter spiegare le sue ragioni a
qualcuno che non fosse lei stessa che adesso era presa da una strana
urgenza.— Era passata quasi una settimana dalla sua scomparsa e
finalmente avevamo catturato Alecto Carrow. Avevamo terminato la
Veritaserum e non c’era niente e nessuno che la potesse indurre a
parlare. Harry era sconvolto, la guardava con autentico odio e
io…— dovette deglutire al ricordo di quelle ore
interminabili,— Io alla fine ordinai a tutti di uscire dalla
stanza e lasciarmi sola con la prigioniera. Come sempre, tutti mi
assecondarono, forse convinti che avessi avuto una delle mie idee
brillanti.— si fermò bruscamente, costringendo Draco a
fare lo stesso.— Non c’era nulla di originale in quello che
feci ad Alecto Carrow.
— L’hai Cruciata.— concluse Draco, voltandosi a
guardarla. Era serio, non c’era traccia di ilarità negli
occhi grigi che la scrutavano.
Hermione distolse gli occhi non appena annuì.— Ma non fu
sufficiente e così dovetti scagliare anche un Imperius. Quella
notte Alecto morì e Ginny fu salva.
Draco le prese di nuovo la mano e riprese a camminare verso la collina.
— Quella notte hai scoperto un nuovo lato di te, qualcosa che ti
ha fatto una tale paura da cercare proprio me: non abbastanza buono da
considerarmi tuo amico, non abbastanza malvagio da uccidermi.
Hermione sollevò gli occhi sorpresi e li posò sulla nuca
del ragazzo che continuava imperterrito a fare un passo dietro
l’altro. Avrebbe voluto fermarsi, ma lo assecondò.—
Quella notte ho scoperto che se voglio, se ho una buona ragione, posso
essere crudele come loro.
Le rispose una fievole risata, che di divertito aveva ben poco.—
Crudele come loro, dici? Guarda lì.— le disse, fermandosi
improvvisamente.
Dovette impiegare qualche momento prima di comprendere cosa
significasse ciò che stava guardando. Si trattava di due vecchi
capannoni industriali che sembravano cadere a pezzi, avvolti in una
cupola evanescente che Hermione identificò come una miriade di
incantesimi di protezione. Ma non fu questo a toglierle il fiato,
quanto piuttosto il macabro scenario che si stagliava tra le due
strutture: non erano fantasmi, come aveva ipotizzato in un primo
momento, né Inferi; erano uomini e donne, come lei e Draco. Forse più come me, si disse mentre scrutava le figure pressoché svestite che si aggiravano all’interno di quello spazio.
— Sono Nati Babbani, vero?
— Non ti muovere da qui. Se andassi avanti, l’incantesimo
di Disillusione si spezzerebbe e ci vedrebbero.—
l’avvertì avvolgendola in un abbraccio che più che
una protezione le sembrò un modo per tenerla ferma.
— Cosa fanno? Che posto è?
— L’Oscuro ha incaricato alcuni esperti o presunti tali di
scoprire come sia possibile per un Babbano rubare la magia.
— La magia non si ruba.— protestò lei, orripilata
all’idea del genere di incantesimi e torture potessero essere
inflitti in quel luogo infernale.— Dobbiamo salvarli.
Quasi odiò il sorriso tenero che le rivolse quando le
accarezzò la guancia con le dita sottili.— Domani verrai
con i membri dell’Ordine. Oggi saresti sola contro tutti, sai che
io non ti sarei utile.
— Sei solo un codardo,— gridò, scostandosi con
rabbia.— Perché mi hai portata qui, allora? Per il gusto
di farmi soffrire?
Il sorriso non sparì, ma si fece tagliente.— Li odi,
Hermione?— mormorò, prendendole di nuovo la mano e
stringendo più forte di come avesse fatto fino a quel momento.
— Sì, li odio. Vorrei…Vorrei farli a pezzi.
A quelle parole si portò una mano alle labbra, terrorizzata come
se qualcuno le avesse appena puntato la bacchetta contro. Forse anche
di più
— Ecco l’oscurità che cercavi.— disse con calma, impugnando la bacchetta.— Possiamo andare.
***
In un primo momento, Hermione si convinse che la Materializzazione non
fosse riuscita e che fossero ancora in quel luogo freddo e innevato.
Ormai era notte e, benché l’aria fosse meno pungente,
sembrava che la neve continuasse a cadere sulle loro teste. Ma non era
neve, la sostanza che turbinava nell’aria e che si stava
appiccicando alle loro giacche. Era cenere.
Era un posto che, per sua fortuna, aveva visitato una sola volta nella
sua vita, ma le bastò guardare il cancello ormai scardinato e la
struttura ormai ridotta a uno scheletro, per riconoscere Malfoy Manor.
O quel che ne restava…
L’ala sinistra del maniero era andata distrutta
nell’incendio appiccato anni e anni prima dal suo stesso
proprietario. Sulla destra, invece, i vetri delle finestre erano andati
in frantumi e l’intera facciata era ancora più nera di
come apparisse nei suoi peggiori incubi.
— Perché mi hai portata qui?
— In fondo per te è cominciata quella notte…
Non chiese spiegazioni, stavolta. Sì, per lei tutto era
iniziato—o finito?— in quell’elegante villa, quando
Bellatrix le aveva dato il primo vero assaggio di crudeltà,
strappandole insieme al dolore ogni traccia di innocenza.
— Cosa pensavi mentre ti torturava?
I loro volti erano illuminati da una luce fioca, che proveniva da una
sottile patina di magia che racchiudeva il Manor, conferendogli
un’immagine ancora più tetra. Del giovane riusciva a
scorgere solo lo sguardo attento posato su di lei e le labbra sottili
appena arrossate dal freddo.
— Pensavo a mentire in modo convincente.
Lui annuì, forse ricordando la spada di Godric e il tono
isterico di sua zia.— Magari all’inizio, quando ancora non
eri arrivata al punto di perdere te stessa sotto la Cruciatus. Ma
c’era qualcos’altro che strisciava nel tuo inconscio e sai
a cosa mi riferisco…
— Vendetta.— mormorò, guardandolo duramente.— Volevo che soffrisse quello che stavo patendo io.
Draco accorciò ogni distanza tra loro e, mentre la teneva
abbracciata a sé, le parlò con voce sottile, lasciando
che il suo respiro le accarezzasse il collo.— Sì,
anch’io provavo un senso di vendetta in quel momento. La parte
più razionale e spaventata di me lo negava, ma in fondo provavo
un sottile piacere nel vederti subire quel trattamento.— la
stretta si fece più forte, non appena cercò di
scostarsi.— Tutta quella bontà, quella purezza, quel
candore finalmente venivano insozzati dal male, marchiati come lo sono
stato io a sedici anni.
— Lasciami.— ordinò, mentre cercava invano di allontanarlo da sé.
Sembrò accontentarla, ma con le mani le artigliò le
sottili spalle e strinse fino a farle male. La guardava con occhi
assenti, un’espressione crudele ad alterare i lineamenti del
viso.— Cosa ne potevi sapere tu dell’oscurità? Per
quelli come te è sempre stato tutto facile, tutto chiaro: ci
siete voi, con il vostro amore e la vostra vocazione; e poi ci siamo
noi, che nasciamo crudeli, codardi, infidi…
— Ho visto il male, l’ho vissuto sulla mia pelle.— farfugliò, dimenandosi allarmata.
Le rispose una risata amara, cattiva.— Sogni Malfoy Manor,
Hermione? Sogni di correre tra le sale buie, mentre un grosso serpente
ti insegue per divorarti? Di non avere un luogo in cui rifugiarti
perché la tua casa è piena di nemici? Sogni gli occhi
vacui dei traditori uccisi e le urla sconnesse dei torturati? Le vedi
mai le mani sottili di tua madre artigliarsi tra loro e
l’umiliazione di tuo padre privato della sua bacchetta?
Smise di muoversi e si abbandonò al suo abbraccio.— Sogno
di non essere mai fuggita, di essere rimasta lì con Bellatrix.
— Sei fortunata, allora.
— Perché?
— Io sono bruciato insieme al Manor e a mio padre. Sono la cenere sotto i tuoi piedi.
***
— Fermati. Dove siamo adesso? Perché mi stai mostrando questi posti?
Si erano appena Materializzati in aperta campagna. Aveva perso il senso
del tempo, ma viste le prime luci del nuovo giorno dovevano aver
trascorso delle intere ore abbracciati davanti al Manor, incerti su chi
dei due avesse più bisogno di conforto.
— Volevo che fossi pronta…
— Pronta per cosa?
— Vedi quel rudere?
Poco distante da loro, all’ombra di un imponente faggio dalle
foglie ingiallite, c’era una vecchia cascina abbandonata: le
imposte sbarrate, la vernice scrostata dei balconi, la ruggine delle
inferriate…tutto faceva pensare che quel luogo fosse disabitato
da anni. Ma Hermione apparteneva a un mondo dove la prima lezione
impartita era proprio quella di non dare adito all’apparenza e
neanche quella volta si lasciò ingannare.
— Lì troverai l’uomo che stai cercando da anni.
— Come fai a sapere chi sto cercando?— si sentì domandare, con voce improvvisamente tesa.
Draco la guardò con sufficienza.— Per favore, abbi il buon gusto di non insultare la mia intelligenza!
— Come fai a esserne certo?
— Sai, nonostante tutto il tuo disprezzo, a volte è utile
non prendere posizione in una guerra. I traditori sono portati a
fidarsi di quelli come me, ad accettare da bere, inconsapevoli del
Veritaserum che è stato versato un attimo prima.
Traditori…
Svanì in un lampo e riapparve a qualche metro di distanza dalla
porta. Bastò un cenno della bacchetta perché questa
scoppiasse in una nuvola di detriti.
— Homenum Revelio!— urlò, appena fu dentro.
Un fiotto di incantesimi la raggiunse da un angolo buio, alla sua
sinistra, ma si rivelarono troppo fragili e lenti per Hermione, che non
ebbe problemi a neutralizzarli e a lanciare uno Schiantesimo. Dal tonfo
che ne seguì, capì che quella patetica battaglia era
già terminata.
Prese a camminare in direzione del nemico — il traditore…—,
ma fu colta alla sprovvista dall’improvvisa luce che
illuminò la stanza. Si girò allarmata per tirare subito
un sospiro di sollievo alla vista di Malfoy impegnato ad aprire le
persiane con cenni distratti della bacchetta.
Quando tornò a guardare dritto davanti a sé, dovette chiudere gli occhi alla vista del corpo ai suoi piedi.
— Expelliarmus.— respirò profondamente,— Incarceramus.— un altro respiro,— Innerva.
Quando i loro occhi si incontrarono, Hermione seppe che Draco non le aveva mentito.
— Sei stato tu.
Gli occhi del traditore si riempirono di lacrime e Hermione avrebbe voluto ferirlo per ogni lacrima versata.
— Hermione, per favore…
— Crucio.— non
urlò, non pianse, fu mortalmente calma mentre lo guardava
contorcersi. Non c’era traccia di calore dentro di lei, solo
gelida soddisfazione. La sua mente, lucida come sempre, le
suggerì che era inevitabile: la sua estate era finita.
— Crucio.
La sua estate aveva occhi celesti che da insicuri si facevano improvvisamente protettivi.
— Crucio.
La sua estate era un posto riservato solo a lei nello scompartimento di
un treno, l’odore delle pergamene nuove mescolato a quello delle
Api Frizzole.
— Crucio.
La sua estate aveva un solo colore: quello della sua Casa, quello dei caminetti della Torre, quello dei suoi capelli.
— Crucio.
La sua estate era finita il due maggio, la notte in cui Seamus Finnigan aveva ucciso Ron.
— Ava…— le parole si incastrarono in gola, raschiando e ferendo.
Solo allora si rese conto che le era stata tolta la bacchetta e che
qualcuno le stava urlando qualcosa addosso, trattenendola per le spalle.
— Non sei come loro,— le diceva la voce con rabbia.—
Non lo sarai mai. Non hai mai cercato Bellatrix per vendicarti. Non hai
Cruciato la Carrow per crudeltà, ma solo perché era
necessario. Non sei come loro.
Minuti, ore… Quanto tempo dovette trascorrere prima che cedesse
alle braccia che la stringevano, Hermione non lo seppe dire con
certezza. Ma alla fine lo fece, permettendo a quelle parole di fare
breccia nel groviglio confuso che aveva preso il posto della sua amata
razionalità.
Non sei come loro…
Nonostante tutto, non era come loro e non lo sarebbe mai stata.
Draco la raggiunse ai piedi del faggio in cui l’aveva lasciata
poco tempo prima. La colpì la naturalezza con cui
l’abbracciò quando le si sedette accanto, incurante del
manto di foglie umide che ricopriva il terreno, triste lascito della
vita che giorno dopo giorno stava abbandonando l’albero.
— L’hanno portato in un posto sicuro.
Hermione si limitò ad annuire, incapace di pensare a quello che avrebbe fatto se lui non fosse intervenuto.
— Non fa molto freddo qui,— mormorò nel tentativo di spezzare quel silenzio carico di tensione.
Il sole si era fatto spazio tra le nubi in modo che i raggi facessero
capolino trai rami ancora carichi di pioggia ed Hermione potesse
dimenticare il freddo patito nel corso della notte.
— L’autunno è sempre imprevedibile,— rispose
Draco, stropicciandosi gli occhi arrossati.— Forse è il
periodo dell’anno in cui mi rivedo di più.
— Perché oscilla tra l’estate e l’inverno
senza mai prendere posizione?— domandò senza nemmeno
nascondere il tono sarcastico.
Draco scosse la testa, divertito.— Le persone si lasciano
prendere dalla malinconia quando arriva l’autunno, perché
credono che le foglie a terra e i rami spogli siano uno scenario di
morte. Ma è falso, Hermione: qualsiasi percorso segua,
ciò che cade oggi, domani tornerà a guardare il sole.
— Ma non sarà mai lo stesso,— obiettò con gli occhi fissi sulle foglie intorno a loro.
— Sarà più forte.
Si voltò verso di lui e le sembrò di vederlo davvero per
la prima volta. Cosa n’era stato di quel ragazzino viziato che
aveva giocato a fare il Mangiamorte? Cos’era successo al giovane
che, dopo aver scoperto quanto potesse bruciare quel gioco, si era
rifiutato di prendere posizione nella guerra? Possibile che fosse
cambiato in una notte? O forse era stata lei a non voler vedere un
cambiamento lento, ma inevitabile?
Qualsiasi percorso segua, ciò che cade oggi, domani tornerà a guardare il sole.
Hermione sorrise, quando le venne in mente un’idea che per quanto
attraente lei stessa trovò assurda: forse Draco aveva visto in
lei il suo cambiamento, forse aveva trovato in lei un appiglio per
sollevarsi da terra, diverso ma più forte.
Ripensò alla notte appena trascorsa, ai posti in cui
l’aveva portata e alle parole che le aveva detto. Rivide tutto
ciò che le aveva mostrato sotto un’altra luce, la luce di
quel sole che nonostante il pallore riusciva comunque a darle sollievo.
Stette per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma fu interrotta
dall’improvviso calore emanato dal falso galeone che teneva
sempre nella tasca dei pantaloni.
— Si tratta di Harry,— gli spiegò, guardando assorta
la moneta,— Ha ricevuto una soffiata su un attacco simultaneo dei
Mangiamorte al Ministero e alla Gringrott. Sarà sicuramente un
modo per farci dividere, ma non vedo cos’altro potremmo fare se
non assecondarli.
Respirò profondamente e si costrinse ad alzarsi, pronta all’ennesimo scontro.
— Potremmo…— mormorò una voce nervosa dietro
di lei,— Potremmo andare in quel tuo cottage babbano e riposarci
un po’.
Suo malgrado si ritrovò a sorridere, quando incontrò gli
occhi grigi venati di un’insolita ansia. Scrutavano la sua
figura, come se fossero impazziti, come se fosse l’ultima volta
che la vedevano.
Gli accarezzò i capelli e le sembrò il primo gesto tenero
che gli rivolgeva. — Ho capito cosa hai voluto mostrarmi,
stanotte. Non lo dimenticherò.
Gli voltò le spalle e si Smaterializzò.
Strinse le foglie morte nei pugni, si sollevò da terra e la seguì.
L’ultimo giorno di vita di Hermione volgeva al termine.
***
L’incantesimo di Anteactus era ancora in via di sperimentazione,
ma Voldemort sapeva che non avrebbe fallito con il giovane Malfoy. Il
meccanismo era molto semplice, in realtà: lo sprovveduto che
osava varcare il portale non ne sarebbe uscito mai più, ma
sarebbe stato condannato a rivivere per il resto dei suoi giorni
quell’unico giorno concessogli, nel disperato quanto vano
tentativo di cambiare quel particolare che lo avrebbe liberato.
Quando apparve nella sala d’ingresso della Gringrott, non si
stupì nel vedere l’agguerrita Sanguesporco puntare la
bacchetta contro di lui, mentre altri combattenti più saggi si
allontanavano dalla battaglia. Presero a duellare davanti a Draco
Malfoy, come avevano già fatto quasi ventiquattro ore prima. Il
cerchio stava per chiudersi: la Granger sarebbe morta e Draco avrebbe
rivissuto per sempre quel giorno insieme a un fantoccio, che avrebbe
detto e fatto ogni cosa nello stesso identico modo.
Hermione Granger fece il suo passo falso, lo guardò per un
momento smarrita e Voldemort non perse tempo a scagliare l’Avada
Kevadra.
Seguirono un tonfo e un urlo strozzato, ma era tutto sbagliato.
Il corpo che giaceva inerme, con il capo poggiato sulle cosce di una persona piangente, era quello di Draco Malfoy.
***
A Hermione,
A prescindere da cosa accadrà adesso,
non dovresti avere paura,
perché so che oggi è il giorno migliore
che io abbia mai vissuto:
il giorno del mio cambiamento.
Note:
Ed eccomi con questo nuovo esperimento! Finora la mia esperienza su EFP
si è limitata a racconti originali e, anche se da tanto tempo
avevo voglia di provare a scrivere una fanfiction, è stato
grazie al Contest indetto da ElleSinclaire che ho deciso di buttarmi.
Il bando richiedeva una storia ambientata in autunno con protagonisti
Draco ed Hermione, una storia che parlasse di guerra e che culminasse
con la morte di un personaggio(lo trovate qui!).
Il risultato non so davvero valutarlo, perché ho cercato di dare
la mia personale visione di un possibile legame tra Draco ed Hermione,
senza allontanarmi troppo da ciò che hanno vissuto all'interno
della saga. Spero che sarete voi a dirmi se avete apprezzato la storia
e se sono riuscita in qualche modo a convincervi che, se la guerra
fosse continuata e Ron fosse morto in circostanze così brutte,
Draco ed Hermione avrebbero potuto avere una simile chance!
Il titolo e le riflessioni di Hermione sull'autunno sono ispirate alla
poesia di Verlaine Chanson d'automne, mentre le ultime parole di Draco
sono tratte dalla canzone Videotape dei Radiohead.
Vi ringrazio per aver letto la mia storia,
Agnes
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