Capitolo due: Insultandosi
a
vicenda
Luke
Era
la prima settimana di marzo.
Il clima non aveva ancora deciso se porre fine all’inverno o
dare l’avvio alla
primavera. Il tempo continuava a cambiare alternando il caldo al
freddo. Quel
giorno l’inverno aveva vinto. Il cielo era plumbeo e dava
l’impressione che non
avremmo visto il sole in tempi brevi. Era piuttosto rigido per la Georgia,
la colonnina di
mercurio toccava solo i dieci gradi durante il giorno. La notte era
ancora più
fredda.
La
giornata era iniziata
piuttosto bene. Dopo aver terminato i lavori mattutini alla fattoria,
io e Bo
eravamo andati in città a bordo del Generale Lee; mio cugino
come al solito era
alla guida. Da quando aveva preso la patente, aveva sempre voluto stare
lui dietro
al volante e la maggior parte delle volte lo lasciavo fare. Il tragitto
era
stato abbastanza piacevole; nessun segno di Rosco che ci intimasse di
non
correre troppo o che iniziasse ad inseguirci.
All’improvviso
Bo lasciò la
strada principale che passa sopra il fiume per entrare in una
secondaria. Gli
chiesi: “dove vai?”
Mi
sorrise e mi rispose: “ho
pensato sarebbe stato carino vedere un panorama migliore e volare sul
fiume!”
“Non
salteremo il fiume oggi!”
Dissi deciso.
“Andiamo
Luke, lo abbiamo fatto
tante volte e poi guadagneremo quindici minuti!”
“Non
abbiamo fretta, Bo. Gira e
passa sopra il ponte.”
Mi
guardò accigliato: “che fine
ha fatto il tuo senso d’avventura, cugino?”
“Il
mio senso d’avventura è stato
rimpiazzato dall’istinto di sopravvivenza. E’
troppo pericoloso, Bo. Tutta la
pioggia che è caduta ha gonfiato troppo il fiume.
E’ un salto troppo lungo.”
“Posso
farlo!”
“No,
non puoi quindi torna
indietro!” Quando Bo non mi rispose, presi in prestito
l’espressione migliore
di zio Jesse: “dico davvero. Non faremo quel salto oggi. Fine
della
discussione!”
“Non
ti piace il divertimento
Luke Duke!” Disse Bo facendo marcia indietro. “Sei
cauto come una vecchietta:”
“La
cautela fa si che si possa
diventar vecchi!” Risposi.
Bo
sorrise: “su questo hai
ragione!”
Arrivati
in città, Bo mi lasciò
davanti all’officina di Cooter. Avevo promesso che gli avrei
dato una mano.
Aveva molto lavoro ed io e Bo di sicuro gli dovevamo più di
un favore. Per
tutte le volte che ci aveva rimorchiato con il carro attrezzi, per
tutte le
riparazioni effettuate sul Generale e per tutti i pezzi di ricambio che
ci
procurava con la promessa che glieli avremmo pagati la settimana a
venire.
Abbiamo sempre fatto di tutto per onorare le nostre promesse, ma a
volte i
conti erano davvero troppo salati. Il minimo che potevamo fare quindi
era
aiutare Cooter in officina. Glielo dovevamo.
Cooter
aveva bisogno di uno solo
di noi. Poiché tra i due io sono sempre stato il meccanico
migliore, Bo mi
lasciò in officina e andò a fare qualche
commissione per zio Jesse. Disse che
sarebbe tornato a prendermi per le due del pomeriggio così
saremmo potuti
tornare alla fattoria per continuare i nostri lavori ed avere la serata
libera.
Era venerdì ed entrambi avevamo intenzione di trascorrere la
serata al Boar’s
Nest. Al contrario di Bo io avevo un appuntamento, ma per lui non
sarebbe stato
un problema. Aveva deciso che avrebbe visto quali
opportunità si sarebbero
presentate. Non aveva mai dovuto attendere troppo, le occasioni gli si
presentavano sempre anche se non se le andava a cercare.
Bo
era sempre stato molto aperto
e socievole. Non posso dire lo stesso per me. Da piccolo ero molto
timido ed in
un certo senso lo sono ancora. Non so se fosse una reazione alla
perdita dei
miei genitori o se si trattasse semplicemente del mio carattere. Forse
un misto
di entrambe le cose. In tutti i modi, non sono mai stato
così aperto come Bo.
Lui può avvicinarsi a qualunque ragazza ed iniziare a
parlarle come se fosse
sua amica da tutta la vita. Neanche io ho problemi a conoscere ragazze,
ma per
me non è mai stato così facile. Daisy dice sempre
che nessuna fanciulla può
resistere al sorriso di Bo. Deve essere vero perché non gli
sono mai serviti
più di cinque minuti per sedere ad un tavolo con una ragazza
appena conosciuta.
Avevo
un appuntamento con Ellen
McKay al Boar’s Nest. Ci frequentavamo da quattro mesi. Aveva
dei capelli rossi
lunghi fin sopra le spalle che danzavano liberamente sul suo volto e
che
facevano spiccare ancor di più i suoi occhi verdi. Era dolce
e premurosa. Stavo
bene con lei e la nostra relazione cresceva di giorno in giorno. Non
sapevo
dove saremmo arrivati, ma mi sarebbe piaciuto scoprirlo. Era da tanto
che non
provavo qualcosa di così profondo per una ragazza.
Alle
due del pomeriggio, ero
fuori dall’officina di Cooter aspettando l’arrivo
di Bo. Non mi ero preoccupato
quando dopo quindici minuti ancora non lo avevo visto perché
di solito lui era
sempre in ritardo, ma iniziai ad essere infastidito quando alle due e
trenta
non notai alcun segno di Bo. Avevamo ancora tante cose da fare e poco
tempo per
farle. Provai a chiamarlo tramite la radio, ma non ricevetti alcuna
risposta.
Verso
le tre del pomeriggio iniziai
ad arrabbiarmi pensando che si fosse dimenticato di me. Tentai ancora
con la
radio, ma senza successo. Dopo un’altra mezzora di inutile
attesa, la mia
rabbia si tramutò in preoccupazione. Non era da Bo fare
così tardi senza
neanche avvisare. Non volevo preoccupare Daisy o zio Jesse, ma dovevo
chiamarli
per sapere se loro avessero avuto notizie. Provai prima alla fattoria
per
vedere se fosse già rincasato dimenticandosi semplicemente
di passare a
prendermi. Non sarebbe stata la prima volta. Parlai con zio Jesse e mi
disse di
non averlo né visto, né sentito. Quando avvertii
un principio di ansia nella sua
voce, lo rassicurai dicendogli di non agitarsi e che presto si sarebbe
fatto
vedere.
Subito
dopo chiamai Daisy al
lavoro, al Boar’s Nest. Mi disse che Bo si era fermato
intorno all’una del
pomeriggio per pranzare con Lisa Devlin. Poi erano usciti insieme
all’una e
quarantacinque; Bo avrebbe avuto dunque tutto il tempo di
riaccompagnare Lisa a
casa e tornare a riprendermi. Daisy era stata l’ultima ad
averlo visto. Avevo già
iniziato a sospettare che Bo si fosse dimenticato di me per correre
dietro a
qualche ragazza.
Alle
quattro del pomeriggio avevo
aspettato abbastanza. Chiesi a Cooter di accompagnarmi alla fattoria.
Una volta
a casa, mi accorsi di quanto zio Jesse fosse preoccupato
perché non riusciva a
contattare Bo neanche con la radio. Feci del mio meglio per
rassicurarlo, ma
neanche io sapevo cosa pensare; da una parte ero furioso
perché pensavo si
fosse semplicemente dimenticato di me, dall’altra ero
preoccupato che gli fosse
accaduto qualcosa.
Zio
Jesse si diresse verso la
finestra della cucina e scostò le tende per poter guardare
la strada per
l’ennesima volta durante l’ultima mezzora. Non
credevo neanche io a quello che
stavo per dire, tuttavia parlai lo stesso: “lo conosci Bo.
Probabilmente si è
trovato qualcosa da fare ed ha perso la cognizione del tempo. Sono
certo che
sarà di ritorno a breve.”
La
tensione che leggevo sul
volto di mio zio, tradì le sue parole: “lo so.
Tornerà a casa da un momento
all’altro. Non c’è bisogno di
preoccuparsi.”
“Io
non sono preoccupato.” Dissi
con un sorriso che sperava di alleviare la sua ansia.
Ma
in verità io ero angosciato.
Molto angosciato. Iniziai ad immaginarmi Bo intrappolato nel Generale
Lee. Era
sempre stato molto più azzardato di me alla guida della
nostra macchina. Faceva
salti a volte che mi facevano martellare il cuore in petto. Ho sempre
avuto
paura che prima o poi la fortuna ci avrebbe abbandonati ed avremmo
finito per
farci male. Ma soprattutto ho sempre avuto timore che Bo avrebbe potuto
tentare
qualche salto impossibile quando io non ero con lui per dissuaderlo.
Durante la
mattinata avevo dovuto realmente puntare i piedi per terra. Il fiume
era in
piena. Un salto del genere sarebbe stato stupido e dannatamente
rischioso.
Pregai che Bo non fosse tornato al fiume per tentare quel salto. Ha
sempre
amato le sfide. Gli è sempre piaciuto provare che avessi
torto. Il pensiero che
l’avesse fatto davvero mi stava spaventando a morte.
Ben
presto mi convinsi che Bo
aveva avuto un incidente tentando di saltare il fiume. Avevo bisogno di
trovarlo. Avrei cominciato dal fiume e avrei pregato di non trovarlo
davvero lì.
Dissi a mio zio: “vado a cercare Bo. Forse non si
è accorto del trascorrere del
tempo oppure ha avuto guai con il Generale.”
Zio
Jesse annuì: “chiamami appena
lo avrai trovato.”
“Lo
farò!”
Non
feci in tempo a finire la
frase, che udimmo e vedemmo il Generale. Il sorriso sul volto di zio
Jesse si
allargò a dismisura. Mi sentii immensamente sollevato non
appena vidi mio
cugino saltare fuori dalla macchina, ma quando si avvicinò a
noi con un sorriso
sereno sul volto, il mio sollievo si tramutò in rabbia per
tutta l’ansia e l'apprensione che ci aveva provocato. Rimasi in piedi con le braccia conserte
attendendo con impazienza una sua spiegazione.
“Ciao!”
Esclamò Bo con la
noncuranza di chi non ha una preoccupazione al mondo.
“Che
piacere vederti!” rispose
mio zio sollevato.
Ero
ancora in attesa di sentire
la sua giustificazione, ma rimasi deluso perché Bo non disse
altro ed entrò in
casa. Zio Jesse vide quanto ero arrabbiato e tentò di
fermarmi afferrandomi per
un braccio quando tentai di seguire mio cugino. Mi disse:
“Luke, dai a quel
ragazzo la possibilità di spiegare
dov’è stato fino ad ora prima di dirgli
qualcosa che poi potresti rimpiangere:”
Ripensandoci
ora, avrei dovuto
dare ascolto a mio zio, ma l’istinto prevalse. Risposi:
“ci deve una
spiegazione dopo quello che ci ha fatto passare!”
“Lo
so” convenne, “ma dagli modo
di parlare prima di saltargli alla gola!”
Annuii
concedendomi un momento
per calmarmi prima di entrare in cucina con zio Jesse alle calcagna. Bo
si era
versato del latte in un bicchiere ed era seduto al tavolo mangiando dei
biscotti, inconsapevole dell’ansia che ci aveva provocato e
che ancora mi
irritava.
“Dannazione
Bo!” Gridai. “Dove
cavolo sei stato finora?”
Bo
mi guardò con aria
interrogativa. “Lo sai dove sono stato, Luke. Zio Jesse mi
aveva dato da fare
delle commissioni. Toglierò i pacchi dalla macchina in un
minuto se è questo
che ti secca!”
“Non
è questo mi infastidisce,
Bo. Quelle commissioni le avevi per questa mattina. Dove sei stato
tutto il pomeriggio
invece di tornare a prendermi da Cooter?”
Finalmente
mio cugino capì dove
volevo arrivare. “Cavolo Luke! Mi dispiace. Me ne sono
completamente
dimenticato!”
La
mia pazienza ormai era
completamente andata. “Non prendermi in giro. Cosa hai fatto
per tutto il
pomeriggio preoccupando a morte zio Jesse?” Non lo avrei mai
ammesso, ma io ero
stato altrettanto in ansia.
Bo
esitò nel rispondere come se
stesse tentando di capire cosa doverci dire. Alla fine ammise:
“Ho incontrato
Lisa da Rhuebottom e le ho chiesto di pranzare con me al
Boar’s Nest.”
“Avrei
dovuto sapere che c’era
immischiata una ragazza!” Dissi in un tono di rimprovero.
“Bene,
questo spiega tutto!”
Dichiarò zio Jesse tentando di porre fine al mio
interrogatorio, ma senza
successo.
“Questo
ci spiega dove sei stato
a pranzo, ma non il resto del pomeriggio.” Insistetti.
Posso
giurare di aver visto mio
cugino arrossire, probabilmente per la presenza di zio Jesse.
“Mi sono offerto
di accompagnare Lisa a casa. Ha voluto mostrarmi il laghetto poi,
così abbiamo
fatto una passeggiata. Niente di importante.”
Niente
di importante! Disse
proprio queste parole. Aveva passato il pomeriggio al lago con Lisa
Devlin,
mentre io morivo di preoccupazione. Mettere me in quella condizione era
già
abbastanza grave, ma non avrebbe dovuto far spaventare anche zio Jesse.
Ero
furioso più che mai. Quella che stavo per intraprendere
sarebbe stata una
strada senza ritorno.
“Hai
una spiegazione per tutto,
vero? Non hai un minimo di cervello e non ne hai mai avuto. Basta che
una
ragazza ti faccia gli occhi dolci e non pensi più a niente.
Dimentichi tutte le
tue responsabilità. Tutto il tuo buon senso esce
direttamente dalla porta di
servizio per un paio di belle gambe.”
Mi
resi conto che le mie parole
lo avevano ferito, ma non riuscii a fermarmi. Continuai implacabile con
la mia
raffica di insulti. Non ho scuse se non che mi ero mortalmente
spaventato al
pensiero che qualcosa di brutto gli fosse accaduto, ma la mia paura
uscì fuori
come rabbia.
Continuai:
“hai la stessa
intelligenza di una rapa!”
Dopo
il mio ultimo insulto, il
male che avevo riversato su Bo, mi tornò indietro come
collera. Gridò: “Ritira
ciò che hai detto Luke!”
“Bene!”
Dissi. "Lo ritiro. Perfino
una rapa ha più intelligenza di te!”
A
quel punto mi sembrò che Bo fosse
irritato almeno quanto me. Urlò ancora: “sei
semplicemente geloso perché io
posso avere tutte le ragazze che voglio e tu non puoi!”
“Non
sono geloso di te!” Risposi.
“Deve ancora arrivare il giorno in cui ti
invidierò qualcosa!”
“Quel
giorno è arrivato, tu sei
geloso di me.” Ribadì Bo con un sarcasmo che
reggeva il confronto con il mio.
“Dovendo scegliere tra noi due, nessuna ragazza ti
guarderebbe per più di due
volte. Ognuna sceglierebbe me in un secondo. E’ sempre stato
così e sarà sempre
così.” E come se non fosse stato sufficiente,
disse in modo aggressivo: “anche
quando eravamo bambini, sono sempre riuscito a distogliere
l’attenzione di zia
Martha da te ogni volta che ne ho avuta voglia. Ti ho sempre tolto
tutto quello
che volevo. E riesco ancora a farlo.”
A
quel punto erano i miei
sentimenti ad esser stati feriti, ma non avevo alcuna intenzione di
mostrarlo.
La mia rabbia aumentò. Dissi con
più disprezzo del dovuto: “sarai
anche più affascinante di me, ma almeno io ho un cervello.
La bellezza non dura
per sempre.”
Quando
Bo mosse un passo verso di
me, zio Jesse si mise tra di noi urlando in modo rude:
“basta così!
Smettetela prima che vi prenda sulle ginocchia e vi sculacci tanto da
non farvi
mettere a sedere per una settimana. Forse due. Sapete che potrei ancora
farlo!”
Io
e Bo rimanemmo in piedi a
fissarci l’un l’altro; entrambi avemmo il buon
senso di fermarci e non
contraddire zio Jesse. Dopo qualche istante di silenzio, Bo prese la
porta
della cucina lasciandomi faccia a faccia con mio zio.
To be continued…
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