Noi, sempre noi di sweet_hyra_97 (/viewuser.php?uid=148172)
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Saruccia97_LTD
Nickname Efp:
sweet_hyra_97
Personaggi e pairing:
Remus/Ninfadora, Ninfadora Tonks, Remus Lupin, Andromeda Tonks, Ted
Tonks, Molly Weasley.
Genere: Generale,
Sentimentale.
Avvertimenti: ---
Rating: Verde.
Titolo: Noi, sempre noi.
Introduzione: Finalmente
è arrivato per Ninfadora e Remus il momento di sposarsi.
(Dal cap. 1) Quella
mattina Ninfadora si era svegliata piuttosto presto rispetto ai suoi
standard ed era anche piuttosto stordita. Di lì a poche ore
sarebbe dovuta andare ad acquistare un vestito adatto per il suo
imminente matrimonio con Remus, che si sarebbe tenuto una settimana
dopo.
NdA: Spero di aver
caratterizzato bene Ninfadora e… sono perfettamente conscia
del fatto che quella di Remus sia più una comparsa che
altro, ma mi è venuta così… Non
sapendo quanti e chi fossero gli invitati, ho voluto far si che tra
loro ci fosse pure Molly.
Bonus usati: Tutti e tre
Quella mattina Ninfadora si era svegliata piuttosto presto rispetto ai
suoi standard ed era anche piuttosto stordita: la notte precedente
aveva dormito davvero male a causa dell’agitazione; questo le
aveva causato anche delle occhiaie talmente grosse da far invidia pure
ad un panda. In più aveva il collo che le faceva male da
morire, talmente si era attorcigliata la notte nell’intento
di addormentarsi.
Di lì a poche ore sarebbe dovuta andare ad acquistare un
vestito adatto per il suo imminente matrimonio con Remus, che si
sarebbe tenuto una settimana dopo: dato il periodo, avevano preferito
fare tutto in fretta.
Così sarebbe dovuta andare al negozio con la madre,
Andromeda, a fare compere: lei non voleva qualcosa di complesso,
preferiva qualcosa di molto semplice, perché pensava che
l’apparire non era importante, ma sarebbe stata
un’impresa comunque.
Allora si sedette sul letto stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente,
tutto contemporaneamente; dopo si stropicciò gli occhi e si
alzò barcollando, si spostò a piccoli passi
avvicinandosi al comò, in modo da tenersi da qualche parte
per evitare di cadere come sempre ma, prima di uscire dalla porta,
urtò con l’ultimo dito del piede contro lo stipite
della porta, rischiando di cadere giù per le scale. Quindi
le scese quasi saltellando, imprecando contro Merlino in silenzio e
trattenendosi con una mano sulla bocca per evitare di urlarle, tutte
quelle imprecazioni.
Sua madre vide con la coda dell’occhio che arrivava in cucina
e pensò di aver fatto bene a prepararle la colazione prima
perché, conoscendola, lo immaginava che non avrebbe dormito
poco più che qualche paio di ore quella notte.
-‘Giorno mamma.- disse Ninfadora, sbadigliando nuovamente.
-Buongiorno tesoro!- rispose con dolcezza Andromeda. –Pronta
per trovare l’abito giusto?-
In effetti, anche se non voleva darlo a vedere, Andromeda era
eccitata dall’idea che la figlia si dovesse sposare: poi
anche l’uomo, Remus Lupin, le stava simpatico.
-Beh, sì… Non penso sia così difficile
trovare un abito semplice: non voglio niente che rappresenti disegni
complicati o forme strane… Non fanno per me!- disse con
nonchalance la ragazza.
La madre la guardò per alcuni secondi, poi rispose:
-Sai, anch’io la pensavo così quando mi dovevo
sposare con tuo padre, ma trovare l’abito non fu poi
un’impresa tanto semplice. Penso che a volte sia
più difficile trovare l’abito che il marito!-
Ninfadora la guardò, poi si fiondò sui toast. Il
silenzio calò sulla stanza per l’arco di tempo che
fu impiegato per fare colazione, poi le due donne risistemarono la
cucina. Ninfadora tornò di sopra per prepararsi e decise che
per quel giorno voleva avere i capelli neri, all’altezza
delle spalle e lisci. Dopo aver finito scese dalla madre in cucina,
presero i mantelli, uscirono dalla porta di casa e si allontanarono
fino a dove si estendevano le protezioni; allora, in un vortice, si
smaterializzarono.
Si materializzarono in una cittadina vicino Londra; camminarono per un
po’ di tempo per le strade deserte, poi si fermarono in un
vicolo chiuso da un muro fatto di mattoni: Andromeda ne
toccò una serie e furono risucchiate entrambe.
Si ritrovarono dentro una stanza che sembrava più che altro
un salotto: era bianca e piena di divani messi in modo da formare una
figura geometrica, ed erano del medesimo colore delle pareti; al centro
dei divani c’era un tavolinetto di vetro e, tra tutti i
divani, c’era anche una poltrona, su cui era seduta una donna
dai lunghi capelli biondo scuro e lisci, con un paio di occhiali
rettangolari neri che pareva impegnata a prendere appunti su qualcosa.
Ninfadora la guardò stranita, perché quella
donna, da quando erano entrate, non le aveva notate, o aveva fatto
finta: fatto sta che continuava a scrivere.
Andromeda fece qualche passo avanti e la donna alzò gli
occhi come per guardarla meglio, poi parlò.
-Ah, sei tu Andromeda! E questa dovrebbe essere tua figlia, non
è così?-
Dopo si alzò, posando la piuma, la pergamena e i due libri
che aveva tra le mani, e si avvicinò alle due; le
scrutò per benino e si girò, facendo cenno con la
mano di seguirla.
Entrarono in una stanza piena di stoffa bianca di tutti i tipi e
qualche gruccia per aria pronta ad accogliere su di sé un
vestito quasi pronto; Ninfadora si guardò attorno
sconcertata, indecisa se suicidarsi o impazzire: fare shopping non era
il suo forte e nemmeno le piaceva, e scegliere l’abito da
sposa rientrava nella voce shopping, per lei. La madre invece fremeva
dalla voglia di vedere un abito indosso alla figlia, e non riusciva
più a nasconderlo.
-Anne… Hai già qualche vaga idea di
ciò che potrebbe andarle bene?- disse Andromeda ad un certo
punto guardandosi attorno.
Ninfadora la guardò con aria di rimprovero,
perché non voleva fossero gli altri, né tantomeno
la madre, a fare ciò che doveva fare lei.
-Oh, penso di sì!- disse la donna chiamata Anne, e
schioccò le dita, come richiamo per della stoffa che
svolazzava sopra un tavolino in legno pieno di altra stoffa tagliuzzata
e di aghi che cucivano da sé.
Poi girò il braccio destro in senso orario e avvolse
Ninfadora con una stoffa color neve; poi fece alcuni gesti con le mani
e arrivarono alcune forbici che tagliarono alcune parti della stoffa
dandole una forma in pochi minuti.
Tutta quella stoffa che prima non aveva una forma ben precisa, adesso
era attaccata da alcune spillette apparse dal nulla ed era molto
più corta rispetto a prima: il vestito aveva preso forma ed
era senza spalline e stretto nel busto, dal bacino in poi andava ad
allargarsi un pochino, poi ricadeva sulle gambe, fino alle ginocchia.
Ninfadora si guardò allo specchio che Anne aveva fatto
apparire in quello stesso istante e si guardò con aria
insoddisfatta:
-Non mi piace per niente questo vestito… Non fa per
me…-
La madre la guardava, ma era impossibile capire la sua espressione in
quel momento; Anne fece sparire quel vestito e fece tornare
Ninfadora a come era vestita prima, poi fece un altro gesto con le mani
e dell’altra stoffa arrivò in suo cospetto: questa
era un bianco un po’ più scuro ed era formata da
due tipi di stoffa, una velata con fantasie floreali di sopra, e
l’altra di velluto di sotto.
Ninfadora torse il naso come cenno di dissenso ma Anne
l’avvolse comunque di nuovo, per creare un nuovo abito.
Questo era tutto stretto e le scivolava fin sotto i piedi; aveva le
maniche, ma erano solo velate, e sul bacino si gonfiava un
po’.
A Ninfadora non piacque nemmeno questo; provò almeno
un’altra decina di abiti, ma non gliene piaceva nemmeno uno:
per lei erano tutti troppo “strani” come li
definiva lei.
Altra stoffa volava per la stanza e si posò di
fronte lei:
-Questo colore ti piace?- disse esasperata Anne.
Ninfadora ebbe come un’illuminazione: quel colore le piaceva
da morire, color panna.
Venne avvolta di nuovo, e di nuovo le forbici tagliuzzarono qua e
là; alla fine ne uscì un abito lungo fino ai
piedi, che si allargava pian piano scendendo dal bacino in poi; non
c’erano disegnini e cose varie, solo specie di striature
formate dal tipo di stoffa.
Finalmente aveva trovato il suo vestito, il vestito con cui avrebbe
sposato l’uomo che amava; fece sì con la testa e
finalmente Anne si sedette, sfinita.
Allora tornarono nell’altra stanza, e si accomodarono
tutt’e tre.
-Un po’ di the?- disse Anne.
-Sì, grazie.- risposero in coro Ninfadora e Andromeda.
Quindi Anne prese la bacchetta che era poggiata sul bracciolo della
poltrona e fece apparire tre tazze piene di the fumante. Bevvero il the
in silenzio e, quando finirono, Anne fece sparire le tre tazze; dopo
agitò nuovamente la bacchetta e apparve un piccolo pezzo di
pergamena: lo diede ad Andromeda. Era il prezzo dell’abito.
Dopo si salutarono, e sia Andromeda che la figlia si smaterializzarono.
Arrivarono nel punto in cui le protezioni della casa finivano e
lì, cominciarono a camminare verso la casa.
-Beh, mamma… Non ti do tutti i torti: è stato un
po’ difficile trovare il vestito adatto- ammise Ninfadora.
La madre sorrise.
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