Above

di ClaryMorgenstern
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Above


«Non mi hai fatto aspettare a lungo.»
Lui le si avvicinò, passandole un braccio sulla vita e traendola a sé. Dio, come le era mancato il suo profumo. Quel meraviglioso aroma che riusciva a inebriargli l'olfatto superando perfino l'acre odore del disinfettante in sala operatoria. Lexie profumava d'amore e di felicità. «Non potevo stare senza di te.»
Lei rise appena, coccolandosi nel suo abbraccio. Guardava verso il basso, dove c'era dolore e sofferenza. Dove tutto, prima o poi, sarebbe sfiorito e morto. Tutto quello, ormai, non li riguardava più. Non se loro due erano insieme.
Ad un certo punto, cominciò a rendersi conto di qualcosa che non fosse lei. C'era un giardino, sotto i suoi piedi nudi, e un cielo azzurro sopra le loro teste. Oltre al profumo di lei, riuscì a sentire odore di fiori di campo e pioggia, e sotto la risata di lei il canto leggero di degli uccellini. Si lasciò cadere in terra, con lei sulle gambe, stretta al petto.
«Dove siamo?» chiese Mark.
Lei scrollò le spalle. «Ha importanza?» la sua mano scorse tutto il suo braccio, mandandogli dei meravigliosi brividi lungo la colonna vertebrale, fino ad arrivare alle mani che lui aveva intrecciate sul suo ventre. E lì la lasciò, intrecciata alla sua. «Siamo insieme, nient'altro conta.»
Quella era la sua Lex. La sua bellissima, testarda, loquacissima Lexie. La ragazza capace di correre e inciampare e sporcarsi di sangue da capo a piedi, pur rimanendo bellissima. Divertente e sagace, probabilmente era la persona più intelligente che avesse mai conosciuto.
E lui l'amava.
L'aveva sempre amata, e sempre l'avrebbe fatto. Non aveva smesso nemmeno per mezzo secondo, mai. Tutti i rapporti che aveva avuto dopo di lei - Addison, Callie, Julia - non erano minimamente nulla, al confronto.
Le aveva amate tutte, in modi differenti e calorosi. Ma con Lexie era diverso. Con lei era tutto diverso.
L'azzurro del cielo sopra di loro non era nulla, in confronto a come l'azzurro del camice le faceva risaltare la pelle bianca come una ciotola di panna. Il calore del sole sulla loro pelle era una leggera fiammella in confronto al calore irradiato dalle sue mani sulle sue. Il profumo dei fiori che li avvolgeva era secco e arido in confronto all'odore dei suoi capelli che gli solleticavano il naso.
Finalmente lei si voltò a guardarlo. I suoi occhi brillavano come il suo sorriso. Era davvero bellissima. «Mi sei mancato»
Quelle parole gli spezzarono il cuore. Non le era mancato solo in quel breve tempo che erano stati separati, ma anche prima. Da molto prima. Mentre da cieco e sordo qual'era passava il suo tempo con una donna che non avrebbe mai amato. Non quanto amava lei.
Crollò la testa sulla sua spalla. «Mi dispiace, Lex. Mi dispiace.» due lacrime gli solcarono il viso giovane. Era troppo, davvero troppo il dolore che le aveva causato. Non aveva fatto altro, nella sua vita del cazzo. Fare del male a coloro che amava.
Non si accorse subito delle sue mani tra i capelli. «Shh» gli stava mormorando con affetto, solleticandogli il capo con le dita. Lo stava coccolando come una mamma coccola un bambino bisognoso d'affetto. «Va tutto bene» le sue mani scivolarono sulle orecchie e sulle guancie, in una meravigliosa carezza, e lo costrinsero ad alzare il capo, mostrandogli la visione di due meravigliosi occhi castani che lo guardavano colmi d'amore. «Ti amo»
E quella fu la panacea che curò tutti i mali del suo animo, persino la morte. «Ti amo anch'io.»

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